I FAMIGLI
Gli animali nella vita di un Satanista
Il Sacro Legame perduto
L'Amicizia tra Uomo e Animale è vecchia quasi quanto il Mondo: da migliaia di anni umani e animali vivono insieme, in un rapporto di scambio e reciproca assistenza. I primi a fare amicizia con gli uomini furono i Lupi: già sul finire del Pleistocene, umani e canidi iniziarono ad avvicinarsi, dapprima con molta cautela, poi con fiducia sempre crescente, fino a stringere un sodalizio destinato ad espandersi nel Mondo e a durare nei secoli, assumendo connotazioni sempre meno utilitaristiche e trasformandosi a poco a poco in affetto sincero, talvolta in una sorta di venerazione.
Presso gli Aztechi, ad esempio, i Cani furono rispettati per molto tempo perché sacri a Xolotl, il Dio con corpo di uomo e testa di cane, che ogni notte accompagnava il sole dal tramonto fino alla nuova aurora. Nell'antica Cina si riteneva che i Cani Sacri fossero i custodi della Legge, in India che fossero i compagni del Dio Indra, signore del temporale e dalla magia, nelle Terre del Nord che accompagnassero Epona, Dea della Fertilità e protettrice dei Cavalli. Nella Roma antica il cane visse nelle dimore patrizie, e spesso si poteva vedere una formella in mosaico che lo ritraeva, orgogliosamente affissa al cancello con a fianco la scritta 'cave canem', affinché tutti sapessero che in quella domus viveva un cane addestrato per la difesa. Non solo: pare che gli antichi Romani fossero talmente affezionati ai loro cani, da celebrarne la dipartita seppellendoli negli stessi cimiteri destinati agli umani, e commemorandoli con lapidi incise in loro memoria.
I Gatti non sono certamente da meno: più di cinquemila anni fa, nell'antico Egitto, i gatti erano tenuti in grandissima considerazione in tutta la società, protetti da leggi specifiche che ne tutelavano l'incolumità e il nutrimento: il gatto era infatti sacro a Bastet, bellissima Dea dalle sembianze di gatta che fu molto amata da tutto il popolo Egizio, festeggiata e venerata come protettrice della fertilità e dell'amore. Dall'Egitto il gatto si diffuse presto nel resto del mondo, trafugato come un bene prezioso, trasportato in ogni luogo nelle sacche da viaggio dei centurioni e nelle stive delle navi, desiderato da tutti per la sua abilità nel liberare le abitazioni dai ratti, e per la sua affascinante bellezza. Ben presto nelle domus Romane il gatto divenne graditissimo ospite, e venne associato sia alla Dea Diana, che si narra talvolta apparisse in forma di gatta, e alla Dea Libertas, come suo compagno fedele.
Dall'Asia all'Italia, dall'Africa alla Scandinavia, tutto il mondo antico era innamorato del Gatto: in Grecia fu sacro alla dea Artemide, nelle terre del Nord trainò il carro di Freyja, Dea dell'amore e della guerra, e in Giappone fu amato da tutti come potentissimo portatore di buona sorte. Anche se non è stato sempre tutto rose e fiori, anche se in molti casi furono comunque uccisi, mangiati oppure sacrificati, resta il fatto che gli animali furono amati, protetti, cercati, talvolta adorati, per molto tempo e presso moltissime culture del mondo antico, almeno fino a che gli Umani hanno continuato ad essere in contatto con le proprie Origini. Ma dopo secoli di armonia, per molti animali venne un periodo buio. Durante il Medioevo, qualsiasi retaggio dei Culti Pagani venne attaccato, represso, demonizzato, distrutto. La cristianità dilagò con il ferro e con il fuoco, fino a che l'umanità perse la sua connessione con il Divino. Soprattutto i gatti se la passarono male: essendo stati sacri presso tanti culti pagani, il medioevo oscurantista li volle demonizzare, stigmatizzandoli e sterminandoli in ogni maniera possibile. Dapprima si diffuse l'idea che il gatto, essendo stato compagno della Dea Libertas nell'antica Roma, simboleggiasse quella libertà tanto desiderata da Adamo ed Eva; poi la cosa degenerò, e i gatti furono selvaggiamente perseguitati come reincarnazione demoniaca, e come forma-animale delle streghe.
