GLI DEI DEL DESERTO

Dall'Islam all'Antica Arabia Pagana

 

 

Attualmente il Nord Africa, la Penisola Araba e l'Iran sono interamente e completamente islamici. Cosa ci fosse anticamente in queste terre lo sappiamo, perché è qui, tra Antico Egitto, Sumeri e Assiri, che tante volte abbiamo cercato i nostri Dei. Almeno per grandi linee sappiamo anche come è iniziato il declino di queste civiltà, per gran parte collegato all'espansione degli Imperi, eppure tutto questo non è sufficiente a chiarire da dove o da cosa si sia generato l'Islam.


[Questo articolo si sivide in una Parte I sull’Esposizione dell’Islamismo e una Parte II sul Pantheon degli Dei Pre-Islamici. Consiglio almeno per la prima volta una lettura completa dell’articolo ma se vuoi accedere direttamente al Pantheon CLICCA QUI]

 

 

ESPOSIZIONE SULL’ISLAM.



Contesto Storico e Sociale.

L'Islam ha il suo punto d'innesco in un momento e in un luogo preciso: non in Egitto, non in Tunisia, non in Mesopotamia, bensì nella città di La Mecca, tra il VI e il VII secolo dell'era volgare. Eccola qui: situata sulla costa ovest della Penisola Arabica, Mecca è il centro urbano più importante di tutta la regione dell'Hegiaz.

VISUALIZZA LA MAPPA.

La Penisola Arabica del VI secolo è un mosaico eterogeneo di culti, culture, religioni e tribù. Il monoteismo ebraico è già consolidato da parecchio tempo, il cristianesimo si è già configurato e ha già figliato il nestorianesimo, lo zoroastrismo è ancora presente e ben radicato. La comunità è suddivisa in gruppi tribali, le banu: vi sono banu completamente ebraiche, e banu completamente arabe. Tra gli arabi vi sono moltissimi beduini puri e la maggior parte di questi sono ancora politeisti. Complessivamente, il politeismo è ancora in netta maggioranza nonostante la convivenza con i monoteismi (e consistenti sacche di paganesimo resisteranno nell'entroterra e nelle zone più a sud per diverso tempo anche dopo l'anno dell'Egira). Tra gli arabi non ebrei del sesto secolo, tuttavia, esiste già una percentuale (ancora minoritaria ma piuttosto consistente) che ha abbandonato il politeismo per seguire il monoteismo di Abramo, affiliandosi alla forma originaria del primo ebraismo: questi Arabi sono gli Hanif.

 

Maometto.

Di Maometto ne ho sentite dire tante, letteralmente tutto e il contrario di tutto, chi dice che era un mercante, chi un condottiero, un profeta, una leggenda, un semidio, un santo, un pazzoide... addirittura c'è chi sostiene che non sia mai esistito davvero! In realtà, le cose sono molto più semplici e logiche di quanto non si possa pensare, addirittura banali oserei dire, sia per quanto riguarda la biografia di Maometto, sia per quanto concerne l'eziopatogenesi del monoteismo islamico: l'Islam è di fatto una filiazione dell'ebraismo, e Maometto è, assai probabilmente, effettivamente quel che si potrebbe definire un mezzo ebreo, se non addirittura un ebreo quasi interamente fatto e finito. Magari non era ebreo nel senso stretto del termine, perché in effetti, per nascita, non apparteneva a nessuna banu di sangue ebraico, eppure è largamente risaputo che fosse un hanif, figlio di hanif e nipote di hanif: e come dicevo poco fa, gli hanif erano appunto i monoteisti precursori dell'Islam, quelli che in quella precisa epoca storica aderivano alla prima versione originale del monoteismo di Abramo.

Abul Kasim Ibn Abdallah nacque nella città di La Mecca nell'anno 570 dell'era volgare. Il nome Maometto (Muhammed) gli fu attribuito molti anni dopo, come appellativo onorifico che significa 'il glorificato'. Suo padre, Abd Allah b. Abd al-Muttalib Ibn Hashim, era un mercante dei Banu Hashim, sua madre, Amina Bint Wahb, era la figlia del Sahid dei Banu Zuhra: entrambi i clan erano sottogruppi appartenenti alla più grande banu Quraysh. I Banu Quraysh erano etnicamente arabi e tradizionalmente politeisti: in questa tribù vivevano infatti famiglie preposte alla custodia della Kaa'ba di Al-Uzza, e questo che colloca l'intero gruppo sociale decisamente fuori dal monoteismo. Tuttavia è altresì risaputo che il Paganesimo Arabo era assai poco intrusivo nelle normative di vita e incline all'accettazione e alla coesistenza con altre culture: per questa ragione la presenza di membri Hanif perfettamente accettati e integrati tra i Banu Quraysh non risulta affatto anomala e neppure improbabile.

L'infanzia di Maometto non esordì sotto gli auspici più rosei: mentre la madre Amina era ancora incinta di lui, suo padre morì durante un viaggio di affari, perdendo, oltre alla vita, anche un considerevole investimento. Pochi anni dopo perse anche la madre: per qualche tempo restò sotto la tutela del nonno, affidato alle cure di una balia berbera. Quando anche il nonno morì, Maometto andò a vivere con l'unico parente rimasto, lo zio paterno Abu Talib, che faceva il cammelliere. Abu Talib non era ricco e non poteva certo permettersi di spendere, oltre che per mantenere il ragazzino, anche per tenere a servizio la balia berbera: così, dato che a quel tempo era normale che i fanciulli iniziassero presto a lavorare, decise che per Maometto era arrivato il momento di crescere e di imparare il mestiere. Zio e nipote lavorando viaggiarono molto, giù fino allo Yemen e su fino in Siria, dove entrarono in contatto con comunità di cristiani, nestoriani ed ebrei.

Maometto fece il cammelliere per diciassette anni, dagli otto ai venticinque. Ad un certo punto incontrò anche una donna, tale Khadjia Bt. Khuwaylid, che era molto ricca perché era già vedova di due mariti e, soprattutto da uno dei due, aveva ereditato una vera e propria fortuna. Inizialmente Khadija assunse Maometto al proprio servizio, poi se ne invaghì e se ne innamorò: si sposarono nel 595. Si dice che tra Maometto e Khadjia fu un matrimonio d'amore, nonostante la donna fosse notevolmente più anziana di lui, e che Khadjia appoggiasse il marito in ogni sua cosa: così fu che Maometto divenne immensamente ricco, e padrone di disporre a suo piacere di tanta ricchezza. Negli anni subito successivi al matrimonio, forse anche complice il fatto che non doveva più lavorare tanto come prima, Maometto iniziò ad isolarsi, ricercando frequentemente la solitudine e ritirandosi sempre più spesso a meditare nelle grotte del monte Hira. O almeno così si racconta, e così come si racconta riporto: pare che fu nel 610, durante uno di questi ritiri che avvenne l'episodio da cui tutto ebbe inizio, e da quel che si dice, pare che non sia stata una cosa affatto piacevole, perché a detta anche degli islamici stessi, in effetti Maometto si spaventò un sacco.

Si narra che egli vide in sogno una creatura angelica, che gli porgeva un rotolo di stoffa. Svegliandosi di soprassalto, Maometto fuggì fuori dal suo riparo, e fu allora che sentì una voce dal cielo che lo chiamava proprio Muhammed, e gli diceva 'tu sei l'eletto di Allah e io sono Gabriele'. Sconvolto, Maometto vide in lontananza ciò che gli parve la sagoma gigantesca di un angelo, e la cosa ben lungi dal fargli piacere lo terrorizzò ad un punto tale da segnare l'inizio di un lungo periodo di depressione e tendenze suicide. Inizialmente scettico e convinto di essere pazzo si confidò con la moglie, e fu proprio lei, assieme al cugino Waraqa Ibn Nawfal, anch'egli fervente monoteista, ad insistere perché Maometto credesse a ciò che aveva veduto. In seguito a quella notte, Maometto entrò in uno stato di prostrazione e di confusione, iniziò a desiderare la morte, a corteggiare il suicidio e a vagare in preda a deliri di fine dei tempi. Spesse volte, quando sentiva approssimarsi una nuova apparizione, cadeva preda del ribrezzo e tremava per ore, avviluppandosi in coltri e delirando. Per i dieci anni successivi a quell'evento iniziale, Maometto si aggirò per La Mecca esortando a pentirsi e annunciando la fine del mondo, impegnandosi molto, ma di fatto senza riscuotere particolare successo. Anche dopo parecchi anni di indefessa predicazione, i convertiti erano soltanto undici: il suo amico più caro, Abu Bakr, e altre dieci persone che diventarono poi in seguito i suoi collaboratori più stretti, oggi conosciuti nel Corano come i Dieci Benedetti. Nel 619 morirono sia lo zio Abu Talib che la prima moglie Khadjia.

Abu Talib, quello zio del quale si dice fosse già abbondantemente Hanif, a differenza di altri monoteisti della famiglia (come ad esempio il cugino Waraka) non si era mai convertito al nuovo monoteismo che il nipote andava proponendo con tanta insistenza. Ma in cosa consisteva questa novità?  Di fatto, la nuova religione era un aggiornamento del pre-esistente monoteismo abramitico: Maometto ne era assolutamente consapevole e intendeva non solo convertirvi i politeisti, ma anche i monoteisti tutti, al fine di rinnovare il monoteismo ebraico allineandolo a questa nuova versione di cui egli riteneva di essere il portavoce prescelto. Rimasto vedovo di Khadjia, Maometto prese in sposa la giovanissima figlia di Abu Bakr, Aisha, che all'epoca era ancora meno che adolescente, e proseguì nella sua opera di diffusione dell'ebraismo duepuntozero, diventando sempre più fastidioso: presa in odio la pietra nera di Al- Uzza, tentò in ogni modo di convincere tutti a smettere di rendere omaggio a quell'oggetto. Tanto fervore gli guadagnò qualche altra decina di convertiti, portando il numero dei suoi a circa settanta; allo stesso tempo però questo atteggiamento esasperò un gran numero di mercanti Pagani, che sentendosi offesi per tanta avversione alle loro tradizioni decisero di coalizzarsi per rendergli impossibile la permanenza in città: in modo deciso e coeso, tuttavia non violento, essi scelsero di boicottarne gli affari, applicando una sorta di embargo che gli rendesse impossibile comprare o vendere qualsiasi cosa. Completamente impossibilitato a qualsiasi attività commerciale, nel 622 Maometto dovette necessariamente spostarsi a Yatrib (che oggi è chiamata Medina, che significa Città del Profeta).

Il 622 è il famoso anno dell'Egira, che oggi sancisce l'inizio ufficiale dell'Islam, e che tutti i mussulmani sono tenuti a commemorare compiendo, almeno una volta durante la vita, il pellegrinaggio che ricalca l'esilio del loro primo profeta. A volte mi domando se sanno che Maometto era andato là perché alla Mecca non riusciva più a fare soldi? Perché queste cose si sanno, nel senso che chi studia l'Islam lo sa e nei libri c'è scritto, ma non sono sicura che il fedele medio sia edotto riguardo a certi dettagli - del resto i cattolici romani non lo sono quasi mai, per cui è altamente probabile che questo valga pure per i mussulmani. Ora non voglio divagare ulteriormente. Tornando a Maometto: restò a Medina circa otto anni, e durante questo lasso di tempo ampliò la sua cerchia di seguaci; qui nacque la sua prima vera comunità di credenti, denominata Umma, e fu vergato il primo statuto ufficiale, la Sahifa.  Nonostante fosse riuscito a riscuotere un certo successo, non riuscì comunque a farsi accettare dalla comunità ebraica, e la cosa gli suscitò non poco disappunto. Maometto infatti considerava sé stesso un Profeta e includeva sé stesso nel novero dei Profeti dell'Antico Testamento, e il fatto che gli ebrei perseverassero nel non volerlo riconoscere come tale gli fece infine mutare vedute ed intenti: se essi non volevano accoglierlo, allora significava che egli doveva combatterli e proseguire nell'opera di conversione da solo contro tutti.

Potremmo dire che è la primavera del 627 il momento in cui l'Islam ha completato il suo periodo gestazionale, costituendosi religione a sé stante ed esplodendo infine in un vortice di sangue e di violenza: nella primavera del 627 Maometto e i suoi trucidarono centinaia e centinaia di politeisti durante la Battaglia di Khandaq. Ed è sempre nella primavera dello stesso anno che il nuovo Islam prende formalmente le distanze dalla matrice ebraica: subito dopo la Battaglia di Khandaq, Maometto ordinò l'immediato esilio di tutti gli ebrei di Medina, accusati di aver contravvenuto alle leggi della Umma, e non pago di questa epurazione fece infine decapitare settecento ebrei della Banu Qurayza. A questo punto non posso non notare la somiglianza tra Quraysh e Qurayza, e mi domando se queste due Banu siano effettivamente due, diverse e distinte, dove i Quraysh siano effettivamente tutti arabi puri senza nulla a che vedere con i Qurayza di sangue ebraico, oppure se le cose stessero diversamente e si sia giocato sull'equivoco perché magari chi l'ha raccontata avrebbe preferito che Maometto fosse etnicamente arabo puro... ma purtroppo non ho modo di saperlo. Quel che è certo è che per quanto l'Islam possa essersi formalmente distaccata dalla matrice ebraica, l'essenza abramitica è rimasta, e l'impronta violenta e sanguinaria di Yahweh si è conservata intera. Nel 630 Maometto fu infine pronto a completare l'obiettivo che si era prefissato: tornare a Mecca e conquistarla con la forza. Morì poco tempo dopo, nel 632 – ma ormai il danno era fatto. L'ebraismo era ancora là. L'Islam, che significa 'sottomissione' (al dio monoteista) era saldo ed instaurato: una nuova religione del terrore per offrire altra carne al dio sanguinario.

 

L'Islam dopo Maometto.

Maometto aveva deciso e detto tante cose, ma aveva tralasciato di designare un successore. Inevitabilmente nacquero tensioni, e i seguaci si divisero in tre partiti: i Compagni, che volevano un Califfo scelto tra i primi seguaci; i Legittimisti, che preferivano una successione più in stile 'casa regnante', per cui volevano un Califfo che fosse parente di Maometto; e gli Omayyadi, che essendo i più ricchi e potenti di La Mecca ritenevano di essere i più qualificati per il titolo. Inizialmente vinsero i Compagni, e nominarono Abu Bakr (il suocero di Maometto), a cui succedette Omar (sotto il cui Califfato l'Islam si espanse in Egitto, in Mesopotamia, in Siria e in Palestina). A Omar successe Othman, che durò poco perché fu assassinato dai Legittimisti, i quali ritenevano che il titolo di Califfo spettasse ad Alì che era cugino di Maometto. Ovviamente la cosa non piacque affatto ai Compagni, così le due fazioni iniziarono a combattersi aspramente, e siccome tra i due litiganti il terzo gode, infine il Califfo fu l'Omayyade Mu'awija.

 

Sciiti e Sunniti.

Gli Shiaat di Alì, vale a dire i suoi sostenitori, si dissociarono, dando vita alla corrente islamica che oggi conosciamo come Sciita. Tutti gli altri proseguirono considerandosi gli unici e veri depositari della Sunna (ossia l'insegnamento del Profeta) e da lì si andò a formare la maggioranza islamica oggi conosciuta come Sunnita. Sciiti e Sunniti ancora oggi si detestano visceralmente: nessuno pensa più a come è nato il dissidio tra le due fazioni, e passano il tempo a puntare il dito (e spesso anche il fucile) gli uni contro gli altri, accusandosi a vicenda di estremismo e di eresia. Eppure non c'è chissà che differenza tra le due fazioni: ad esempio, Sciiti e Sunniti credono nello stesso Allah come unico dio, e seguono il medesimo Corano; tuttavia gli Sciiti sospettano che i Sunniti possano averne alterato alcune parti, e per questa ragione li accusano di falso e di eresia; i Sunniti ovviamente ritengono che la vera eresia sia questa accusa, e siccome gli Sciiti hanno due versetti del Corano in più, rilanciano tacciandoli a loro volta di falsificazione.

Un altro tema di discussione tra Sciiti e Sunniti riguarda gli hadīth: un hadith è un aneddoto riguardante la vita di Maometto, oppure un brano contenente un'integrazione o una spiegazione di qualche passo coranico. Ne esistono una quantità impressionante e sono classificati secondo il parametro di isnād, che significa 'provenienza e affidabilità della fonte' e viene espresso tramite una tipica introduzione (che di fatto non costituisce prova) che tipicamente suona come 'ho sentito questa cosa da questa persona, che a sua volta l'ha saputa in questo modo da quest'altro'. Il Corano, unito all'insieme degli ahadith costituisce l'intera legge della Shari'a, esattamente come per gli ebrei la Torah forma la Halakhah unitamente al Talmud e ai moltissimi mishnah.  I primi ahadith sono attribuiti a Maometto stesso e alle persone che hanno vissuto a stretto contatto con lui, mentre gli ahadith successivi sono stati lasciati da altri musulmani con posizioni di preminenza sociale, dunque avrete già capito dov'è che casca l'asino: gli Sciiti non accettano i primi tre Califfi, quindi non accettano gli hadith di quel periodo, e hanno nuovi hadith (di Alì e dei suoi successori) che i Sunniti non riconoscono. Eresia!

Per quanto riguarda il Tahwid, ossia il precetto islamico dell'unicità di dio, i Sunniti accusano gli Sciiti di violarlo a causa della loro tendenza a venerare gli Imam e i parenti di Maometto come santi, li chiamano ghulât (estremisti) per via della loro devozione verso Alì, e definiscono bid'a (biasimevole) la pratica Sciita di cultuare le tombe dei santi (forse anche per via del fatto che in queste occasioni gli Sciiti ne approfittano per esternare la propria disapprovazione riguardo i Sunniti). Ovviamente gli Sciiti non ritengono di violare in alcun modo il Tahwid, e non ritengono di essere affatto estremisti – anzi, secondo loro gli estremisti sono i Sunniti, dal momento che proprio dal rigore Sunnita è nato il fondamentalismo Wahabita.

A dire il vero l'Islam Sunnita ha generato non una, ma due diverse filiazioni: il Wahabismo e il Salafismo. I Wahabiti sono la frangia più fondamentalista dell'Islam Sunnita, conservatrice fino al niqab e tendente al terrorismo, mentre i Salafiti sono la fisiologica risposta al Wahabismo, vale a dire il suo contraltare tendente ad una modernizzazione pseudo-liberale, apparentemente più moderato e proiettato verso l'innovazione, ma sempre e comunque profondamente anti-occidentale – ad onta del fatto che i Wahabiti accusino comunque i Salafiti di aver contaminato l'Islam con i vizi e i mali d'occidente. La cosa davvero spassosa è che il Salafismo è tutto sommato molto simile all'Islam Sciita, tranne che per una cosa: il metodo di scelta del Califfo. L'annosa questione è sempre solo questa. Ben lungi dal confermarsi tolleranti e pacifisti come vogliono far credere, gli Sciiti non sono capaci di andare d'accordo neppure tra di loro: litigano fin dal primo giorno per le successioni, e continuano a farlo anche al giorno d'oggi. Hanno litigato così tanto che - non paghi di essersi staccati e di aver fondato il loro Islam - si sono frazionati ancora e ancora, formando nuove sette (come ad esempio gli Ismailiti, gli Zayditi e i Duodecimani) e MAI per motivi dottrinali. Sempre e solo per motivi di successione del Califfo.

 

Piccola Delucidazione sull’Islam Moderno.

Oggi ci ritroviamo di frequente ad avere a che fare con la cultura islamica. Si sente parlare di Islam ai notiziari, e poi se ne parla nel bar, in piazza, in ufficio, ovunque, non solo dell'Islam geograficamente distante raccontato dai telegiornali, ma soprattutto di quello importato dagli islamici che sono venuti a vivere in mezzo a noi, e che molto spesso stride fastidiosamente con la libertà di costumi. A questo proposito sussiste una gran confusione, e l'opinione pubblica è ferocemente divisa: qualcuno sarebbe addirittura disposto ad 'islamizzarci un pochino' pur di favorire l'integrazione, qualcun altro ritiene che l'Islam moderato sia 'quello vero' e che la convivenza tra noi e loro sia qualcosa di facilmente fattibile, altri ancora darebbero fuoco a qualsiasi arabo (anzi a qualsiasi tunisino, egiziano, nordafricano, senegalese, turco e pachistano) – e intanto, mentre noi occidentali siamo impegnati a ridefinire i menù delle mense scolastiche e distratti dall'annosa lite tra redneck nostrani e integrazionsti, l'Islam attecchisce indisturbato nella nostra terra. Perché è questo che fa l'Islam: si espande, mutando all'occorrenza le sue strategie, anche celando, se serve, l'inamovibilità della Shari'a dietro ingannevoli paraventi di adattabilità apparente. Come un virus che attacca le membrane cellulari dell'organismo ospitante, si insinua e si replica, si replica e colonizza, colonizza e sostituisce, fino a diventare l'unico codice che anima artificialmente un involucro vuoto.

Il popolo Italiano oggi è pericolosamente simile a come era il popolo Arabo ai tempi dell'Egira: questa nostra Terra è un mosaico eterogeneo di etnie, religioni e culture, e il giudeo-cristianesimo ha attecchito da tempo, indebolendo i sentimenti di orgoglio e fierezza. La radice Pagana vive nel nostro sangue, ma è stata dimenticata e rinnegata da molti; dell'antico retaggio è rimasta soltanto la munifica tolleranza Romana verso l'altrui religione, che - separata dalla sua Origine e privata della sua Identità – perde tutta la sua nobiltà, e si avvia lungo la deriva della sottomissione. Islam significa proprio questo. Significa, letteralmente, sottomissione. Le persone non si rendono conto di questo. Paradossalmente, i più inferociti anti-islamici, scadendo nell'odio razziale e facendo mostra di non aver minimamente compreso la distinzione tra etnia e religione, finiscono per fare il gioco dell'Islam, rendendolo più simpatico e popolare agli occhi della enorme massa di disinformati, buonisti e demagoghi, che se ne vanno in giro sempre più tronfi a blaterare di un mondo fatto di moschee e di unicorni.

 

I Luoghi Comuni Figli della Demagogia Populista.

(ovvero quelle amene affermazioni che popolano il web e le conversazioni da bar in nome dell'integrazione, e che sentiamo proferire continuamente)

 

1-”Islam non vuol dire terrorismo”

La frangia fondamentalista che pratica atti terroristici è il Wahabismo. Non tutti gli islamici sono Wahabiti, ma i Wahabiti sono islamici a tutti gli effetti. Il Wahabismo è uno degli aspetti dell'Islam. E' corretto distinguere, ma non è corretto escludere questo aspetto dall'intero Islam allo scopo di renderlo più accettabile.

2-”Islam non vuol dire fondamentalismo”

L'Islam Sunnita (che è la maggioranza, in ragione dell'80%) è tradizionalista, intransigente e fondamentalista. Il fatto che non tutti i fondamentalisti siano terroristi non significa che la maggioranza non sia fondamentalista. Il fatto che esistano minoranze più moderate non significa che ''il vero islam'' sia moderato.


3-”L'Islam sta cambiando e sta diventando una religione di pace”
Lo zoccolo duro dell'Islam è Sunnita, è ancora un 80% pieno. Sciiti e Salafiti sono apparentemente più moderati, ma non per bontà d'animo o per evoluzione: si mostrano più moderati perché – a detta di loro stessi – è la tattica che hanno scelto per guadagnare consensi e conversioni. Lo scopo di tutti gli islamici è islamizzare il mondo, con le buone o con le cattive.

 

4-”Gli islamici sono così avanti da ammettere i matrimoni temporanei”

Solo gli Sciiti hanno istituito questa novità, allo scopo di mostrarsi moderni, e guadagnare consensi e conversioni. Comunque nessun Sunnita vi permetterebbe mai di contrarre un matrimonio temporaneo.

 

5-”L'Islam è democratico e meritocratico”

Casomai l'Islam Sunnita è democratico e meritocratico per quanto riguarda l'elezione del Califfo, e solo e soltanto in relazione al loro contesto sociale. Decontestualizzare questo è incorretto e fuorviante.

 

6-”I veri islamici si accontentano dell'hijab”

Casomai alcuni Sciiti e alcuni Salafiti accettano che le donne indossino l'hijab. Tutti gli altri burqa e niqab come se non ci fosse un domani. E comunque anche sull'hijab c'è molto da ridire.

 

7-”L'Islam ama, valorizza e protegge le donne come tesori inestimabili”

Che molte di loro se lo facciano andar bene, e che si possano sentire protette (?) dalle regole e da quel mucchio di stoffa addosso, ci possiamo pure credere. Ma che non ci vengano a dire che è una cosa normale dover chiedere il permesso per tutto e non avere potere decisionale o libertà di movimento. Possono esserci vari gradi di subordinazione a seconda del grado di fondamentalismo del contesto, ma è innegabile che non ci sia parità. Molte mussulmane non possono guidare l'auto né uscire da sole, molte di loro non possono neppure laurearsi o diplomarsi. Questo è un fatto.

 

8-”La violenza domestica non viene dal Corano”

Sul serio?! È una presa per il culo?!

Sura IV, 34: “Gli uomini sono anteposti alle donne, a causa della preferenza che Allah concede agli uni rispetto alle altre. Quanto a quelle di cui temete atti di disobbedienza, ammonitele, poi lasciatele sole nei loro letti, poi battetele”.
Non penso occorra aggiungere altro.

 

9-”L'infibulazione è un retaggio culturale precedente”

Ogni tanto salta fuori qualche genio che pretende che questa pratica sia legata a retaggi pre-islamici antichissimi, negando che derivi in alcun modo dalla Shari'a. Ad onor del vero, infibulare le donne non è un precetto dell'islam e la maggior parte degli islamici non lo fanno, ma resta comunque il fatto che tutti quelli che lo fanno sono islamici.

Attualmente la pratica della mutilazione genitale femminile è in essere nella fascia centrale dell'Africa, e noi sappiamo bene quali popoli abbiano vissuto in quelle aree: nell'antico Egitto, nel Ventre di Da o presso i Mamaissii nessuno ha mai infibulato le donne. Questo è un fatto. Che non abbia origine nel Corano è vero, e non ne ho trovato menzione neppure negli hadith, ma è altrettanto vero che questa pratica NON viene dai Pagani. Casomai è un'errata interpretazione della già aspramente misogina Shari'a, che non tutti gli Islamici condividono.

