ETICA SATANICA
L’essere umano sia come individuo che come membro di una comunità, ha sempre teso in maniera spontanea a costruire attorno a sé un insieme di norme e valori su cui fondare la propria esistenza. Dentro ogni persona, ogni gruppo e in forma più estesa, dentro ogni popolo, vige una sorta di codice comportamentale che si trasmette di generazione in generazione, definendo così i contorni di ogni società. Questo codice è la pietra miliare che caratterizza la condotta di ogni soggetto, determinandone di conseguenza la scala di valori, la cultura, le tradizioni, e finendo per sancire le sorti stesse della sua epoca. L’epoca in cui ci troviamo attualmente si fonda su di un codice morale d’impronta Giudeo-Cristiana, che inevitabilmente ha generato un sistema caotico e disfunzionale, un’oppressiva gabbia dorata che ci vuole illudere di essere liberi e appagati, mentre nei fatti ci sentiamo sempre più vuoti. Oggi la maggioranza delle persone vive nello squilibrio interiore più totale, soggetta a una marea di condizionamenti che non fanno altro che far sentire l’individuo sempre più confuso e scisso da se stesso. Non è pertanto difficile comprendere, in virtù di quanto detto precedentemente, che la causa di questo annichilimento sociale sia da attribuirsi proprio ad un codice morale malsano. Ma che cos’è che può rendere un codice comportamentale deleterio per l’individuo e la sua comunità? La risposta è più semplice di quanto si possa pensare e si trova nella sostanziale differenza fra seguire una Morale imposta anziché la propria Etica naturale.
Religione del Fare e Culto dell’Essere.
Secondo lo stereotipo il Satanista è visto come un soggetto amorale e, sebbene solitamente mi trovo costretta a sfatare i luoghi comuni, in tale circostanza posso fondamentalmente dirmi d’accordo. Ma attenzione, il fatto che il Satanista sia amorale non significa che sia un individuo senza un suo codice personale. Nonostante infatti il Satanista rinneghi la Morale imposta dalla società, segue comunque la sua Etica naturale, e per capire concretamente in cosa sussiste tale differenza occorre prima illustrare cosa sia davvero il Satanismo. La prima cosa da comprendere è che il Satanismo non è una “Religione del Fare”, bensì un “Culto dell’Essere”. Per religione del fare intendo ogni credo contraddistinto dalla presenza di una precisa dottrina, fatta di regole imposte, programmi stabiliti, dogmi e dettami. Le religioni del Fare sono per intenderci le religioni del libro, quelle che fondano la propria verità rivelata su di un libro sacro, quei credi in cui è sufficiente imparare certe regole e farle proprie. Religioni in cui appunto basta “fare per poter essere”, eseguire e rispettare certi precetti. Il Culto dell’Essere è invece una via spirituale eretta non sulle azioni dottrinali ma sulla natura stessa dell’Iniziato.
Spesso qualcuno si avvicina chiedendomi come può “convertirsi” al Satanismo e la mia risposta è sempre la stessa: “Nessuno può convertirsi al Satanismo, o lo sei per natura o non lo sarai mai”. Questo è anche il motivo concreto per cui non ci interessa fare proselitismo, perché il Satanismo non prevede conversione, non è un credo che si può abbracciare ma soltanto un credo in cui la natura satanica, anche quella ancora inconsapevole di esserlo, ritrova se stessa nell’Etica Satanica e in una certa Memoria. Nessuno diventa Satanista, il Satanismo è una prerogativa del sangue, dell’anima, una qualità dello spirito che l’autentico Erede di Satana porta dentro sin dalla nascita fino a che non arriva il momento in cui tale indole si rende manifesta. Tanto più l’individuo impara a conoscere se stesso, liberandosi dai condizionamenti esterni, tanto prima potrà comprendere se si riconosce nel Satanismo.
Un Culto dell’Essere assume pertanto un senso ben più profondo di quello di religione, poiché gli appartenenti non fanno semplicemente parte di una dottrina ma di una vera e propria Razza Spirituale. Essere Satanisti significa essere membri di una Famiglia Animica direttamente collegata a Satana e agli Antichi Dei discesi, i Caduti, meritevoli di averci donato Sapienza e aver letteralmente generato una nuova Stirpe legata a Loro, nello spirito e nella carne. I Satanisti sono a tutti gli effetti il Popolo di Satana, in quanto accumunati dagli stessi Avi e da questo antico progenitore ancestrale, il Gentile Dio dell’Anima che da millenni combatte contro il biblico Dio dell’Oro e i suoi seguaci. Da queste considerazioni possiamo dunque evincere la reale differenza fra una Religione del Fare e un Culto dell’Essere, intuendo che nella prima circostanza gli appartenenti sono uniti da una stessa dottrina, mentre nel secondo caso dalla loro stessa natura primordiale.
Morale Imposta ed Etica Naturale.
Il Satanista genuino è nei fatti il legittimo Erede di Satana e ne condivide pertanto la stessa anima e lo stesso sangue, attingendo così a quelle informazioni che uniscono tutti gli appartenenti ad una stessa Famiglia. Questo messaggio viene spesso universalizzato con il concetto di “coscienza collettiva”, benché io preferisca parlare di “memoria genetica”. La coscienza collettiva, o altresì detta universale, è nei fatti un caotico contenitore di informazioni in cui l’umanità intera riversa emozioni, ricordi e idee, una specie di tessuto umido che riveste tutto e tutti, collegandoci gli uni agli altri e trasmettendoci informazioni sotto forma di archetipi che poi andremo ad elaborare individualmente generando simboli visibili. La memoria genetica è invece un concetto più scientifico che coinvolge direttamente gli appartenenti ad una stessa Famiglia.
Se nel caso della coscienza universale la trasmissione di idee è più confusionale in quanto estesa all’intero agglomerato umano, nella memoria genetica la condivisione di informazioni collettive è relegato all’ambito dei singoli eredi di una stirpe e pertanto più specifica. La memoria genetica è basata su studi scientifici che dimostrerebbero che i ricordi si possano trasmettere dagli avi agli eredi direttamente attraverso il DNA, influenzando così lo sviluppo cerebrale e comportamentale delle generazioni successive. Alcuni esperimenti eseguiti su animali hanno infatti scoperto che le nuove progenie ereditavano le memorie di quelle precedenti, dimostrando di conoscere cose per cui non erano mai stati addestrati direttamente. Un gruppo di ricercatori, ad esempio, insegnò a dei topi a evitare un determinato odore e i figli dei figli di questi roditori evitavano spontaneamente tale odore. Alcuni stormi di uccelli sono stati dirottati dalla loro consueta traiettoria migratoria e la loro prole ha ripetuto lo stesso processo in modo spontaneo pur non essendo stati a loro volta ostacolati. Questa dinamica in sospeso fra la biologia e l’animico si riflette anche nelle famiglie umane, dove certe peculiarità e inclinazioni degli antenati si riflettono nell’atteggiamento dei loro stessi discendenti. Ciò può accadere anche nel caso di eventi esistenziali importanti, come intense emozioni, comprensioni rilevanti o anche traumi, portando l’erede a rivivere le stesse dinamiche senza nemmeno capirne davvero il motivo. Nel Culto di Satana accade la stessa cosa, gli odierni Eredi del Dio conservano nel proprio DNA una traccia della memoria di quegli Antichi che discesero per condividere le loro conoscenze con l’umanità. Dopo che i capostipiti della Stirpe fondarono il Culto delle Origini ogni discendente cominciò ad acquisirne la memoria, carpendone segreti e conoscenze innate, nonché gli stessi tratti comportamentali e i valori propri di quella natura tipica della Razza Spirituale d’appartenenza. Da questo processo nasce il concetto di Etica Satanica, l’Etica Naturale di chi è legittimo Erede di Satana. Essa si sviluppa dunque in un insieme di innatismi sapienziali, comportamenti e valori istintuali, dettati d’avite reminiscenze iscritte direttamente nel sangue e nell’anima.
Non è dunque difficile rendersi conto che l’Etica Naturale è qualcosa di puro e spontaneo confacente alla persona, un retaggio animale e al contempo divino che ci collega direttamente ai nostri Avi oltre lo spazio ed il tempo, rendendoci così parte di una continuità evolutiva totalmente in linea con l’ordine naturale. Al contrario la Morale Imposta è invece una deformità dell’armonia cosmica, una dissonanza che condiziona l’anima e porta allo squilibrio e all’involuzione. La Morale è quel codice di condotta che chi vuole esercitare un controllo impone sulla massa, legiferando la scala di valori e stabilendo così cosa è bene e cosa è male. Attraverso questo meccanismo il regime Giudeo-Cristiano si è garantito il dominio sulle persone per millenni. Nella Morale Imposta non esiste niente di spontaneo o reale, ogni credenza diventa unicamente il frutto dell’indottrinamento, di una programmazione mentale che mantiene la maggior parte delle menti dormienti. In taluni casi però alcune anime si risvegliano e cominciano ad avvertire la Morale Imposta come estranea al proprio essere. L’individuo và così alla ricerca inconsapevole dell’Egosintonia, quella congiunzione perfetta fra la realtà sociale in cui vive e la sua essenza più profonda, favorendo così la riscoperta della propria Etica Naturale.
Nel concetto di Morale Imposta incontriamo un approccio educativo tipicamente dottrinale, dove tutto quello che apprendiamo è determinato da condizionamenti esteriori, qualcosa di esterno che viene introdotto all’interno. Nell’Etica Naturale il sistema formativo è invece opposto, l’individuo viene incoraggiato a tirar fuori se stesso da se stesso, permettendogli così di creare una società in linea con la sua natura, anziché essere egli stesso quello creato dalla società. Nel Satanismo l’Etica Naturale è il mezzo con cui l’uomo ha il potere di influenzare positivamente la realtà circostante, invece che subire quei danni derivanti dall’attuazione del processo contrario. Perché per creare un sistema sano è necessario che sia l’anima a poter condizionare il fuori e non certo il fuori a poter condizionare l’anima.