Solo con l'avvento dell'Illuminismo venne posto un freno a questa barbarie, e si incominciò ad avvicinarsi al modello di convivenza tra uomo e animale che conosciamo oggi. Già verso la fine del diciannovesimo secolo i cani erano ritornati nelle case, accolti come membri della famiglia; per i gatti i tempi furono più lunghi: la loro integrazione domestica si consolidò definitivamente soltanto a metà del ventesimo secolo. Ad ogni modo la mentalità umana si era irreversibilmente corrotta, e anche se il tempo della persecuzione era finito, la connessione antica che era esistita tra il divino, l'animale e l'umano, ormai era andata perduta. L'animale era ormai relegato a forma di vita di seconda scelta, sottomesso all'umano e completamente escluso dalla vita spirituale: ho scelto un brano del teologo A. Turchi, che con le sue parole riassume il pensiero cattolico odierno a questo riguardo:
Il lettore s’interroga sul senso e sul ruolo che hanno gli animali nel mondo (…) torniamo a Genesi 2,18-24, per capire che cosa Dio intendeva che fossero gli animali. Dio, si legge, vide l’uomo solo, e come prima compagnia gli creò gli animali. Ma l’uomo non vi si riconobbe. Anzi imponendo loro i nomi, secondo le categorie antiche, lì si vuol dire che l’uomo è diverso, superiore, e «quasi» creatore del senso che gli animali debbono avere nell’habitat umano. Ecco il nocciolo della questione: l’animale è creato per esser d’aiuto all’uomo, per il suo vivere mondano, ma è un livello diverso, inferiore, subalterno. (…) Gesù infine non ha dato la sua vita per gli animali, ma solo per gli uomini (Gv.10,10). Insomma se gli animali avessero avuto parte nell’opera redentrice di Gesù Cristo dovevano in qualche modo essere presenti e presi in considerazione. Ma non lo sono stati'.
Le Scritture straripano di passi in cui si sottolinea lo scarso valore degli animali agli occhi di Yahweh, come in Apocalisse 22,15:
Fuori dal regno dei cieli i cani, i maghi, gli immorali, gli omicidi, gli idolatri e chiunque ama e pratica la menzogna!
E i sacrifici di sangue richiesti da Yahweh e consumati nel suo nome sono innumerevoli, cito ad esempio:
Il Signore chiamò Mosè e gli disse: Quando uno di voi vorrà
presentare come offerta in onore del Signore un animale scelto,
offrirete un capo di bestiame grosso o minuto…
Se la sua offerta è un olocausto di bestiame grosso, egli offrirà un maschio senza difetto…
l’offrirà all’ingresso del santuario, perché sia accetto al Signore in suo favore…
scannerà il giovenco davanti al Signore,
e i figli di Aronne, i sacerdoti, offriranno il sangue e lo spargeranno…
i sacerdoti porranno il fuoco sull’altare e metteranno la legna sul
fuoco; poi bruceranno il tutto sull’altare…
è un olocausto, sacrificio consumato dal fuoco, profumo gradito in onore del Signore.
(cf. Lev 1,1-16)
Ora Abele era pastore di greggi e Caino
lavoratore del suolo. Dopo un certo
tempo, Caino offrì frutti del suolo in
sacrificio al Signore; anche Abele offri
primogeniti del suo gregge e il loro
grasso. Il Signore gradì Abele e la sua
offerta, ma non gradì Caino e la sua
offerta (cf. Gen 4,2-8).
Pur adeguandosi ai costumi moderni, le abitudini del gregge di Yahweh non sono poi così cambiate: ogni anno a pasqua, migliaia di agnelli vengono uccisi e mangiati in nome della 'pasqua del signore'. (curioso, come i cattolici si definiscano volentieri 'gregge' o 'pecorelle'.. non si rendono forse conto di quale fine faranno, presto o tardi, date le abitudini sacrificali del loro dio?!) Ad ogni modo, ironia a parte, oggi come ieri la posizione della chiesa cattolica è molto chiara. Fortunatamente molte persone stanno iniziando a svegliarsi, e qualcuno sta smettendo di dare credito a qualsiasi peto il vaticano diffonda, ma rimane il fatto che qualcosa di Grande è andato perduto.