 

Quello che quasi nessuno dice, e che invece sarebbe da dire, è che Arabo non significa necessariamente mussulmano, e anche che 'nato islamico' non significa necessariamente 'aderente alle leggi della Shari'a'. Gli islamici non sono un'etnia. Conosco personalmente persone di etnia araba o nordafricana che NON sono mussulmani, e che sono consapevoli delle proprie Origini Pagane. Purtroppo, la maggioranza non è così, e questo è un dato di fatto: gli arabi e i nordafricani politeisti (o anche solo atei o agnostici) sono pochissimi, però esistono! Dunque vorrei ricordare a tutti noi Fratelli in Satana che così come è fondamentale non lasciarsi plagiare dalla deriva integrazionista pro-islamica, allo stesso modo è necessario essere capaci di distinguere, evitando di trasformare la giusta opposizione all'avanzata della Shari'a in un ingiustificato odio razziale. Il Popolo Arabo è nato Pagano.

 

La Matrice Ebraica dell’Islam.

Sura II 34.E quando dicemmo agli Angeli: “Prosternatevi ad Adamo”, tutti si prosternarono, eccetto Iblîs, che rifiutò per orgoglio e fu tra i miscredenti.

35.E dicemmo: “O Adamo, abita il Paradiso, tu e la tua sposa. Saziatevene ovunque a vostro piacere, ma non avvicinatevi a quest'albero, ché in tal caso sareste tra gli empi”.
36.Poi Iblîs li fece inciampare e scacciare dal luogo in cui si trovavano. E Noi dicemmo: “Andatevene via, nemici gli uni degli altri. Avrete una dimora sulla terra e ne godrete per un tempo stabilito”.

39.E i miscredenti che smentiscono i Nostri segni, sono i compagni del Fuoco, in cui rimarranno per sempre.

40.O figli di Israele, ricordate i favori di cui vi ho colmati e rispettate il Mio patto e rispetterò il vostro. Solo Me dovete temere.
47.O Figli di Israele, ricordate i favori di cui vi ho colmati e di come vi ho favorito sugli altri popoli del mondo.

48.E temete il Giorno in cui nessun anima potrà alcunché per un'altra, in cui non sarà accolta nessuna intercessione e nulla potrà essere compensato. Essi non saranno soccorsi.

50. E [ricordate] quando abbiamo diviso il mare per voi, quindi vi abbiamo tratti in salvo e abbiamo annegato la gente di Faraone, mentre voi stavate a guardare.

51. E quando stabilimmo con Mosè [un patto in] quaranta notti... e voi vi prendeste il Vitello e agiste da iniqui.

52. Ma Noi vi perdonammo: forse ne sareste stati riconoscenti.53. E quando abbiamo dato a Mosè il Libro e lo strumento per distinguere il vero dal falso: forse sarete ben guidati!



Direi che col Corano siamo già a posto, questo assaggio è sufficiente ad avvelenar... ehm, a chiarire a sufficienza che ci troviamo in presenza di un riassunto dell'Antico Testamento. Eppure è opinione diffusa che i punti di contatto con l'ebraismo siano cosa prettamente cristiana, e che l'Islam invece ne presenti solo alcuni e in modo assai marginale. In realtà, la divergenza è solo apparente, ed è dovuta principalmente al fatto che negli ultimi secoli gli ebrei hanno vissuto tra maggioranze cristiane: sono stati dunque gli ebrei ad adattarsi al mondo occidentale, e non gli islamici a discostarsi dalla matrice ebraica! Togliendo dunque dall'equazione le forme di ebraismo più progressiste e moderne, e prendendo a riferimento l'ortodossia e l'ebraismo più antico per confrontarlo con l'Islam, vedremo immediatamente il medesimo modo di rapportarsi alla legge divina, la stessa preoccupazione nel risultare conformi ai comandamenti, e la stessa tendenza a unire la legge degli uomini e la legge di dio. La Halakhah ebraica e la Shari'a islamica si sovrappongono, scandendo quasi all'unisono tutti gli aspetti della vita umana, i rapporti familiari, le relazioni sociali, le abitudini quotidiane, l'alimentazione, l'igiene personale, quando e come pregare: per gli ebrei è importante seguire queste leggi per rafforzare l'alleanza di dio con Abramo, per gli islamici lo è per essere come Maometto. Persino sotto gli aspetti della giurisprudenza Halakhah e Shari'a sono estremamente simili, essendo entrambe plasmate sul modello ebraico vigente durante il sesto secolo, che fu appunto il periodo di compilazione del Talmud, e ancora oggi il modo di studiare le scritture da parte sia dei rabbini che degli ulema è il medesimo – spremersi per redarre nuove regole estrapolate da ciò che resta tra le righe, analizzare dettagli futili fino allo sfinimento, disquisire su questioni marginali fino allo stremo, e permettere a precetti e interdetti di assurgersi a leggi sociali. Sinagoga e moschea sono state, nei secoli, non solo luoghi di preghiera ma anche tribunali, sale comunitarie e luoghi di studio. In entrambe la partecipazione delle donne non è prescritta, seppure sia consentita - a condizione che restino in una sezione a loro destinata, che non sia troppo in vista per evitare che la loro presenza porti gli uomini alla degenerazione. La circoncisione maschile è tanto ebraica quanto musulmana.

 

La condizione della Donna nella Shari'a e nella Halakhah. Questo dice il Corano, e così come è scritto è applicato:

 

Sura II, 229: Un uomo può divorziare da sua moglie per mezzo di una dichiarazione pubblica, mentre la moglie non possiede tale diritto.

Sura II, 282: Chiamate ad assistere due testimoni, se non sono due uomini, siano un uomo e due donne, perché se una di esse dimentica, l’altra la faccia ricordare.

Sura IV, 3: Sposate allora le donne che vi piacciono, due, tre o quattro.

Sura IV, 11: Ecco quello che Allah vi ordina a proposito dei vostri figli: al maschio la parte di due femmine.

Sura IV, 34: Gli uomini sono anteposti alle donne, a causa della preferenza che Allah concede agli uni rispetto alle altre. Quanto a quelle di cui temete atti di disobbedienza, ammonitele, poi lasciatele sole nei loro letti, poi battetele. Se poi vi obbediscono, non fate più nulla contro di esse.

Sura V, 6: O credenti, quando vi accingete alla preghiera lavatevi la faccia e le mani. Se avete toccato donne, e non trovate acqua, cercate della polvere pulita e passatevela sulla faccia e sulle mani.

 

Sappiamo bene che per la maggior parte delle musulmane le cose stanno ancora così, e che invece non è lo stesso per le donne ebree. Tuttavia, la Storia ci insegna che fu tra il decimo e il tredicesimo secolo che i rabbini Gershom e Maimonide prima, Peretz Ben Elia e Rothberg poi, introdussero innovazioni riguardanti il divieto alla poligamia, la possibilità per le donne di richiedere il permesso di divorziare al tribunale rabbinico, e la messa al bando della violenza domestica. Rothberg affermò che ''è la maniera dei Gentili di comportarsi così, ma che il cielo non voglia che anche gli ebrei non lo facciano'', indicando che pur disapprovando, era necessario che si adattassero al contesto sociale – e confermando che fino a quel momento era stato consuetudine che le mogli venissero picchiate liberamente, e che non avessero diritto a decidere di divorziare.

 

Per quanto riguarda le mestruazioniecco quanto dice l'Antico Testamento:

 

“Quando una donna abbia flusso di sangue, cioè il flusso nel suo corpo, la sua immondezza durerà sette giorni; chiunque la toccherà sarà immondo fino alla sera. Ogni giaciglio sul quale si sarà messa a dormire durante la sua immondezza sarà immondo; ogni mobile sul quale si sarà seduta sarà immondo. Chiunque toccherà il suo giaciglio, dovrà lavarsi le vesti, bagnarsi nell’acqua e sarà immondo fino alla sera. Chi toccherà qualunque mobile sul quale essa si sarà seduta, dovrà lavarsi le vesti, bagnarsi nell’acqua e sarà immondo fino alla sera. Se l’uomo si trova sul giaciglio o sul mobile mentre essa vi siede, per tale contatto sarà immondo fino alla sera. Se un uomo ha rapporto intimo con essa, l’immondezza di lei lo contamina: egli sarà immondo per sette giorni e ogni giaciglio sul quale si coricherà sarà immondo (...) Quando essa sia guarita dal flusso, conterà sette giorni e poi sarà monda. L’ottavo giorno prenderà due tortore o due colombi e li porterà al sacerdote all’ingresso della tenda del convegno. Il sacerdote ne offrirà uno come sacrificio espiatorio e l’altro come olocausto e farà per lei il rito espiatorio, davanti al Signore, per il flusso che la rendeva immonda” (Levitico 15:19-30).

Nel Corano invece c'è solo questo:

“Allontanatevi sessualmente dalle donne durante la mestruazione, e non avvicinatele finché non saranno purificate. Quando saranno purificate, allora potete avvicinarle, come Dio vi ha comandato” (Corano 2:222)

 

Tuttavia una donna islamica mestruata non può, secondo la maggioranza conservatrice, toccare o recitare il Corano, né praticare digiuni, adorazioni o abluzioni rituali, né entrare in moschea! I sostenitori della presupposta parità coranica dei sessi fanno leva su questa discrepanza, ignorando il fatto che i divieti riguardanti le donne mestruate che non si trovano nel Corano, si trovano comunque negli Hadith – che è come dire che una cosa manca nella Torah ma è presente nel Talmud e nelle Mishnah, e dunque fa comunque parte della medesima legge.

 

Nella religione ebraica il cibo consentito è definito Kosher. Il corpo di leggi che determinano se un cibo sia Kosher o meno, si chiama kasherut ed è composto da quanto prescritto nell'Antico Testamento (Levitico e Deuteronomio), e da quanto riportato nel Talmud e in varie Mishnah. Mucca, vitello, pecora, capra, pollo, pesci con pinne e squame sono consentiti. Coniglio, maiale, cavallo, anguille, frutti di mare, caviale, pescegatto, coda di rospo, rettili e vari insetti sono interdetti.La carne deve essere macellata in un modo preciso, l'animale deve essere vivo e deve morire per dissanguamento mediante un taglio netto alla gola. Il sangue deve drenare tutto. La caccia è malvista. Nella religione islamica il cibo consentito è definito Halal, quello interdetto Haram. Il corpo di leggi che distinguono cibo halal da cibo haram è composto da quanto prescritto dal Corano, e da quanto riportato in vari Hadith. Mucca, vitello, pecora, capra, pollo, pesci con squame, uova dei pesci consentiti, gamberi, cavallette e locuste sono consentiti. Coniglio, maiale, cane, cinghiale, cavallo, mulo, asino, anguille, frutti di mare, pesci senza squame, frutti di mare, rettili e vari insetti sono interdetti. Anche nell'Islam le regole di macellazione sono le stesse dell'ebraismo. La caccia è consentita solo in determinati periodi e condizioni. In entrambe le religioni sono enunciate molte regole riguardo quali parti degli animali sia consentito mangiare, e in molti casi collimano. L'unica vera differenza sta nel fatto che nell'ebraismo è scoraggiata l'ubriachezza, ma non l'ingestione di alcolici; mentre nell'Islam bere vino, birra o altri generi di libagioni inebrianti è vietato.

 

La circoncisione maschile è obbligatoria nella Shari'a tanto quanto nella Halakhah. Tecnicamente la circoncisione femminile nel Corano è soltanto consigliata, e nella sua forma più lieve (quella che risparmia il clitoride, rimuovendo esclusivamente una piccola porzione di tessuto del cappuccio clitorideo).

 

Curiosità sui cani: sia nell'Islam che nell'Ebraismo, i due animali più immondi del creato sono i maiali e i cani (sì, fa ridere, me ne rendo conto). Per quel che riguarda i cani, la cosa origina in Levitico 11:27

 

“Considererete come impuri tutti i quadrupedi che camminano sulla pianta de’ piedi; chiunque toccherà il loro corpo morto sarà impuro fino alla sera”.

 

Gli ebrei nelle scritture (e non solo) usavano riferirsi ai Gentili chiamandoli cani in senso di spregio, e allo stesso modo gli islamici si riferivano (e si riferiscono tuttora) ai non convertiti chiamandoli “cani infedeli”. Al giorno d'oggi è ancora haram tenere un cane per un mussulmano. Quanto segue non è nel Corano, ma è comunque parte della Sunna, perché si trova nel Corpo di Hadith:


“Chi tiene un cane in casa, le sue buone azioni diminuiranno ogni giorno di un qeeraat [unità di misura], a meno che non sia un cane da caccia o protezione”.

“Quando un cane lecca un utensile, quest’ultimo va lavato sette volte con l’acqua e strofinato con la terra l’ottava volta”.

“Gli angeli non entrano in una casa dove c’è un cane o un’immagine animata”.

 

I punti di contatto tra Halakhah e Shari'a non finiscono qui, e ci sarebbe ancora moltissimo da dire (forse l'unica vera differenza sostanziale è che gli ebrei fanno vere e proprie acrobazie per non nominare mai il nome di dio, mentre invece gli islamici dicono Allah ogni quattro parole) ad ogni modo penso che quanto detto finora possa essere sufficiente a chiarire il quadro d'insieme. Ora finalmente possiamo distogliere la mente da Maometto e dal suo dio, e iniziare a ragionare su qualcosa di veramente importante e dal valore inestimabile: gli Dei che il popolo Arabo ha onorato per tanti secoli, i veri Dei che nessun monoteismo potrà mai cancellare. I nostri stessi Dei, con altri Nomi ancora. Vi chiedo di pazientare ancora qualche paragrafo prima di arrivare al Pantheon, perché ci sono ancora un paio di cose importanti da prendere in esame.

 

Gli Astri, i Betili e gli Dei.

Gli Arabi Antichi credevano negli Dei, e li onoravano in moltissimi modi. Prima di tutto vorrei far notare quanto fosse civile ed evoluto il modo in cui questo popolo usava offrire doni e tributi agli Dei: anzitutto, essi tendevano a non uccidere ciò che non sarebbe stato mangiato. Quando sacrificavano un animale ad un Dio, ne versavano il sangue sull'Altare e ne consumavano le carni, dividendole con chiunque si trovasse nell'area circostante. Il Sacrificio così consumato diventava una vera e propria festa in cui tutti i partecipanti si sfamavano e bevevano insieme alla Divinità, spesso danzando e cantando in suo onore. Inoltre è importante considerare che questa non era affatto l'unica modalità per offrire animali agli Dei: agli Arabi non importava tutto sommato di offrire l'uccisione, perché per loro la cosa veramente importante era donare ad un Dio un bene prezioso. Siccome alcune Divinità, come la Madre Allat, non volevano assolutamente uccisioni né sangue, ed altre proteggevano in special modo la salute degli animali, spesso essi donavano agli Dei i loro animali da vivi – e vivi restavano, lasciati liberi oppure curati e nutriti fino a che non fossero morti naturalmente.

Ad Allat gli Arabi offrivano soprattutto dolci confezionati con i prodotti della Terra, e  a molti altri Dei offrivano primizie, trecce decorative confezionate con i loro capelli, gioielli e armi con cui adornavano gli altari e gli alberi sacri, statuette e manufatti votivi. Ogni volta che era possibile, dedicavano alle Divinità oasi, sorgenti e montagne, e costruivano templi, erigevano statue, ed esprimevano la loro devozione venerando tantissime cose, sulla Terra e nel Cielo. Il Sole e la Luna erano Sacri, e ogni aspetto Solare e Lunare era accolto con naturalezza e senza alcun preconcetto, riconoscendo sia nel Sole che nella Luna sia il maschile che il femminile. In moltissimi casi Divinità femminili sono state associate al Sole, e Divinità Maschili associate alla Luna.

La Natura era Sacra, lo erano gli Alberi e le Sorgenti, il Cielo Notturno, le Stelle. Dicevano che là dentro c'erano gli Dei. Dicevano anche che gli Dei potevano abitare dentro ai loro Nusub.Nusub significa “pietra”, e quando un Nusub è consacrato ad un Dio, allora diventa un Bayt-llah, vale a dire la “Casa di una Divinità”. Dalla parola Bayt-llah deriva il termine betile, con cui è indicato appunto il tipico idolo in pietra grezza venerato maggiormente nei templi dell'Arabia tribale. Per quale motivo sostenessero che gli Dei scendevano dentro le Pietre Sacre, o per quale ragione a loro piacesse di venerarli circumambulandoli (ossia camminando in circolo tutto attorno) non ci è dato saperlo con precisione, tuttavia non è una cosa poi tanto assurda: l'idea che le raffigurazioni di un Dio potessero essere abitate da una Divinità è comune a moltissimi Culti, e anche il concetto di cerchio accomuna sostanzialmente tutti i popoli di tutte le epoche della Storia. Camminando in cerchio si delimita uno spazio sacro, facendolo insieme ad altre persone si dà vita ad una danza rituale collettiva: la terra gira intorno al suo Asse, così il devoto gira intorno alla sua Divinità, non è affatto sciocco, è una cosa istintiva! Eppure, l'idea inesatta e fuorviante che ''gli Arabi Antichi adorassero sassi con stupidi rituali superstiziosi” è ormai universalmente diffusa, perché l'Islam ha perpetrato una vera e propria campagna diffamatoria nei confronti della antica spiritualità tribale, ripetendo e insistendo fino alla nausea calunnie per far credere che fosse vuota e priva di fondamento, e facendo passare i Politeisti per un branco di scemi senza dio che passeggiavano in tondo attorno a dei semplici sassi.

In realtà gli Arabi antichi erano normalissimi politeisti e credevano negli Dei come tutti gli altri Politeisti del mondo. Cercavano gli Dei negli Arcobaleni, nella corsa dei Cavalli, nel volo degli Uccelli, nel respiro immenso dei Deserti e sulla cima delle Montagne più alte. E come tutti gli altri Politeisti del Mondo, erigevano Templi e costruivano simulacri. Molte volte, i simulacri non erano statue, ma betili: e la pratica di circumambularli era semplicemente il loro modo di ritualizzare e di rendere omaggioLe tradizioni sono dure a morire, perché hanno sia il valore rassicurante dell'eredità generazionale, sia il valore energetico del Rituale: non c'è altra via, dunque, per chi vuole separare gli Uomini dagli Dei, se non l'inglobare l'antica abitudine nella nuova religione, giustificandone l'origine tramite la menzogna, e deviandone gli intenti e l'energia verso un nuovo punto di raccolta. Fu esattamente questo che fece Maometto. Allo stesso modo in cui, nel mondo occidentale, molte tradizioni Pagane sono state usurpate, travisate, distorte e acquisite dal nuovo Cristianesimo, anche nel mondo arabo è accaduto lo stesso. La sequenza micidiale è la medesima: templi depredati e distrutti, gente ammazzata, diffusione di calunnie e terrore, e infine l'ultima mossa che chiude la partita, ossia l'appropriarsi indebitamente delle tradizioni Politeiste rivendicandone impropriamente l'origine.

Maometto e i suoi successori hanno tentato in tutti i modi di far risultare le tradizioni pagane come “antichi retaggi hanif” che in qualche modo fossero state soppiantate da “distorsioni pagane”. L'hanno fatto con la Luna Crescente, che era di importanza fondamentale per i Pagani, l'hanno fatto con il colore verde, che era il colore dello stendardo dei Quraysh politeisti, e l'hanno fatto riguardo alla circumambulazione e ai betili, inventandosi la storia della pietra bianca donata dall'arcangelo Gabriele che era diventata nera per colpa dei peccati del mondo (e dicendo che andava bene circumambularla perché “anche Abramo circumambulava”) e poi, dando ulteriore prova di essere delle facce da culo di levatura spropositata, hanno proseguito imperterriti sostenendo che circumambulare quella fosse giusto ed ebraico. E allo stesso modo l'hanno fatto con la Ka'aba, pretendendo di far passare per vero che Abramo circumambulasse là il vero dio, in un periodo imprecisato e precedente a quello in cui i “politeisti corrotti avevano iniziato a distrarsi e a sostituire la vera religione con i loro culti inventati”. Questa è una stronzata di proporzioni colossali.

La Ka'aba è il santuario, la “casa sacra”. C'erano moltissime Ka'aba, sparse per le città, le oasi e i deserti dell'Arabia pre-islamica: alcune più piccole e rudimentali, altre più grandi e ricche a seconda delle possibilità e delle capacità dei devoti, sorgevano nei Luoghi Sacri agli Dei oppure nei centri urbani più frequentati. Ogni Ka'aba conteneva uno o più idoli, e quelle più grandi ospitavano il Culto di decine, o addirittura di centinaia di Dei: alla Ka'aba di La Mecca confluiva la venerazione per trecentosessanta divinità. Nessun ebreo aveva mai venerato il suo unico dio in quel luogo, prima che Maometto ce lo portasse.Nessun monoteista aveva fondato le case sacre. I betili, la circumambulazione e le Ka'aba erano tutte tradizioni con radici affondate in un passato remoto, quando ancora il dio monoteista non esisteva nei pensieri degli uomini. Oggi di realtà politeiste in Arabia non ce ne sono praticamente quasi più. Gli Arabi Politeisti sono casi isolati e indipendenti, frutto dello studio, della scelta, del ragionamento e della Memoria del singolo individuoL'unica realtà che ha conservato al suo interno tracce della antica identità è quella dei Beduini.

 

I Beduini.

Badiyah è una parola che indica le ampie distese desertiche. Si pensa che Badawi (che in arabo significa beduino) derivi da qui, ed è molto probabile che sia così. Tuttavia, Bedaya significa “origine, inizio”. Molte Banu, come i Qaysis e gli Anaza, e molti tra gli Yemeniti, derivano dai primi Badawi. Onorevoli e fieri, generosi e ospitali, ancora oggi i Beduini incutono timore perché sanno combattere e ritengono la Guerra la più nobile Arte, e la legge della Natura l'unica legge sopra a tutte le altre.La kefiah sulla testa se la mettono tutti (uomini e donne, per ragioni funzionali e non religiose) e nessuno deve stare col volto coperto. Le donne hanno la loro 'stanza' nelle tende, ma possono uscire quando vogliono, parlare con chi vogliono, mangiare con chi vogliono. Gli uomini, seppure gelosi fino all'estremo, sono disposti a morire per la propria donna. Dopo l'Islam molte tribù beduine si sono spostate anche di parecchio, alcuni fino al nord Africa, preferendo affrontare gli inevitabili scontri con i Tuaregh, piuttosto che uniformarsi al regime. Altri si sono diretti in Iran, Iraq e Siria, dove i governi stanno tuttora tentando di renderli stanziali e di inquadrarli nel tessuto sociale. In alcuni casi ha funzionato: alcune Qabila Beduine si sono insediate, accettando di vivere almeno ai margini di una società che li vorrebbe conformi. Altri si sono islamizzati, anche se ad onor del vero, più di nome che di fatto, se non altro per non avere troppi problemi. Eppure qualche Qabila Beduina pura e incontaminata resiste ancora, e sprezzante del rischio continua ad onorare gli Dei. Che Dhu-Al-Shara protegga i suoi Figli.

 

Il Libro degli Idoli.

Purtroppo l'Islam ha avuto un effetto devastante sui retaggi antichi. Qualche informazione è arrivata fino a noi attraverso quanto qualche studioso dell'Antica Grecia ha scritto al riguardo, e qualche menzione la troviamo sottoforma di critica e contestazione all'interno delle scritture coraniche. Per il resto, la maggior parte delle informazioni scritte attualmente disponibili provengono dal lavoro dello storico Hisham Al-Kalbi, che all'inizio del decimo secolo scrisse il Kitab-al-Asnam: questa è l'opera che conosciamo come il Libro degli Idoli, che è attualmente l'unica, e di conseguenza la più antica rassegna esistente dell'antico Pantheon pre-islamico.

C'è solo un problema riguardo il Libro degli Idoli: Hisham Al-Kalbi era un mussulmano, dunque la sua opera è poco più che una lista, atta a determinare cosa sia da considerarsi idolatria, ovviamente scritta con un atteggiamento fazioso, mendace e offensivo. Purtroppo non c'è molto altro: per integrare possiamo attingere alla Storia e all'Archeologia, confrontare le poche informazioni che abbiamo con i Pantheon geograficamente vicini, e cercare di confrontare e contestualizzare le informazioni. Kitab-Al-Asnam è strutturato sul modello narrativo degli Hadith e contiene prevalentemente una serie di aneddoti atti a screditare le pratiche pagane, o ad esaltare le gesta dei primi musulmani che andarono a distruggere i templi, corredate da informazioni geografiche e sociologiche (almeno quelle piuttosto attendibili). Per quanto riguarda le informazioni sulle Divinità, l'opera è oltremodo carente, scarna nella descrizione degli idoli e addirittura fuorviante sotto il profilo teologico: Hisham non perde occasione per ridicolizzare la venerazione dei betili, rimarcando più e più volte l'idea che siano 'soltanto pietre' in nessun modo animate da influssi divini. Ad immediata riprova di questo, Kitab-Al-Asnam si apre con un'introduzione che tenta di giustificare il fatto che la pratica di circumambulazione delle pietre sacre sia precedente alla fondazione dell'Islam, tentando di farla passare per un retaggio ebraico che in qualche modo possa essere stato paganizzato per errore:

[Hisham ihn-Muhammad al-Kalbi ha detto: Sono stato informato da mio padre e da altri, e ho controllato personalmente accertandomi su quanto riportato riguardo al fatto che quando Ishmael, figlio di Abramo, si stabilì alla Mecca, generò molti bambini. (…)  Più tardi la Mecca divenne sovraffollata con loro, e tra di loro sorsero dissensi e dispute, causando combattimenti tra di loro e, di conseguenza, la loro dispersione in tutto il territorio in cui si aggiravano in cerca di cibo. La ragione che li ha portati al culto delle immagini e delle pietre è stata la seguente: Nessuno lasciò la Mecca senza portare via con sé una pietra dalle pietre della Sacra Casa in segno di riverenza verso di essa, e come un segno di profondo affetto per la Mecca. Ovunque si fosse stabilito, egli avrebbe eretto quella pietra e l'avrebbe circumambulata nello stesso modo in cui circumambulava la Ka'bah (…) gli arabi venerano ancora oggi la Ka'bah e la Mecca e si recano da loro per compiere il pellegrinaggio e la visita, conformandosi così all'usanza del tempo onorata che hanno ereditato da Abraham e Ishmael. Con il tempo questo li ha condotti al culto di tutto ciò che ha catturato la loro fantasia, e li ha portati a dimenticare il loro antico culto. Hanno scambiato la religione di Abramo e Ismaele per un altro. Di conseguenza hanno preso a cultuare delle immagini, diventando come le Nazioni prima di loro.]