Dualità Statica e Dualità Dinamica.
Abbiamo appena tracciato un confine fra ciò che intendiamo per Morale e per Etica, dove nella prima troviamo individui assoggettati alle leggi dell’uomo, mentre nella seconda anime inclini a seguire invece le leggi della natura. Si comprenda che in tal caso per “leggi dell’uomo” non ci riferiamo all’essere umano in sé quanto più che altro a quell’insieme di leggi che il sistema impone sulle masse. Detto questo non possiamo esimerci dall’ammettere che, in entrambe le circostanze, l’individuo genera un Codice, un metro di misura definito su cui costruire la sua esistenza e operare le proprie scelte. Altrettanto innegabile è che ogni Codice sia caratterizzato principalmente dalla dicotomia Bene e Male, e in un certo senso anche l’Etica Satanica non è da meno. Davanti ad un’affermazione simile occorre però specificare che nel Satanismo per “Bene e Male” non s’intende quella serie di norme prestabilite dalla società imperante, ma semplicemente quell’insieme di qualità e atteggiamenti ritenuti più o meno in linea con la nostra natura. Nei fatti, come abbiamo finora illustrato, l’Etica Naturale si contrappone alla Morale Imposta proprio per questo, per l’innata capacità di discernimento di quel tipo di uomo del tutto immune all’accettazione passiva. Tuttavia non si deve dimenticare che nell’Etica Naturale il Bene e il Male non cessano comunque di esistere, sebbene vengano vissuti diversamente e sulla base di una differente scala di valori. Prima di affrontare il tema del “Bene e il Male” per il Satanista voglio spendere due parole sul concetto stesso di “Dualità”.
Nel mondo fenomenico - per intenderci quello fisico – l’essere umano è soggetto alla Dualità. La Creazione stessa è il risultato di un amplesso cosmico che ha portato la Monade eterica a scindersi nella Dualità terrena, un concetto che potrei illustrarvi attraverso l’immagine di un grande Ouroboros che, spezzandosi, genera a sua volta un Caduceo. Il Grande Serpente, il Drago, diviene così i due Gemelli Divini, diviene Ida e Pingala, e attraverso queste due polarità tutto il Visibile si genera e l’anima incarnata ne ricava una via esperienziale utile alla sua Evoluzione. Di vita in vita l’anima veste nuovi panni, nuovi nomi, nuovi ruoli, scoprendo così anche nuove parti di se stessa. Come Iside discese alla ricerca delle quattordici parti spezzate di Osiride, allo stesso modo l’anima discende nella carne per recuperare i frammenti del Sé, innumerevoli e disseminati nei tanti “io”. Questo è per me il senso primo della Dualità, commutare lo stato di grazia etereo con una guerra dei sensi terrena utile alla Comprensione di noi stessi. Tuttavia non tutte le correnti di pensiero hanno una visione così positiva della Dualità, ma checché se ne dica, nessuna filosofia è capace di ignorarla. Ogni pensatore, ogni religione, ha trovato un suo modo per interpretarla, rispondendo ad essa sempre con approcci differenti. Nelle religioni di Yahweh, ad esempio, la Dualità è molto sentita e il confine fra le polarità è arbitrario e asservito alla Morale. Si origina in tal modo un sistema sociale in cui tutti, persino coloro che teoricamente vogliono porsi in antitesi dello stesso, si stabilizzano fermamente su di una posizione, sia essa quella maggioritaria accettata dalla massa oppure quella opposta come forma di ribellione. In altre religioni e filosofie, invece, la Dualità stessa viene demonizzata al punto tale da elaborare teorie spirituali volte ad annullarla o a negarne l’esistenza.
Ognuno ovviamente sa quale percorso è migliore per se stesso, ma per quanto mi riguarda credo sia un’illusione poter ignorare la Dualità nel mondo del Caduceo. La Dualità genera maya, l’illusione, ma questa illusione è uno strumento utile alla Comprensione dell’Essenza. Credo sia più che giusto non estremizzare le dicotomie e credo anche sia sano controllare le proprie passioni e posizioni, tuttavia nasciamo in questo piano dimensionale per vivere una certa esperienza e la Dualità ne è il mezzo. E un mezzo, in quanto tale, non è mai né buono né cattivo, a qualificarne l’essenza sarà semmai soltanto l’uso che ne facciamo. La Dualità è ciò che forgia concretamente il Viaggio, poiché ci pone come gli Innamorati del Sesto Arcano di fronte al Bivio, di fronte alla Scelta. Inutile dire che da ogni scelta scaturiscono di conseguenza azioni, dinamiche, pensieri e derivanti comprensioni. Restare fermi nell’Inerzia, sia essa determinata dal rifiuto stesso verso la Dualità, sia essa il frutto di una presa di posizione totalitaria come accade nelle religioni di Yahweh, è un approccio alla vita che non collima con l’Etica del Satanista, poiché se nelle religioni predominanti la Dualità è vissuta in forma statica, nel Satanismo la Dualità è concepita soltanto come dinamica. Il Satanista genuino è spiritualmente dinamico, egli concepisce la vita stessa come una via iniziatica e il vivere diventa pertanto il suo grande Rituale. Spesso ho rimarcato su quanto il Satanismo sia un percorso duro, una Via in cui l’elemento fondante sta nell’esperienza diretta, nella ricerca instancabile, nell’auto-creazione di se stessi e nel perfezionamento. E tutto questo non sarebbe possibile senza l’esplorazione della Dualità Dinamica.
Per comprendere meglio come funzioni un approccio dinamico alla Dualità dobbiamo per un attimo analizzare l’Inerzia tipica del Giudeo-Cristianesimo. Il sistema yahwehiano si fonda sull’esasperazione della Dualità, dove un rigido codice morale stabilisce cosa è bene da cosa è male, cosa è accettato e cosa invece è tabù, producendo così bipartizioni estreme in ogni ambito della vita. La gente che cresce in questa società si abitua pertanto a fossilizzarsi in un’unica posizione, estremizzandola, generando guerre fine a se stesse. Vi basterebbe osservare la realtà quotidiana per rendervi conto di quanto affermo: ovunque ci sia una presa di posizione statica troverete dall’altro lato la sua corrispondente risposta opposta altrettanto statica, ed entrambe riveleranno tutti i loro limiti dovuti alla stagnante estremizzazione. Facciamo degli esempi concreti; Millenni di maschilismo e misoginia patriarcale hanno a loro volta portato a forme estreme di femminismo, ree spesso di cadere nella misandria. Allo stesso modo millenni di esempi religiosi castranti e oppressivi hanno portato al totale rifiuto della spiritualità, come accade con l’Ateismo militante e nel materialismo eccessivo. Potrei fare una marea di esempi simili, tirando in causa non solo la religione ma anche la politica, la repressione sessuale, il consumismo alimentare e via dicendo.
Questi sono esempi pratici di Dualità Statica, dove l’individuo sceglie una singola posizione e si trincera in essa, limitando così la sua conoscenza soltanto alla medesima. Nella Dualità Dinamica tipica dell’Etica Satanica, l’Iniziato è invece portato appunto al Dinamismo, al movimento, viaggiando quindi da una polarità all’altra, esplorandole ambedue al fine di poter conoscere quanto basta entrambe le posizioni e poter così elaborare una propria idea personale, reale e non faziosa, figlia dell’esperienza e non del pregiudizio. In questo modo il Satanista rivelerà una capacità di pensiero totalmente differente, egli davanti al problema non si limiterà a ricercare la soluzione nella sua risposta antitetica, bensì sarà in grado di sviluppare una terza via in sintonia con la sua natura.
Il Bene e il Male nell’Etica Satanica.
Cominciamo premettendo che nel nostro concetto di Bene e Male non esiste una componente morale. Per il Satanista bene e male non corrispondono banalmente al “buono e cattivo” tipico delle religioni predominanti, quello che noi riteniamo il Bene è semplicemente tutto ciò che si rivela in armonia con la nostra natura, terrena e divina. Il Bene nel Satanismo è quell’insieme di valori ed elementi che permettono il mantenimento di un certo Ordine naturale, consapevoli che anche il caos e la trasformazione trovano il loro giusto spazio all’interno dello stesso. Il Bene è inteso come quel fattore che permette alla vita del singolo, della sua Famiglia e a quella del Cosmo stesso, di poter perpetuare il suo incedere, il suo movimento perenne, il suo Dinamismo. Il Bene è ciò che sostiene il Tenorem, aldilà delle sue accezioni morali. Il Suono, che è il principio dell’esistenza, non potrebbe essere prodotto senza Vibrazione, ovverosia il movimento. Il Dinamismo diventa pertanto cardine stesso della vita. Al contrario la Stasi, l’Inerzia, sono invece la Morte, non intesa come cessazione della vita terrena ma come mera inesistenza. E Satana è Esistenza, anche oltre la vita fisica, Satana il cui nome è participio presente di Essere, Ente, è il contrario stesso del Ni-Ente. A sua volta il Satanista diviene Ente della propria esistenza, facendo della sua fiamma interiore il mezzo migliore per generare il Pieno dal Vuoto. Bene diventa pertanto tutto ciò che può permetterci di creare, di costruire ed evolverci, di tutelare la continuità dell’esistenza e di poter lasciar fluire l’energia che siamo espressa dalla nostra stessa natura, un fiume impetuoso e limpido che scorre anziché un lago placido e ristagnante. Di conseguenza il Male è rappresentato da tutto quello che incarna il suo contrario, per cui diventa Male ciò che reprime, ciò che alimenta l’Inerzia distruttiva tipica dell’involuzione e dell’inesistenza. Male è tutto ciò che è disarmonia cosmica, ciò che è contro la Natura visibile e Invisibile, arginandola o compromettendola. Logicamente per “contro natura” non si intende qualcosa considerato immorale ma appunto qualcosa di lesivo per il continuum esistenziale. Il Male nell’Etica Satanica è il Nulla senza fine.