Oggi, in Italia, una persona su due vive con un gatto o con un cane, e il numero cresce se si contano anche uccelli, rettili e anfibi. Ovviamente, non tutte le persone che scelgono di adottare un animale vivono questa esperienza sempre con la stessa intensità: per alcuni (purtroppo) è solo un capriccio, assecondato per moda, o sull'onda della tendenza del momento. Per molti altri invece, è un'esperienza molto forte, caratterizzata da un legame profondo, empatico, paritario, che fa dell'animale un membro della famiglia a tutti gli effetti. Chi vive in questo modo la convivenza con il suo animale, si apre ad un mondo di meraviglie e di enormi soddisfazioni: gli animali sono infatti capaci di sentimenti puri e complessi, e se impariamo ad ascoltarli, ben presto ci renderemo conto che essi ci restituiscono ogni giorno tutto il bene che noi facciamo per loro, moltiplicato per mille. Talvolta capita che uno, o alcuni dei nostri animali, siano più speciali di altri.
Dicendo più speciali non intendo più amati, intendo dire che con alcuni animali con cui abbiamo il privilegio di vivere, si instaura un rapporto ancora più profondo, si crea un legame che va oltre l'affetto e il sostegno reciproco. Alcuni animali 'arrivano' nelle nostre case in strani modi, ci vengono dati, o ci scelgono; o semplicemente si comportano in maniera diversa da tutti gli altri. Tutti gli animali hanno un'energia potentissima, pura: la loro Aura è enorme, la loro Anima è estremamente evoluta. Tutti gli animali sono sacri al Dio Satana, e per questo ognuno di loro è un Dono. Ma alcuni di loro sono qualcosa di più: Alcuni animali sono Famigli.
Il Famiglio è un animale che un Dio affida ad un Umano, perché lo affianchi e lo aiuti nel suo percorso di crescita spirituale. Il Famiglio fa molte cose per noi, anche mentre noi non ce ne accorgiamo. Visita i Piani Astrali e ripulisce molte energie negative, a volte ci avverte della presenza di qualcosa, a volte se ne occupa personalmente. Comunica con gli Dei, ci aiuta a vedere i Segni e talvolta è veicolo di messaggi. Ci accompagna, ristabilendo l'armonia nella nostra energia. Spesso lavora sulla nostra energia, apre i nostri chakra e ci aiuta a liberarci dai blocchi. Può capitare che il Famiglio canalizzi dentro di sé tutto ciò che noi non riusciamo a percepire, e ci trasfonda immagini o sogni. Un Famiglio può anche potenziare la nostra energia prestandoci parte della sua, e può aiutarci ad entrare in trance o a uscire dal corpo fisico. Alcune volte i Famigli escono dal corpo fisico per vegliare su di noi o per lavorare sulla nostra energia mentre dormiamo o mentre meditiamo, e possono anche accompagnarci durante un viaggio astrale.
Il legame affettivo che si instaura con un Famiglio è qualcosa di incredibilmente profondo, che somiglia ad un legame di sangue. Frequentemente si possono percepire i pensieri l'uno dell'altro, e spesso il Famiglio spunta nel bel mezzo dei sogni con messaggi talvolta chiari e precisi. Si arriva ad un punto di tale condivisione, che il pensiero di un eventuale distacco risulta intollerabile. Eppure anche gli animali hanno un loro ciclo su questa Terra, e succede fin troppo spesso che debbano concluderlo e partire: allora il dolore è devastante, e nessuno al mondo potrà mai sostituire *quel* compagno. E' qui che dobbiamo prendere coscienza che la morte è talvolta un diritto innegabile: quando giunge perché è il momento che giunga, quando un'anima è pronta a proseguire il suo Viaggio. Ed è qui che dobbiamo avere fiducia: gli Dei difficilmente ci lasceranno soffrire per la sua perdita senza affidarci un nuovo Famiglio, che sappia tra le altre cose alleviare il nostro tormento, e anche restituirci il sorriso. E' importante confidare sempre negli Dei, restare aperti e accoglienti, e lasciare che i nostri Famigli lavorino su di noi, così come gli Dei hanno concesso che accada.