A questa introduzione, in cui l'autore tenta di confondere le acque pretendendo che Abramo fosse solito circumambulare betili, e ignorando volutamente le radici Pagane del Popolo Arabo, fa seguito un breve capitolo dove si narra un aneddoto su due amanti che vennero pietrificati:

[Isif e Ni'ilah erano due amanti. Isif stava corteggiando Na'ilah nella terra dello Yemen. Si sono messi in cammino per compiere il pellegrinaggio. Al loro arrivo alla Mecca entrarono nel Ka'bah. Approfittando dell'assenza di chiunque altro e della privacy della Casa Sacra, Isaf commette adulterio con lei nel santuario. In seguito si trasformarono in pietra, diventando due falene. Sono stati poi presi e collocati nei loro rispettivi posti. Più tardi, il Khuza'ah e il Quraysh, così come tutti coloro che sono venuti su pellegrinaggio alla Sacra Casa, li venerava.]

Questo appare come un altro modo ancora per giustificare l'esistenza del culto delle Pietre. L'autore probabilmente sta tentando di spiegare in qualche modo 'accettabile' la devozione dei Banu Quraysh per le Pietre Sacre. Cosa importantissima di cui Hisham non ha (volutamente?) tenuto conto, è che Isãf e Na'ila sono in realtà due Divinità delle Colline. Già questo è abbastanza per rendersi conto dell'atteggiamento fazioso dell'autore, e della scarsa affidabilità dell'intera opera. A questo tentativo di escludere dal Pantheon queste due Divinità, segue finalmente la rassegna degli idoli: nel Kitab-al-Asnam ne vengono menzionati in tutto venticinque. I Sacri Nomi cultuati nella regione circostante a La Mecca, dentro e fuori la Ka'ba, erano trecentosessanta (!) senza contare la quantità di Dei conosciuti in altre aree della Penisola Arabica. Hisham-al-Kalbi non ha tenuto conto di tutto questo, prendendo in esame solo e soltanto i Nomi che erano maggiormente conosciuti nell'area dell'Hegiaz, in particolare dalla Banu Quraysh.

La rassegna si apre con Suwa. Ci saremmo potuti aspettare che il Kitab-al-Asnam si aprisse con la triade Allat-Al-Uzza-Manat, invece l'autore ha seguito un ordine diverso, citando per prime cinque Divinità che sono menzionate insieme nella settantunesima Sura del Corano:

“Disse Noè: Signore, mi hanno disobbedito seguendo coloro i cui beni e figli non fanno che aumentarne la rovina; hanno tramato un'enorme trama e hanno detto: Non abbandonate i vostri dèi, non abbandonate né Wadd, né Suwâ, né Yaghûth, né Yaûq, né Nasr”.

Questi versetti del corano derivano da Genesi 13:

“Dio guardò la terra ed ecco essa era corrotta, perché ogni uomo aveva pervertito la sua condotta sulla terra. Allora Dio disse a Noè: E' venuta per me la fine di ogni uomo, perché la terra, per causa loro, è piena di violenza; ecco, io li distruggerò insieme con la terra.”

Nel testo ebraico non ci sono menzioni alle Divinità pre-islamiche (anche se è risaputo che quando nelle scritture si parla di condotta pervertita, si parla di Pagani) e la menzione coranica a queste cinque Divinità ha tutta l'aria di essere un'aggiunta arbitraria per favorire la diffusione del primo Islam. Inutile dire che osservando questa scelta dell'autore, ho la netta sensazione che sia stata dettata dall'intenzione di rimarcare la volontà di anteporre il corano alla grandezza della Triplice Madre, tentando una volta di più di oscurarne la fama e la gloria, e mettere in ombra una volta di più la Sacralità Femminile. A riprova di questo vorrei far notare che questa prima Divinità menzionata viene descritta al maschile, quando invece Suwa è una Dea - e mi fa sorridere che dopo tanto impegno per mettere le Dee da una parte, questa opera si apra comunque con una Divinità femminile.

A Suwa seguono, come da programma coranico Wadd, Yaghuth, Ya'uq e Nasr. Le informazioni sono scarne, persino per quanto riguarda l'aspetto degli idoli o gli eventi legati alla loro distruzione ad opera del regime islamico.

Per intenderci, il livello narrativo è questo:

I Khaywin adottarono Ya'uq come loro dio. Era posto in un loro villaggio chiamato Khaywan, a distanza di due notti di viaggio verso la Mecca. Non ho sentito parlare degli Hamdan, o di qualsiasi altra tribù tra gli arabi chiamare mai alcuno dei loro membri con il nome di Abd-Ya'uq. Non ho mai sentito parlare di Ya'uq nella loro poesia. Penso che ciò sia dovuto al fatto che erano situati vicino a San'a, e di conseguenza erano mischiati. Con l'Himyar ha abbracciato il giudaismo con loro nello stesso tempo in cui Dhu-Nuwas ha accettato la religione di Israele e ha convertito i suoi seguaci ad esso.

Il Nome successivo è Ri'am, e da come l'autore ne parla, non è chiaro se stia parlando del nome di un luogo, oppure di una Divinità.

L'Himyar aveva anche un altro tempio a San'a. Si chiamava Ri'am; la gente lo venerava e offriva in esso sacrifici. Secondo un rapporto, essi ricevevano comunicazioni da un oracolo. (…)

Non ho sentito un solo verso di poesia nella descrizione di Ri'am. Tuttavia, ho sentito qualcosa nella descrizione degli altri. Questi, dunque, sono i cinque idoli che il popolo di Noè adorava. (…)

Hanno complottato un grande complotto; e hanno detto: Non abbandonate i vostri dei; non abbandonare Wadd e Suwa, né Yaghuth e Ya'uq e Nasr. E fecero sbagliare molti.

Qui finalmente l'autore si accinge a parlare di Manat, Allat e Al-Uzza. Il taglio narrativo e i temi trattati sono sempre i medesimi. Prosegue il tentativo di far credere che la religione Abramitica fosse originariamente in essere, con l'intento di far passare il Politeismo per distorsione. Allo stesso modo prosegue l'intento di voler spogliare gli idoli da ogni valore spirituale, rimarcando più e più volte la natura materiale dei simulacri e la natura superstiziosa della devozione che gli Arabi Pagani manifestavano, e si insiste sulla glorificazione delle gesta dei primi islamici, che depredarono i templi, uccidendo i custodi e distruggendo le statue. Solo ad Al-Uzza, in un preciso passaggio, è attribuita un'Essenza reale, visibile, seppure descritta in modo offensivo e mendace: Al-'Uzza era una diavolessa che frequentava tre alberi nella valle di Nakhlah. Quando il Profeta prese La Mecca, inviò Khalid ibn-al-Walid dicendo: "Andate nella valle di Nakhlah; lì troverete tre alberi. Tagliate il primo". Khalid andò a tagliarlo. Al suo ritorno, il Profeta gli chiese di dire: "Hai visto qualcosa lì?" Khalid rispose e disse: "No." Il Profeta gli ordinò di tornare e di tagliare il secondo albero. Andò a tagliarlo. Al suo ritorno per riferire il Profeta gli chiese una seconda volta: "Hai visto qualcosa? Khalid rispose: "No”. Allora il Profeta gli ordinò di tornare indietro e abbattere il terzo albero. Quando Khalid arrivò sulla scena trovò una donna abissina con i capelli scompigliati e le mani appoggiate sulle spalle, a digrignare e grattugiare i denti. Dietro di lei c'era Dubayyah al-Sulami, allora custode di al-'Uzza. Quando Dubayyah vide Khalid avvicinarsi, disse: "O tu al-'Uzza! Togliti il velo e rimboccarti le maniche; Riassumere le tue forze e infliggere a Khalid un colpo inconfondibile. Perché, a meno che tu non lo uccida proprio oggi,"Sarai condannato all'ignominia e alla vergogna." Allora Khalid rispose: "O al-'Uzza! Che tu possa essere bestemmiata, non esaltato! Vedo in verità che Dio ti ha placato". Rivolgendosi alla donna, le diede un colpo che le tagliò la testa in due, ed ecco che lei si sbriciolò in cenere. Lui poi ha abbattuto l'albero e ucciso Dubayyah il custode, dopo di che è tornato dal Profeta per raccontare. Allora il Profeta disse: "Quello era al-'Uzza. Ma lei non c'è più. Gli arabi non avranno nessuno dopo di lei. In verità non sarà mai più venerata".

A parte questo preciso punto, Hisham-al-Kalbi non ha mai più fatto menzione di qualsivoglia manifestazione riconducibile alla reale esistenza di alcuno degli Idoli. Altra cosa singolare è che fino a questo punto, l'autore ha nominato ogni capitolo con il Nome dell'idolo di cui intendeva parlare, ma da qui in poi ha scelto di lanciarsi in un lungo discorso inerente ai betili, nel quale ha infilato un po' sottotraccia i Nomi prima di Hubal, poi di nuovo Isif e Nailah (ripetendo quanto detto nell'introduzione), e infine di Ruda e Manaf, come se non volesse dare a queste Divinità l'importanza di un capitolo proprio. A ben pensarci è anche probabile, perché almeno tre di queste sono Divinità maschili che furono grandemente amate e temute: che l'autore temesse di mettere in ombra il dio monoteista, accordando a loro troppa importanza? La rassegna riprende con Dhu-al-Kahalasah, il Dio Yemenita che resistette fino al diciannovesimo secolo, e poi ancora con Sa'd, Dhu-al-Kaffayn, Dhu-al-Shara, Al-Uquaysir, Nuhm, A'im, Su'ayr e Amm-Anas.Qui l'autore inserisce tre capitoli riguardanti tre edifici (Najran, Sindad e Al-Qalis) sproloquiando molto di ebraismo, e per niente di divinità.L'opera si chiude infine con gli ultimi tre Nomi, Al-Fals, Al Yabub e Bajar.

 

Chi desidera leggere il testo integrale del Kitab-al-Asnam lo trova QUI

 

I Tanti Pantheon d’Arabia.

Per tentare di comprendere il poco che resta del politeismo panarabo, è necessario tenere presente come fosse strutturato il loro tessuto sociale. La Penisola Araba di quel tempo è da considerarsi come una sorta di contenitore nel quale erano inclusi gruppi sociali che non sempre erano in contatto gli uni con gli altri. La struttura sociale era prevalentemente tribale, e non era scontato che le tribù interagissero: in alcune zone meno popolate o più impervie, poteva succedere che le tribù presenti non interagissero mai con altri gruppi sociali, mentre in zone più frequentate e popolose era comune che varie tribù coesistessero. Nelle zone di confine, la cultura araba delle tribù si mescolava con quella dei popoli vicini, a volte riconoscendo gli stessi Dei e acquisendo l'utilizzo di altri Nomi, a volte sdoppiandone il Culto. Chi viaggiava e si spostava, portava in giro i suoi Nomi, e nell'incontro tra le tribù succedeva di nuovo che gli Dei potessero acquisire un nuovo Nome, oppure che i Nomi venissero acquisiti sdoppiando il Culto del medesimo Dio.Ogni tribù era un gruppo a sé stante, ed era frequente che ciascuna avesse un Culto specifico che preferiva un Dio piuttosto che un altro, o un Nome piuttosto che un altro: non c'era quindi un vero, unico, unitario Pantheon Panarabo, ma molti Pantheon che si intersecavano.Non è comunque possibile suddividere “il pantheon panarabo” in sottogruppi distinti a meno di effettuare moltissime ripetizioni: il pantheon nabateo, il pantheon beduino, il pantheon yemenita, il pantheon meccano si fondono e si completano, unendosi oltre i confini con i Culti Mesopotamici e Siriani, e poi incontrando l'Africa oltre il Mar Rosso, in Abissinia. Non resta altro che prendere tutto quello che è arrivato fino a noi e filtrarlo, confrontando gli Dei uno con l'altro e cercando, quando è possibile, di notare le similitudini che ci permettono di riconoscere tutti i Nomi di ogni Entità. A causa delle poche informazioni disponibili, tante domande rimarranno aperte: a differenza di altri Culti antichi, le cui Teogonie e Cosmogonie sono state tramandate integre fino ai giorni nostri, per quanto concerne il Paganesimo pre-islamico non è rimasto abbastanza da poterci dare, per ogni Nome, sufficienti riscontri alle intuizioni, né è possibile contare le Manifestazioni dell'Origine con certezza. Mi rendo conto di quanto tutto questo possa apparire scoraggiante, ma vi invito comunque a non perdervi d'animo: questi Nomi sono ancora una volta i Nomi dei nostri Dei - e nel loro suono, nella loro forma, nella loro energia, contengono ancora tanti frammenti del Vero. La Restaurazione passa anche da qui.

Questa mappa potrebbe aiutare a collocare il Culto delle varie Divinità. VISUALIZZA MAPPA.

 

Eccoci finalmente giunti ai Sacri Nomi: in origine erano diverse centinaia, ma purtroppo non mi è stato possibile ritrovarli tutti. Qui sono riuscita a raccoglierne soltanto poco più di cento. Ho anche tentato di riordinare il tutto in modo da ottenere una panoramica logica e scorrevole, ma la presenza di molti Nomi in diverse aree geografiche e i legami intricatissimi tra molti Dei mi hanno reso quasi impossibile l'impresa. Ad ogni modo consiglio di leggerli, la prima volta, di seguito e per esteso per cercare di cogliere i legami tra i Nomi. In fondo alla descrizione di ogni Divinità troverete un breve elenco di parole chiave, nomi, affinità e associazioni che potrebbe tornare utile in seguito, nel caso che qualcuno di noi necessiti di attuare una ricerca veloce per facilitare eventuali confronti o ricercare riscontri.

 

 

GLI DEI D'ARABIA.

 

MANAH (MANAT) – il Destino, la Morte e la Vita

Manat è la Dea del Fato ed è la personificazione del Destino stesso. Lei conosce, predice ed avvera, è la sorgente di tutti i Destini non ancora trascritti ed è il Grembo che li contiene. Gli abitanti di La Mecca dicevano che era la Divinità più antica di tutte, la Prima Figlia del Padre di tutti gli Dei. Uno dei suoi Templi sorgeva vicino al mare, in prossimità di La Mecca, un altro sorgeva vicino a Yathrib, sulla riva del Wadi Qudayd, nel punto in cui dal terreno affiorava una grande roccia di marmo nero. Moltissimi venivano in pellegrinaggio da Lei per renderle omaggio: era la più importante per gli Al-Kharzai, ed era tenuta in gran conto dagli Awa, dai Quraysh e dagli Hudhayl, e la sua fama si estendeva ben oltre i confini dell'Hegiaz.

A nord-ovest, i Nabatei la chiamavano Manawatu, e alcuni di loro dicevano che era la madre del Grande Hubal. Altri di loro dicevano che Hubal era il suo consorte, o più esattamente, dicevano che Lei era la sposa di “Qaisha” (che significa semplicemente “signore” oppure “marito”) e oggi, dall'analisi dei ritrovamenti, si ipotizza che Qaisha possa coincidere con Hubal. Questa ipotesi è avvalorata dal fatto che anche i Thaqif dicevano che Manat era la sposa di Hubal, la cui madre, per loro, era Allat. Ancora, Manat è stata detto sposa di Quzah, Dio del Tuono e dell'Arcobaleno, e sposa di Dushara, il più grande tra tutti gli Dei.Come Divinità della Morte, presso i Nabatei era conosciuta anche come Colei che protegge le sepolture, assieme a Qaisha (Hubal), Dushara (il Più Grande tra gli Dei), e Taraha, che era la Dea del Benessere.

Presso i Nabatei era venerata anche una Dea di nome Qaysha, che regnava sul'Oltre. Il Culto di Qaysha era associato indissolubilmente ad altri due Nomi: di nuovo Taraha, la Dea del Benessere, e di nuovo Manat, la Dea del Destino. 
È interessante notare la grande somiglianza tra “Qaisha” e “Qaysha”, e lo è ancora di più se si tiene conto del fatto che i Nabatei molte volte veneravano gli Dei più importanti associandone i Nomi, con l'intento di declinarne l'Essenza in una Molteplicità di Manifestazioni.

Non mi è possibile determinare se Qaysha e Qaisha possano sovrapporsi, né ho modo di affermare che Qaysha e Taraha siano due aspetti di Manat. La riflessione resterà puramente ipotetica anche in seguito, quando prenderemo in esame anche gli altri Nomi Sacri e avremo modo di tornare su questo argomento. L'unica certezza, al momento, è la Natura di Manat e il suo essere una reale, formidabile, ancestrale Manifestazione della Madre che già conosciamo – e che gli Antichi avevano compreso magnificamente in ogni suo aspetto di Morte, di Vita, di Rinascita e di Giustizia.

Molte volte, quando era necessario un giuramento, si richiedeva di giurare su Manat, perché per Lei la Giustizia, l'Onore e il mantenimento della parola erano questioni estremamente importanti, e tutti sapevano quanto fosse da sconsiderati infrangere un giuramento fatto a Manat.

Ancestrale, immensa, oscura e lunare, amata eppure temuta, Manat si profila come Colei che sta alla sorgente di tutto ciò che può esistere, dove ogni cosa termina e ogni cosa ha inizio: in Lei originano e coesistono tutti i Destini possibili. Contemplare Manat ci mostra un Equilibrio perfetto di Dissoluzione e Rinascita, perché nel suo essere l'Essenza perfetta della Morte non esiste alcuna fissità ineluttabile, anzi al contrario, in Lei c'è il Divenire continuo che genera e mantiene la Vita. Da qualche parte c'è il Dahr, la Stasi, che ristagna in agguato per estendersi a inghiottire tutte le cose – ma ciò non accade perché c'è Lei, Manat, Madre Morte, Colei che contrasta la Stasi mantenendo il flusso costante che rigenera Vita.

Parole chiave: Madre, Ancestrale, Destino, Onore, Vita, Morte

Nomi: Manah, Manat, Manawatu, Manotu

Luogo di Culto: Hegiaz e Arabia Nord-Ovest fino alla Siria

Idolo: grande pietra di marmo Nero

Associata a: Allat, Al'Uzza, Dushara, Hubal

Altre Divinità dei Giuramenti: Al-Shira, Shams, Al-Mundhir

Genere: Femminile, Lunare

 

ALLAT – La Dea

Allāt significa letteralmente 'la Dea'. Lei è la Madre per tutti gli Arabi di La Mecca. Descritta e raccontata sempre Femmina, Allat è stata però spesso rappresentata come un Leone maschio, chiaramente dotato di una folta e abbondante criniera.

I Thaqif edificarono il suo Tempio ad At-Ta'if, dentro il quale conservavano un cubo di granito bianco. Alcuni tra i Thaqif dicevano che era Lei la Madre del Grande Hubal, di cui Manat ritenevano fosse la sposa. I Lihyan e i Quraysh venivano al Suo Tempio per venerarla, e tutti le portavano offerte, soprattutto porridge d'orzo e torte. Allat non voleva assolutamente sangue e uccisioni, così gli Arabi confezionavano i dolci con i prodotti che ricavavano lavorando la terra e glieli offrivano per ringraziarla della sua benevolenza e della ricchezza dei raccolti. Allat aveva infatti molta cura per la qualità del terreno, e amava dispensare abbondanza: i contadini di Ta'if dicevano che Lei era la Dea della vegetazione e dell'agricoltura, e che era merito suo se la loro città era chiamata “il giardino dell'Hegiaz”, traboccante di rose, fichi, uva e spighe dorate.
Fuori dall'Hegiaz, Allat era conosciuta anche in altri suoi aspetti diversi dal rendere feconda la terra che è illuminata dal Sole: era suo anche tutto ciò che è sotto la terra, le porte degli inferi e tutto il mondo dell'Oltre. Infera e Lunare, a Babilonia era conosciuta come Allatu, e come Allatum presso gli Accadi.

Quando gli Islamici distrussero il suo tempio, presero la pietra bianca; poi costruirono una moschea in luogo del suo tempio, e posero la pietra bianca come gradino – per spregio, così che tutti la calpestassero. Eppure, nonostante i seguaci di Maometto si siano dati tanto da fare per screditarla, non sono comunque riusciti a cancellarla dal mondo: la sua fama era giunta fino in Grecia, dove Erodoto ipotizzava corrispondesse ad Afrodite, e a Roma, dove era identificata come Atena. I Nabatei, che erano gli Arabi delle Oasi dell'Ovest, vicine al confine con la Siria, hanno lasciato iscrizioni dove Allat è indicata come sposa di un dio chiamato Dushara, che laggiù era il più grande di tutti gli Dei.
Nella città di Palmira (in Siria) c'è ancora oggi una enorme statua, alta più di tre metri, che raffigura un Leone nell'atto di tenere una gazzella tra le zampe. Osservando la statua si nota immediatamente che la gazzella non è preda né ostaggio, ma invece ha trovato riparo sicuro presso il leone, che la sta proteggendo. Sulla zampa sinistra del Leone vi è inciso “Allat benedirà chi non spargerà sangue nel santuario”.

Parole chiave: Madre, Vita, Morte, Abbondanza, Giardino, Oltretomba

Nomi: Allat, Allatu, Allatum

Luogo di Culto: Hegiaz, Babilonia, Siria

Pietra: Bianca

Animale: Leone maschio

Associata a: Manah, Al'Uzza, Hubal, Dushara

Altri Dei associati al Leone: Yaghuth, Aziz/Al-Muharriq

Altri Dei della Prosperità: Al'Uzza, A'ra, Ruda, Amm-Anas, Ashira, Nuhm, Kuthra, Suwa, Kawim, Raziqa, Bashrir, Dagn

Offerte: Dolci, Torte, Cereali

Genere: Femminile

 

AL-UZZA – La Potentissima, la Veneratissima

Al'Uzza è la Dea della Guerra, delle Stelle e della prosperità. Il suo Nome significa letteralmente “La Potentissima” oppure “La Veneratissima”. Moltissime Banu la conoscevano e la onoravano grandemente, soprattutto nell'area dell'Hegiaz, ma non solo: sono state rinvenute moltissime epigrafi dedicate a Lei in tutta la Penisola Arabica, a nord-ovest presso i Lihyaniti e i Nabatei, e in tutta l'area meridionale. In molte iscrizioni Nabatee, anche Al-Uzza è indicata come sposa del Dio Dushara, e non in associazione con Allat, ma in alternativa, dando così la netta sensazione che Allat e Al-Uzza fossero considerate due aspetti della stessa Entità. La stessa cosa vale anche per Manat, che appare associata a Dushara in alcune iscrizioni, con le stesse modalità riscontrate per Al'Uzza e Allat – seppure in questo caso venga chiamata Mantou invece che Manawatu.

Nelle aree a nord-ovest le figlie femmine spesso venivano chiamate Amat-Uzzayan (serva di Al-Uzza); vicino alla città di La Mecca, invece, era usanza chiamare i figli maschi Abd-Al-Uzza (devoto di Al-Uzza).

Il centro del suo Culto era nella Valle di Nakhlat, nell'Hegiaz, dove c'erano tre alberi di acacia: i suoi devoti dicevano che erano i suoi, e che era lì che Lei si manifestava. Poco distante sgorgava la sorgente Sacra di Al-Buss, che le apparteneva e la rappresentava: in prossimità di quella fonte fu edificato il suo Tempio, dove era conservata una lastra in granito di forma allungata e smussata, punteggiata da piccoli segni 'come occhi simili a stelle'.

I suoi devoti andavano al suo idolo a renderle omaggio, ma più di tutto la cercavano presso gli Alberi e presso la Sorgente, all'aperto, di notte: per loro il cielo notturno e stellato era Sacro, e dicevano che apparteneva a Lei.

I Quraysh la invocavano sempre prima di ogni battaglia, e mentre gli uomini combattevano, le donne cantavano per Lei, perché Al-Uzza era potente e onorevole, e in questo modo esse ispiravano gli uomini ad essere valorosi e vittoriosi. Forse è per questa ragione che oggi, nell'Islam, tutta la musica che non sia sacra al dio monoteista è haram?

Al-Uzza era anche una magnanima guaritrice: quando un bambino si ammalava, chi poteva permetterselo confezionava un'immagine d'oro del proprio figlio e la offriva a Lei, per chiederle che lo guarisse.

Nel Kitab-al-Asnam, Hisham-al-Kalbi si è dato un gran da fare per screditarla, dando la netta impressione che Al-Uzza rappresentasse un problema diverso e più grande rispetto a tutti gli altri Dei menzionati nel libro: pur di dire male di Lei, è arrivato al punto di smettere per un attimo di far finta che gli Dei non esistessero, ammettendo una sua manifestazione visibile e addirittura abbozzandone una sorta di descrizione.

[Allora il Profeta ordinò (a Khalid) di tornare indietro e abbattere il terzo albero. Quando Khalid arrivò sulla scena trovò una donna abissina con i capelli scompigliati e le mani appoggiate sulle spalle, che digrignava i denti].

Non ho idea del perché Al'Uzza sia descritta come “una donna abissina”. Potrebbe essere un dato significativo, oppure potrebbe semplicemente trattarsi di un tentativo di farla apparire “meno araba possibile” da parte dell'autore. Quel che è certo è che Lei è l'unica la cui esistenza sia stata in qualche modo ammessa nell'opera, ed è quella che è stata bestemmiata più aspramente.

E di certo non sono vere le calunnie su di Lei, mentre invece purtroppo la cronaca di distruzione del suo Tempio e il racconto dell'uccisione del suo Custode sono veri. Il custode si chiamava Dubayyah ed era un uomo buono, generoso e ospitale, e fu ucciso senza pietà. Il tempio fu depredato e distrutto, i tre alberi sacri tagliati alla radice, ogni cosa fu rasa al suolo, perché Maometto voleva che Al-Uzza fosse cancellata dalla faccia della Terra e dalla memoria degli uomini. Eppure, se oggi siamo qui a parlare del Suo Nome, significa che per quanto abbia tentato ha fallito nel suo intento: la Madre Potentissima vive e vivono i suoi Figli, fieri di onorare Lei, la Veneratissima.

Parole chiave: Madre, Guerra, Vittoria, Valore, Albero, Sorgente, Notte, Stelle, Guarigione Luogo di Culto: Hegiaz, Siria, Yemen e aree limitrofe

Pietra: Granito

Associata a: Manat, Allat, Dushara

Altri Dei della Guerra-Vittoria: Hubal, Shay Al-Qawm, A'im, Athar, Aziz, Al-Malik, Wadd, Ashar, Maher, Yaghuth, Jamhara, Hakmish

Genere: Femminile

 

AL-GHARANIQ – le Tre Sublimi Gru

Allat, Al'Uzza e Manat non possono essere considerate disgiunte. Questo era chiaro agli Arabi Antichi, che pur descrivendole come tre Dee distinte le associavano in una triade indissolubile, chiamandole Al-Gharānīq. Al-Gharānīq significa “le Sublimi Gru”: questi uccelli erano considerati la massima espressione di grazia, maestà e bellezza, e non c'era appellativo migliore per gli Arabi del tempo per indicare qualcosa di inarrivabilmente meraviglioso e formidabile. Ognuna delle tre Al-Gharānīq mostra un ineccepibile Equilibrio di Opposti, e tutte e tre insieme formano un intero, esprimendo tutti gli aspetti della Madre Triplice: Allat la Generosa Nutrice e la Porta degli Inferi, Manat la Giustizia terrena e il Destino ineffabile, Al-Uzza la Guerriera terribile e la Dispensatrice di Guarigione. Non penso sia un caso se gli Alberi sacri erano tre, ed erano tutti vicini. Da questi luoghi e da questo tempo non sono poi tanto distanti i Sumeri, che raccontavano di Ishtar e dell'Albero, e di Lilith, e di Ereshkigal.