I 9 VALORI DELL’ETICA SATANICA.
Aldilà di tali considerazioni sul concetto più ampio di Bene e Male, esistono poi sfaccettature più terrene e comportamentali legate direttamente all’Ethos del Satanista, soggette a diverse sfumature a seconda del singolo individuo, ma comunque abbastanza qualificanti del lignaggio satanico. Vi presento pertanto i 9 Valori Satanici, augurandomi che possano essere di richiamo e d’ispirazione a tutti gli Eredi del Dio dell’Anima.
COMPLETEZZA: Come accennato pocanzi, nel Culto di Satana la Completezza riveste un ruolo significativo. Sebbene, infatti, il Satanismo non sia una vera e propria religione, in quanto deliberatamente privo di dottrina, è comunque a tutti gli effetti una via iniziatica. Potremmo dire che se il Neopaganesimo incarna l’aspetto più folcloristico e popolare dei culti Gentili, l’odierno Satanismo ne rappresenta il lato misterico e teurgico. Ecco dunque che la sua essenza iniziatica non può che portare il Praticante ad una consapevolezza originale, fatta di memoria e radici, ma anche ad una svettante evoluzione verso i propri rami più elevati. Ed evolversi per il Satanista significa completarsi, raggiungere quella totalità amorale che Satana stesso raffigura. Specifico nuovamente che per “amorale” s’intende qualcosa che và oltre la morale e non per forza contro la stessa.
Nel paragrafo inerente alla Dualità abbiamo visto che nell’odierno sistema yahwehiano le diverse polarità sono fortemente soggette all’Inerzia e alla Morale. Ogni dicotomia viene sottoposta al concetto stesso di Bene e Male, mettendoci così davanti la santificazione di un polo e la demonizzazione dell’altro. Pensiamo ad esempio alla dualità “Carne e Spirito”, nella Morale Imposta delle religioni di Yahweh si tende a innalzare lo spirito e bistrattare la carne, si considera tutto ciò che terreno e materiale come impuro, profano, sporco. Succede così che la popolazione indottrinata a questo forma mentis finirà per trincerarsi nella sua posizione estrema, accettando l’idea maggioritaria del “Bene” e riconoscendo dunque nella materia e nella carne la corruzione, oppure magari facendo propria l’idea del “Male” abbandonandosi al più sfrenato materialismo. Stessa cosa accade con il concetto di Buio e Luce, Notte e Giorno, Vita e Morte, una polarità viene elevata a “Bene” e una a “Male”, senza rendersi conto che entrambe sono parte dell’Ordine Naturale e pertanto scevre da ogni considerazione viziata dalla morale. Nella Dualità Statica si genera sempre un conflitto, ma non parlo della sana guerra interiore di chi avanza per capire e completarsi, bensì una guerra fine a se stessa fra incompleti che tali vogliono rimanere.
Nella Dualità Dinamica tipica del Satanista invece, le polarità opposte continuano ad esistere, però, anziché restare distanti e isolate, esse si incontrano e comunicano fra loro. E la Completezza a cui aspira l’Iniziato della Via di Satana è proprio la comprensione degli opposti, l’unione di ciò che è diviso solo nell’illusione e che serve all’anima per fare esperienza. Completezza significa accettare che in noi esiste Buio ed esiste Luce, che per quanto tu possa amare il Giorno non lo raggiungi se non ti concedi di attraversare anche la Notte. Completezza significa ricostituire la propria Monade interiore, l’unico vero “uno” a cui ambire, ben diverso dal celeberrimo “Uno” cosmico che tutti stupidamente innalzano a forza salvifica quando nei fatti è solo la bocca disgregatrice del Ni-Ente.
“Ciò che è opposto si concilia, dalle cose in contrasto nasce l’armonia più bella, e tutto si genera per via di contesa” – Eraclito.
I Satanisti sono Coloro che Camminano, le polarità duali di scontrano per incontrarsi, un atto di Eros capace di generare il Terzo Uomo, l’uno più uno che fa Tre. Accade dunque che, ad esempio, la carne e lo spirito non restino isolati, confinati in una morale in cui uno dei due prevale sull’altro, ma al contrario si uniscono, si compenetrano, portando alla Completezza. Ecco perché il Satanista ama senza sensi di colpa la carne e la materia, non perché non riconosca l’importanza dello spirito ma piuttosto perché egli sa che fra i due non esiste nessun grado di separazione, considerando lo spirito già parte integrante della materia e la carne stessa spiritualizzata per sua stessa natura. Per noi tutto ciò che è esterno è una proiezione dell’interno, quindi come supporre che la carne non sia una diretta emanazione dell’anima? E a questo punto arriviamo ad un’altra colonna portante dell’Etica Satanica: il concetto di Bellezza.
BELLEZZA: Per farvi comprendere meglio la nostra visone mi avvalgo di un concetto molto caro ai nostri Avi Gentili, in particolare nella cultura ellenica. Nel mondo greco, infatti, era diffusa l’idea che la Bellezza fosse un segno di ciò che positivo, l’estetica di qualcuno ne rivelava anche l’etica, in una totale fusione fra mondo interiore e mondo esteriore. Questo concetto prende il nome di Kalokagathia, contrazione di Kalós kái agathós, che letteralmente significa che ciò che bello è anche buono. Ovviamente per bellezza non s’intende unicamente quella estetica ma anche quella interiore, unite insieme in un ideale più alto di perfezione. Per noi Gentili l’aspetto di qualcosa è un’emanazione della sua anima, ecco perché la cura stessa del proprio corpo è una forma nobile di educazione spirituale. Attraverso la cura di noi stessi non solo apprendiamo l’arte del controllo e dell’autodisciplina, non solo ne acquistiamo benefici estetici e salutari, ma creiamo in noi e attorno a noi bellezza, e l’occhio che incontra a sua volta il bello se ne sente positivizzato. Pensate ad esempio di guardare una bella donna, pulita, curata, con uno sguardo fiero e magari un bel sorriso, oppure un bell’uomo, in forma e aitante, dal volto bello; realmente credete che possa riempirvi di energia positiva tanto quanto un individuo sciatto, sporco, maleodorante, trascurato? Per quanto oggi la società voglia per buonismo elevare la mediocrità a valore è innegabile che la Bellezza riempia lo spirito molto più di quanto non faccia ciò che brutto.
La Bellezza è qualcosa che attrae il nostro essere, la bruttezza lo repelle, la Bellezza suscita in noi emozioni positive, benessere, ci stimola, ci appassiona, ci ricarica, ci entusiasma. Ecco, credo che questa sia la definizione più azzeccata, la Bellezza genera Entusiasmo. Entusiasmo, dal greco En (dentro) e Thèos (dio), dunque avere dentro dio, aver dentro il sacro che ispira e guida verso, appunto, la Bellezza. Ci tengo a precisare che per le Bellezza non si vuole intendere il culto dell’immagine, anche questo un frutto deviato della Dualità Statica. La forma di qualcosa è una manifestazione visibile della sua essenza, ma ciò non significa che sia sano concentrarsi solo su di essa. Anche qui, per tornare all’idea di Completezza, si deve imparare a compenetrare le due cose. Il filosofo greco Platone disse:
“Il bello è lo splendore del Vero” – Platone.
Per i Greci, infatti, la perfezione era il massimo ideale a cui aspirare e anche nel caso della Kalokagathia era così. La simmetria delle proporzioni era sinonimo di un’interiorità altrettanto armonica e se osserviamo la stessa Arte classica ci rendiamo subito conto di tutto questo. Tuttavia non sto dicendo che se una persona non è esteticamente perfetta abbia una brutta anima, certi piccoli difetti possono essere frutto di una tara di famiglia che ereditiamo o anche dovuti a malattie o cattive abitudini. La vera Bellezza di cui parlo non risiede in queste cose ma in quell’individuo che ha tratti magari non sempre perfetti ma armoniosi, che ha cura di sé, che ama il suo corpo e trasmette anche attraverso il suo aspetto un senso reale di Armonia. Chi invece ha tratti profondamente disarmonici, vivendo nell’incuria ed esprimendo un modo di essere totalmente squilibrato e malsano, a sua volta trasmetterà disarmonia, squilibrio e insania, rendendo l’animo dell’osservatore inquieto e annichilito. Se ad esempio hai una casa molto piccola e povera ma la tieni bene, pulita, curata, mostrando nel tuo piccolo buon gusto e accoglienza, chiunque vi entrerà volentieri e si sentirà a suo agio, al contrario se la tua casa la tieni nel caos, nella sporcizia e nella più totale aridità, probabilmente muoveresti in ogni ospite un senso di malessere e squallore. Per il Satanismo la Bellezza è sinonimo di cura di sé, sia esteriore che interiore, cura di sé non finalizzata alla mera vanità ma all’amor proprio, il rispetto verso se stessi e la propria dignità.
Attraverso la Bellezza, in ogni cosa, si vuole ispirare nell’osservatore la forza, l’energia, il valore, la voglia di elevarsi e far proprio l’eroismo, la fierezza, l’onore, tutte quelle emozioni positive e che rafforzano lo spirito, un modello epico su cui edificare il proprio essere ed esprimere al meglio la nostra vera natura, elevando se stessi anziché lasciarsi degradare come oggi fin troppo spesso accade. La bellezza satanica regna per diritto divino, oggi all’interno di certe frange di satanismo moderno vi è un certo fascino per l’orrido, conferendo dunque al Satanismo una bruttezza che non gli appartiene e mai gli apparterà. Il Culto ha aspetti innegabilmente oscuri e sinistri ma tale tenebra non manca di regalità e bellezza, nel Satanismo vi sarà sempre un’eleganza innata che nessun “satanista cristianizzato” potrà mai ridurre a grottesche volgarità allogene.