Dei e Famigli
Alcuni Animali sono particolarmente legati ad alcuni Dei, e ci sono Dei che sono più propensi di altri a farci dono di un Famiglio:
Il Serpente è sacro al Dio Volac. Egli protegge tutti i serpenti, sa sempre dove si trova ciascuno di loro, e talvolta affida serpenti come Famigli. Posso testimoniare personalmente che questo corrisponde a verità. Il Dio Volac è il Silenzio che ascolta, è l'Oscurità che avvolge, è il Drago magnifico che protegge i miei passi. Egli è sempre presente, non forza la mano, ma non se ne va. Egli è gentile, generoso, potente. Il Grande Volac è l'Ombra che abbraccia, è il Serpente che vigila, è il lampo di chiarezza nell'oscurità. Il Grande Volac è Colui che rende piena di meraviglie la mia strada: io voglio essere degna di Lui, e onorarlo per sempre.
Il Lupo è sacro al Dio Andras. Il Dio Andras è un potente guerriero, a volte appare in forma di Lupo, e quando si manifesta in forma umana è spesso accompagnato da un Lupo. Anche il Corvo e il Montone sono molto cari al Dio Andras.
Il Cane è sotto la protezione del Dio Anubis. Il Dio Anubis viene spesso ritratto in forma umana, ma con testa di sciacallo. Egli accoglie le anime e le accompagna attraverso i Piani, aiutandole a proseguire il Cammino.
Il Cane è sacro anche alla Dea Ecate, saggia Divinità degli Inferi e lato oscuro della Madre, nella Triplice Dea del Pantheon romano; ed è inoltre sacro anche alla Dea Diana Lucifera.
Il Falco è sacro al Dio Horus. Il Dio Horus appare talvolta in forma umana, talvolta sotto forma di Falco. Posso testimoniare che questo è verità, il Dio Horus entra nei sogni sotto forma di Falco. Il suo potere è infinito, è riuscito a raggiungermi quando niente e nessuno avrebbe potuto rispondere al mio grido di aiuto, e mi ha mostrato la Sua Grandezza. Devo a Lui il mio primo Risveglio, e gli sarò grata in eterno per avermi protetta e mostrato la Via.
Il Falco è sacro anche al Dio Amon-Ra, e alla Dea Nephtys. La Dea Nephtys aiuta a raggiungere la proiezione astrale e ad attraversare i Piani. Ella è guardiana dell'Oltretomba, ed anche una potentissima guaritrice. Alcuni dicono che appaia accompagnata da molti altri Demoni, altri sostengono che si manifesti accompagnata da un Falco.
Il Gatto è sotto la protezione della Dea Bastet. La Dea Bastet appare spesso sotto forma di Gatta, e quando si manifesta in forma umana, è accompagnata da moltissimi Gatti. Ella ama moltissimo tutti i gatti del mondo, e può adirarsi molto con chi li maltratta. Allo stesso modo, può capitare che Bastet affidi gatti come Famigli alle persone che Lei reputa degne. A questo punto potrei proseguire, dicendo che il Leone è sacro alla Dea Sekhmet, ma è necessaria una precisazione.
Alcune fonti individuano Bastet e Sekhmet come due Divinità distinte, altre fonti invece ne parlano come di un'unica Persona, nella quale viene inclusa anche Hathor: Hathor, Bastet e Sekhmet possono essere infatti definite come una sorta di triplice Dea dell'Egitto, dove Hator riveste il ruolo della Dea Madre che nutre e allatta, Bastet/Haagenti è la Dea Fanciulla, e Sekhmet è la Dea Oscura, guerriera e custode dei segreti inferi. A tale proposito ho chiesto chiarimenti ad una persona che so essere molto vicina alla Dea Sekhmet: mi ha detto che Sekhmet-Bastet è un'unica Dea, che può decidere di mostrare se stessa in entrambe le forme. Mi ha detto anche che Hathor non è Bastet: la Dea Hathor assomiglia a Bastet sotto alcuni aspetti, e in gran parte ne condivide gli intenti, ma non è la stessa Persona. L'animale sacro alla Dea Hathor è la Vacca.