 

ALLAH
Parliamo un momento di Allah – no, non è un errore di battitura, è esattamente quello che volevo scrivere. Allah in arabo vuol dire semplicemente “dio”: Allat, femminile, dea. Alihah, plurale, dei. Allah, maschile, dio. Oltre al significato strettamente lessicale, per gli Arabi pre-islamici Allah significava anche “il Dio”, e indicava un'entità diversissima da quella intesa dai monoteisti: il Padre di tutto e di tutti, il Primo dopo il Caos primordiale, simile all'An-Ki dei Sumeri, al Mawu-Lisa dei Nok, nell'attimo in cui scaturisce dal Nana-Buluku. È l'Anūtu di Babilonia e allo stesso tempo è già Ilū.

L'Allah dei Pagani aveva una pietra nera, chiamata Al-Hajar al-Aswad, che veniva conservata in una nicchia all'interno della Ka'ba di La Mecca.

Accadde un giorno che Maometto, molto prima che si trovasse a dover partire per Medina, e anche molto prima che desse giù di matto definitivamente, si trovò a parlare a molte persone, tra cui c'erano molti facoltosi mercanti politeisti. Forse per ingraziarsi la simpatia del pubblico, o forse per una reminiscenza pagana legata alla sua infanzia nella Banu Quraysh, gli scappò di dire pubblicamente:

“Che ne pensate voi di Al-Lat e di Al-Uzza  e di Manat, il terzo idolo?

Ecco le Gharānīq, la cui intercessione è cosa grata ad Allah”.

Ai Pagani piacque un sacco, ma ai suoi seguaci no. La mattina dopo, Maometto ritrattò, affermando pubblicamente che quelle parole gli erano state sussurrate all'orecchio sinistro: intendeva dire che non gli erano state trasmesse dall'unico dio, ma che provenivano da ispirazione diabolica. La nuova versione fu dunque, a partire da quella mattina:

“Che ne pensate voi di Al-Lat e di di Al-Uzza e di Manat, il terzo idolo?Voi dunque avreste i maschi e Lui le femmine? Divisione sarebbe iniqua!Esse non sono che nomi dati da voi e dai vostri padri, per i quali Dio non vi inviò autorità alcuna.Costoro non seguono altro che congetture e le passioni dell’animomentre già giunse loro dal Signore la guida”. 

I versetti del giorno precedente furono interdetti, e chiamati da quel momento in poi “i Versetti Satanici”.L'Allah nominato nei Versetti Satanici è quello precedente all'Islam, è l'Allah-Ilu che era uscito fuori dal caos e che non aveva ancora un Nome, e da cui erano scaturite le tre Al-Gharaniq, al contempo sue paredre e sue figlie. Quello nominato nella ritrattazione del giorno seguente, invece, è il dio monoteista. Va da sé che, per causa di questa fastidiosissima corruzione, e per colpa di questa scomodissima confusione, non ci verrebbe mai da prendere anche questo Nome e annoverarlo tra i Nomi con cui onoriamo Satana... direi che è una reazione normale, e che va bene così. Però è giusto sapere da dove viene e cosa vuol dire, ed è giusto essere consapevoli che una volta era un Nome Sacro, impropriamente usurpato dall'ingordigia senza radici del monoteismo.

 

SUWA – la Notte, la Giovinezza e le Sorgenti

Suwa è la Dea Araba della Notte, della Giovinezza e della Prosperità. Si dice sia sposa di Wadd, Dio della Luna, dell'Acqua e dei Serpenti: insieme governano il cielo notturno e preservano l'abbondanza vivificante delle Sorgenti.

Il tempio maggiore di Suwa era edificato nelle vicinanze di Yathrib, dove era stato posto il suo simulacro raffigurante una giovane donna. Le donne delle tribù tra Yathrib e La Mecca andavano a renderle omaggio, chiedendole di conservare la loro bellezza il più a lungo possibile. Il culto di Suwa era particolarmente sentito presso le Banu Quraysh, Khuza'ah, Lihyan e Daws. Come protettrice della città costiera di Yanbu, Suwa è stata onorata anche come Divinità del Mare, dei viaggi per mare e dei commerci marittimi.

Suwa ha anche un'altra peculiarità che definirei non comune, perché quasi mai ho sentito attribuire ad una Divinità tale caratteristica meravigliosa: Lei è anche la Dea della Quiete, del Riposo e della Serenità.

Parole chiave per confronto e ricerca:

Mare, Navigazione, Commercio, Benessere, Giovinezza, Notte, Serenità

Luogo di Culto: Hegiaz e lungo la costa

Altre Divinità del Mare: Bahr, Manat, Awal

Altre Divinità del Commercio: Al-Kutbay, Hafidha, Hol

Altre Divinità della Giovinezza: Dhat Anwat, Na'ilah, Duwar

Altre Divinità della Pace\Quiete: Salim

Pietra: Statua di giovane donna

Associato a: Wadd

Genere: Femminile

 

WADD – le Oasi, i Serpenti, l'Amore e le Tempeste

Wadd è il Dio della Luna, delle Acque, delle Oasi e dei Serpenti. Il suo Nome significa 'Amore, Amicizia'. il suo tempio più importante si trovava in prossimità dell'Oasi di Dumat-Al-Jandal, dove era stato posto il suo simulacro raffigurante un uomo con la barba e dalla statura imponente, con indosso veste e mantello, una spada alla cintura e un arco in spalla, una faretra piena di frecce in una mano, e nell'altra mano una harba (ossia una lancia corta) a cui era attaccato il suo stendardo.

I Banu Kalb si affidavano a Lui per gli Oracoli, e lo invocavano per ottenere Vittoria in battaglia; i Minei lo veneravano come Colui che governa il Cielo Notturno insieme a Suwa, la sua sposa, Colei che è la Notte stessa.

Moltissimi lo invocavano come Guaritore ed erano soliti indossare amuleti che riportavano l'iscrizione Wadd-Ab ('Wadd è mio padre') per ricevere da lui salute e prosperità.

Presso i Beduini, Wadd era venerato anche nei suoi aspetti di Muruwwa (la Mascolinità) e Hamasa (la Fraternità e il Coraggio). Nonostante la sua natura guerriera, Wadd si mostra come un Dio propenso al bene e alla pace, incline a donare la prosperità della terra e contrario alla sofferenza innecessaria: nessun sacrificio di sangue per Lui, ma piuttosto graditissime offerte di latte.

L'Animale Sacro di Wadd è il Serpente. Il suo simbolo sacro è la Luna Crescente, con a fianco un piccolo disco che rappresenta il Pianeta Venere.

Nella regione nord dello Yemen e in molte parti dell'Hegiaz era venerato come Dio della Luna. I nomi maschili associati agli Dei della Luna sono molti in Arabia, ed è possibile che almeno alcuni tra questi (Hilal dei Banu Kinanah, Sayin degli Hadramawiti, Warah degli Himariti e dei Sabei) possano essere altri Nomi di Wadd.

Proseguendo con l'analisi del Pantheon, ritroveremo il Nome di Wadd tra gli appellativi di Hilal, il Dio della Luna Crescente, e poi lo incontreremo di nuovo come Fratello di Nakruh, il Dio di Saturno che governa il mondo dell'Oltre insieme al Dio di Marte – e questo inequivocabilmente ci rimanda all'altro Fratello di Wadd, che è Hubal, il Dio della Guerra e delle Vittorie.

Conosciuto ed amato in ogni parte della Penisola Arabica, la fama di Wadd si estende anche oltre i confini. Ci sono tracce di Wadd anche in Mesopotamia, risalenti a circa duemila e cinquecento anni prima dell'era volgare: là, presso gli Amorrei egli era conosciuto come Adda, Ada, Addu e Adad.
C'è un Adad che si dice sia stato importato in Mesopotamia dagli Amorrei attorno al 2500 a.e.v, che in ugaritico si chiamava Hadad, in Accadico Haddad: il nome somiglia e il periodo corrisponde, per questo alcuni ritengono che possa trattarsi del medesimo Dio. Non so dire se questo Dio della Pioggia e delle Tempeste sia sempre lo stesso Wadd delle Oasi e dei Serpenti, tuttavia è uno spunto che vale la pena considerare - anche se, seguendo Hadad, si arriva a descrizioni che si discostano da quella iniziale di Wadd da cui siamo partiti: Hadad presso gli Assiri è armato di bastone e indossa un copricapo con corna di toro, è il Dio delle tempeste e il suo Nome in cuneiforme si scrive nello stesso modo in cui è scritto Teshub, Dio dei fulmini degli Hurriti, che brandisce la mazza e l'ascia bipenne. Sembra una faccenda parecchio intricata, ma è sufficiente pazientare pochi paragrafi per arrivare a Hubal, e giunti a quel punto molte cose risulteranno più chiare.


Dettaglio interessante: Nel Deserto accade da sempre un fenomeno singolare. Quando capita che piove molto, si formano dei corsi d'acqua simili a torrenti, che non hanno né sorgente né foce. Dopo un po' di tempo si seccano, e potrebbe passare molto tempo prima che piova di nuovo e si riformino ancora. Talvolta sono segnati nelle carte geografiche, perché tendono a riformarsi negli stessi punti. Questi torrenti temporanei si chiamano Wadi.

Parole chiave:

Acqua, Oasi, Serpenti, Amore, Amicizia, Luna, Tempesta, Arco e Frecce, Armi

Nomi: Wadd, Adda, Ada, Addu, Adad

Altri Dei della Luna: Hilal, Sayin, Warah, Jarah, Qamar

Luogo di Culto: Hegiaz, Yemen, Najd, Mesopotamia

Pietra: Statua antropomorfa armata

Sposo di: Suwa

Fratello di: Hubal, Nakruh

Altre Divinità delle Oasi: Dhu'l-Ghabat, Salman

Altre Divinità delle Acque:Athar, Ma'n, Al'Uzza, Dushara, Al-Ba'l, Isif, Na'ilah, Al-Ba'lu, Nawasam

Altre Divinità dei Serpenti: Thu'ban, Hubab, Shadrafa, Nahastab

Offerta: Latte

Genere: Maschile, Lunare

 

HUBAL – la Guerra e la Vittoria

Hubal è il Dio della Guerra, delle Vittorie e delle Piogge, ed è la Divinità Maschile protettrice della Città di La Mecca. Fu venerato grandemente in tutta l'area dell'Hegiaz, soprattutto dalle Banu Khuza'ah, Kinanah e Quraysh.

Era raffigurato come un uomo maturo con la barba, in posizione seduta, e la sua statua, interamente realizzata in agata rossa, era stata posta sul tetto della Ka'bah. Gli uomini lo invocavano ogni volta che scendevano in battaglia, perché Lui aveva il potere delle Vittorie. In tempo di pace, gli Arabi andavano a rendergli omaggio alla Ka'bah e gli chiedevano oracoli tramite la divinazione con le frecce.

Hubal era senz'altro legato alle tre Al-Gharānīq in qualche modo molto profondo, perché anche se non tutte le Banu erano concordi nel dire da quale delle tre fosse nato, e di quale delle tre fosse lo sposo, tutti quanti parlavano della relazione di Hubal con le Sublimi Gru. Ancora oggi non sappiamo se fosse Figlio di Allat oppure di Manat, o se fosse lo sposo di Manat oppure di Al-Uzza.
A proposito di questo, viene spontaneo domandarsi se Hubal e altri Dei (come Dushara, A'ra, e Manaf) abbiano qualcosa in comune, nonostante gli elementi in nostro possesso siano troppo pochi per un confronto efficace.

Di Hubal si diceva anche che era fratello di Wadd, e questo è molto interessante perché – al di là delle somiglianze evidenti, come la barba e le frecce – il legame con Hubal ci rimanda agli aspetti guerrieri di Wadd, che unitamente all'analisi ipotetica del suo Nome, ci avevano condotti fino ad Hadad, dandoci quasi l'impressione di starci allontanando lungo una falsa pista.

Invece, Wadd fratello di Hubal ci sta indicando in quale direzione guardare.Seguendo Hadad, Dio delle Tempeste e dell'Abbondanza, troviamo infatti subito i nomi Adad, Ba'l, Ba'lu, Baal, che hanno tremendamente senso, perché in Aramaico Hu vuol dire Spirito, e Baal vuol dire Signore... e da hu-baal ritorniamo a Hubal. in Arabo, ha-baal vuol dire IL DIO, e  (vi ricordate il discorso su Allah-Ilu?) sia Allah-Ilu che Hubal vengono entrambi chiamati Rabb-Al-Bayt, che significa “Signore del Santuario”.Hubal compare anche tra la Siria e Babilonia, all'incirca nell'area che attualmente chiamiamo Iraq: questa era la terra dei Nabatei, che lo chiamavano Hubalu oppure Qaisha, e lo veneravano come Sposo di Manawatu – che era il loro modo di nominare Manat.

Presso i Nabatei era venerata anche una Dea di nome Qaysha, che regnava sul'Oltre, anch'essa associata a Manat.Non mi è possibile determinare quale tipo di relazione esista tra Qaysha e Qaisha: ogni spunto di riflessione resterà puramente ipotetico anche in seguito, quando avremo modo di tornare su questo argomento prendendo in esame altri Nomi Sacri.

Alla Ka'aba di La Mecca accadde, non si sa quando né in che modo, che la mano destra della statua di Hubal si ruppe: siccome i Quraysh lo amavano e lo tenevano in enorme considerazione, gliene fecero una in oro massiccio – e anche questo, a mio parere, è un particolare tutt'altro che casuale, che va necessariamente aggiunto agli elementi necessari ad un confronto più ampio.

Parole chiave per confronto e ricerca:

Guerra, Vittoria, Pioggia, Barba, Mano spezzata, Mano d'oro

Luogo di Culto: Hegiaz

Pietra: Statua antropomorfa in agata rossa

Altri Dei della Guerra e della Vittoria: Shay Al-Qawm, A'im, Athar, Aziz, Al-Malik, Wadd, Al'Uzza, Ashar, Maher, Yaghuth, Jamhara, Hakmish

Associato a: Wadd, Allat, Al'Uzza, Manat, Dushara

Fratello di: Wadd

Genere: Maschile

 

MANAF – le Valli e le Montagne

Manaf significa “Colui che è Elevato”, sia in senso spirituale che in senso letterale, e per questa ragione le montagne erano considerate una sua personificazione, tutte le alture gli erano sacre, e con esse anche tutte le valli che le alture formavano. Fu molto importante nell'area della città di La Mecca: alla Ka'aba era conservato il suo idolo, una grande scultura in pietra che raffigurava un uomo. I Quraysh lo tenevano in gran conto e spesso chiamavano i loro figli Abd Manaf, che significa 'devoto di Manaf'. Dai ritrovamenti archeologici si ipotizza che Manaf possa essere stato la Divinità maschile principale nella città di La Mecca per molto tempo, e che poi in seguito la preferenza dei Meccani si sia spostata su Hubal, seppure seguitassero a venerare anche Manaf affidandosi spesso a Lui per gli Oracoli. Nel frattempo, la fama di Manaf si era estesa fino a Palmira in Siria, dove i Greco-Romani lo venerarono come Zeus Manaphis. Essi hanno lasciato iscrizioni dove il nome di Zeus Manaphis è associato al nome femminile Amat-Manaf, che significa “servitrice di Manaf”.

Parole chiave: Sole, divinazione

Luogo di Culto: Hegiaz, Siria

Idolo: Statua antropomorfa in pietra

Genere: Maschile, Solare

 

DHU-AL-SHARA (DUSHARA) – la Montagna, il Deserto e le Sorgenti

Dushara significa “Signore della Montagna”, o più precisamente “Quello di Shara”, dove Shara è appunto una montagna a sud est della città di Petra, e simboleggia un luogo molto alto nel quale sgorgano sorgenti: Dushara è infatti più di ogni altra cosa il Dio dell'Acqua, delle Sorgenti, delle Montagne e dei Deserti. I Daws e le altre Banu della tribù Azd lo veneravano nell'Arabia del Sud: laggiù vi era una sorgente sacra che gli apparteneva, dove i suoi devoti avevano posto una grande pietra rettangolare. Tutto attorno vi era un'area ricca di vegetazione che gli era stata consacrata, affinché Dushara concedesse prosperità. Nell'Arabia del Nord e in Giordania, Dushara era conosciuto come Dio dei Deserti e di tutte le Montagne. Per i Nabatei era la Divinità più importante di tutte, e usavano dire 'Dushara e gli altri Dei”. Essi lo veneravano come Dio del Sole, e spesso lo associavano ad altri due Dei, Baalshamin (Dio della Conoscenza e della Guarigione) e Qos (Dio dei Fulmini e dei Temporali, forse il Qaws dei Beduini) considerando i tre Nomi come tre aspetti del medesimo Dio. Allat e Al'Uzza, che i Nabatei consideravano due aspetti di un'unica Dea, erano indicate ora come la Sposa, ora come la Madre di Dushara.

Presso i Nabatei della Giordania la Madre di Dushara viene talvolta indicata con il nome Ka'ibah, oppure anche Chaabou, e si diceva che Lei fosse una Dea Vergine. Purtroppo non so più di questo.

Dhu-al-Shara è menzionato nel Kitab-al-Asnam e ha un suo capitolo, però molto breve e superficiale, forse perché nella città di La Mecca non fu mai venerato nessun Dio con questo Nome. Tuttavia è altamente possibile che anche a La Mecca lo conoscessero, e che lo chiamassero A'ra. Questo è probabile perché un po' tutti amavano Dushara! Persino i Romani d'Arabia lo veneravano: lo chiamavano Dusares, e lo portarono fino a Pozzuoli, dove fu onorato anche dal popolo Italico. Qualcuno disse che era Dioniso, qualcun altro sostenne che fosse Zeus. Una cosa molto interessante è che secondo alcuni studiosi, Dushara è connesso sia a Venere che a Mercurio. Ho come la sensazione che forse stiamo contemplando uno degli Antichi Nomi che, tra questi, maggiormente contengono l'antica Essenza di Satana.

Parole chiave per confronto e ricerca:

il Dio di tutti gli Dei, Montagna, Deserto, Acqua, Sorgenti

Nomi: Dhu-al-Shara, Dushara, Dusares

Luogo di Culto: Aree a sud, Yemen, Deserto del Najd, Nabatea

Pietra: rettangolare

Altri Dei associati a Mercurio: Al-Kutbay, Mun'im, Anbay, 'Utarid

Altri Dei del Deserto: Nasr, Su'ayr, Al-Malik, Abgal, Shay-Al-Qawm

Associato a: Al'Uzza, Allat, A'Ra, Baalshamin, Qos

Genere: Maschile

 

A'RA – Dushara della Mecca

A’rã presso La Mecca è un Dio della Fertilità, e fa parte dei trecentosessanta Dei che furono onorati nella Ka'bah. Il suo Idolo era una scultura antropomorfa, che presentava un segno bianco sulla fronte. E' altamente probabile che gli abitanti di La Mecca sapessero che si trattava di Dushara, tuttavia non gli riconoscevano una posizione preminente nel Pantheon, preferendo dapprima Manaf, e successivamente Hubal, in qualità di Divinità Maschile più importante. E' possibile che stiamo osservando uno di quei casi di cui si parlava più sopra, in cui i Nomi sono stati acquisiti sdoppiando più volte Divinità già esistenti, anzi (almeno per quanto riguarda A'ra e Dushara) è quasi una certezza: nelle iscrizioni funerarie nabatee, è stato trovato alcune volte il Nome di una Divinità chiamata Manotu (molto probabilmente Manat) associato il più delle volte a Dushara, ma talvolta anche ad A'ra.

Parole chiave: Benevolenza, Fertilità, Bianco

Nomi: A'ra, probabilmente Dushara

Luogo di Culto: Hegiaz

Pietra:Statua antropomorfa con un segno bianco in fronte

Genere: Maschile

Associato a: Dushara

 

SHAY AL QAWM – La Guerra, la Notte, la Protezione

Shay-Al-Qawm è il Dio della Guerra, della Notte e dei Viaggiatori. Conosciuto soprattutto nel Nord dell'Arabia, era particolarmente amato in Nabatea e in Siria. I Nabatei del sud della Giordania gli affidavano le mandrie di cammelli durante la notte, mentre loro riposavano nelle tende, e tutti lo invocavano sempre prima di scendere in battaglia. Oggi non è rimasto molto del suo Culto, a parte alcune iscrizioni: la più significativa recita 'Shay-al-Qawm il Dio' e riconduce a due nicchie in pietra, una delle quali mostra un'aquila scolpita sul frontone, mentre l'altra è vuota. A tutt'oggi non è chiaro a quale delle due nicchie sia correlata, per cui non sappiamo se l'Aquila fosse una decorazione, o un suo simbolo sacro, né possiamo dire se questo nome sia di una Divinità a sé stante, oppure se sia appellativo di qualche altro Dio – anche se quest'ultima ipotesi è altamente probabile, data l'abitudine dei Nabatei di denominare frequentemente gli Dei tramite appellativi. A tal proposito, non è insensato supporre che possa trattarsi sempre di Dushara: nel luogo di ritrovamento dell'aquila e dell'iscrizione, Dushara appare più volte in altre iscrizioni vicine, associato a 'Manotu'. Poco più a Nord-est Shay-al-Qawm ricompare associato alla parola Belik, che potrebbe essere un titolo onorifico associato alla Dea Allat.

Shay-al-Qawm è arrivato fino in Sicilia, dove probabilmente il suo Culto ha lasciato una traccia nel nome della città di Sciacca.

Al-Qawm significa “le persone”. Shay-Al-Qawm significa “Il Protettore delle Persone”, ma se cerchiamo oggi cosa significa Shaytan in Arabo, troviamo come traduzione letterale “la cosa lontana”. A quanto pare le cose invece stavano molto diversamente, prima. La radice Shay indica inequivocabilmente “Colui che Protegge”.

Parole chiave: Notte, Guerra, Protezione, Accampamenti, Carovane, Aquila

Appellativo: Colui che Protegge, il Protettore delle Persone

Luogo di Culto: Siria, Nabatea, Giordania

Associato a: Allat, Dushara, Mantou (Manat)

Altri Dei della Protezione: Ya'uq, Al-Fals, Abgal, Kahl, Nakruh, Ya'uq, Ba'lat-Mafrash, Ruda, Rahmaw, Al-Malik, Al-Habhah, Dhu'l-Khabsa, Dhu'l-Ka'Abat

Altri Dei della Guerra: Hubal, A'im, Athar, Aziz, Al-Malik, Wadd, Al'Uzza, Ashar, Maher, Yaghuth, Jamhara, Hakmish

Altri Dei dei Viaggiatori: Abgal

Genere: Maschile

 

DHU'L-SAMAWI – la Guarigione e la Conoscenza

Dhu’l-Samawi è il Dio più importante per le Banu della tribù Amir, a sud del deserto del Najd. I Beduini portavano gli animali al suo santuario quando erano feriti, e allo stesso modo tutti quanti gli abitanti di quel luogo, quando si ammalavano correvano da Dhu'l-Samawi perché Lui li guarisse, e spesso si trasferivano a vivere all'interno del suo tempio per dei periodi, così da esporsi alla sua energia che li risanava. La fiducia che i Beduini avevano in Lui era totale, la devozione era immensa, e non lo cercavano solo per la sua capacità di guarire, ma anche e soprattutto per soddisfare la necessità spirituale di ottenere conoscenza, e comprendere i misteri dell'esistenza.

Onorato da tutti i suoi Devoti come Grande Dio del Cielo e il più Grande tra tutti gli Dei, aveva anche un grande tempio al confine del Najd, sulle terre alte dello Yemen, ed era conosciuto anche a Palmira e in molta parte della Siria, dove era chiamato con il nome Ba'l-Samayn, che significa letteralmente “Signore del Cielo”.

Ecco un altro Nome interessantissimo da aggiungere al confronto con Dushara, A'ra, Manaf e Hubal: di nuovo un Dio del Cielo che è il più grande tra tutti gli Dei, e che dona Conoscenza e Guarigione, il cui Nome stavolta non proviene dall'Hegiaz, bensì dai Beduini del Najd. Dushara e Dhu'l Samawi si sfiorano in Siria, attraversando il popolo dei Nabatei: ed è proprio qui che rispunta fuori Hadad, indicato da alcuni come una possibile forma originale da cui possa essere scaturito il Culto siriano di Bal'Samayn. A tal proposito è di fondamentale importanza osservare come i Nabatei (ossia gli Arabi del nord-ovest, tra Babilonia e la Siria) cultuavano Baalshamin congiuntamente a Qos e Dushara, non come tre Divinità diverte associate tra loro, ma piuttosto come tre aspetti del medesimo Dio: ecco finalmente che il caos inizia a riordinarsi e vediamo all'improvviso riuniti il Cielo, il Tuono, la Guarigione, la Conoscenza, e finalmente anche l'Arcobaleno - perché Qos è un altro modo di chiamare Qaws, che è il Custode degli Arcobaleni venerato dai Beduini del Najd.

Parole chiave: Benevolenza, Guarigione, Risanare, Spiritualità, Conoscenza

Luogo di Culto: Deserto del Najd, Yemen, Siria

Nomi: Dhu'l-Samawi, Bal'Samayn, Baalshamin

Associato a: Qos, Dushara

Altri Dei che curavano Animali: Al-Fals, Basamum

Altri Dei della Guarigione: Baalshamin, Basamum, Dushara, Nakruh, Ta'lab, Zuhal

Genere: Maschile

 

BASAMUM – le Piante Medicinali

Basamum è un Dio della Guarigione dell'Arabia del Sud. Si dice che il suo Nome derivi da basam, che è una pianta medicinale. Ma se invece fosse la pianta di basam a prendere il nome da Basamum? Se Basamum fosse un altro modo per dire Baalshamin? Baalshamin curava e guariva anche le bestie, e infatti di Basamum si racconta che un giorno guarì due capre selvatiche.