ONORE: L’Onore è la forma più nobile e assoluta di rispetto verso la propria dignità, sia come individui che come Famiglia. Per un Satanista l’Onore equivale a vivere fieramente in linea con la propria natura, senza corrompersi seguendo le falsificazioni del regime oscurantista. Onore è la caparbia volontà di mantenere viva la propria Memoria, restando sempre puri, duri e sicuri. Piegarsi a qualcosa che và contro il nostro stesso Ethos, snaturarci per convenienza o debolezza, questo rientra nel disonore, piaga che purtroppo affligge molti Gentili corrotti. Onore significa essere fieri di ciò che siamo, orgogliosi delle nostre radici, dei nostri Avi, dei nostri Dei, Onore significa non dimenticare le nostre origini né tanto meno i nostri orizzonti. Onore significa vivere nella Bellezza, cercando la Completezza, seguendo la propria intima Natura.
Oggi purtroppo, come accennavamo nell’esposizione sulla Bellezza, c’è la misera tendenza a trasformare i valori più bassi dell’umanità in grandi esempi di virtù. Nella solita piaga della Dualità Statica troviamo infatti in pole position il Giudeo-Cristianesimo con il suo elevare a modello di rettitudine la sottomissione, il servilismo e l’annullamento di se stessi in favore di un Dio immenso che nel suo “amore” ti distrugge e ti opprime. Viene innalzato a valore il vittimismo, la passiva accettazione, il buonismo misto alla discriminazione verso chiunque sia diverso, creando così generazioni di fanatici passivi/aggressivi che gridano alla tolleranza per poi condannare chiunque si riveli non conforme alla loro Morale. Esiste una celebre immagine dell’iconografia cristiana che raffigura San Michele Arcangelo mentre schiaccia sotto di sé Lucifero, idem la Madonna che in molte rappresentazioni schiaccia sotto i piedi la corona lunare anticamente posta con onore sul capo della Dea Madre; ecco, questa è la perfetta rappresentazione di come le religioni di Yahweh abbiano da sempre schiacciato sotto i piedi la natura umana. Lo stesso San Zenone scrisse che “Il miglior pregio del Cristianesimo risiede nell’aver calpestato con i piedi la natura". Una natura che, come abbiamo già constato, assume un’accezione negativa nella Moralità Giudeo-Cristiana, dove tutto ciò che è terreno e istintuale viene aborrito. Al contrario nel Satanismo la natura viene esaltata, l’uomo non è considerato un essere impuro, un peccatore da redimere, ma piuttosto una creatura divina e pertanto a sua volta creante. La Dualità Dinamica è tuttavia un approccio votato all’equilibrio, quindi l’amore che nutriamo per la natura terrena non sfocia mai in un eccessivo materialismo. Il Satanista ama la carne, la terra, i suoi istinti primordiali, ma non dimentica anche che oltre ad un lato animale ha anche un lato divino. Uno smisurato edonismo è tipico invece di quanti che, incastrati nelle dinamiche della Dualità Statica, finiscono per “ribellarsi” al dogmatismo repressivo attraverso una totale avulsione verso ogni forma di spiritualità, anche la più nobile.
“La stima val più della celebrità, la considerazione più della fama, l’onore più della gloria” – N. de Chamfort.
Inutile dire che, fra moralisti inariditi e cinici materialisti, lo squilibrio ormai è qui di casa. Onore per il Satanista è poter ricostruire quell’equilibrio perduto, restaurando una Tradizione che prima dell’invasione Giudeo-Cristiana nella nostra terra era familiare a tutti. I grandi valori degli Antichi si sono dissolti non appena alcuni Giudei hanno portato a Roma il Cristianesimo, diffondendo così un cancro che ha lentamente ucciso l’Eroe che albergava nel cuore dell’autentico Gentile. E oggi l’onore del Satanista è rappresentare quel passato glorioso che, nonostante le continue demonizzazioni perpetrate dai seguaci del Dio dell’Oro, non ha mai smesso di vivere negli Eredi dell’antico Dio dell’Anima. Oggi l’uomo viene educato al disonore, all’obbedienza, alla remissione e alla chiusura mentale e spirituale, le generazioni crescono sempre più deboli e sterili. Un tempo i massimi esempi da seguire erano eroi belli, forti, valorosi, sempre a testa alta e la vita negli occhi. Oggi invece cresciamo all’ombra di un crocifisso, dove un uomo afflitto e morente giace appeso nel suo tormento. Un uomo il cui calvario ha permesso alle sue chiese di vivere di rendita sui nostri sensi di colpa. Viviamo nell’era del “martirismo”, dove più sei vittima più dominerai sugli altri, dove la commiserazione prende il posto della resilienza e dell’Onore. Ma se nella visione Cristiana la divinità muore per l’uomo, nell’ottica Satanista la divinità per l’uomo vive! Sceglie di vivere letteralmente e di gioire della carne, dello spirito, degli istinti, delle scoperte, del viaggio stesso che offre questo prodigio chiamato Vita. Nel Satanismo non c’è spazio per cristi appesi o madonne che piangono, noi vogliamo Dei gloriosi, vitali, ardenti e fieri. Dei che noi amiamo con Onore, non a testa china in ginocchio, bensì in piedi e a testa alta.
Vivere con Onore significa essere la propria vera natura, in barba all’indottrinamento yahwehiano, sapersi opporre ad un sistema estraneo, aver voglia di guarire nel profondo dell’anima anziché adeguarci alla malattia. Chi oggi si arrende, per paura, pigrizia o convenienza, e si lascia addomesticare, dimenticando la parte selvatica e la parte divina che vive in lui, o non è un vero Gentile o è un Gentile corrotto. Non c’è scampo, non ci sono compromessi, non ci sono mezze misure. La Verità è limpida come l’acqua di un lago montano sotto il sole della mattina, e chi non riesce a vederla spesso è soltanto perché non vuole.
VERITA’: La Verità è una colonna portante del Satanismo. Tempo fa coniai quasi per gioco un termine, il verbo “Luciferare”, una parola che voleva esprimere al massimo l’indole satanica sempre e comunque orientata al celebrare la verità nelle sue mille sfumature, anche le più crudeli. Luciferare significava proprio quello che la sua stessa radice etimologica induce a pensare: portare la luce. Quando mi trovo a parlare con Satanisti neofiti, spesso molto arrabbiati come è tipico di chi si è appena risvegliato e ha compreso la portata dell’Inganno yahwehiano, scopro in loro intenti distruttivi. Nonostante comprenda bene questa rabbia, purtroppo fin troppo giustificata, consiglio sempre di tramutare la furia cieca in lucida determinazione, e una volta che ciò avviene diventa inevitabile comprendere che nulla distrugge di più la menzogna se non appunto dire la verità. Eccolo il senso primo di Luciferare, il portare consapevolmente la luce della verità per annientare il buio delle bugie, illuminare il falso per sostituirlo a una verità pura e senza filtri. Qui però occorre specificare che non si tratta di apporre un dogma ad un altro dogma, non è questione di bisticciare su quale sia “la verità più vera”. La verità di chi lucifera è la verità che si oppone alla menzogna che sa di essere menzogna pur non volendolo ammettere, è la verità di chi vuole mostrare con coraggio ciò che l’opportunismo e la viltà hanno deliberatamente nascosto. La verità che noi Figli di Satana onoriamo è un fuoco che illumina l’inganno e lo brucia, lo disintegra, creando nuovo spazio per far fiorire il Vero. Il Satanista si rivela così nei fatti come una sfacciata macchia di verità che spicca luminosa sull’immacolata veste di menzogne indossata dal nemico, una macchia che da sempre cercano di ripulire e che invece nel tempo ha lentamente continuato ad allargarsi finendo quasi per denudarli. George Orwell scrisse che:
“Nel tempo dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario”.
Chi dunque più del Satanista può rendersi emblema di una simile ribellione? Questa è la vera essenza del ribelle genuino, del Lucifero in terra, dell’Anticristo che ognuno di noi rappresenta: non banalizzare la propria natura satanica crogiolandosi unicamente nella trasgressione bensì luciferare e osteggiare la menzogna, con forza, coraggio e intelligenza. Ma la verità di cui parlo non è una verità che riguarda soltanto le faccende sociali e religiose, essa è qualcosa che in primis riguarda noi stessi. La forza caustica del luciferare è una luce che dobbiamo anzitutto dirigere sulle nostre vite, sui nostri specchi. Il Satanista ama così tanto se stesso da non negarsi il dono della verità, anche se essa dovesse rivelarsi spietata e inaccettabile. L’unico modo per evolversi è poter superare i propri limiti ma se un Iniziato non è in grado di riconoscere e accettare questi limiti sarà per lui impossibile superarli.
Luciferare significa dunque raccontarsi la verità su se stessi, senza sconti e senza addolcirsi la pillola. Questo però non significa essere giudicanti, non significa indursi sensi di colpa e odio per sé, luciferare significa semmai osservare ciò che siamo in modo consapevole, capire da cosa derivano le nostre pecche e lacune e cominciare a migliorarci, curarci, comprenderci. Ci sono difetti che nessun essere umano sarebbe in grado di riconoscere in se stesso, il Satanista invece ne è capace, vede le sue debolezze e ne ricerca l’origine al fine di capire dove risiede davvero il problema e lavorare su quell’aspetto. Nella sfera delle qualità umane non esiste quasi nessun atteggiamento che possa rappresentare soltanto un difetto o soltanto una virtù, tutto se portato all’estremo diventa squilibrio ed è proprio dallo squilibrio che sorge il difetto. La gelosia, ad esempio, se equilibrata può essere una qualità positiva che palesa l’interesse di qualcuno nei nostri confronti ma se al contrario essa diventa eccessiva può tramutarsi in un difetto. A nessuno piace ammettere di avere un difetto ma nessuno solitamente ha atteggiamenti negativi senza un reale motivo. La gelosia, infatti, se analizzata potrebbe essere un segnale di una profonda insicurezza e l’individuo anziché negare il difetto, o giudicarsi, dovrebbe invece scavare nelle ragioni della propria insicurezza per capirne l’origine e provare a lavorare su quell’aspetto. Questa era solo un esempio spicciolo per far comprendere cosa voglia dire dirsi la verità in faccia, anche se fa male, anche se ci può costare molto. Vivere nell’auto inganno è sicuramente più semplice ma di certo non rientra nel forma mentis dell’Erede di Satana, per sua stessa natura trasparente e sincero al limite dell’inopportuno.