Il Leone è sacro anche al Dio Vine. Vine può difendere dagli attacchi magici di altri esseri umani, e spesso appare accompagnato da un Leone completamente nero.
L'Aquila è sacra al Dio Phenex. Phenex ama la poesia e la scrittura, appare talvolta come un magnifico uccello, e spesso è accompagnato dall'Aquila. Anche la Fenice è sacra al Dio Phenex.
I Rettili Marini sono molto cari al Dio Forneus. Forneus protegge dagli atti malvagi, e quando appare molte volte è accompagnato da un enorme Rettile Marino.
Il Dio Abaddon, signore degli Abissi, è legato al Dragone, e Leviatano è noto per manifestarsi in forma di un grande Dragone Marino.
Alcuni Dei non si manifestano in forma animale, ma hanno comunque un Animale che prediligono.
La Pantera è sacra al Dio Avnas e alla Dea Flauros. Si dice fosse sacra anche a Dioniso.
La Rana è prediletta dal Dio Andrealphus e i Piccioni sono sotto la protezione del Dio Andromalius.
Gli animali sacri al Dio Asmodeus sono il Serpente e la Volpe. Asmodeus talvolta appare in compagnia di una Volpe Nera. Alcune fonti riportano che anche la Balena sia sotto la sua protezione.
Il Dio Harborym protegge l'Ornitorinco, la Dea Astaroth ama il Cobra, la Vipera, la Colomba, il Leone, il Coniglio e la Civetta, che è sua compagna fedele. La Civetta è sacra anche alla Dea Lilith.
La Tigre è sacra alla Dea Agares, il Giaguaro è sacro al Dio Balam.
La Cavalletta è sacra al Dio Pazuzu, l'Asino Nero è sacro al Dio Seth.
Il Dio Abraxas è molto legato alla natura, in particolare alle piante. Alcune persone hanno riferito che sia molto propenso ad affidare uccelli come Famigli. L'uccello che Abraxas preferisce è il Gallo.
Gli Uccelli sono sacri al Dio Amdusias. Egli ama la musica, e talvolta la può ispirare. Alcune persone hanno detto di avere ricevuto Famigli dal Dio Amdusias, non necessariamente uccelli, ma anche altri animali.
Il Dio Satanachia, il Dio Alloces e la Dea Maat talvolta donano Famigli ai loro Prediletti, senza distinzione di specie.
Anche il Dio Gaap è propenso ad affidare Famigli, talvolta prendendoli dalla custodia di qualcun altro e trasferendoli in mano a chi Lui desidera.
Il Dio Gaap può manifestarsi in forma di centauro, con corpo di cavallo e dorso e testa umana.
Il Dio Caim può insegnare il linguaggio degli Animali, affinché possiamo comprenderli, il Dio Khnum, il Dio Barbatos, il Dio Khnum e il Dio Buer possono donare la capacità di comunicare telepaticamente con qualsiasi Animale. In particolare, al Dio Khnum è sacro l'Ariete, e al Dio Buer è sacra la Stella Marina, il Leone e il Cane Bianco.
La Dea Lerajie è protettrice dell'amore e del piacere, è una guaritrice e si interessa di meteorologia. Non ho notizie su di lei a proposito di animali o Famigli, ma ritengo che Lerajie sia favorevole. Si dice infatti che Ella ami comporre cieli grandiosi, come formando arazzi nel cielo. Ho visto cieli mozzafiato durante il tragitto che mi ha portato a incontrare un Famiglio, e non ho potuto non pensare a questa Dea portatrice di tanta Bellezza.
Il Dio Baal è antico e potente, Egli è Signore dell'aria e di tutto ciò che vola. Non ho trovato notizie riguardanti sue particolari predilezioni verso alcuni animali, ma ho notato molta felicità e molte fusa da parte mia gatta, durante la meditazione di Mabon: girava intorno alla candela, come se stesse coccolando qualcuno che le faceva molto piacere incontrare. Credo che ci sia una particolare tenerezza da parte dei Gatti nei confronti del Dio Baal, e immagino che sia assolutamente ricambiata. L'animale sacro al Dio Baal è il Toro: anticamente è stato spesso raffigurato con testa di Toro.