Parole chiave: Guarigione, Risanare, Cura, Medicina, Erba medicinale

Luogo di Culto: Arabia del Sud

Genere: Maschile

 

QUZAH -  il Tuono, e l'Arcobaleno che unisce Uomini e Dei

Quzah è il Dio dei Temporali, degli Arcobaleni, del Tuono e delle Nuvole. Gigantesco e forte, aveva un grande arco e molte frecce, e il suo grido di guerra era il Tuono stesso. Nella città di La Mecca aveva un tempio, ma tutti dicevano che Lui abitava sopra le nuvole, e che da lì lanciava pietre di grandine contro gli spiriti malevoli, disperdendo malattia e malasorte.

Tutti gli Arcobaleni erano sacri a Quzah: gli Antichi Arabi dicevano che l'Arcobaleno era un collegamento tra terra e cielo, come una sorta di scala, e che Quzah  ne era l'unico Custode.

Presso gli Edomiti, in Giordania, c'era un Dio che era il più grande di tutti gli Dei e si chiamava Qos, oppure Qaus: egli era il Dio del Cielo, e aveva le stesse prerogative di Quzah. Non si sa se sia Quzah ad essere arrivato in Arabia da laggiù o viceversa, fatto sta che ancora oggi, malgrado tutto, in arabo qaws'quzah vuol dire arcobaleno.

L'Arcobaleno doveva esserci da qualche parte anche qui, nel Deserto...! Dispiace non avere più informazioni, sarebbe fantastico poterlo cercare nella cosmogonia e nelle leggende, e confrontarlo con tutti gli Arcobaleni Sacri che tanti altri popoli ci hanno descritto. Una cosa interessante però c'è, e arriva dalle regioni a nord-ovest del Najd: presso i Nabatei era frequente che tre Dei molto importanti venissero venerati congiuntamente, non come tre Entità distinte ma come tre aspetti del medesimo Dio. I loro Nomi erano Baalshamin, Dushara e Qos, e ognuno di questi era un aspetto del Grande Dio del Cielo: Dushara è il Dio delle Montagne, dei Deserti e delle Sorgenti; Baalshamin è il Dio della Guarigione e della Conoscenza; Qos è il Dio dei Fulmini e dei Temporali, ed è rappresentato come un Re circondato da Tori, nell'atto di brandire un fulmine frastagliato nella mano sinistra.

Non posso non far caso al fatto che è proprio dopo il temporale che spunta l'Arcobaleno. E allo stesso modo non posso non notare l'evidenza che a questa triade maschile si contrappone, in equilibrio perfetto, la triade femminile Allat-Al'Uzza-Manotu, anch'essa descrittiva di un'unica Madre, che al contempo è Madre e Sposa di Dushara.

Parole chiave: Arcobaleno, Pioggia, Grandine, Terra-Cielo

Luogo di Culto: Hegiaz, Najd, Nabatea e Giordania

Nomi: Quzah, Qaus, QawsGenere: Maschile

 

DHU-AL-KHALASAH – la Redenzione e la Salvezza

Dhu-al-Khalasah è un Dio della redenzione, della salvezza e degli oracoli che fu molto amato in tutta la Penisola Arabica. Nella città di Tabalah, a mezza via tra La Mecca e Sana'a, sorgeva il suo tempio più grande, dove era conservato il suo idolo in forma di un pilastro di quarzo bianco. Nell'Arabia del Sud il Culto di Dhu-al-Khalassah resistette a lungo anche dopo l'avvento dell'Islam: laggiù aveva un tempio che era molto bello e frequentato da tantissimi devoti da tutti i paesi vicini, al punto che veniva “la Kaa'ba dello Yemen”. Sul pilastro di quarzo era stata posta una corona, tutto attorno venivano avvolte collane preziose e non mancavano mai le offerte, soprattutto orzo, frumento, latte e uova di struzzo. Gli Arabi del Sud continuarono a venerare Dhu-al-Khalassah fino al 1815 - anno in cui vennero i Wahabiti e distrussero il suo idolo a colpi di fucile.

Parole chiave: Redenzione, Salvezza, Oracoli, Divinazione

Luogo di Culto: Hegiaz e Yemen

Pietra: Quarzo Bianco

Offerte: Uova, Latte, Cereali, Gioielli

Altri Dei della Salvezza: Yatha'

Genere: Maschile

 

SHAMS – Il Sole

Shams è la Dea del Sole, ed è la preferita in tutto il Sud dell'Arabia, dove gli Himyar la venerano in qualità di colei che preserva la vitalità dei germogli, l'abbondanza dei raccolti e la serenità della vita domestica.

Il suo tempio più importante sorgeva a Sana'a, nello Yemen, dove l'incenso non veniva mai lasciato spegnere. Gli Yemeniti la chiamavano Dhat-Himyam, che significa “Signora del Caldo”, Tanuf (l'Eccelsa) oppure Shams-'Alyyat, ossia Shams l'Altissima.Con il Nome Tanuf appare in molte iscrizioni Himyarite frequentemente associata a Ilmuqah, il Dio del Cielo, e ad Athar, il Dio di Venere. Così come i raggi del Sole oltre a scaldare illuminano, Shams era anche la portatrice di Luce che svela la Verità e vede ogni cosa, comprese le ingiustizie compiute dagli uomini: per questo Lei era venerata anche come Dea della Giustizia, e spesso veniva chiamata a testimone nei giuramenti.

Conosciuta in tutta la Penisola Arabica, era amata nell'Hegiaz e temuta nel Najd, perché qui il Sole era così forte da non permettere alle piante di crescere, e i Beduini, che pure la veneravano e la rispettavano, a Lei preferivano di gran lunga Sayin, il Dio della Luna che portava il sollievo della fresca rugiada.

Parole chiave: Sole, Calore, Nutrimento, Abbondanza, Vita

Associata a: Ilmuqah, Athar

Sposa di: Sayin, Dio della Luna

Altri Nomi di Shams: Eyum, Dhat-Himyam, Tanuf, Shams'Alyyat

Altri Dei del Sole: Dushara, Ruda

Altri Dei dei Giuramenti: Manat, Al-Shira, Al-Mundhir

Luogo di Culto: Hegiaz, Yemen, Najd

Offerta: Incenso

Genere: Femminile

 

SAYIN – La Luna

Sayin è il Dio della Luna amato dai Beduini. Sayin era colui che portava il refrigerio della frescura serale, la rugiada e la penombra, il riposo e la quiete, e l'umidità che donava era il motivo per cui potevano fiorire orchidee nel deserto.
Conosciuto anche come Syn o Sayeen, era grandemente venerato anche nel Sud della Penisola Arabica: laggiù aveva un tempio nella città di Shabwa.

In altre zone dell'Arabia era chiamato Qamar, in Giordania Jarah, e nell'Hegiaz, dove veniva venerato nel suo aspetto di Luna Crescente, il suo Nome era Hilal.
Il suo incenso sacro è il Franchincenso (noi oggi lo conosciamo come “l'incenso da chiesa”) che è il più antico di tutti e proviene dal nord Africa. Il Franchincenso ha ottime proprietà curative, e a quel tempo era considerato uno dei più preziosi. I devoti gli offrivano statuette quando andavano a chiedergli protezione o a ringraziarlo.

Potrebbe corrispondere al dio babilonese Sin.

Parole chiave: Luna, Sera, Notte, Rugiada, Fresco, Ristoro, Sollievo, Protezione, Orchidea

Associato a: Shams, Dea del Sole

Altri nomi: Syn, Sayeen, Qamar, Jarah, Hilal, Sin

Luogo di Culto: Najd, Yemen, Hegiaz, Giordania

Offerta: Orchidea, Franchincenso

Genere: Maschile

 

HILAL – prima e dopo la Luna Nuova

Hilal è il Nome Sacro di un particolare aspetto della Luna. Molte volte Hilal è stato il Nome che veniva attribuito al Dio della Luna nel suo aspetto di Luna Crescente. Hilal però in realtà attraversa tutte le fasi Lunari, e si concentra nella prima e nell'ultima Falce: l'ultimo sottilissimo filo di Luna visibile prima della Luna Nuova, e il primo sottilissimo filo che torna visibile quando la Luna ritorna Crescente. Hilal era detto anche An-Nayyr (Colui che è Luminoso) e Wadd (L'Amore) – e qui viene spontaneo domandarsi se sia stato l'utilizzo di questo appellativo a determinare la sovrapposizione tra Wadd e Hilal, oppure se la sovrapposizione sia un fatto oggettivo da cui è scaturita naturalmente la condivisione del Nome.

I Sabei e gli Himyariti dello Yemen onoravano Hilal fin dai tempi più antichi e lo chiamavano Warakh, che significa “il Viandante”, e indossavano amuleti a forma di Luna Crescente in suo onore.


Per ulteriori confronti riguardanti il Dio della Luna: Wadd, Sayin

Divinità correlate: Suwa, Shams, Nakruh, Zuhal

 

KAHL – la Forza Mentale

Kahl è un Dio Tutelare venerato nell'Arabia Centrale. Il fulcro del suo Culto si trovava a Qaryat al-Faw, nel Deserto del Najd, dove i Banu Kindah lo veneravano congiuntamente ad Allah (ovviamente sempre il Dio Pagano), Shams (Dea del Sole), Sayin (Dio della Luna) e Athar (la Stella del Mattino, Dio di Venere. Kahl dona protezione e forza mentale, il suo Nome significa “Colui che è Potente”.

Parole chiave: Luna, Notte, Protezione, Forza Mentale

Associato a: Shams, Allah, Sayin, Athar

Luogo di Culto: Najd

Genere: Maschile

 

NAKRUH – l'essenza maschile di Saturno che porta Guarigione
Nakruh è il Dio di Saturno venerato nel Sud dell'Arabia. Aveva un tempio vicino alla città di Ma'in, dove venivano a venerarlo gli ammalati e i perseguitati, ottenendo da Lui rifugio e guarigione: egli era noto per il suo carattere solenne, eppure estremamente benevolo.

Alcuni dicevano che fosse fratello di Wadd, il Dio delle Oasi e dei Serpenti (e dei buoni sentimenti di Amicizia e Amore). Nakruh-Saturno è un Dio Maschile e Lunare, ed è conosciuto anche in molte altre aree dell'Arabia con il nome Zuhāl, il Dio che governa la Terra e tutto quello che sta sotto di essa insieme ad Al-Muharriq, che è il Dio di Marte.

Zuhāl protegge e sorveglia tutta la terra che può dare frutto, e detesta che la terra coltivabile venga rovinata. A nord-est, nell'area di La Mecca, i Banu Jurhum combatterono con gli Amalekiti e infine prevalsero; a quel punto consacrarono a Zuhāl i loro templi. Essi dicevano che Zuhāl era una Dea.

Parole chiave: Saturno, Guarigione, Rifugio, Benevolenza, Protezione, Solennità

Fratello di: Wadd

Altri Dei considerati fratelli di Wadd: Hubal

Altri Dei della Guarigione: Dhu'l-Samawi, Bal'Samayn, Basamum, Dushara, Ta'lab, Zuhal

Altri Nomi: Zuhāl

Luogo di Culto: Arabia del Sud

Genere: Maschile e Lunare (Femminile per i Jurhum dell'Hegiaz)

 

ZUHAL – l'essenza femminile di Saturno che rende fertile la Terra 
Zuhāl è il Dio di Saturno venerato in molte aree d'Arabia. Saturno è conosciuto con diversi Nomi ed è quasi sempre considerato Maschile, mentre invece nell'area a Nord-Est il nome di Zuhāl indica una Divinità femminile: specialmente presso i Banu Jurhum, Saturno è assolutamente e decisamente Femmina. Zuhāl ama chi coltiva la Terra, e detesta chi rovina la terra fertile. Tutto quello che è sotto la terra Le appartiene.

Parole chiave: Saturno, Guarigione, Benevolenza, Protezione, Terra, Oltre, Raccolto

Altri Nomi: Nakruh, Kaywan

Altri Dei della Terra: Kawim, Harimtu, Allat, Raziqa, Hagaram, Al-Jalsad,Khomar, Dagn

Luogo di Culto: Arabia Nord-Est

Genere: Femminile

 

AZIZ – Marte

Aziz è il Dio di Marte e della Vittoria in Battaglia venerato nell'Arabia del Nord e in Siria, soprattutto nella città di Palmira. Aziz significa “colui che è forte” e oggi questo Nome è stato usurpato per annoverarlo tra i 99 nomi del dio monoteista. Insieme a Zuhal-Nakruh (Saturno), Aziz governa e protegge la Terra e tutto ciò che sta sotto di essa, inteso sia come Mondo dell'Oltre, sia come strato fertile di terreno in cui i semi germogliano e mettono radici, per poi crescere e dare l'abbondanza dei raccolti.

Nelle regioni orientali d'Arabia e nel sud dell'attuale Iraq, Aziz era conosciuto come Al-Merrikh o Al-Muharriq. Qui il suo Culto era molto importante soprattutto tra i beduini, specialmente Banu Rabi'ah, Banu Abd al-Qays e Banu Bakr ibn Wa'il. Aveva un tempio rosso e veniva raffigurato come un usamah, ossia un Leone maschio adulto. Le sue caratteristiche peculiari evidenziano una marcata somiglianza con il Dio babilonese Nergal: entrambi governano l'Oltretomba, il Fuoco, il Pianeta Marte e i Deserti, ed entrambi sono in grado di devastare scatenando malattie e pestilenze.

Il Nome di Al-Muharriq significa “Colui che Brucia” perché la sua Essenza personifica l'harriqah, che è il Fuoco stesso, e si manifesta nel calore terrificante dei Deserti.

Parole chiave: Marte, Guerra, Vittoria

Altri Nomi: Al-Merrikh, Al-Muharriq, Harka, Arsuf

Altri Dei della Guerra e della Vittoria: Hubal, Shay Al-Qawm, A'im, Athar, Al-Malik, Wadd, Al'Uzza, Ashar, Maher, Yaghuth, Jamhara, Hakmish

Luogo di Culto: Arabia del Nord, Siria

Genere: Maschile

 

MUN'IM – Mercurio, la Saggezza

Mun'im è il Dio del Pianeta Mercurio e della Saggezza, venerato a Palmira insieme al Dio Aziz. Sia il culto di Mun'im che quello di Aziz furono grandemente influenzati dalla cultura greca, e ben presto questi due Dei vennero di frequente chiamati Monimos e Azizos.

Parole chiave: Mercurio, Saggezza

Altri Dei associati a Mercurio: Al-Kutbay, Anbay, Dushara, 'Utarid

Altri Dei della Saggezza: Anbay, 'Utarid, Nuha

Altri Nomi: Utarid

Luogo di Culto: Arabia del Nord, Siria

Genere: Maschile

 

'UTARID – Mercurio, l'Intelligenza

'Utarid è il Nome con cui gli Arabi dell'Hegiaz chiamavano il Dio di Mercurio. Il Dio 'Utarid possedeva tutte le caratteristiche di Mun'im, congiuntamente a quelle di 'Anbay (Dio di Mercurio, della Saggezza e della Profezia nello Yemen) e di Al-Kutbay (Dea di Mercurio, della Saggezza, della Profezia e dei Mercanti presso i Nabatei) mostrando così l'essenza di Mercurio in ogni suo aspetto, sia per quanto concerne le doti intellettuali di intelligenza, furbizia e vivacità di pensiero, sia per quel che riguarda le qualità accademiche relative alla capacità di apprendimento, scrittura fluente e notevole eloquenza.

Parole chiave: Mercurio, Intelligenza, Apprendimento, Eloquenza

Altri Dei associati a Mercurio: Al-Kutbay, Anbay, Dushara, Mun'im

Altri Dei della Saggezza: Mun'im, Anbay, Nuha

Altri Nomi: Mun'im, Monimos

Luogo di Culto: Hegiaz

Genere: Maschile

 

ANBAY- La Saggezza

Anbay è il Dio della Saggezza e della Profezia dell'Arabia del Sud. Fu onorato grandemente dai Qataban nello Yemen centrale. Il Suo Pianeta è Mercurio.
E' stato associato con il Dio Babilonese Nabu, che allo stesso modo presiedeva alle profezie, al pianeta Mercurio e alla Saggezza.

Parole chiave: Saggezza, Profezia, Mercurio

Associato a: Nabu

Altri Dei della Saggezza: Mun'im, 'Utarid, Nuha

Altri Dei associati a Mercurio:  Al-Kutbay, Dushara, Mun'im, 'Utarid

Luogo di Culto: Arabia del Sud, Yemen

Genere: Maschile

 

AL-KUTBAY – la Scrittura e il Commercio

Al-Kutbay (conosciuta anche come Al-Aktab) è la Dea della scrittura, del commercio, della profezia e dei mercanti venerata nell'Arabia del Nord. I Nabatei del Sud della Giordania le avevano eretto un Tempio nella città di Petra, I Beduini e i mercanti portarono il suo Culto fino in Egitto e in tutta l'area del Sinai. I Banu Lihyan, che vivevano tra i Nabatei e commerciavano con loro, la avevano adottato come Divinità di primaria importanza. 
E' stata spesso associata al Culto di Dushara e Al'Uzza.

Il Suo Pianeta è Mercurio.

Parole chiave: Scrittura, Commercio, Mercanti, Benessere

Associata a: Dushara, Al'Uzza

Altri nomi: Kutba, Al-Kutba, Kutbay

Altri Dei del Commercio: Suwa, Hafidha, Hol

Altri Dei associati a Mercurio: Anbay, Dushara, Mun'im, 'Utarid

Luogo di Culto: Giordania, Siria, Nabatea

Genere: Femminile

 

AL-MUSHTRI – il Pianeta Giove

Al-Mushtri è il Nome con cui gli Higiazeni veneravano il Dio del Pianeta Giove. A Gadda e a Palmira era noto come Gad, che significa “Il Fortunato”, mentre nelle altre regioni del settentrione i Lihyan e i Thamudeni lo chiamavano Akhwar, e chiamavano molti dei loro bambini Taym-Akhwar in suo onore. Nel cielo notturno dell'Arabia il Pianeta Giove si vedeva chiaramente, e gli Arabi lo cercavano perché lo consideravano portatore di ottimi auspici: Akwar/Al-Mushtri è Colui che porta la ricchezza, la buona sorte e la prosperità.

Parole chiave: Giove, Ricchezza, Buonasorte, Prosperità

Altri Dei della Buona Sorte: Al-Shira, Sa'd Matar, Al-Jadd, Al-Mushtri, Al-Thurayya, Nasirah, Mirtadam, Sakbu, Ni'mat, Suhayl

Altri Nomi: Al-Mushtari, As-Sadiq, Akhwar, Gad

Luogo di Culto: Arabia del Nord e Hegiaz

Genere: Maschile

 

AL-JADD – Giove e la Buona Sorte

Al-Jadd è il Dio della Buona Sorte che è stato venerato da molte Banu in tutta la Penisola Arabica, specialmente dagli Awidh, dai Dhayf, dai Quda'a e dai Tamim. Sempre associato a Manat dei Destini e al Pianeta Giove, potrebbe trattarsi con grande probabilità di un altro Nome di Al-Mushtri.Molti bambini ricevettero il nome di Abd Al-Jadd, che significa “Devoto di Jadd”.

Parole chiave: Giove, Buona Sorte

Potrebbe trattarsi di: Al-Mushtari

Luogo di Culto: Penisola Arabica

Genere: Maschile

 

AL THURAYYA – Le Pleiadi

Al-Thurayya è una Dea delle Stelle, ed è la personificazione della costellazione delle Pleiadi. La gente di La Mecca la cercava all'aperto, di notte, sulle montagne, e le chiedeva la pioggia e la benedizione. Il culto delle Stelle (Najm), e il culto dei Pianeti (Kawbab) erano molto importanti per tutti gli Arabi, e spesso tenevano conto del moto dei corpi celesti quando costruivano edifici sacri, orientando gli angoli in modi tutt'altro che casuali, e talvolta predisponendo i tetti così da poter salire a venerare le stelle e i pianeti.

Parole chiave: Pleiadi, stelle, pioggia, benedizione

Altri Dei delle Piogge: Hubal, Quzah, Sa'd Matar, Sakiyya, Dagn, Amm-Anas, Al-Dabaran, Sa'd Matar, Ruda, Dagn

Luogo di Culto: Hegiaz, Najd

Genere: femminile

 

AL-DABARAN – Aldebaran e la Pioggia

Al-Dabaran è il Dio della Stella Aldebran. I Misam e i Tamim dicevano che se alla levata eliaca di Aldebaran non fossero seguite immediatamente le piogge, significava che bisognava prepararsi alla siccità. Essi veneravano Al-Dabaran per chiedergli di portare piogge abbondanti, e lo chiamavano “il Seguace” perché Egli corteggiava Al-Thurayya, la Dea delle Pleiadi.

Il Cammello maschio era il suo animale sacro.

Parole chiave: Aldebaran, Pioggia

Altri Dei delle Stelle: Al'Uzza, Nasirah, Sa'd Matar, Al-Shira, Al-Thurayya, Suhayl, As-Simak, Dhat-Zurhan, Shangila

Luogo di Culto: Najd

Animale Sacro: Cammello

Genere: Maschile

 

AL SHIRA – La Stella Sirio

Al-Shi'ra è la Dea della Stella Sirio, l'amata sposa di Suhayl, che è il Dio della stella Canopus. Moltissimi Arabi la conoscevano e la onoravano, soprattutto nella regione circostante alla città di La Mecca. A molti era nota anche come Mirzam al-Jawza', Colei che sta a guardia della Porta dei Cieli. Siccome Sirio era una delle stelle più luminose del cielo, gli Arabi dicevano che Al-Shi'ra vedeva i giuramenti e portava grandi fortune, benessere e buona sorte.

Anche tra i Beduini Al-Shira era grandemente venerata: tra tutti gli Arabi, i Beduini erano quelli che maggiormente amavano le Divinità delle Stelle, perché per loro era il cielo stellato a indicare la direzione sulla via da seguire. 
Tutti amavano Al-Shira, anche fuori dai confini d'Arabia: in Persia la chiamavano Tishtrya, in Egitto la chiamavano Sopdet, e ovunque Lei era la Dea che portava il bene e l'abbondanza.

Parole chiave: Sirio, stelle, benedizione, fortuna, la via, l'orientamento, luminosa

Sposa di: Suhayl

Altri Dei dei Giuramenti: Shams, Al-Mundhir, Manat

Luogo di Culto: Hegiaz, Najd

Genere: Femminile

 

SUHAYL – la Stella Canopus

Suhayl è il Dio della Stella Canopus onorato nella zona della città di La Mecca. I suoi devoti della Banu Jurhum, saliti nell'Hegiaz dal sud dell'Arabia, ebbero cura chela Ka'aba fosse costruita in modo che la parete a sud-est fosse esposta alla luce di Canopus. Suhayl è lo sposo di Al-Sh'ira, la Dea della Stella Sirio, e come Al-Shira fu venerato grandemente anche nel Deserto del Najd, soprattutto come portatore di ottimi auspici e grande fortuna su tutti quelli che vengono illuminati dalla luce della sua Stella.

Parole chiave: Stelle, Canopus, Sud-Est, Sirio

Altri Dei della Buona Sorte: Al-Shira, Sa'd Matar, Al-Jadd, Al-Mushtri, Al-Thurayya, Nasirah, Mirtadam, Sakbu, Ni'mat

Sposato con: Al-Shira (Sirio)

Luogo di Culto: Hegiaz

Genere: Maschile

 

AS-SIMAK – Arcturus e la Ricchezza

As-Simak è il Dio delle Stelle dell'Arabia dell'Ovest. Egli è la personificazione della Stella Arcturus e il suo Nome significa "Colui che è innalzato". Conosciuto soprattutto per la sua propensione a donare ricchezza, fama e onore, spesso veniva chiamato Haris as-Sama, che significa "il Guardiano dei Cieli". Il suo simbolo sacro era la Lancia.

Parole chiave: Stelle, Arcturus, Innalzato, Ricchezza, Onori

Altri Dei delle Stelle: Al'Uzza, Nasirah, Sa'd Matar, Al-Shira, Al-Thurayya, Suhayl, Al-Dabaran, Dhat-Zurhan, Shangila

Luogo di Culto: Arabia dell'ovest

Genere: Maschile

 

DHAT-ZURHAN – Venere Stella della Sera

Dhat-Zuhran è la Dea di Venere nel suo aspetto di Stella della Sera. Fu venerata nel sud dell'Arabia, particolarmente dalle Banu Sumhuram, Radman e Khawlan, e dai Qataban nell'area centrale dello Yemen. C'è la forte possibilità che Dhat-Zurhan sia un appellativo di Al'Uzza.

Parole chiave:Venere, Stella della Sera

Altri Dei delle Stelle: Al'Uzza, Nasirah, Sa'd Matar, Al-Shira, Al-Thurayya, Suhayl, Al-Dabaran, As-Simak, Shangila

Luogo di Culto: Arabia del sud, Yemen

Potrebbe trattarsi di: Al'Uzza

Genere: Femminile

 

NASIRAH – le Buone Notizie

Nashirah è una Dea delle Stelle: la Sua Stella sta nella costellazione del Capricorno ed era chiamata “la portatrice di buone notizie”.

Parole chiave: Capricorno, Stelle, Benedizione, Fortuna, Buone Notizie

Altri Dei della Buona Sorte: Al-Shira, Sa'd Matar, Al-Jadd, Al-Mushtri, Al-Thurayya, Mirtadam, Sakbu, Ni'mat, Suhayl

Luogo di Culto: Hegiaz, Najd

Genere: Femminile

 

SA'D - La Buona Fortuna

Sa'd è il dio della Buona Fortuna e delle Benedizioni. Venerato prevalentemente nell'Arabia dell'Ovest, era amato anche da tutti i Beduini del Najd, e aveva anche un Tempio nell'Hegiaz, nella città di Jeddah, che era stato edificato proprio in riva al mare.

Viene menzionato nel Kitab-Al-Asnam ma senza alcun apporto di notizie utili.Altissima probabilità che Sa'd e Sa'd Matar siano la stessa Divinità.

Parole chiave: Fortuna, Buona Fortuna, Benedizione

Luogo di Culto: Najd, Hegiaz

Altri Dei della Buona Sorte: Al-Shira, Matar, Al-Jadd, Al-Mushtri, Al-Thurayya, Nasirah, Mirtadam, Sakbu, Ni'mat, Suhayl

Genere: Maschile

 

MATAR – Pegaso, la Stella Fortunata della Pioggia

Matar, conosciuto anche come Sa'd al-Matar è un Dio delle Stelle: la Sua Stella è la più brillante della costellazione di Pegaso. Questa stella era conosciuta come “la stella fortunata della pioggia” ed era quella che poteva portare abbondanti precipitazioni. Altissima probabilità che Matar e Sa'd siano due Nomi della stessa Divinità.