Il Satanista opera in favore della verità sempre e comunque, verso se stesso, verso chi ha attorno e anche verso la sua stessa società. Oggi più che mai il mondo ha bisogno di Satanisti disposti a luciferare, sebbene spesso possano dare fastidio e sconvolgere la vita di chi stava bene nelle proprie confortanti illusioni. La verità è il tessuto stesso della bellezza, dell’essere, dell’evidenza intuitiva, la verità è una fiamma sacra e l’Erede di Satana ne è il custode. Il Satanista è sempre stato l’incarnazione di quell’antico ricordo sussurrato nel tempo, un ricordo incancellabile che ha resistito al loro fuoco, alle loro spade, alle loro urlanti bugie. La voce di chi lucifera è quella vecchia mano ossuta che nell’istante inaspettato affiora dal terreno dei loro bei giardini, per rammentare ancora una volta che il cadavere della Verità è perennemente destinato a risorgere e che in un modo o nell’altro chiederà sempre il conto ai propri assassini.
GIUSTIZIA: Nel Culto la Giustizia è un tema delicato. Nel corso dei millenni il Giudeo Cristianesimo ha mostrato un volto abbastanza ambiguo in fatto di Giustizia, mostrando da una parte un lato feroce, vendicativo e prevaricatore (evincibile dal Vecchio Testamento e dalle invasioni Cristiane in terra Gentile) e dall’altro il monito a porgere l’altra guancia e l’assoluzione a costo zero anche di colpe molto gravi. Ecco, su questo fronte credo che il Satanismo sia realmente molto lontano dall’approccio yahwehiano. Per capire meglio l’Etica Satanica in materia di Giustizia bisogna innanzitutto sottolineare che per noi essa è totalmente svincolata da ogni accezione morale ed emotiva. La Giustizia è per il Satanista qualcosa di asciutto, di palese, chiaro e totalmente privo di condizionamenti umani. Se nella società odierna la Giustizia sia assoggettata a concetti come “buono e cattivo” nel Satanismo potremmo dire che essa vive in funzione del semplice “causa ed effetto”. La Giustizia, così come Satana che per eccellenza la incarna, non è né buona né cattiva: è solo giusta. Nella Giustizia concepita nella nostra etica naturale ogni individuo è tanto libero di agire quanto responsabile delle sue azioni. Ciò ovviamente non significa che un Satanista sia privo di empatia, davanti alla Giustizia anche noi possiamo umanamente dispiacerci, tuttavia esiste un ordine in tutte le cose fatto di cause ed effetti e ad ogni azione corrisponde immancabilmente una proporzionata reazione.
Nel Satanismo non esiste buonismo ma nemmeno cattiveria fine a se stessa, tutto è finalizzato alla Giustizia, che talvolta può collimare con il perdono e altre volte con la vendetta. Sebbene il Satanismo sia una via iniziatica di evoluzione non si può certo supporre che tutti i Satanisti siano saggi allo stesso modo; la Giustizia non è un tema semplice da affrontare e una reazione ad una determinata azione sarà tanto più adeguata quanto più il Satanista sarà evoluto. Più un Satanista è maturo e consapevole più la sua Giustizia sarà nobile e non viziata da emozioni e preconcetti personali. Tante volte dei Fratelli mi hanno chiesto se fosse giusto vendicarsi e perdonare davanti a dei torti personali. La risposta non potrà mai essere univoca, ogni circostanza è un caso a sé. Ciò che però posso dire è che spesso, con o senza il nostro intervento, la Giustizia fa comunque il suo corso, in parte per opera naturale di causa ed effetto, in parte per opera divina. Mi rendo conto che quest’ultima affermazione potrebbe apparire come superstiziosa ma nella mia personale esperienza mi sono resa conto di quanto spesso un Demone possa essere ferocemente protettivo verso l’Erede di Satana e sarei ipocrita a nascondere una verità simile. Questo non significa però che il Satanista sia un fatalista che attende indolente interventi superiori, come più volte abbiamo detto il Satanista è portato per indole a risolvere autonomamente i suoi problemi, ma resta comunque innegabile che la presenza di Satana e dei nostri Dei sia qualcosa di reale nelle nostre vite.
“Fiat iustitia ne pereat mundus” – G. W. F. Hegel.
Il consiglio che in ogni caso do sempre a quanti possano chiedermi come reagire a un torto subito è sempre lo stesso: sii egoista. Mi spiego meglio, io non sono mai stata una fan della filosofia laveyana nota per glorificare quel tipo di egoismo capace soltanto di pomparci l’ego e indurci all’opportunismo, l’egoismo di cui parlo io è semmai quello di chi, davanti a una grave ferita, sceglie di mettere davanti se stesso anziché crogiolarsi in atteggiamenti masochistici. Quello che io consiglio davanti ad un torto è il chiedersi cosa realmente farà bene a noi, ma intendo un bene vero, un bene autentico capace di curare in profondità le nostre ferite anziché attenuarle solo superficialmente. Se ad esempio capiamo che vogliamo perdonare qualcuno non deve essere fatto per buonismo o per pena nei confronti del nostro carnefice ma solo se quel perdono in primis farà bene a noi, se perdonare servirà a noi. Una persona che magari per anni ha vissuto nella rabbia, avvelenandosi l’anima, potrebbe trovare nel perdono uno strumento per chiudere un capitolo e procedere con la propria vita. In altre circostanze invece il perdono potrebbe rappresentare un ostacolo che non ci permette di avanzare, poiché magari la nostra anima ha represso una rabbia che ha ancora bisogno di essere risolta. Come vedete ogni caso è diverso e ogni persona davanti ad un grave torto nella sua vita, deve unicamente pensare a se stessa e chiedersi come può essergli utile tale ostacolo nel suo Cammino. La Giustizia non è infatti soltanto qualcosa che si opera per ripristinare l’ordine naturale, essa è anche un mezzo per conoscere noi stessi e misurarci con situazioni difficili, crescendo e migliorando. Le reazioni che potremmo avere all’inizio del nostro percorso probabilmente non saranno mai quelle che avremo dopo tanti anni di Cammino.
Il porgere l’altra guancia non ci appartiene, così come non ci appartiene lo spirito di prevaricazione e vendetta tipico di chi per capriccio vuole imporre ad altri la propria visione sul mondo. Il Satanista è assertivo, empatico ma anche ferreo, non è vittima di quell’atteggiamento passivo/aggressivo tipico delle religioni di Yahweh, pertanto il suo rapporto con la Giustizia è fondato su quell’Etica che mette in contatto l’Anima con la Natura. Anche il concetto Cristiano di assoluzione è totalmente estraneo alla Famiglia di Satana. Per noi l’idea che qualcun altro possa proscioglierci dalle nostre colpe è assolutamente inconcepibile, tanto più se questo condono arriva a costo zero. L’idea che per redimersi da un “peccato” basti pentirsi e piegarsi a qualsivoglia Dio è assurdo, folle e persino disonorevole. Come vi ho accennato nell’Etica Satanica la Giustizia non è basata su sentimenti e morale ma su causa ed effetto, quindi il fatto che qualcuno si penta delle proprie azioni non ne interromperà gli effetti. In secondo luogo per nostra stessa natura non possiamo fare a meno di notare quanto riprovevole sia l’idea di chinarsi a un Dio soltanto per ottenere salvezza. Un Satanista sa guardare dentro se stesso e fare i conti con le proprie colpe qualora ne riconoscesse, ma certamente di tante altre cose, considerate dalla società “peccati”, ne è fortemente orgoglioso e preferirebbe la dannazione eterna piuttosto che un paradiso guadagnato inginocchiandosi ad un tiranno. Anche perché nulla per un Figlio di Satana è più salvifico della sua stessa conquistata Libertà.
LIBERTA’: Come accennato nel punto precedente, la Libertà ha per il Satanista una funzione quasi soteriologica. La Libertà è per il nostro popolo una conquista salvifica, qualcosa che realmente ci permette di trovare la pace e la vera realizzazione. Il percorso però per raggiungere questa Libertà è tutt’altro che scontato e per capire fino in fondo ciò che intendo occorre illustrare meglio ciò che un Iniziato intende per Libertà. Oggi, infatti, questo concetto è stato fortemente strumentalizzato dal sistema oscurantista, un sistema che per millenni ce ne ha privato e che ora invece fa di tutto per farci credere di essere liberi. Vi ricordate quanto abbiamo detto nel paragrafo sulla Dualità Statica? Il continuo fossilizzarsi su una polarità estrema che poi induce a ricercare la soluzione ad un problema nella sua risposta antitetica, altrettanto estrema? Ecco, questo è quanto è accaduto anche con la Libertà, dove millenni di repressione hanno portato l’essere umano a estremizzare la Libertà, banalizzandola e rendendoci spesso schiavi della stessa.
Schiavi della Libertà, tanto paradossale quanto vero. La modernità si dischiude in tutte le sue follie e contraddizioni, contaminando così anche ciò che avevamo di più prezioso. Perché la Libertà, quella vera, è sacra, e vederla strumentalizzata da chi nei fatti ci schiavizza rende il tutto ancora più inaccettabile e patetico. Oggi siamo portati a credere che per essere liberi basti essere trasgressivi e spingerci sempre un po’ più in là, anche a discapito della nostra salute, della nostra dignità e dei nostri scopi più alti; ogni forma di ordine viene di conseguenza interpretata come un limite alla Libertà stessa e così finiamo per auto distruggerci in un caos sterile e senza forma. Nell’Etica Satanica la Libertà assume un significato ben diverso, essa non è più un mezzo per poter “fare qualunque cosa” bensì la meritata possibilità di “essere davvero noi stessi”. Per noi l’uomo libero non è chi vive smarrito nei meandri della disconoscenza di sé, in balia di mille stimoli esterni e del tutto privo di controllo sui propri impulsi, per noi l’uomo libero è semmai chi riesce a trovare se stesso e a vivere in linea con la propria natura. Chi ci controlla vuole farci credere che possiamo essere qualunque cosa in modo tale che così finiamo per non essere nessuna cosa. Libertà significa dunque in primis imparare a conoscere se stessi e ad accettare ciò che siamo.
Spesso c’è la tendenza a identificare se stessi sulla base di quello che facciamo, mentre in un mondo ideale ognuno di noi dovrebbe “fare” unicamente sulla base di ciò che intimamente è. Io spesso per spiegare meglio questo concetto faccio l’esempio dell’ape: l’ape non ha scoperto la sua natura misurandosi con azioni diverse, l’ape non ha scoperto di essere ape perché le piaceva volare di fiore in fiore, al contrario semmai l’ape vola di fiore in fiore perché quella è la sua natura. Fa ciò che è, ed è pertanto che l’ape libera e in pace con sé stessa. Ma se qualcuno avesse fatto credere all’ape che essere liberi significa poter essere qualunque cosa e fare qualunque cosa, credete che l’ape sarebbe stata davvero libera se si fosse improvvisata formica, portando tutto il giorno briciole di pane sulle spalle? Avrebbe potuto farlo, certo, ma vivendo perennemente con la tipica sensazione di smarrimento che contraddistingue chiunque viva una vita non in linea con la sua vera natura. Mi rendo conto che sia un esempio molto grossolano e che le dinamiche umane non possano essere paragonate a quelle più semplici del regno animale, tuttavia come ben sappiamo spesso la natura ci insegna, ci indica la via della comprensione senza bisogno di dottrina. Con questo esempio non voglio in alcun modo dire che sia sbagliato seguire i propri desideri e misurarci con ruoli e attività differenti, anzi, questa è una cosa sana che può permettere a chi ancora non si conosce di ritrovare se stesso. Il vero danno, la vera schiavitù, nasce quando la nostra mente resta intrappolata in un determinato ruolo, identificando così se stessi in quello che facciamo anziché in quello che siamo, rischiando magari di crederci qualcosa che nei fatti potrebbe persino rivelarsi molto lontano dalla nostra autentica natura.
Nell’Etica Satanica la Libertà sta nel trovare il giusto equilibrio fra auto indulgenza e auto disciplina. Noi Satanisti non siamo moralisti, il perbenismo non fa parte del nostro modo di pensare e pertanto non ci creiamo problemi a godere i piacere della vita, tanto meno sentiamo il bisogno di seguire una condotta socialmente accettabile per paura di essere giudicati. Tuttavia la libertà nel vivere con gioia il piacere non deve diventare a sua volta una schiavitù. Ed ecco che qui entra in gioco l’altro fatto essenziale della Libertà: l’auto disciplina. Sicuramente molti a leggere ciò potrebbero storcere il naso, dato che oggi tutto quello che appare come “regola” viene visto subito come un limite alla Libertà stessa. In realtà però non è così, poiché se certe regole te le crei tu allora non sei schiavo di niente e nessuno, nessuno te le impone, sei tu libero di seguirle al fine di migliorare te stesso e la tua porzione di mondo. Se ad esempio dovesse piacerti tanto bere alcolici rientra nella tua libertà poterli bere, senza moralismi o sensi di colpa. Se però tu non fossi in grado di auto disciplinarti e questo piacere prendesse il sopravvento portandoti all’alcolismo e alla malattia, allora come vedi saresti diventato schiavo della tua stessa idea di libertà. L’uomo realmente libero è colui che ha padronanza di se stesso, che prova ogni cosa ma che non dipende da niente. L’uomo realmente libero è chi sa gestire i propri impulsi e desideri, colui che sa vivere i propri istinti e le proprie emozioni senza reprimerli ma che al contempo non se ne rende schiavo.
“Colui che regna dentro di Se e governa le sue passioni, i suoi desideri, e le sue paure è molto più di un Re” – J. Milton.
Imparare il vero senso della Libertà è la più grande forma di salvezza, l’uomo davvero libero non è quello che può “fare qualunque cosa” bensì quello che è libero interiormente. Senza contare che per il Satanista la Libertà và di pari passo con la Responsabilità e che ogni nostra scelta può avere delle conseguenze su noi stessi e gli altri. Chi riduce il Cammino Satanico soltanto alla trasgressione e all’edonismo manca di quel valore importante che è la Completezza. L’auto disciplina nel Satanismo è un elemento fondamentale, per noi la vera Libertà sta nel raggiungimento della nostra totalità, nella nostra evoluzione, nella piena conoscenza di noi stessi per essere davvero consapevoli di ciò che siamo anziché degli eterni confusi in balia di tutto e tutti. E per raggiungere questa Libertà, la più grande e la più vera, non si può fare a meno di disciplinare se stessi, sempre amando ciò che siamo ma anche senza smettere di lavorare duramente per elevarci oltre gli stessi nostri limiti. Questa è la Libertà, questa è la vera salvezza, essere se stessi e vivere in armonia con la nostra natura. E chi vuole la vera Libertà deve imparare a non essere schiavo dell’idea stessa di Libertà.
SAPIENZA: Quando alcuni Esterni al Culto mi domandano se nel Satanismo esiste “la fede” solitamente rispondo asserendo che se per fede si intende fiducia verso Satana allora ovviamente ne abbiamo, fidarsi di chi si ama è naturale. Se invece per fede si vuole intendere la cieca accettazione fideistica allora no, perché per il Satanista è praticamente impossibile accettare passivamente qualcosa senza porsi domande. Spesso i Cristiani dichiarano che “il dubbio” è alla base della tentazione luciferina e in effetti su questo hanno ragione. Nel mito biblico il serpente tentatore della genesi ha infatti un ruolo fortemente satanico, una funzione prometeica volta a liberare l’uomo dalla sua ignoranza attraverso il frutto proibito della conoscenza. In questo frangente incontriamo un Padre Padrone che vieta all’essere umano di rendersi simile a Lui, quasi temesse di poter essere detronizzato, e una figura diabolica che invece offre all’uomo il Dubbio e tramite esso la conoscenza del Bene e del Male con il conseguente potere della Scelta. Per l’Erede di Satana è dunque inevitabile porsi domande, ricercare, ambire a conoscere ed elevare se stesso. Lucifero, portatore di luce, diventa dunque l’eroe di quanti fanno del Sapere una spada radiosa con cui trafiggere la coltre buia dell’ignoranza.
Satana e gli antichi Caduti sono coloro che discesero sulla Terra propria per offrire all’essere umano un determinato Sapere, sia di carattere scientifico che spirituale, senza nessun grado di separazione fra conoscenza terrena e conoscenza ultraterrena. I segreti della natura visibile e invisibile nel corso del tempo ci sono stati svelati da Coloro che con coraggio e reale amore hanno voluto donarci parte di quel Fuoco che, per troppo tempo, ci era stato nascosto pur appartenendoci. Per il Satanista certe conoscenze sono impresse a fuoco nel suo stesso sangue, una sapienza ancestrale che fa parte del nostro retaggio e che proviene direttamente dagli Avi e ancora prima da Satana, capostipite della nostra Famiglia. Il frutto dell’unione fra primi uomini e Dei Caduti ha dato vita alla nostra Stirpe, il Popolo di Satana che fin dagli albori ha fatto fiorire sulla Terra conoscenza, arte e civiltà. Essi erano i Figli della Stella del Mattino, gli Eredi del Serpente, i fondatori del Culto delle Origini. Nephilim, Iperborei, Atlantidei, Indo Ari, Sciti, Gentili, un popolo che nel tempo ha assunto diversi nomi pur conservando sempre la stessa medesima radice: il Dio dell’Anima, il portatore di luce, Satana.
Questi grandi Dei, oggi ingiustamente demonizzati dalle dottrine di mano destra, insieme ai nostri Avi hanno portato Sapienza in ogni luogo della Terra, in Europa, in Africa, in Mesopotamia, in America, in Oriente, con puri intenti e voglia di migliorare l’umanità. Purtroppo non tutti i popoli hanno compreso fino in fondo il Messaggio del Dio dell’Anima, spesso preferendo la distruzione alla creazione o alterando di proposito un certo Sapere per mantenere le masse nell’ignoranza e controllarle così più facilmente. Ecco perché l’Erede di Satana è così devoto alla Sapienza e così istintivamente portato a farsi domande e a voler scoprire se stesso e il mondo, l’amor per il Sapere è un tratto distintivo della sua anima, è la luce di Lucifero che scorre direttamente nelle sue vene e si rende manifesta attraverso uno sguardo vivo, una mente accesa e un cuore puro eternamente votato a valicare nuovi orizzonti. Il Gentile è per indole creativo, intuitivo, sapiente, egli fa della stessa Conoscenza uno strumento per celebrare i suoi Avi che tanto hanno lottato affinché potessimo aprire tutti i nostri occhi.