Parole chiave: Pegaso, Stelle, Fortuna, Luminoso, Pioggia

Altri Dei delle Stelle: Al'Uzza, Nasirah, Sa'd, Al-Shira, Al-Thurayya, Suhayl, Al-Dabaran, As-Simak, Dhat-Zurhan, Shangila

Altri Dei della Pioggia: Hubal, Quzah, Al-Thurayya, Sa'd, Sakyya, Dagn, Amm-Anas

Luogo di Culto: Hegiaz, Najd

Genere: Maschile

 

SHANGILA – Dea delle Stelle

Shangila è una Dea delle Stelle dell'Arabia del Nord, che fu venerata dalla Banu Lihyan presso l'Oasi di Tayma.

Parole chiave: Stelle

Altri Dei delle Stelle: Al'Uzza, Nasirah, Sa'd Matar, Al-Shira, Al-Thurayya, Suhayl, Al-Dabaran, As-Simak, Dhat-Zurhan

Luogo di Culto: Arabia del Nord

Genere: Femminile

 

ASHAR – l'Arciere a Cavallo

Ashar è un Dio della Guerra che fu venerato nel nord dell'Arabia e nel sud della Siria. Veniva raffigurato come un arciere con arco e faretra, in sella ad un cavallo, e frequentemente veniva onorato congiuntamente al Dio Sa'd Matar: insieme, queste Divinità proteggevano le imprese degli uomini.

Parole chiave: Arciere, Cavallo, Guerra, Proteggere, Successo

Altri Dei della Guerra: Hubal, Shay Al-Qawm, A'im, Athar, Aziz, Al-Malik, Wadd, Al'Uzza, Maher, Yaghuth, Jamhara, Hakmish

Associato a: Sa'd Matar

Luogo di Culto: Arabia del nord, Siria del sud

Genere: Maschile

 

ATHAR – Venere la Stella del Mattino

Athar è il Dio del Pianeta Venere e della Guerra nell'Arabia Meridionale. Per i Minei dello Yemen, Athar era Colui che provvedeva a donare loro la preziosissima Acqua. Il suo simbolo era una punta di lancia, il suo animale sacro era l'orice (che è un tipo di antilope. Un'antica iscrizione ritrovata in Arabia centrale lo descrive con il Nome di Athar-al-Shariq, che significa Athar il Radioso: qui era venerato insieme ad Allah (quello Pagano, l'Allah-Ilu) e Kahil, ed era noto per controllare l'acqua in ogni sua forma, soprattutto nel formarsi e nello scorrere dei preziosissimi Wadi, ossia i torrenti temporanei che le piogge formano dentro ai deserti (e qui non posso non notare la liaison con Wadd).
La devozione degli yemeniti portò il culto di Athar fino in Abissinia, dove veniva chiamato Astar.

Verso l'ottavo secolo dell'era volgare, nell'Arabia del Nord era conosciuto come Atarsamayn (Athar il Celestiale), sposo di Atarquruma (Kurum, uno dei nomi di Shams, Dea del Sole). Tutti lo conoscevano anche come “la Stella del Mattino”.

Parole chiave: Venere, Guerra, Acqua, Lancia, Orice

Altri nomi: Athar-al-Shariq, Astar

Fratello di: Bahr, Dio del Mare

Fratello di: Sahar, Dea dell'Alba

Luogo di Culto: Hegiaz e Yemen, Siria, Abissinia

Altre Divinità della Guerra: Hubal, Shay Al-Qawm, A'im, Aziz, Al-Malik, Wadd, Al'Uzza, Ashar, Maher, Yaghuth, Jamhara, Hakmish

Genere: Maschile

 

MAHER – Dio della Guerra, figlio di Athar

Maher è il Dio della Guerra che fu venerato dagli Himyariti, ma anche dagli Abissini. In Abissinia Maher era considerato figlio di Astar.

Figlio di: Astar

Luogo di Culto: Yemen, Abissinia

Altre Divinità della Guerra: Hubal, Shay Al-Qawm, A'im, Athar, Aziz, Al-Malik, Wadd, Al'Uzza, Ashar, Yaghuth, Jamhara, Hakmish

Genere: Maschile

 

BAHR – Il Mare

Bahr è il Dio del Mare e dell'Oceano venerato in molte parti d'Arabia. Grandemente onorato in tutta l'area costiera dell'Hegiaz e dello Yemen, da lì attraverso il Mar Rosso il suo culto giunse fino in Africa: qui, in Abissinia, veniva chiamato Biher e veniva onorato insieme ad Athar, perché gli Abissini dicevano che loro due erano fratelli – e non è la prima volta che accade, in Africa, che il Principio Maschile del Mare e l'aspetto tempestoso della Guerra siano considerati fratelli! Nelle regioni a sud dell'Arabia, fu molto importante presso gli Himyariti, e nell'Oman fu ancora più amato: dopo la morte di Maometto, i Banu Al-Azd abiurarono l'Islam per tornare da Bahr – ma purtroppo Abu Bakr lo venne a sapere, e ritornò in Oman per distruggere i pagani. Oggi resta qualche traccia dell'antica devozione tra le righe della letteratura Araba, dove si racconta di un Vecchio Uomo del Mare e di Sinbad il Marinaio.

Altri nomi: Yamm, Biher, Bajar, Bahar

Fratello di: Athar

Luogo di Culto: Hegiaz e Yemen, Siria, Abissinia

Altre Divinità del Mare: Suwa, Manat, Awal

Genere: Maschile, Lunare

 

AWBAS – la Sposa di Athar

Awbas è una Dea degli Oracoli venerata nel sud dell'Arabia. I Sabei dello Yemen si affidavano a Lei per ottenere profezie. Awbas è la sposa di Athar, il Dio del Pianeta Venere.

Altri nomi: Hawbas

Sposa di: Athar

Luogo di Culto: Yemen

Genere: Femminile

 

AWAL – il Grande Squalo

Awal è il Dio del Mare venerato nelle regioni a est e nelle isole del Golfo Persico, dove oggi si trova il Bahrein (e guarda caso, “Bahrein” ha tutta l'aria di essere un tributo a Bahr, Dio del Mare. Non ho modo di sapere se Awal sia un altro modo di nominare Bahr, oppure se sia un Dio della sua Famiglia).
Le tribù di Taghlib e Iyad, e i Banu Bakr lo veneravano come Guardiano Primordiale delle Acque del Golfo. Awal veniva raffigurato come un grande Squalo.

Parole chiave: Mare, Guardiano, Acqua

Animale Sacro: Squalo

Altri Dei del Mare: Suwa, Manat, Bahr

Luogo di Culto: Bahrein

Genere: Maschile

 

AL-FALS – lo Spazio Sacro che Protegge ogni Vivente

Al-Fals è il Dio delle Montagne dell'Arabia Centrale. Aveva il suo Tempio sulla montagna nera di Jebel Aja, in mezzo al deserto del Najd. Il suo idolo era una roccia rossa dalla forma simile ad un uomo; i suoi custodi erano i Banu Bawlan, della tribù Tayy. Tutta la Montagna Nera era considerata Sacra in virtù della presenza dell'idolo di Al-Fals: qualunque uomo e qualunque animale stesse fuggendo da un pericolo o cercasse rifugio, era sufficiente che entrasse nel territorio sacro della Montagna Nera, e nessuno avrebbe più potuto nuocergli o perseguitarlo. Quando gli animali entravano nell'area Sacra di Al-Fals, anche se non stavano fuggendo da qualcosa, diventavano automaticamente di sua  proprietà: dovevano essere tenuti vicino al tempio dai custodi, nutriti e curati, e non potevano più essere uccisi.

Nel Kitab-Al-Asnam vi è un lungo racconto riguardo questa cosa: una signora perde il suo cammellino, il quale va a finire sulla Montagna Nera. Qualcuno va a recuperare il cammellino per restituirlo alla proprietaria, ma il custode dice che non si può, perché ormai l'animale appartiene ad Al-Fals. Il tizio che era andato a recuperarlo lo prende su lo stesso. Al-Fals non gli fa niente.
Ovviamente Hisham-al-Kalbi sostiene che non sia successo nulla in virtù del fatto che Al-Fals non esiste. Personalmente, invece, ammesso che il racconto sia vero, ci vedo molto di più un Dio giusto ed equilibrato, che ha scelto con equità di lasciare che l'animale tornasse a casa.

Parole chiave: Montagna Nera, Protezione, Proteggere Animali, Spazio Sacro, Rifugio

Luogo di Culto: Najd

Altre Divinità di Protezione: Ya'uq, Abgal, Shay-al-Qawm, Kahl, Nakruh, Ya'uq, Ba'lat-Mafrash, Ruda, Rahmaw, Al-Malik, Al-Habhah, Dhu'l-Khabsa, Dhu'l-Ka'Abat

Altre Divinità protettrici degli Animali: Dhu'l-Samawi, Basamum

Altre Divinità delle Montagne: Dushara, Manaf

Genere: Maschile

 

YAGHUTH – il Leone, Colui che soccorre

Yaghuth è un Dio della Guerra, veniva raffigurato come un Leone e la sua statua era stata posta in cima ad una collina dello Yemen. Divinità principale della tribù dei Mahdi, era onorato grandemente anche presso i Murad e i Jurash: essi scendevano in battaglia portando un suo simulacro per propiziarsi la vittoria nel combattimento. Presso gli Adnaniti dell'Hegiaz e presso i Quraysh era conosciuto come Abd Yaghuth, onorato e rispettato da tutti. Molti bambini dei Kuza'a e dei Quraysh furono chiamati Abd-Yaghuth e Abd al-Asad, che significa “devoto del Leone”. Yaghuth significa “Egli Soccorre”.


Parole chiave: Guerra, Leone, Venire in Soccorso, Vittoria

Luogo di Culto: Hegiaz, Yemen

Altre Divinità associate al Leone: Allat, Aziz/Al-Muharriq

Genere: Maschile

YA'UQ – il Cavallo, l'Intelligenza e la Protezione

Ya'uq è una Divinità tutelare associata alla protezione e alla rapidità di pensiero, intesa come vivacità e prontezza mentale. Grandemente venerato nell'Arabia meridionale dagli Hamdan e dai Khawlin, il suo tempio principale sorgeva vicino a Sana'a ed era raffigurato in forma di Cavallo. I suoi devoti avevano l'abitudine di confezionare piccole statuette a forma di Cavallo e di portarsele dietro, per assicurarsi la protezione di Ya'uq in ogni momento.

Parole chiave: Protezione, Velocità, Pensiero, Intelligenza, Cavallo

Altri Dei dell'Intelligenza: 'Utarid

Luogo di Culto: Arabia Meridionale

Genere: Maschile

 

NASR – l'Avvoltoio, la Determinazione e l'immensità del Deserto

Nasr è il Dio dei Deserti sconfinati dell'Arabia meridionale. Il suo animale sacro era l'Avvoltoio, e infatti in arabo avvoltoio di dice proprio nasr. Fu una delle Divinità più amate e conosciute nel territorio degli attuali Emirati Arabi e in tutto lo Yemen. Nasr era la personificazione della Natura selvaggia, e veniva grandemente onorato come simbolo di perspicacia, intuizione sagace e carattere tagliente e determinato. Il suo Tempio più importante si trovava nella città di Balkha, nello Yemen, e il suo Idolo era una scultura in pietra raffigurante un grande Avvoltoio - e molti altri Avvoltoi venivano frequentemente posti sulle porte dei Templi e degli edifici ufficiali in Suo onore.

Tra tutti gli Yemeniti di Balkha, la tribù che era maggiormente devota a Nasr era la Banu Himyar, e tra questi Himyariti c'era un clan che più di tutti lo amava: era il clan Dhu'l-Kala'. Questo ci riporta a Dhu'l Khalasah, il Dio della Salvezza il cui Culto, nello Yemen, resistette per più di mille anni dopo l'avvento dell'Islam, ma che un tempo fu amato e onorato anche nelle regioni del nord, ai confini con la Siria. Insieme a Dhu'l Khalasah si riapre il confronto con Dhu-Al-Shara, Dhu'l Samawi e Shay-Al-Qawm, e rispunta quell'Aquila a cui inizialmente avevamo dato forse poca importanza, ma che ora torna a mostrarsi come un elemento che potrebbe rivelarsi assai significativo: pare infatti che alcuni degli Avvoltoi di Nasr ricordassero le fattezze dell'Aquila, e che ci siano parecchi punti in comune tra Nasr e l'antico Dio Assiro Nisroch, di cui si dice fosse un uccello, forse un Avvoltoio, oppure anche un'Aquila.

Parole chiave: Deserto, Immenso, Perspicacia, Determinazione, Avvoltoio

Luogo di Culto: Emirati Arabi, Yemen

Altre Divinità associate ai Rapaci: Awf, il Grande Uccello

Genere: Maschile

 

AWF – il Rapace possente e il volo degli Uccelli

Awf è un Dio Oracolare. I Quraysh lo consideravano un antenato divino, e chiamavano spesso i bambini con  il nome di Abd-Awf. Raffigurato in forma di un grande uccello rapace, la sua statua era posta a poca distanza dalla Ka'ba. Awf poteva controllare i movimenti degli uccelli, permettendo agli Arabi di eseguire lo Zajr, vale a dire la pratica di consultarne il volo per trarne presagi ed auspici. Il suo Nome significa “il Grande Uccello”.

Parole chiave: Uccello, Divinazione

Luogo di Culto: Hegiaz

Altre Divinità associate ai Rapaci: Nasr, l'Avvoltoio del Deserto

Genere: Maschile

 

NUHM – la Fertilità e la Caccia

Nuhm è il Dio della Fertilità dell'Arabia dell'Ovest. Veniva spesso interpellato per questioni inerenti al nutrimento e alla caccia, e gli si chiedeva di garantire il benessere di tutti i membri delle tribù, sia umani che animali. Le due banu che l'hanno maggiormente venerato sono state Muzaynah e 'Ida; molti bambini di quelle tribù sono stati chiamati 'Abd-Nuhm in suo onore. Nuhm significa “Colui che Conforta”. E' menzionato nel Kitab-Al-Asnam.

Parole chiave: Fertilità, Caccia

Luogo di Culto: Arabia dell'Ovest

Genere: Maschile

 

THU'BAN – il Serpente che protegge i Tesori

Thu'ban è il Dio Serpente dello Yemen. Conosciuto in molte altre parti d'Arabia fu chiamato anche Hanash, Hayya e Hubab. Con il Nome di Hubab era venerato alla Ka'aba di La Mecca come gigantesco Serpente preposto alla sorveglianza dei Tesori Sepolti, e molti bambini furono chiamati Hubab in suo onore.

Il fatto che a La Mecca ci sia un Dio Serpente con questo Nome è molto interessante perché salta subito all'occhio che Hubab somiglia ad Hubal, il Dio della Guerra fratello di Wadd, Dio dei Serpenti: al momento non posso sapere se Hubab-Thu'ban sia sempre Wadd, ma indubbiamente appare sensato mantenere aperta l'ipotesi.

Come in molti altri Culti dell'Antichità, in Arabia i Serpenti erano sempre stati considerati positivi e portatori di grandi fortune, Totem Sacri presso i Beduini, e ovunque archetipi di virilità e longevità. Uccidere un Serpente era considerato un grave sacrilegio, in grado di destare l'ira degli Dei e anche di tutti quanti i Jinn. Chi causava la morte di un Serpente poteva tentare di placare l'ira divina riempiendo una statuetta a forma di cammello con orzo, grano e datteri, mettendola poi da qualche parte tra le rocce di una montagna, e aspettando trepidante la mattina successiva: se il contenuto della statuetta era stato mangiato, significava che l'offerta era stata accettata, mentre in caso contrario voleva dire che l'incauto uccisore era stato bollato come essere insignificante, e abbandonato in balia della malattia e della malasorte.

Con l'avvento del monoteismo, i Serpenti, che per gli Antichi erano sommamente sacri, anche qui sono stati “demonizzati” fino a rappresentare l'estremo opposto. Appare innegabile che i Serpenti hanno, nella loro Natura, qualcosa di talmente antico e potente che il monoteismo non può sopportare di convivere con essi, né può tollerarne i Nomi: si racconta che Maometto pretese che un uomo di La Mecca, che si chiamava Hubab, cambiasse il suo nome con qualcos'altro perché “quello era il nome di un diavolo”.

Parole chiave: Serpente, Tesoro, Virilità, Longevità

Luogo di Culto: Hegiaz, Najd, Yemen

Altre Divinità associate ai Serpenti: Wadd, Shadrafa, Nahastab

Altri Nomi: Hubab, Hanash, Hayya

Genere: Maschile

 

SHADRAFA – i Serpenti e gli Scorpioni

Shadrafa è il Dio della Prosperità e della Protezione che fu venerato dagli Aramei, dagli Arabi del nord e dai Siriani fino a Palmira. I suoi Animali Sacri erano i Serpenti e gli Scorpioni. Shadrafa veniva raffigurato come un uomo con la barba, vestito come un soldato e con un cappello cilindrico in testa.

Parole chiave: Serpente, Prosperità, Protezione

Luogo di Culto: Arabia del Nord, Siria

Altre Divinità associate ai Serpenti: Wadd, Thu'ban, Nahastab, Hubab

Genere: Maschile

 

NAHASTAB – l'Abbondanza e i Serpenti

Nahastab è il Dio della Fertilità e dell'Abbondanza che veniva venerato dai Minei, nell'Arabia del sud. Nahastab era associato ai Serpenti, che erano considerati presagio positivo di terreno fertile e ricchezza dei raccolti.

Parole chiave: Serpente, Prosperità, Abbondanza

Luogo di Culto: Arabia del Sud

Altre Divinità associate ai Serpenti: Wadd, Thu'ban, Shadrafa, Hubab

Genere: Maschile

 

SALMAN – le Oasi e la Quiete

Salman, detto anche Salim, è il Dio delle Oasi dell'Arabia del Nord. Il Suo Tempio si trovava all'Oasi di Tayma, ed era custodito dai Banu Lihyan. Salman\Salim era associato alla pace, all'armonia e al benessere: il suo stesso Nome, Salim, significa "pace". Anche se queste informazioni sono assai scarse, già da qui emerge una forte analogia con Suwa e con Wadd. Ad avvalorare l'ipotesi di una liaison con il Dio Wadd, si aggiunge il fatto che fuori dai confini dell'Oasi di Tayma, Salim veniva venerato anche come Dio dell'Oltre e dei Crepuscoli – elemento che ci rimanda alla parentela tra Wadd e Nakruh, e conseguentemente al collegamento tra Saturno e Marte.

Parole chiave: Oasi, Benessere, Pace, Oltre

Luogo di Culto: Arabia del Nord

Altre Divinità associate alle Oasi: Wadd, Dhu'l-Ghabat

Altre Divinità associate alla Quiete: Suwa, Sayin

Altri Dei dell'Oltre: Qaysha, Al-Uquaysir, Ba'alat-Sahra, Nakruh, Al-Ghurab, Manat, Allat

Genere: Maschile

 

SAHAR – l'Alba

Sahar è la Dea dell'Alba. Venerata nell'Arabia del Nord, Sahar è la sorella di Athar (Dio di Venere) e di Salman (Dio delle Oasi e della Pace), e si dice sia stata la balia asciutta di Hilal/Wadd/Sayin/Qamar.

Parole chiave: Alba, Aurora, Balia, Nutrimento

Luogo di Culto: Arabia del Nord

Sorella di: Athar, Salman (Athar e Salman sono dunque fratelli?)

Genere: Femminile

 

ISIF E NA'ILAH – le Colline e la Sorgente

Isif e Na'ilah sono due Divinità delle Sorgenti e delle Colline, che furono venerate principalmente nell'area della città di La Mecca.

La statua raffigurante Na'ilah si trovava sulla Collina di Al-Marwa, quella di Isif, suo sposo, sulla Collina vicina di Al-Safa. Gli Arabi amavano e veneravano entrambi, recandosi su entrambe le colline. Isif e Na'ilah proteggevano il prezioso Pozzo Zemzem. Isif era detto anche Mu'tim at-Ta'ir, che significa “colui che nutre gli uccelli”: i suoi Devoti gli offrivano grandi piatti pieni di datteri, e li lasciavano scoperti affinché gli uccelli potessero beccarli. Se gli uccelli venivano a mangiarli, significava che Isif aveva apprezzato l'offerta.

Per qualche ragione che non sappiamo, erano amati ma anche temuti, al punto che i loro numerosissimi adoratori non osavano toccare mai le loro statue. Che sia per questa ragione che Hisham avrebbe preferito non doverli citare come Divinità? È innegabile che la più recente mitologia araba li abbia voluti screditare, dipingendoli meno divini possibile, descrivendoli come due amanti che furono trasformati in pietra per punizione, e come era prevedibile, è solo questa la storia a cui fa riferimento il Libro degli Idoli. Le cose in realtà stavano molto diversamente: nei ritrovamenti che testimoniano l'antica venerazione per Isif e Na'ilah non vi è nulla che possa far dubitare della loro Natura Divina.

Parole chiave: Acqua, Pozzo, Dissetarsi, Colline, Timore Reverenziale

Luogo di Culto: Hegiaz

Pietra: Statue antropomorfe

Offerta: Datteri

Altri Dei delle Sorgenti:Al'Uzza, Wadd, Dushara, Al-Ba'l

Genere: Isif maschile, Na'ilah femminile

 

DHU-AL-KAFFAYN- Quello delle Due Palme

Dhu-al-Kaffayn è una Divinità tribale originaria dell'Arabia occidentale. Anche i Daws lo veneravano, nelle zone a sud-est. L'idolo che era stato eretto per lui aveva una forma molto singolare, che ricordava una mano. Il suo nome significa “Quello delle Due Palme”. Purtroppo non si sa altro. Nel Kitab-Al-Asnam è menzionato solo per parlarne male, e non vi è apporto di notizie utili.

Parole chiave per confronto e ricerca: Mano, Palma, Due Palme

Altri Dei delle Palme: Dhat-Anwat, Ashira, Ta'lab

Luogo di Culto: Arabia Occidentale

Genere: Maschile

 

MA'N – l'Acqua che si può Bere

Ma'n è un Dio dell'Acqua dei Beduini tra il nord Arabia e la Siria del Sud. Il centro del suo Culto era presso la città di Ras As-Shar.

I Beduini lo veneravano congiuntamente a Sa'd (la Buona Fortuna), Ashar (l'Arciere a Cavallo) e Aziz (il Dio di Marte). Ma'n era la personificazione dell'acqua dolce pulita, rinfrescante e portatrice di vita: frequentemente i suoi Devoti si riferivano a Lui chiamandolo “il Dio buono e generoso”.

Parole chiave: Acqua, Pulito, Fresco, Bere, Potabile, Generoso

Altri Dei dell'Acqua: Athar, Al'Uzza, Wadd, Dushara, Al-Ba'l, Isif, Na'ilah, Al-Ba'lu, Nawasam
Luogo di Culto: Nord Arabia, Siria

Genere: Maschile

 

KHADIR – l'Immortale che sorveglia i Deserti

Khadir è un Dio della Vegetazione che in particolare fu venerato nelle aree desertiche. Un'antica leggenda narra che Khadir divenne un'Essere Immortale perché bevve dalle sorgenti dello Sharajat al-Hayat, e da allora attraversa i deserti sorvegliando la Terra, e assicurandosi che l'Acqua preziosa e le piante continuino ad esistere.

Parole chiave: Vegetazione, Deserto, Immortale, Sorvegliare, Acqua

Luogo di Culto: Deserti

Genere: Maschile

 

DHAT-ANWAT – Gli Alberi

Dhat-Anwat è una Dea degli Alberi venerata nell'area della città di La Mecca. Il suo Albero sacro si trovava a metà strada tra La Mecca e Yathrib; alcuni dicono che fosse una grande palma da datteri, altri invece sostengono che fosse un grande albero di loti. Tutte le tribù della zona andavano a renderle omaggio, adornando il suo Albero Sacro con ogni genere di ornamenti e gioielli, spesso anche appendendo armi ai suoi rami.

Dhat-Anwāt significa “Colei che possiede gli ornamenti d'onore”.

Parole chiave: Vegetazione, palma, datteri, ornamenti, omaggio, onore

Altri Dei delle Palme: Dhu-Al-Kaffayn, Dhat-Anwat, Ashira, Ta'lab

Luogo di Culto: Hegiaz

Genere: Femminile

 

DHU'L-GHABAT- La Vegetazione

Dio della vegetazione dell'Arabia settentrionale, fu venerato presso l'Oasi di Tayma dai Banu Lihyan.

Parole chiave: Oasi, Vegetazione

Altri Dei della Vegetazione: Ashira, Dhat Badan, Dhat Anwat, Al'Uzza, Khadir, Kawim

Luogo di Culto: Arabia Settentrionale

Genere: Maschile

 

DHAT BADAN – La Natura

Dhat-Badan è la Dea della Natura del Sud. Fu venerata soprattutto dalla tribù degli Himyar, che portarono il suo culto fino in Africa, nel nord dell'Abissinia e in Somalia, dove veniva chiamata Zat-Badar. Tutte le oasi circondate da Alberi le erano sacre. Si dice che Dhat Badan non gradisse essere invocata se nel suo santuario non era presente una veggente o una sacerdotessa a lei consacrata. Le sacerdotesse di Dhat-Badan si chiamavano Khalimah, che significa “sognatrice”: per parlare con la loro Dea, esse si stendevano sotto ad uno dei suoi Alberi Sacri e dormivano, per incontrarla in sogno.

Parole chiave: Natura, Oasi, Alberi

Altri Dei della Vegetazione: Dhu'l-Ghabat, Ashira, Dhat Anwat, Al'Uzza, Khadir, Kawim

Altri Dei per i quali si sogna: Ar-Ra'iyu, Al-Jalsad

Luogo di Culto: Arabia del SudGenere: Femminile

 

ARANYADA – l'Ibis e lo Struzzo

Aranyada è una Divinità tutelare dell'Arabia del sud. Il centro del suo Culto si trovava nello Yemen, presso Nashshan: qui gli Arabi Sabei lo veneravano come Dio della Natura e protettore della città. I suoi simboli sacri erano l'Ibis, lo Struzzo e gli Alberi.

Parole chiave: Natura, Protezione

Altri Dei collegati agli Uccelli: Nasr, 'Awf, Dhu'l Samawi, Isif

Luogo di Culto: Arabia del Sud, Yemen

Animali: Ibis, Struzzo

Genere: Maschile

 

ASHIRA – Le Palme Rigogliose

Ashira è la Dea della Fertilità del Nord dell'Arabia. Nell'Oasi di Tayma era la più importante. Lei controllava la crescita delle Palme da Datteri

Parole chiave: Fertilità, Vegetazione, Palma, Datteri

Altri Dei della Vegetazione: Dhu'l-Ghabat, Dhat Badan, Dhat Anwat, Al'Uzza, Khadir, Kawim

Altri Dei delle Palme: Dhu'l-Kaffayn, Dhat-Anwat, Ta'lab

Luogo di Culto: Arabia del Nord

Genere: Femminile

 

AMM-ANAS – il Raccolto Abbondante

Amm-Anas è il Dio dell'Agricoltura del Sud, venerato soprattutto dai Khawlin e dai Qataban. I Khawlin usavano offrirgli le primizie per ringraziarlo del raccolto; i Qataban consideravano Amm-Anas soprattutto una Divinità del Tempo Metereologico e per loro era il più importante di tutti gli Dei – infatti, usavano chiamare sé stessi “banu-Amm” che sta a significare “figli di Amm”.