Ovviamente inutile dire per Sapienza qui non intendiamo soltanto il mero nozionismo, sebbene la cultura sia importante e necessaria non è per noi una forma di Conoscenza completa. Il vero Sapere nel Satanismo è concepito come l’unione delle conoscenze del piano fenomenico ma anche di quelle spirituali, una perfetta sinfonia fra conoscenza del mondo e conoscenza di sé, fra cultura e consapevolezza. L’uomo sapiente non è infatti colui che sa a memoria tutti i libri del mondo ma chi pur conoscendo sa anche misurarsi con i segreti dell’invisibile, dimostrandosi saggio e consapevole oltre che colto e acuto. E non possiamo nemmeno esimerci dal ricordare che per un Satanista la vera Sapienza non sarà mai data da una conoscenza unicamente teorica ma anche da quella pratica. Senza esperienza diretta, senza vivere un certo sapere sulla propria pelle, la Sapienza resta relegata entro i confini del narcisismo intellettuale e questo significa conoscere qualcosa senza averlo mai davvero capito. Facciamo un esempio che renda più chiara la mia riflessione: mettiamo che una persona avesse letto un libro su un determinato paese del mondo. A quel punto quell’individuo potrebbe elencare a memoria tutti i laghi, i fiumi, i monti di quel paese ma se poi non ha mai viaggiato e non ha mai visto con i suoi occhi quei luoghi, se non ha mai sentito l’odore di quei monti o il modo in cui il sole bagna i propri raggi in quei laghi, si può davvero pensare che abbia una reale conoscenza di quel paese? I libri sono preziosi ma la vera Sapienza non si potrà mai limitare soltanto al nozionismo. Come in ogni cosa il Satanista aspira ad una comprensione totale di ogni cosa, applicandosi sempre in modo serio e profondo e rifiutando gli approcci superficiali. E spesso una Sapienza autentica deriva proprio dall’approccio empirico, esperendo una determinata conoscenza vivendola direttamente sulla propria pelle. Il filosofo danese Soren Kierkegaard scisse:
“Un uomo può compiere imprese stupefacenti e assimilare una grande quantità di conoscenze, eppure non avere nessuna comprensione di Se. Ma la sofferenza spinge un uomo a guardarsi dentro. Se vi riesce, ecco che la, dentro di lui, comincia il suo apprendimento”.
Questa citazione ci porta esattamente dove volevo arrivare, ossia ad un Sentire diretto come più alta forma di Sapienza. Esiste una massima greca che rappresenta in pieno questo concetto, mi riferisco al celeberrimo “Pàthei Màthos” citato per la prima volta in un inno a Zeus nell’Agamennone di Eschilo. Pàthei Màthos, letteralmente “dalla sofferenza la conoscenza”, è inteso solitamente come un’esortazione a trarre insegnamento dal dolore, dagli ostacoli, dall’attraversamento del proprio Abisso personale. Niente di più vero, giacché soltanto chi ha il coraggio di attraversare la Notte potrà auspicare di raggiungere l’Alba, scoprendosi egli stesso il Sole risorto. Sebbene dunque sia concorde con l’interpretazione ufficiale, personalmente ho sempre esteso tale idea al significato più ampio di Pathos, da cui appunto deriva Pàthei, ovverosia il “Sentire”, il provare concretamente l’emozione scaturita da una data esperienza. Pàthei Mathos per me dunque non designa unicamente la sofferenza come mezzo per raggiungere la Sapienza ma ci racconta proprio del Sentire stesso come base fondante di ogni apprendimento, marcando così l’accento sulla necessità imprescindibile di vivere la conoscenza in modo diretto e dunque totalizzante, anziché limitarsi ad apprenderla soltanto in chiave teorica e indiretta come si suole nell’ambiente intellettuale.
PATHOS: Pathos è un termine greco che solitamente veniva associato alle tragedie e a tutte quelle opere artistiche così belle e ricche di passione e sentimento epico da suscitare nell’osservatore potenti emozioni. Pathos è sinonimo di enfasi, entusiasmo, passionalità, coinvolgimento, trasporto, una sensazione di pienezza che scalda l’animo di chi la vive. Sebbene come abbiamo detto questo termine sia stato sempre associato come reazione emotiva all’ambito artistico, non ci sono dubbi che sia un concetto applicabile alla realtà stessa, soprattutto se si è soliti concepire la propria vita come un’eterna e magnifica opera d’arte. Il Satanista incarna in sé l’archetipo del guerriero e dell’artista, l’uomo del compito e della rappresentazione, facendo così del Pathos un fattore dominante della sua natura. Se la maggior parte delle persone moderne oggi vive quasi come se fosse anestetizzata, l’Erede di Satana ha invece un’emotività viva, una sensibilità sottile che gli permette di Sentire profondamente tutto ciò che gravita attorno a lui e in lui. La vita stessa viene vissuta come un viaggio dove tutto suscita emozione, interesse, passione, l’entusiasmo tipico dei fanciulli che fa vibrare le corde invisibili dell’esistenza.
Questo Sentire ha come conseguenza una forte sensibilità verso le proprie emozioni, permettendo al Satanista di destreggiarsi più facilmente nel campo dei sentimenti e dell’introspezione, caratteristica indispensabile per chiunque ambisca ad una cosciente comprensione del Sé. Allo stesso modo il Sentire rende l’animo Gentile molto intuitivo e percettivo anche verso le emozioni altrui forgiando così personalità equilibrate e in grado di provare Empatia, sentimento indispensabile che ci concede di capire il prossimo, aiutarci laddove possibile e collegarci gli uni agli altri. Chi, infatti, è sprovvisto della percezione empatica è un soggetto isolato, scollegato, del tutto incapace di comprendere le proprie emozioni e quelle altrui in modo sano e utile al suo percorso. In alcune frange di Satanismo moderno fondate sull’ateismo è stata introdotta la convinzione che il Satanista sia un soggetto cinico e privo di Empatia, cosa davvero scevra di qualsiasi fondamento. Il Satanista maturo è infatti sicuramente un individuo realista, concreto, pragmatico, ma il fatto di saper controllare lucidamente le proprie emozioni non lo rende certo privo delle stesse. Il Sentire è un elemento che, oltre a vivificare la sfera emotiva, si dimostra fondamentale al fine di poter percepire sensibilmente la realtà fenomenica e anche quella spirituale. Non è infatti raro che la percentuali di Satanisti soggetti a visioni, sogni lucidi, comunicazioni spirituali, viaggi astrali e intuizioni gnostiche, sia maggiore rispetto a quanto avviene comunemente fra gli Esterni al Culto. Con questo non sto affermando che un Non Satanista non possa vivere certe esperienze ma solo che la biologia animica di colui che discende da Satana lo rende per forza di cose maggiormente predisposto a certe pratiche e accadimenti.
“Non è già la forza bensì la durata di un alto sentire che fa gli uomini superiori” – F. Nietzsche.
Il Pathos tipico degli Eredi della Stella del Mattino è un fattore dominante anche per quanto concerne la passionalità e l’amore per la vita e i suoi piaceri, così come per le ispirazioni creative con conseguente inclinazione artistica. All’inizio del suo percorso di vita un Satanista inconsapevole potrebbe essere molto influenzato dal suo Pathos, subendo la propria emotività in modo spesso eccessivo e drammatico. Non è difficile incontrare giovani Satanisti totalmente in balia della propria eccessiva sensibilità, incapaci di gestire un Sentire così potente che li porta quasi sempre a sentirsi soli, incompresi, diversi dagli altri. Questo può indurre alla depressione nel caso di personalità più fragili o alla ribellione estrema qualora la persona fosse tendenzialmente dominante. L’Erede nelle fasi più acerbe della sua vita si sente spesso alieno, prova un perenne senso di estraneità all’ambiente circostante, percepisce la sua realtà come una terra straniera in cui non è a casa e nessuno parla la sua lingua. Fortunatamente la riscoperta della propria natura satanica infonderà in seguito maggiore sicurezza in se stesso e comprensione del proprio senso di smarrimento fino ad allora inspiegabile. È a quel punto che il Satanista comincia il suo sentiero di crescita, afferrando le redini di quel fuoco che arde nello stomaco e generando così un invincibile sodalizio fra Pathos e Logos, ossia il Sentire e la Ragione. A questi punti avremo davanti un individuo che ha raggiunto il suo equilibrio naturale, trovando la giusta armonia fra sentimento e razionalità, anima e mente, l’una inscindibile dall’altra.
Come abbiamo giù abbondantemente espresso, la Dualità Statica tende a dividere, mentre la Dualità Dinamica, pur rispettando le diversità, collega le polarità opposte attraverso il movimento stesso dell’Iniziato che Cammina, facendoli incontrare. Accade dunque che oggi il mondo si divida in chi vive la realtà unicamente con gli occhi freddi del raziocinio, analizzando tutto in maniera meccanica e rendendosi così cieco e scettico rispetto a tutto ciò che è più profondo. Allo stesso modo esiste chi invece osserva tutto sulla base dell’istinto spirituale garantendosi così importanti percezioni ma rischiando anche di diventare troppo suggestionabile e poco concreto. Attraverso la Dualità Dinamica dell’Etica Satanica, il Pathos e il Logos s’incontrano, forgiando uomini e donne sensibili, intuitivi ma anche lucidi e razionali. Questo è il vero segreto della consapevolezza, la capacità di utilizzare ogni parte di noi senza mutilarci per colpa di pregiudizi morali.