È menzionato nel Kitab-Al-Asnam, dove viene fatto un lungo discorso per deplorare il costume di offrirgli primizie.

Parole chiave: Pioggia, Raccolto Abbondante, Primizie, Benessere, Dio del Cielo

Luogo di Culto: Arabia del Sud

Altre Divinità delle Piogge: Hubal, Quzah, Sa'd Matar, Sakiyya, Dagn, Al-Thurayya, Al-Dabaran, Sa'd Matar, Ruda, Dagn

Altre Divinità dei Raccolti: Allat, Al'Uzza, A'ra, Ruda, Nuhm, Ashira, Kuthra, Suwa, Kawim, Raziqa, Bashrir, Dagn, Harimtu, Hagaram, Zuhal, Al-Jalsad, Khomar

Genere: Maschile

 

KAWIM – i Monsoni e il Raccolto

Kawim è il Dio dell'Agricoltura, della Vegetazione e dei Monsoni che fu venerato nell'Arabia del Sud, soprattutto dagli Himyariti dello Yemen. Il suo Nome significa "Colui che Sostiene".

Parole chiave: Vegetazione, Vento, Agricoltura, Sostegno, Sostentamento

Altri Dei dell'Agricoltura: Harimtu, Allat, Raziqa, Hagaram, Zuhal, Al-Jalsad, Khomar, Dagn
Luogo di Culto: Arabia del sud, Yemen

Genere: Maschile

 

HARIMTU – Sposa del Tuono, Madre della Stella del Mattino

Harimtu è la Dea della Fertilità dell'Arabia del sud. Per per gli agricoltori delle tribù Saba, Ma'in e Qataban, Harimtu è la Sposa di Ilmaqah (il Dio del Cielo) ed è la Madre di tutti gli Dei - in particolare Madre di Athar (la Stella Del Mattino). A Nord era conosciuta con il Nome di Ashira, Colei che governa la crescita delle Palme da Datteri. Harimtu preserva la qualità del suolo e l'abbondanza dei raccolti, e il suo Animale Sacro è la Gazzella.

Parole chiave: Fertilità, Palma, Datteri, Abbondanza

Conosciuta anche come: 'Athiratan, Ashira

Luogo di Culto: Arabia del Sud

Genere: Femminile

 

BA'LAT-MAFRASH – la Difesa e la Protezione

Ba'lat-Mafrash è una Dea Tutelare e della Fertilità del sud dell'Arabia. Lei protegge i bambini e le famiglie, difende dai nemici e aumenta la resa dei raccolti, e oltre a tutto questo è anche propensa a donare oracoli affidabili. Il suo Nome significa “Padrona di Mafrash” e gli Arabi Sabei la veneravano grandemente dedicandole grandi altari di incenso.

Parole chiave: Abbondanza, Difesa, Protezione, Prosperità, Divinazione

Offerta: Incenso
Luogo di Culto: Arabia del sud

Genere: Femminile

 

RAZIQA – il Nutrimento

Raziqa è la Dea della Terra e della Prosperità venerata nell'Arabia del Sud. I Thamudeni e gli 'Ad la veneravano in qualità di portatrice di benessere, nutrimento e abbondanza.

Parole chiave: Terra, Prosperità

Altri Dei della Prosperità: Allat, Al'Uzza, A'ra, Ruda, Amm-Anas, Ashira, Nuhm, Kuthra, Suwa, Kawim, Bashrir, DagnAltri Nomi: Razeka

Luogo di Culto: Arabia del Sud

Genere: Femminile

 

BASHRIR - Prosperità

Bashir è un Dio della Prosperità venerato nel sud dell'Arabia, specialmente presso le tribù sabee Bakil e Hashid.

Parole chiave: Prosperità, Abbondanza

Altri Dei della Prosperità: Allat, Al'Uzza, A'ra, Ruda, Amm-Anas, Ashira, Nuhm, Kuthra, Suwa, Kawim, Raziqa, Dagn

Luogo di Culto: Arabia del Sud

Genere: Maschile

 

RUDA – Dio o Dea? La Pioggia e il Sole

Divinità Solare ma anche portatrice di benefiche Piogge, Ruda era venerata come Dea della Fertilità in Arabia centro-settentrionale, soprattutto presso le tribù Tamim e Rabi'ah. Alcuni studiosi hanno considerato l'ipotesi che potesse trattarsi di un altro Nome di Al'Uzza, sia perché entrambe mostrano la medesima correlazione con il Pianeta Venere, sia in virtù del confronto con la Dea Ugaritica Arsay.

A nord-ovest, invece, dove vivevano i Lihyan e i Qedariti, Ruda era considerato una Divinità Maschile e il suo Nome si scrive Rdw: questa ipotesi è avvalorata dal fatto che secondo alcuni studiosi potrebbe coincidere con un aspetto di Dushara, anch'egli Divinità Solare Maschile. Ruda-maschile compare anche in alcune iscrizioni Assire, dove è menzionato come Ruldaiu.

Indipendentemente dal genere, Ruda portava benessere e protezione.

Parole chiave: Sole, Pioggia, Fertilità

Luogo di Culto: Arabia Centrale, Arabia Settentrionale, Assiri

Nomi: Ruda, Ruldaiu

Genere: Maschile a Nord, Femminile in Arabia Centrale

 

DAGN – la Pioggia e il Grano

Dagn è il Dio della Pioggia venerato dalle tribù sedentarie di contadini di Gaza. Il suo Culto era nato presso gli Amorrei del sud della Siria, e da lì era giunto in Palestina e  presso i Filistei. I Palestinesi lo chiamavano Marnas oppure Dagon, e lo consideravano il Dio del Grano e dei pesci oceanici.

Parole chiave: Pioggia, Coltivare la Terra, Abbondanza, Grano

Altri Nomi: Marnas, Dagon

Altri Dei dell'Agricoltura: Kawim, Harimtu, Allat, Raziqa, Hagaram, Zuhal, Al-Jalsad, Khomar

Luogo di Culto: Arabia del Nord, Siria

Genere: Maschile

 

SAKIYYA – La Regina della Pioggia

Sakiyya è la Dea delle Piogge del Nord Arabia. I Thamudeni dicevano che Lei era la regina degli spiriti delle nuvole.

Parole chiave: Regina, Spiriti, Nuvole, Pioggia

Altri Dei della Pioggia: Hubal, Quzah, Sa'd Matar, Dagn, Amm-Anas, Al-Thurayya, Al-Dabaran, Sa'd Matar, Ruda, Dagn

Luogo di Culto: Arabia del Nord

Genere: Femminile

 

ABGAL – Il protettore dei Beduini

Abgal è un Dio Tutelare dell'Arabia del Nord che fu venerato da tutti i popoli nomadi. Presso i Beduini è il Dio che presiede al Deserto e protegge gli spostamenti attraverso di esso. Alcune iscrizioni testimoniano che era conosciuto anche nell'area di Palmira, in Siria, dove veniva associato al Dio babilonese Apkallu.

Parole chiave: Deserto, Beduini, Viaggio, Spostamento, Protezione

Altri Dei del Deserto: Dushara, Nasr, Su'ayr, Al-Malik, Abgal, Shay-al-Qawm
Altri Dei dei Viaggiatori: Abgal, Shay-Al-Qawm, Hafidha
Luogo di Culto: Arabia del Sud

Genere: Maschile

 

AL-AB'AB – gli Armenti e le Capre di Montagna

Al-Ab'ab è il Dio dei pastori nell'Arabia del nord. Il suo animale sacro è la Capra di Montagna. Il suo Culto fu particolarmente sentito presso i Banu 'Udhrah e i  Banu al-Quda'a.

Parole chiave: Pascolo, Pastori

Altri Dei dei Pastori: 'Awd

Animale Sacro: Capra di Montagna

Luogo di Culto: Arabia del Nord

Genere: Maschile

 

HAGARAM – i Dolmen nella Terra

Hagaram è il Dio della Terra venerato dagli Arabi Sabei. Nello Yemen è ancora possibile vedere gli imponenti qayaf (ossia le enormi pietre simili a dolmen) che i Devoti erigevano in suo onore.

Parole chiave: Terra, Qayaf

Luogo di Culto: Yemen

Idolo: Qayaf (dolmen)

Genere: Maschile

 

'AWD – il Pascolo e le Stagioni

'Awd è il Dio del Pascolo e delle Stagioni dell'Arabia del Nord. Molto amato dai Beduini, fu venerato soprattutto dagli Anazah e dai Bakr, unitamente a Su'ayr.

Parole chiave: Pascolo, Stagioni

Luogo di Culto: Deserto, Arabia del Nord

Altri Dei dei Pastori: Al-Ab'ab

Genere: Maschile

 

SU'AYR – il Deserto Profondo

Su'ayr è un Dio degli Oracoli che è stato venerato sia nei Deserti che nel Sud della Siria. Il suo Idolo era posto nel Deserto profondo. Le Banu Yaqdum e Yadkur custodivano il suo luogo sacro; gli Anazah e i Bakr andavano spesso a rendergli omaggio. Ricompensava per la devozione con oracoli.

E' menzionato nel Kitab-Al-Asnam.

Parole chiave: Divinazione, Premonizione, Oracoli, Deserto

Altri Dei degli Oracoli: Manaf, Awbas, Ba'lat Mafrash, Ri'am, Buana, Datin, Hawbas, Su'ayr, Ar-Ra'iyu, Al-Jalsad

Altri Dei del Deserto: Dushara, Nasr, Su'ayr, Al-Malik, Abgal, Shay-al-Qawm

Luogo di Culto: Deserti e Siria del Sud

Genere: Maschile

 

HAFIDHA – i Viaggi e la Protezione

Hafidha è la Dea dei Viaggi che fu venerata dagli 'Ad nello Yemen dell'est e nell'Oman. I mercanti chiedevano a Lei di essere protetti dai pericoli durante gli spostamenti e le permanenze in terre straniere.

Parole chiave: Viaggi, Trasferimenti, Spostamenti, Mercanti, Protezione

Altri Dei dei Viaggiatori: Abgal, Shay-Al-Qawm, Shay-al-Qawm

Altri Dei dei Mercanti: Suwa, Al-Kutbay, Hol

Luogo di Culto: Yemen e Oman

Genere: Femminile

 

ALMAQAH – il Tuono e i Fulmini

Almaqah è il Dio del Tuono dell'Arabia del Sud. Era il Dio principale per gli Arabi Sabei, e il centro del suo Culto era ad Awwam, vicino alla capitale Ma'rib. Il suo simbolo era un gruppo di fulmini che circondavano una falce ricurva (una Luna?) e il suo animale sacro era il Toro.

I Sabei dicevano che Almaqah era il loro progenitore, e ne portarono il Culto in Abissinia, Etiopia, Somalia e Mesopotamia.

Parole chiave: Tuono, Fulmine, Falce, Toro

Altri nomi: Ilumquh

Luogo di Culto: Arabia del Sud

Altre Divinità del Tuono e del Fulmine: Hubal, Qos, Quzah, Rahmaw

Genere: Maschile

 

RAHMAW – la Tempesta e la Misericordia

Rahmaw, conosciuto anche come Rahmanan o Rahman, è il Dio del Vento e delle Tempeste, ma anche della Misericordia e della Protezione, che fu venerato dai Sabei di Marib. Il suo idolo era una grande Sfinge, presso la quale i devoti portavano targhette votive. È possibile che il Nome Rahmaw, nel sud, sia un appellativo di Ilmuquah, così come è altamente probabile che nel deserto sia un appellativo di Allah: infatti la gente di Najran e di Al-Yamama, nel Najd, spesso chiamava Allah con il nome di “Rahman”.

Ovviamente “Allah” qui sta ad indicare l'Allah dei Pagani.

Conosciuto anche nell'Arabia del Nord, là Raman veniva chiamato “al-Haddad”, ossia “il Distruttore-Colui che fa Tuonare”, e veniva venerato come portatore di piogge rinfrescanti e vegetazione rigogliosa.

Parole chiave: Misericordia, Protezione

Idolo: Sfinge

Luogo di Culto: Najd

Genere: Maschile

 

JARNAN – il Toro e la Ricchezza

Jarnan è il Dio del Benessere dell'Arabia del Sud. Il suo tempio maggiore si trovava nella città di Izki, nell'attuale Oman. Jarnan garantiva benessere ai suoi devoti, donando salute e ricchezza e proteggendo il bestiame. Il suo idolo era una grande statua di oro massiccio in forma di Toro, e -cosa singolare e interessante- questo Toro era identico, nella descrizione, all'idolo d'oro che fece tanto infuriare Mosè ai piedi del Sinai.

Parole chiave: Benessere, Salute, Ricchezza, Bestiame

Altri Dei del Benessere: Samih, Ruda

Altri Dei legati al Toro: Almaqah, Awal

Idolo: Toro, statua in Oro

Luogo di Culto: Arabia del Sud, Oman

Genere: Maschile

 

SAMIH – Colui che Ascolta i Devoti

Samih è il Dio del Benessere che fu venerato dagli Himyariti dello Yemen. Il suo Nome significa “Colui che Ascolta” ed è ancora possibile trovare antiche iscrizioni dove i suoi Devoti si appellano a Lui per ottenere aiuto nei momenti difficili.

Parole chiave: Benessere, Ascoltare, Udire

Detto anche: Colui che Ascolta

Altri Dei del Benessere: Jarnan, Ruda

Luogo di Culto: Yemen

Genere: Maschile

 

JAMHARA – la Guerra, il Coraggio e la Coerenza

Jamhara è il Dio della Guerra degli 'Akk, dei Salif e degli Ash'ar. Essi, in nome di Jamhara si ribellarono al califfo Al-Ma'mun e abiurarono l'Islam per ritornare al Paganesimo. L'Idolo di Jamhara era costruito in rame pieno e purissimo.

Parole chiave: Guerra, Onore

Altri Dei della Guerra: Hubal, Shay Al-Qawm, A'im, Athar, Aziz, Al-Malik, Wadd, Al'Uzza, Ashar, Maher, Yaghuth, Hakmish

Metallo: Rame

Luogo di Culto: Arabia del Sud

Genere: Maschile

 

A'IM - la Guerra

A'im è un Dio della Guerra che è stato venerato soprattutto dalla Banu Al-Azd. Il suo tempio più importante si trovava sulle montagne dell'Asir, nell'Arabia del Sud. E' menzionato nel Kitab-Al-Asnam.

Parole chiave: Guerra, Montagne

Luogo di Culto: Arabia del Sud

Genere: Maschile

 

AL-MALIK – La vittoria

Al-Malik è un Dio Tutelare dell'Arabia del Nord. Le tribù del Deserto lo invocavano per assicurarsi la vittoria in battaglia. Qualcuno ha avanzato l'ipotesi che possa esserci un collegamento con il Dio Moloch venerato in Giordania settentrionale. Dopo l'avvento dell'Islam, la figura di Al-Malik è stata distorta ed è stato descritto come una sorta di angelo deputato alla custodia dell'inferno.

Parole chiave: Deserto, Beduini, Battaglia, Vittoria

Altri Dei del Deserto: Dushara, Nasr, Su'ayr, Shay-Al-Qawm, Abgal

Altri Dei della Guerra: Hubal, Shay Al-Qawm, A'im, Athar, Aziz, Wadd, Al'Uzza, Ashar, Maher, Yaghuth, Jamhara, Hakmish

Luogo di Culto: Arabia del Nord

Genere: Maschile

 

ISAT – il Fuoco

Isat è la Dea del Fuoco dell'Arabia del Sud. Fu venerata dai Sabei e dagli Himyariti dello Yemen, rivestendo però un ruolo minore rispetto a quello di molti altri Dei. È probabile che questo ruolo minoritario sia dovuto al fatto che il Nome di Isat potrebbe essere stata un'acquisizione dal Pantheon Cananeo (i Cananei infatti avevano una Dea del Fuoco che si chiamava Ishat) e che nel Pantheon Arabo fosse già presente una Dea del Fuoco.

Parole chiave: Fuoco

Luogo di Culto: Yemen

Genere: Femminile

 

DUWAR – la Grazia delle delle Vergini

Duwar è la Dea delle Vergini. Le più giovani tra le Quraysh circumambulavano il suo idolo, e gli uomini le offrivano libagioni. E' stata venerata nella Ka'bah di La Mecca.

Parole chiave: Grazia, Verginità, Giovinezza

Altri Dei associati alla giovinezza: Suwa, Na'ilah

Luogo di Culto: Hegiaz

Genere: Femminile

 

RI'AM – la Divinazione

Nella città di Sana'a veniva venerato un Dio degli Oracoli chiamato Ri'am, a cui gli Himyar portavano offerte di ringraziamento. Ri'am era amato e godeva di ottima fama, molte persone venivano a Sana'a nel suo Tempio per rendergli omaggio anche da molto lontano, e dicevano di Lui che i suoi oracoli erano molto affidabili.

Parole chiave: Oracolo, Divinazione, Fiducia, Affidabilità

Luogo di Culto: San'a

Altri Dei degli Oracoli:

Manaf, Awbas, Ba'lat Mafrash, Buana, Datin, Hawbas, Su'ayr, Ar-Ra'iyu, Al-Jalsad

Genere: Maschile

 

BUANA – Dio della Divinazione

Buãna è un Dio Oracolare a cui i Quraysh in particolare, e gli abitanti di La Mecca in generale, erano devoti. Donava premonizioni in cambio di offerte al suo tempio.

Parole chiave: Divinazione, Premonizione, Oracolo

Altri Dei degli Oracoli:

Manaf, Awbas, Ba'lat Mafrash, Ri'am, Buana, Datin, Hawbas, Su'ayr, Ar-Ra'iyu, Al-Jalsad

Luogo di Culto: Hegiaz

 

AR-RA'IYU – Colui che Vede

Ar-Ra'iyu è il Dio dei Sogni e della Profezia. Egli vede ogni cosa e comunica auspici attraverso i Sogni: il suo nome significa "Colui che Vede". Gli Antichi d'Arabia spesso ricevevano Sogni da Lui, e vi erano molti indovini specializzati nell'interpretare i suoi messaggi.

Parole chiave: Sogni, Profezia, Auspici

Altri Dei della Profezia:

Manaf, Awbas, Ba'lat Mafrash, Ri'am, Buana, Datin, Hawbas, Su'ayr, Al-Jalsad

Altri Dei che venivano incontrati in Sogno: Al-Jalsad, Dhat-Badan

Genere: Maschile

 

AL UQUAYSIR – La Musica, il Canto e la Danza

Al-Uqaysir è un Dio Tutelare dell'Arabia del Nord, venerato particolarmente tra le zone collinari e desertiche della Siria. Quando i devoti andavano al suo idolo per proferire voti e giuramenti, gli offrivano ciocche dei propri capelli in pegno.
Talvolta i suoi devoti si rasavano la testa, poi impastavano i capelli tagliati con la farina e facevano forme di pane: questa singolare offerta di pane misto a capelli era specifica per onorare Al-Uquaysir nel suo ruolo di Guida e Protettore degli Spiriti degli Antenati.

Frequentemente per Al-Uquaysir si faceva festa, si mangiava e si beveva copiosamente, e si faceva musica danzando e cantando.

Menzionato nel Kitab-Al-Asnam, non emerge alcun dato significativo oltre alla questione della rasatura dei capelli (spiegata malissimo) e al fatto che la gente cantasse molto per Lui.

Parole chiave: Festa, Danza, Cantare, Musica

Altri Dei legati al canto e alla musica: Al'Uzza, Al-Fals

Altri Dei dell'Oltre: Qaysha, Ba'alat-Sahra, Salman, Nakruh, Al-Ghurab, Manat, Allat, Hawran

Luogo di Culto: Arabia del Nord, Siria

Genere: Maschile

 

QAYSHA – La Protettrice dei Defunti

Qaysha è la Dea Funeraria del Nord-Ovest, invocata dai Nabatei della Giordania meridionale per proteggere le tombe. Il Culto di Qaysha era associato indissolubilmente ad altri due Nomi: Taraha, la Dea del Benessere, e Manat, la Dea del Destino.

Nel suo aspetto di Divinità della Morte, presso i Nabatei Manat era conosciuta anche come Colei che Protegge le Sepolture: spesso veniva venerata assieme a Taraha, Dushara e Qaisha.

Qaisha (con la i) indica una Divinità maschile e significa “sposo”, e come abbiamo avuto già modo di vedere nei paragrafi di Manat e di Hubal, potrebbe trattarsi di un appellativo di Hubal relativo al suo ruolo di Sposto di Manat.

È interessante notare la grande somiglianza tra “Qaisha” e “Qaysha”, e lo è ancora di più se si tiene conto del fatto che i Nabatei molte volte veneravano gli Dei più importanti associandone i Nomi, con l'intento di declinarne l'Essenza in una Molteplicità di Manifestazioni.

Non mi è possibile determinare se Qaysha e Qaisha possano sovrapporsi, né ho modo di affermare che Qaysha e Taraha siano due aspetti di Manat. Questa riflessione è destinata, almeno per il momento, a restare puramente ipotetica.

Parole chiave: Morte, Tombe, Protezione

Altri Dei dell'Oltre:

Al-Uquaysir, Ba'alat-Sahra, Salman, Nakruh, Al-Ghurab, Manat, Allat, Hawran

Luogo di Culto: Arabia Nord-ovest, Giordania

Genere: Femminile

 

AL-GHURAB – il Corvo, Guardiano degli Spiriti

Al-Ghurab è il Dio Guardiano degli Spiriti dei Defunti che fu venerato a La Mecca. Il suo idolo era una scultura a forma di Corvo, e tutti i Corvi gli erano Sacri. Gli Antichi Arabi rispettavano i Corvi e li consideravano molto importanti, proprio per la funzione di guide e protettori delle Anime che questi uccelli assolvevano insieme al Dio Al-Ghurab.

Parole chiave: Guardiano, Spiriti, Defunti, Corvo

Altri Dei dell'Oltre: Qaysha, Al-Uquaysir, Ba'alat-Sahra, Salman, Nakruh, Manat, Allat, Hawran

Luogo di Culto: Hegiaz

Animale: Corvo

Idolo: Scultura a forma di Corvo

Genere: Maschile

 

BA'ALAT-SAHRA – il Deserto e l'Oltre

Ba'alat-Sahra è la Dea del Mondo di Sotto e dei Deserti che fu venerata dai popoli nomadi del nord. Conosciuta anche in Siria, qui era chiamata Belet-Seri e si diceva che fosse sposata con un Dio di nome Amurru.

Parole chiave: Deserti, Oltretomba

Altri Dei dell'Oltre: Qaysha, Al-Uquaysir, Salman, Nakruh, Al-Ghurab, Manat, Allat, Hawran

Luogo di Culto: Siria, Nord Arabia

Genere: Femminile

 

HAWRAN – Colui che sa Ammalare e sa Guarire

Hawran è il Dio del Mondo di Sotto che governa gli Spiriti delle Malattie. Egli può ammalare e può guarire, e sa proteggere dal morso dei serpenti velenosi.
Fu conosciuto e venerato soprattutto nelle regioni dell'Arabia del nord. I Luoghi Sacri di Hawran sono le Grotte e il fondo dei Pozzi, dove potrebbero trovarsi le porte di accesso al mondo dell'Oltre.

Parole chiave: Oltre, Ammalare, Guarire, Contrastare il Veleno

Altri Dei dell'Oltre: Qaysha, Al-Uquaysir, Salman, Nakruh, Al-Ghurab, Manat, Allat

Luogo di Culto: Arabia del Nord

Genere: Maschile

 

TARAHA – la Benedizione

Taraha è la Dea del Fato e della Fortuna venerata dai Nabatei insieme a Manat, la Madre dei Destini, e a Qaysha, la Dea dell'Oltre. A Taraha si chiedeva benedizione, benessere e prosperità.

Parole chiave: Fato, Fortuna, Benessere

Associata a: Manat, Qaysha

Luogo di Culto: Nord

Genere: Femminile

 

HAWLAT – il Potere Magico

Hawlat è la Dea della Magia e del Potere Magico. Proteggeva le Oasi di Dumah e di Hejra. Il Suo Nome significa "cambiare le fortune".

Parole chiave: Magia, Cambiamento, Oasi, Protezione

Luogo di Culto: Deserto

Genere: Femminile

 

NI'MAT – il Fato

Ni'mat è la Dea del Fato e della Fortuna venerata dai Banu Lihyan nell'Arabia del Nord. Ni'mat è molto antica, perché appare associata al nome di Allah (quello pre-islamico, ovviamente) in molte iscrizioni. A Lei si chiedevano benedizioni.

Parole chiave: Fato, Fortuna, Benedizione

Luogo di Culto: Arabia del Nord

Genere: Femminile

 

SAKBU- il Dono

Sakbu è il dio della Fortuna arabo del nord che fu adorato dai Nabatei. Non è chiaro se Sakbu sia il nome di un Dio a sè stante, oppure se sia un appellativo onorifico attrinuito al Dio Jadd, venerato nelle regioni occidentali d'Arabia. Sakbu deriva da Sakib, che significa "dono, ricompensa".

Parole chiave: Fato, Fortuna, Dono, Ricompensa

Potrebbe trattarsi di: Jadd

Luogo di Culto: Arabia del Nord

Genere: Maschile

 

MIRTADAM – l'Aiuto e l'Intercessione

Mirtadam è il Dio della Fortuna dell'Arabia del sud. Gli Himyariti lo invocavano chiedendogli Assistenza e Intercessione Divina; tra essi, i Banu Mawad'am lo chiamavano Bal e lo veneravano come Dio principale.

Parole chiave: Fato, Fortuna, Assistenza

Altri Dei della Buons Sorte: Al-Shira, Sa'd Matar, Al-Jadd, Al-Mushtri, Al-Thurayya, Nasirah, Sakbu, Ni'mat

Luogo di Culto: Arabia del Sud

Genere: Maschile

 

TA'LAB – La Salute

Ta’lab è un Dio degli Oracoli, della Salute e delle Guarigioni dell'Arabia del Sud, Il suo Idolo era un Albero di Palma, che si trovava a Tur'at, sulla montagna di Jabal Itwa, nello Yemen. I Sabei confezionavano amuleti con sopra inciso il nome di Ta'lab, e li portavano addosso, perché l'energia di Ta'lab conservava la salute - e se qualcuno era malato, allora costruiva l'amuleto con la forma della parte del corpo che necessitava guarigione. Molti bambini venivano chiamati Wahb-Ta'lab, e si dice che chi portava questo nome godesse di ottima salute.
Tra gli Himyariti, i Riyam, i Su'may e i Sukhaym lo veneravano anche come Dio dei Pascoli. La sua Costellazione era il Capricorno, e la sua sposa era Nawasam, la Dea delle Acque Sotterranee.