Il Pathos è l’emblema della Fiamma Satanica, la luce di Satana che arde nel sangue degli Eletti, illuminando la nostra mente e scaldando il nostro cuore. Il Pathos è senza dubbio la capacità innata del Satanista di vivere in maniera totalizzante ciò che senza remore possiamo definire Amore. Oggi siamo abituati ad associare questo termine al buonismo o alla mediocrità tipica dell’universalismo, nei fatti però il vero senso di Amore è qualcosa di ben più potente, tanto lucente quanto oscuro. Ciò che io intendo col nome amore è quella forza eterna che da sempre e per sempre muove le trame dell’esistenza, il perfetto connubio fra Eros e Agape, un’energia inestinguibile che genera la vita, la Saetta Serpentina che ci ha concesso di essere creature create e creature creanti. Liberate l’idea di Amore da ogni considerazione morale e intellettuale, osservatelo solo come una Ruota dove Eros e Agape danzano salendo e scendendo dai raggi del nostro Sole interiore. Eros l’umida forza magnetica che attrae fra loro tutti gli esseri e tutte le cose, un’energia inarrestabile che richiama, fagocita e genera. E poi Agape, l’altro genio, potenza ignea ed elettrica che vuole dare, che si espande, che diffonde, che nutre ed elargisce il suo calore. Per millenni i filosofi hanno separato Eros e Agape, creando quasi due fazioni per cui parteggiare e in cui identificare il vero senso dell’Amore. Ma anche qui, a rischio di diventare monotona, non posso evitare di rammentare il buon funzionamento della Dualità Dinamica, dove gli opposti s’incontrano, non per annullarsi ma solo per innescare una sacra copula il cui frutto sarà reciproco accrescimento.
IDENTITA’: Questo nono Valore dell’Etica Satanica è forse quello che meglio riassume il massimo intento della nostra Stirpe, ovverosia la ricostituzione della nostra Identità come singoli individui consapevoli e come Popolo di Satana. Da anni il progetto USI si è adoperato nella Restaurazione del Culto delle Origini, riunendo gli Eredi del Dio e rievocando la Memoria di quegli Avi eroici che, con il loro immenso esempio, ci hanno lasciato grandi valori e grandi gesta da ricordare e di cui essere fieri. Il Satanista è per sua natura un essere orgoglioso della propria unicità, una persona spinta innatamente all’indipendenza, e questo si può intuire anche dal nostro stesso rifiuto verso Ordini e Maestri. Il Satanista crea il suo Cammino in autonomia, sempre ben consapevole di non essere soggetto a nessun ruolo di sudditanza e che delle sue scelte e azioni deve rendere conto solo a se stesso. Per noi l’unico vero Maestro è Satana e gli Enti che nobilmente perorano per la causa satanica. L’indipendenza e l’individualità nel Culto sono colonne portanti del nostro percorrere, anche se questo non ci impedisce di creare con altri Fratelli e compagni di viaggio un bellissimo rapporto di confronto e di scambio, imparando e insegnandoci vicendevolmente attraverso le esperienze e le ispirazioni che possiamo scegliere di condividere.
L’Erede del Gentile Dio dell’Anima non ama omologarsi, non torna in nessun Uno che possa in qualche mondo smembrare la sua Monade e non accetta di uniformarsi alla massa scalfendo così la propria unicità. Potremmo dire che il Satanista autentico veste spesso i panni dell’anticonformista, non per principio e voglia di sentirsi diverso ma semplicemente perché essendo davvero diverso non può farne a meno. La ribellione satanica non è costruita, è spontanea, non deriva dalla smania di “trasgredire” ma soltanto dal bisogno genuino di poter essere se stessi in una società dove la vera natura Gentile viene spesso repressa e corrotta. Da qui sorge in noi la necessità di opporci e di ribellarci all’insano, per curare un mondo a cui teniamo e proteggere una Tradizione e una Memoria che merita senza dubbio la nostra cura. Ciò che ci è stato lasciato da pochi grandi eroi del tempo è per noi troppo prezioso per lasciarlo sporcare dalle mani adunche del Nemico dell’Anima. È pertanto che, sempre in nome di questa splendida Completezza che contraddistingue la nostra Stirpe, il Satanista oltre che indipendente e individualista è anche votato allo spirito identitario, orgoglioso del suo gruppo di appartenenza.
I veri Discendenti della Famiglia Spirituale di Satana sono anime unite da un legame atavico che nessuno ha mai potuto spezzare, nonostante i numerosi tentativi di farci estinguere. Il Figlio di Satana non ha mai dimenticato, non si è mai arreso e, anche se nel tempo il Culto ha cambiato le sue forme, l’essenza è rimasta immutata. Nell’azione dell’Erede risuonano ancora le grida di guerra di tutti i suoi Avi e in nome di queste grida noi ancora una volta lottiamo. Ma la nostra lotta non si esaurisce nelle parole vuote, nella vacuità dei salotti mondani ammorbati da esoteristi egocentrici e inconsapevoli, il nostro combattere si esprime semmai in un sentimento puro e duro, un sentimento che ci rende guerrieri e che fa del nostro senso di appartenenza una potente arma. Il nostro scopo non risiede infatti tanto nel distruggere il Nemico quanto più che altro nella creazione, o per meglio dire ricostruzione, della nostra Famiglia. Per secoli i seguaci del Nemico dell’Anima hanno fatto di tutto per farci smarrire la nostra Memoria, per farci scordare la nostra Identità e le nostre vere Radici. Ecco perché recuperare tale consapevolezza di noi stessi, sia come singoli che come comunità, è nei fatti la nostra più grande forza, nonché ciò che maggiormente chi ci controlla teme. Ripristinare concretamente la nostra Tradizione, i nostri valori, la nostra Etica Naturale, questa è la vera arma che abbiamo. Risvegliarci davvero e tornare consapevoli di chi siamo e da dove veniamo, senza più essere vittime di una gabbia di cui tutti si lamentano continuando però a lucidarne le sbarre dorate.
“Solo nell’animo di chi ti è affine ritroverai la tua Natura”
Questa è l’essenza dell’identità satanica, il rispetto totale per l’individualità del Sé e la fortificazione eroica del Noi. Spesso quotidianamente si sente parlare di egoismo e altruismo nei termini ormai ben noti della Dualità Statica. Gente che incita alla totale abnegazione in favore di un altruismo masochista oppure gente che al contrario mette avanti unicamente se stesso sguazzando nel più turpe opportunismo. Anche qui per noi Satanisti, abituati a ragionare secondo i meccanismi della Dualità Dinamica, non separiamo l’amor proprio dall’amore per la nostra Famiglia. Egoismo significa pensare a se stessi ma per il Satanista consapevole lottare in favore della propria razza spirituale è qualcosa di istintivo, qualcosa in cui crede in modo naturale perché è iscritto nel suo stesso sangue, e ogni eventuale sacrificio non è qualcosa di forzato che fa per “altruismo” ma un atto spontaneo e sentito proprio perché concepisce il Popolo di Satana come parte di se stesso. E questo è ciò che siamo, spiriti audaci e ambiziosi che aspirano a svettare verso il cielo come robusti rami indipendenti, ma anche animi romantici e antichi che non possono dimenticare quella profonda Radice che da sempre e per sempre li unisce.
Conclusioni.
Per una migliore comprensione del percorso intrapreso in questo articolo ho voluto integrare al tutto un semplice schema chiarificatore, che potete visionare attraverso questo link: SCHEMA MORALE IMPOSTA ED ETICA NATURALE.
Ebbene siamo giunti alla fine di questa lunga esposizione sull’Etica naturale del Satanista, un viaggio all’interno della nostra più intima natura che mi auguro abbia potuto farvi comprendere cosa realmente siamo aldilà dei numerosi luoghi comuni. Questo articolo non và però in alcun modo interpretato come un insieme di comandamenti, come un insieme di dettami da seguire al fine di dimostrare (o simulare) la natura satanica. Questa lettura deve semmai essere concepita come la profonda riflessione di una Satanista in Cammino, un’Erede del Dio dell’Anima consapevole della sua essenza, un’anima Gentile che ha scelto di dedicare la sua vita al Culto delle Origini e al Popolo di Satana. Non è infatti casuale la scelta del termine “Valori” anziché “Principi”, proprio perché lo scopo di questo articolo non era quello di insegnare ma soltanto di ricordare, non imporre ma semmai richiamare.
Non approcciatevi dunque a queste mie considerazioni sull’Etica Satanica cercando di “abbracciarne” i valori, piuttosto chiedete a voi stessi se e quanto riuscite a riconoscervi in essi. Chiunque davvero appartiene per natura alla Stirpe non potrà fare a meno di notare come ogni parola di questa lettura abbia risuonato in lui famigliare, smuovendo fino in fondo alle viscere qualcosa di profondamente assopito che ha cominciato a palpitare. Molti potrebbero essere semplicemente affascinati dall’Etica Satanica pur non avendola mai fatta propria nella realtà, altri potrebbero non riconoscersi in alcun modo in essa, e altri ancora potrebbero invece sentirla vibrare così forte dentro di sé da pensare che tutto ciò che ho espresso era tutto ciò che aveva sempre pensato. Perché credo che come esistono tanti sedicenti satanisti che nei fatti non portano dentro la Fiamma di Satana, così allo stesso modo esistono tanti Figli di Satana che però ancora non sanno di esserlo. La mia speranza è pertanto che questa lettura possa risvegliare la natura più pura e profonda dell’autentico Erede di Satana, il Gentile che nonostante la corruzione ha ancora l’inconscio desiderio di ritrovare finalmente se stesso e ritornare a Casa.
Se siete Satanisti e aspirate ad un Cammino fecondo che possa offrire come frutto una reale evoluzione, allora riflettete su questi 9 Valori dell’Etica Satanica e domandatevi quali già dimorano saldamente in voi e di quali invece siete ancora vacanti. Perché, come abbiamo detto, la Via di Satana è un sentiero che porta l’Iniziato a raccogliere ogni pezzo di sé, per ricostruirsi e potenziarsi. Ricercate ogni pezzo di voi, equilibrate tutti i 9 valori al fine di tornare ad essere di nuovo Completi, di nuovo padroni di voi stessi e consapevoli delle vostre Origini. Augurandomi che questa disquisizione vi sia stata utile o quanto meno ispirante, vi saluto e lascio per il momento spegnersi qui le mie parole, affinché possa ora soltanto la vostra Anima riflettere e parlare.
Jennifer Crepuscolo
Anno MMXVIII
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