Parole chiave per confronto e ricerca:Oracoli, Divinazione, Palme, Salute, Guarigione

Altri Dei della Salute: Dhu'l-Samawi, Bal'Samayn, Basamum, Dushara, Nakruh, Wadd, Al-Fals
Luogo di Culto: Arabia del Sud

Genere: Maschile

 

NAWASAM – le Acque Sotto la Terra

Nawasam è la Dea delle Acque che stanno sotto la Terra. Tutti i pozzi e le cisterne le appartenevano, e venivano consacrate a Lei. Fu venerata nell'Arabia del sud, specialmente presso gli Himyariti: essi la onoravano insieme a Ta'lab, che era il suo sposo.

Parole chiave: Acque Sotteranee, Pozzi, Cisterne

Altri Dei delle Acque: Athar, Ma'n, Al'Uzza, Wadd, Dushara, Al-Ba'l, Isif, Na'ilah, Al-Ba'lu

Luogo di Culto: Arabia del Sud

Sposa di: Ta'lab

Genere: Femminile

 

JIHAR – la Longevità e la Saggezza

Jihar è il Dio della Longevità, della Saggezza e dei Mercati. Fu venerato specialmente presso gli Hawazim, nell'Arabia dell'ovest, e fu il Dio principale del Mercato di 'Ukaz, che si trovava vicino alla città di La Mecca. I suoi Devoti usavano fare processioni per Jihar cantando per Lui, soprattutto durante il pellegrinaggio dell'Hajj, e gli chiedevano di essere la loro Guida e di donare loro lunga vita.

***Ma l'Hajj non è il quinto pilastro dell'Islam? Sì, oggi lo è. Ma come ogni volta che un monoteismo spunta fuori, ruba a mani basse dalle tradizioni pagane che intende soppiantare. L'Hajj non è di certo l'unica appropriazione indebita che l'Islam ha compiuto.

Parole chiave: Longevità, Saggezza, Mercati

Altri Dei della Longevità: Hol

Altri Dei dei Mercanti: Suwa, Al-Kutbay, Hafidha, Hol

Luogo di Culto: Hegiaz

Genere: Maschile

 

HOL – la Longevità e l'Incenso

Hol è il Dio della Longevità dell'Arabia del Sud, ed è anche il protettore di tutti i Mercanti di Incenso Hadramiti. Venerato congiuntamente a Sayin, Dio della Luna, e a Ilahatan, Dea della Terra, aveva il suo Tempio maggiore nella città di Shabwah. Il simbolo di Hol è la Fenice.

Parole chiave: Longevità, Protezione, Mercanti

Altri Dei della Longevità: Jihar

Altri Dei dei Mercanti: Suwa, Al-Kutbay, Hafidha, Jihar

Simbolo\Animale Sacro: Fenice

Luogo di Culto: Arabia del Sud

Genere: Maschile

 

KUTHRA – la Più Ricca

Kuthrã è la Dea della Prosperità e della Fortuna nell'Arabia centrale. Aveva un tempio vicino alla città di Ha'il, nel Deserto del Najd. Era molto importante presso la Tribù Tayy. Il suo Nome significa "la più ricca".

Parole chiave: Prosperità, Fortuna

Altri Dei della Prosperità: Allat, Al'Uzza, A'ra, Ruda, Amm-Anas, Ashira, Nuhm, Suwa, Kawim, Raziqa, Bashrir, Dagn

Luogo di Culto: Arabia Centrale

Genere: Femminile

 

NUHA – la Saggia

Nuha è la Dea dell'Intelligenza e della Saggezza. Fu venerata nel Deserto del Najd, specialmente nelle aree settentrionali e in particolare dalle tribù Adnanite. Spesso veniva onorata congiuntamente ad Atarsamayn e Ruda.
Nuha significa “La Saggia”.

Parole chiave: Saggezza, Intelligenza

Altri Dei della Saggezza: Mun'im, Anbay, 'Utarid

Altri Nomi: Nahi

Luogo di Culto: NajdGenere: Femminile

 

KHOMAR – il Vino e le Vigne

Khomar è il Dio del Vino e delle Vigne che fu venerato dagli Himyariti dello Yemen. Il suo Nome deriva da Khamr, che significa "vino".

Parole chiave: Vino, Vigna, Coltivare

Altri Dei del Raccolto: Kawim, Harimtu, Allat, Raziqa, Hagaram, Zuhal, Al-Jalsad

Luogo di Culto: Yemen

Genere: Maschile

 

AL-JALSAD – i Pascoli e i Campi

Al-Jalsad è il Dio dei Pascoli e dei Campi Coltivati. Fu venerato nell'Arabia del sud, specialmente presso i Banu Kindah. Il suo idolo era una gigantesca statua raffigurante un uomo, con il torso in pietra bianca e la testa in pietra nera, che era stato eretto all'interno di un grande Hawtah, ossia un recinto sacro. I suoi Veggenti andavano a dormire all'interno del suo Hawtah per incontrarlo in sogno e ricevere Oracoli, e i Devoti lasciavano che i loro animali entrassero là a brucare l'erba che cresceva nel recinto sacro. Le offerte venivano presentate ad Al-Jalsad congiuntamente a Kahl, Dio della Luna e della Forza Mentale.

Parole chiave: Pascoli, Raccolto

Idolo: statua antropomorfa in pietra, corpo bianco e testa nera

Associato a: Kahl

Altri Dei del Raccolto: Kawim, Harimtu, Allat, Raziqa, Hagaram, Zuhal,Khomar

Altri Dei dei Sognatori: Ar-Ra'iyu, Dhat-Badan

Altri Dei degli Oracoli:

Manaf, Awbas, Ba'lat Mafrash, Ri'am, Buana, Datin, Hawbas, Su'ayr, Ar-Ra'iyu

Luogo di Culto: Najd

Genere: Maschile

 

QAYNAN – il Fabbro

Qaynan è il dio arabo del sud della metallurgia e dei fabbri, venerato soprattutto dalla tribù sabea dei Khas'am, nello Yemen.

Parole chiave: Fabbro, Artigiani

Altri Dei della Metallurgia: Hakmish

Luogo di Culto: Yemen

Genere: Maschile

 

HAKMISH – il Maestro Armaiolo

Hakmish è il Dio degli Artigiani, dei Fabbri e dei Maestri Armaioli venerato nell'Arabia del sud. Fu chiamato Kemosh in Giordania, Kamish e Chemosh in Siria. Tutti lo invocavano anche per ricevere aiuto in tempo di guerra, invocandolo per ottenere vittoria e conquistare nuove terre.

Parole chiave: Fabbro, Armi, Guerra

Altri Dei della Metallurgia: Qaynan

Altri Dei della Guerra: Hubal, Shay Al-Qawm, A'im, Athar, Aziz, Al-Malik, Wadd, Al'Uzza, Ashar, Maher, Yaghuth, Jamhara

Luogo di Culto: Arabia del Sud, Siria

Genere: Maschile

 

HAWKIM – La Giustizia

Hawkim è il Dio della Giustizia nell'Arabia del Sud. E' stato venerato maggiormente dalle tribù degli Himyar, vicino alla città di Zafar.

Parole chiave: Giustizia

Luogo di Culto: Arabia del Sud

Altri Dei della Giustizia: Datin, Al-Mundhir, Manat

Genere: Maschile

 

DATIN – la Giustizia Divina

Datin è il Dio del Nord Arabia che si occupa della Giustizia Divina, soprattutto per quanto riguarda la mediazione tra uomini e Dei circa le questioni di Giustizia. Oltre a questo, Datin è un benevolo dispensatore di nutrimento, ed è incline a donare oracoli. Il centro del suo culto era nell'area dell'Oasi di Tayma, dove sono state rinvenute parecchie iscrizioni di ringraziamento che recitano “il nostro pane e il nostro pascolo vengono da Datin”.

Parole chiave per confronto e ricerca: Divinazione, Oracoli, Giustizia Divina

Altri Nomi: Dathan

Altri Dei degli Oracoli:

Manaf, Awbas, Ba'lat Mafrash, Ri'am, Buana, Hawbas, Su'ayr, Ar-Ra'iyu

Altri Dei della Giustizia: Hawkim, Al-Mundhir, Manat

Luogo di Culto: Arabia del Nord

Genere: Maschile

 

AL MUNDHIR – Giustizia e Prudenza

Al-Mundhir è il Dio della Giustizia nell'Arabia dell'Ovest. Il suo Nome significa "il prudente, Colui che ammonisce". Era molto importante a Yathrib, presso i Banu Aws. Molti figli degli Aws furono chiamati Abd Al-Mundhir in suo onore.

Parole chiave: Giustizia, Prudenza, Avvisare

Altri Dei della Giustizia: Hawkim, Datin, Manat

Luogo di Culto: Arabia dell'Ovest

Genere: Maschile

 

DHU'L-KA'ABAT – Colui che risiede nel suo Nusub

Dhu’l-Ka’abat è una Divinità Tutelare dell'Arabia Orientale. I Bakr e i Taghlib dicevano che questo Dio risiedesse all'interno del suo Nusub (ossia nella sua Pietra), e infatti questo concetto è espresso anche dal significato del suo Nome. Per gli Arabi Antichi però tutti gli Dei risiedevano (o comunque potevano risiedere) nei loro Nusub, dunque è singolare trovare un Dio identificato da questa caratteristica, come se fosse una sua peculiarità esclusiva. Potrebbe trattarsi di un Dio che ci teneva particolarmente a far sapere ai suoi Devoti che la sua energia era presente nei suoi Nusub?

Parole chiave: Ka'aba, Nusub, Protezione

Luogo di Culto: Arabia Orientale

Genere: Maschile

 

YATHA' – La Salvezza

Yatha' è un Dio della Salvezza dell'Arabia del Sud. Il centro del suo Culto era la città di Aden, dove veniva venerato insieme a Shams (la Dea del Sole) e Nasr (il Dio-Avvoltoio dei Deserti).

Parole chiave per confronto e ricerca: Salvezza, Redenzione

Altri Dei della Salvezza: Dhu-Al-Khalasah

Luogo di Culto: Arabia del Sud

Genere: Maschile

 

DEI SU CUI SI SA POCHISSIMO

 

AL-YA'BUB

Al-Ya'bub compare nel Kitab-Al-Asnam. Non ho trovato niente su di Lui, se non che era venerato dai Tayyi. Nel Libro degli Idoli si dice che prima di Lui, i Tayyi avessero un altro Dio preferito, ma non c'è scritto chi fosse.

 

DHU'L-KHABSA
Divinità tutelare degli Azd, fu venerato nell'area di Sana'a. Di questa divinità non si sa nient'altro. Posso solo osservare che il suo Nome somiglia molto a Dhu-al-Khalasah.

 

DHU'R-RIJL

Dhu’r-Rijl è una Divinità tribale dell'Arabia del Sud, molto amato dai Daws. Il suoi idolo era costituito da un frammento di roccia dalla forma singolare, simile ad un piede.


AL HABHAH

Al-Habhah è un Dio Tutelare dei Banu Quraysh. La sua pietra sacra era venerata alla Ka'aba di La Mecca.

 

AL-ASHHAL

Al-Ashhal è un Dio dell'Arabia dell'Ovest. Venerato soprattutto tra i Banu Aws, molti dei loro figli furono chiamati Abd-al Ashhal in suo onore. Il suo nome significa "quello che ha occhi neri che tendono al blu".

 

SA'NUN
Sa'nun è il Dio dell'Incenso che fu venerato dagli Himyariti dello Yemen, presso la città di Baynun.

 

SACRI NOMI DA ALTRE TERRE

 

AL-IKRIMAH
Dio della Fertilità giunto dalla Siria fino a La Mecca, era venerato nella Ka'aba soprattutto dai Quraysh. Fu amato anche dai beduini del Najd, che per lungo tempo chiamarono molti dei loro figli con il nome di Ikrimah. Il suo idolo era una colomba scolpita nel legno di Aloe.

 

YURHIM
Dio della Gioia e dell'Allegria venerato inizialmente dagli Edomiti della Giordania, fu adottato dai Nabatei, i quali decisero che questo Nome era perfetto come appellativo per il Padre della grande Allat. In Arabo, rahuma significa “piacevole”, ed è la radice della parola yurhim, che significa “Colui che rende felici”.

 

AL-BA'LU

Al-Ba’lu, conosciuto anche come Al-Ba'l, è il Dio dell'Acqua, dei Pozzi e delle Sorgenti che sgorgano dal sottosuolo. È lo stesso Ba'al che era a capo dei Pantheon Mesopotamici, tuttavia forse gli Arabi non sapevano che questo Nome era il Suo: essi di fatto veneravano già Baal con altri Nomi Sacri. Solo pochi Beduini del Nord veneravano Al-Ba'lu, disgiungendo questo Nome dagli aspetti guerrieri e concentrandone il culto agli aspetti acquatici.

Ancora oggi, malgrado tutto, in lingua araba Ba'l significa “sorgente sotterranea”.

 

ISHTARUT

Ishtarut è la dea della Fertilità venerata nell'Arabia dell'est: i Babilonesi avevano portato il Nome di Ishtar nella città di Gerrha, e da qui è derivato il nome Ishtarut, talvolta abbreviato in Tarut, da cui prende il nome l'Isola di Tarut, situata nel Golfo Arabico. Gli Arabi dicevano che quell'isola era popolata da molti Jinn.

Non sono in grado di dire se Ishtarut sia un caso di 'sdoppiamento' dovuto all'importazione dei Nomi, oppure se gli Arabi sapessero che si trattava sempre di Allat.

 

ARCHETIPI E ENTITA' SPIRITICHE

 

MAWT
Mawt è il Dio arabo della morte, o per meglio dire la morte stessa, nel suo aspetto Sacro. Mawt infatti è pensata come un archetipo e non viene espressamente venerata. Il suo Animale Sacro è il Gufo, i suoi Spiriti si manifestano come Gufi notturni.

 

TIHAMAT

Tihamat è il Caos, l'Abisso Primordiale. Il Tihamat è il calore estremo e l'assenza totale di vento. Esiste da sempre e in qualche modo esisterà per sempre.

 

DAHR

Il Dahr è la stasi. Non è una Divinità, ma una forza impersonale che tende a far scivolare ogni cosa verso una deriva di lenta distruzione, fino a condurre ogni cosa in un nulla informe e stagnante. Manat è Colei che è in grado di contrastare il Dahr: onorando Lei si impedisce a questa forza di annichilire i Destini.



FALAK
Il Falak è un Drago simile ad una enorme lucertola che vive nei Reami del Fuoco, giù in fondo dentro la Terra. Non è proprio un Dio, è più una sorta di guardiano del magma e di tutti i vulcani.

 

MANDAH
I Mandah sono Divinità minori dell'irrigazione.

 

SHABH
Gli Shabh sono gli Spiriti dei Defunti quando restano di qua e si manifestano come Fantasmi. Gli Arabi Antichi rispettavano moltissimo i Disincarnati e non avevano paura di loro, anzi spesso mettevano betili in loro onore e li veneravano, chiedendo di essere guidati e assistiti. Solo i 'morti ammazzati' avevano una manifestazione fisica: apparivano come Gufi gridando “isquni!” che significa letteralmente “dammi da bere” e sta ad indicare il desiderio di essere vendicati. Soltanto quando la loro morte veniva vendicata partivano da questo mondo e passavano oltre.

 

DALHAN
Strano spirito dalle sembianze umane che cavalca uno struzzo, e vive nelle isole dei mari. Si dice possa comandare le tempeste e causare naufragi.

 

BAHAMUTH
Gigantesco essere simile ad una sorta di pesce con testa di elefante, il Bahamut vive galleggiando nel cosmo e sostiene ogni corpo celeste. Nessun uomo può sopportare di guardarlo, perché esso è troppo grande.

Sotto al Bahamuth c'è il vuoto, e nel vuoto c'è la nebbia dell'oscurità, dentro cui vive il Jinn più antico di tutti.

 

GHUL
Spiriti malvagi che mangiano volentieri i cadaveri. Noti per essere piuttosto violenti e fastidiosi, pare ci fosse solo una cosa in grado di calmare l'ira dei Ghul: sacrificare loro un agnello.

 

QARIN
I Qarin sono una tipologia di Jinn che potrebbero essere buoni oppure malvagi. Generalmente sono invisibili e vivono sempre in compagnia degli umani. Ispirano le persone al bene oppure al male, in base alla propria natura.

 

MARID
Sono i Jinn dell'acqua. Orgogliosissimi, arroganti e pericolosi, possono venire a più miti consigli se blanditi con un rituale ben fatto, oppure anche con chi li adula molto.

 

IFRIT
Sono i Jinn del Fuoco. Hanno due ali e quattro braccia, due delle quali sono simili alle zampe dei leoni. Hanno un terzo occhio in fronte, simile ad un occhio di lince, e il loro corpo è costituito da fiamme. Vivono sottoterra e non sono tendenzialmente socievoli: focosi (!) e irascibili, la loro prima reazione è di essere ostili agli umani. Tuttavia, se si mostra loro rispetto, è possibile stringere rapporti di amicizia e ottenere da loro aiuto e ricompense.

 

ABU MUHRIZ

Abu Muhriz è il Jinn del Martedì, e si dice sia figlio di Al-Mukarrih (il Dio di Marte). Ha la pelle scura, le orecchie appuntite e gli occhi fiammeggianti, e il suo corpo gigantesco è muscoloso: egli è un guerriero dei Mondi Sotterranei. Viene chiamanto anche Malik Al-Ahmar, che significa “Re Rosso”.

 

AL-TAYYAR
Al-Tayyar è il Jinn del Giovedì. Gigantesco, irascibile e dalla pelle tutta blu, appare assai raramente agli incauti esseri umani che tentano di incontrarlo. Abita dentro le grotte delle montagne, e ha una figlia che insegna alle donne la stregoneria.

 

ABU HASAN ZAWBA'A

Abu Hasan Zawba'a è il Jinn del Venerdì. Controlla la crescita del metallo dentro la Terra e anche le tempeste di sabbia. Si dice abbia la pelle giallo ocra e che abbia quattro teste.

 

MAYMUN ABU NUH

Maymun Abu Nuh è il Jinn del Sabato. Controlla la crescita dell'Oro dentro la Terra e influenza le dinamiche delle faccende materiali. Può apparire in forma di Titano con ali piumate di colore rosso e oro, occhi verdi, corna di toro e orecchie di capra. Viene chiamato Maymun as-Sahab, che significa “Maymun delle Nuvole” perché si dice che nuvole nere (e fiamme) circondino la sua immagine.

 

AL-MUDHIB ABU SAID

Al-Mudhib Abu Said è il Jinn della Domenica. Ha la pelle blu, un'aura di fuoco dorato e indossa pantaloni arancioni. Conosce l'alchimia e la trasmutazione dei metalli, è associato al colore nero, alle leghe di piombo e all'incenso di sandalo.

 

UJ IBN ANAQ

Uj ibn Anaq è un Gigante che si diceva fosse nato dall'unione carnale tra i Jinn e gli Uomini. Si dice che fosse talmente grande da poter pescare una balena stando immerso nell'Oceano fino alle ginocchia.

 

IMLIQ
Imliq è un'altro Gigante che gli abitanti dell'Hegiaz ricordavano come antenato leggendario: dicevano che da lui discendevano gli Arabi Amalekiti, e che questi Arabi erano la prima delle Nazioni.

 

KE'I
I Ke'i sono spiriti della Natura che si diceva fossero i fantasmi di antichi antenati giganti. Era opinione diffusa che i Ke'i fossero benevoli, eppure attorno a loro aleggiava un'aura di timore reverenziale e cautela: i Mahra dell'Oman e dello Yemen usavano offrire loro cibo e latte per accertarsi che restassero calmi e bendisposti.

 

HATIF

Gli Hatif sono Jinn benevoli che non si fanno mai vedere. Trovano il modo di avvertire chi è in pericolo mandando avvertimenti.

 

SI'LAH

Si'lah è una Jinniya, ossia una Jinn femmina. Tra i Beduini esisteva un clan chiamato Banu al-Si'lah: essi sostenevano di essere i discendenti della progenie di Si'lah e di un essere umano.

 

WASWAS

I Waswas sono Jinn dell'Aria. Possono mostrarsi come serpenti alati e comunicare dando al vento la forma di sussurri.

 

SA'IR
Il Sa'ir è un Jinn che appare come un uomo molto anziano con una barba molto lunga, un solo occhio e unghie di ferro. Era conosciuto soprattutto dai Tayy del Najd.

 

ABU THUMAMAH

Abu Thumamah è un Jinn che concesse oracoli ai Banu Khuza'a.

 

GHAWWAS

Il Ghawwas è uno Spirito dell'Oceano. Conosciuto nelle regioni costiere, si diceva che si alzasse dai fondali per causare guai alle persone e che avesse un aspetto ibrido, a metà tra un uomo e uno squalo.

 

UDHRUT

Gli 'Udhrut sono Jinn completamente innocui. Assumono forma di Lupi e appaiono nei luoghi dove qualcuno è stato ucciso con violenza. Svaniscono in fretta e spontaneamente.

 

JABAL QAF

Jabal Qaf è una montagna leggendaria, interamente fatta di Peridoto Verde. Non si sa dove sia, ma sta da qualche parte vicino al limitare del mondo materiale. È governata da Jan ibn Jan, che è il Jinn più antico di tutti da cui discendono tutti gli altri Jinn.


Attenzione: non ho abbastanza dati per dire se possiamo fidarci delle informazioni riguardo i Jinn – anzi, a rigor di logica direi che NON possiamo fidarci affatto. Indubbiamente i Jinn fanno parte a pieno titolo della cultura Politeista pre-islamica: spesso incontrollabili, talvolta irascibili, altre volte allegri e collaborativi, essi erano noti fin dagli albori della Storia come Entità minori e Spiriti della Natura, e pur non essendo al pari degli Dei, venivano onorati con offerte e chiamati in causa in caso di bisogno. Forse proprio per via del fatto che non erano Divinità, e forse anche perché facevano parte della cultura popolare, i Jinn sono rimasti dentro le storie e le leggende, e con esse hanno attraversato i secoli dentro la distorsione islamica.  Paradossalmente è andata meglio con gli Dei proprio perché l'Islam li ha proibiti. I Jinn invece sono passati nella mitologia, e stanno ancora là, raccontati in modi che senz'altro non corrispondono più alla versione originale. Infatti basta approfondire l'argomento per trovare subito attributi spaventosi, e menzioni ad “angeli” preposti al controllo dei Jinn più temibili e iracondi... a volte è quasi meglio trovare solo cenni storici e ipotesi neutre avanzate da archeologi! Maymun Abu Nuh per esempio, non vi ricorda in modo sospetto l'iconografia del “diavolo” tanto cara ai cattolici? Sconsiglio di tentare il contatto con queste Entità senza il consenso e il supporto di Satana, del proprio Guardiano o di una Divinità con cui si abbia già un rapporto saldo, perché le informazioni disponibili sono talmente contaminate che non è possibile separarle dalla distorsione con certezza.

 

Qui si conclude il viaggio a ritroso dall'Islam fino agli Dei del Deserto.Quando ho iniziato a lavorare su questo mi ero ripromessa di stilare un'oggettiva e accurata esposizione dell'Islam, alla quale mi sarebbe piaciuto far seguire almeno qualche accenno riguardo gli Dei Antichi (sui quali, però, pensavo di trovare appena poco più di niente). Ero un po' titubante anche perché in questo pezzo di Storia la contaminazione è talmente prossima da risultare disturbante: tra un cananeo e un edomita pare quasi di stare nell'antico testamento e onestamente fa assai strano avventurarsi a ripescare il Sacro tra i fumi velenosi del nemico. Invece più proseguivo più mi rendevo conto che era possibile distinguere, e che soprattutto era importante farlo: da un certo punto in avanti ho iniziato a trovare sempre più cose – o per meglio dire, ho avuto come l'impressione che fossero le informazioni a rimbalzarmi davanti perché i Sacri Nomi volevano uscire alla luce. Non mi aspettavo che sarebbe risultata una tale mole di informazioni, eppure allo stesso tempo non credevo che così tante informazioni mi sarebbero potute sembrate ancora poco: invece è proprio così, perché questi Nomi sono davvero un altro modo ancora per dire i Nomi dei nostri Dei, e contemplandoli vediamo risplendere tra essi molte Manifestazioni di Satana. Ora vorrei averli tutti, e avere tutta la Teogonia Originale, vedere il loro Schema, contare i loro numeri, imparare a scrivere ogni Nome e conoscere la forma di ogni Simbolo Sacro.
Nonostante tutto quello che è andato perduto, e tutto quello che ancora esiste ma che non ho ancora trovato, questa ricerca mi ha già dato tantissimo, mi è entrata nei Sogni e mi ha donato altri ornamenti preziosi per onorare il mio Guardiano. Eppure non è un punto di arrivo, ma un punto di partenza dal quale spingersi oltre per cercare ancora.


Tutti noi siamo Viandanti e Sognatori, Warakh e Khalimah sulla Via Sacra.

Onore a Satana, il più Grande tra tutti gli Dei

Shay-al-Qawm, Dhu’l-Samawi, Dhu-Al-Shara.

Onore a Satana Madre, Al-Gharaniq

Potentissima, Vittoriosa, Sublime.

 

Kate Ecdysis

Anno MMXIX

 

 

 

BREVE NOTA BIBLIOGRAFICA


The Religion of the Nabataeans: A Conspectus

Di J.F. Healey

The Religious Life of Nabataea

Di P.J. Alpass

Kitab-Al-Asnam

Di Hisham Ibn-Al-Kalbi

Nabatu. The Nabataeans through their inscriptions

Di F. del Río Sánchez

Arabia and the Arabs

Di R. Hoyland

Il Corano, L'Antico Testamento, Il Talmud, gli Hadith

https://singularination.blogspot.com/2014/09/deities-spirits-and-legendary-figures.html

http://www.mondimedievali.net/medioevoislamico/Arabia_preislamica.htm

https://it.wikipedia.org/wiki/Portale:Islam

https://loasiditammuz.altervista.org/le-pietre-sacre/

http://wathanism.blogspot.com/2011/11/deities-beings-and-figures-in-arabian.html

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