A Satana, in particolare, sono sacri il capretto e il pavone.
Tutti gli Animali del Mondo sono sacri al Dio Satana, e tutti gli Animali sono cari al Suo cuore, e sotto la Sua protezione. Credo che questa cosa sia ben risaputa, ma colgo l'occasione per ricordare, casomai qualcuno di 'nuovo' passasse di qui, che Satana non vuole che gli animali vengano sacrificati in suo nome. Mai. In nessun caso. Chi fa questo, non fa nulla di utile o di gradito agli occhi del Dio, anzi al contrario, la violenza gratuita lo offende e lo disgusta. Ci sono alcuni Animali che Satana gradisce e ama ancora di più di tutti gli altri: sono il Serpente, il Pavone, la Capra e il Corvo. Di questi tre, forse solo il pavone si è salvato dallo stigma sociale: ovviamente corvi, capre e serpenti sono fortemente malvisti dal cattolicesimo, e da sempre utilizzati come simboli negativi. La capra è considerata il contrario dell'agnello, il corvo è considerato l'opposto della colomba. E il serpente è il più vituperato di tutti: nella genesi istiga alla conoscenza provocando la disubbidienza dell'Uomo, e riuscendoci così bene da diventare il simbolo dell'Oppositore. In un certo senso lo è: il Serpente Kundalini, risalendo lungo i Chakra ristabilisce il flusso dell'energia vitale, e apre la nostra mente alla Conoscenza. Questo è un grande dono del Dio Satana per noi.
Come riconoscere un Famiglio?
Mi scuso se le informazioni che ho raccolto possono essere inesatte o mancanti di alcune parti, ma le fonti attendibili scarseggiano, e la mia conoscenza purtroppo è incompleta. Se qualcuno rilevasse inesattezze e volesse testimoniare, sarò felice di poter colmare le mie lacune. Questo argomento mi sta molto a cuore e vorrei che nulla venisse lasciato indietro: potrei continuare a raccogliere dati e sviscerare argomenti, potrei proseguire con un'aspra critica della visione cattolica, ma mi fermo qui. Come ho già detto, tutti gli animali hanno un'aura molto grande e potente, ed è assolutamente possibile instaurare con loro un rapporto estremamente profondo: ma quindi come possiamo fare, per capire quali di loro sono Famigli? Proviamo a porci alcune semplici domande:
L'incontro:
Talvolta l'incontro avviene in circostanze singolari, o misteriose.
Sono successe cose particolari, prima o durante?
C'è stato qualcosa di strano, inspiegabile, qualche fenomeno difficile da giustificare?
I Segni:
Molto di frequente riceviamo dei Segni, che ci portano al nostro Famiglio, oppure ne riceviamo prima, durante o subito dopo l'incontro.
Si sono verificati Segni in questa circostanza?
I Sogni:
I Famigli a volte vengono annunciati dai Sogni, e in seguito possono comunicare entrando nei nostri sogni e interagendo con noi.
I Sogni ci hanno condotti al nostro animale, o ne hanno predetto l'arrivo in qualche maniera?
Il nostro animale ci è mai apparso in sogno?
L'Energia:
I Famigli influenzano la nostra energia, hanno effetti benefici sul nostro umore e possono alterare il nostro stato di coscienza.
Il nostro animale ha dimostrato di avere capacità di toglierci, ad esempio, un grosso carico di ansia?
E' insolitamente docile nel mantenere il contatto, se lo teniamo vicino a noi durante la meditazione?
La sua vicinanza ci aiuta a raggiungere lo stato di trance?
I Piani Astrali:
Molti animali escono con facilità dal corpo fisico.
I Famigli possono aiutarci a raggiungere la proiezione astrale, e possono accompagnarci in alcuni Viaggi. Talvolta possiamo vedere la loro forma astrale, soprattutto quando siamo in trance o nel dormiveglia.
Ci è mai capitato di vedere la forma astrale del nostro animale?
Per chi riesce ad uscire in Astrale: il nostro animale ha favorito questa esperienza?
Il nostro animale ci ha mai accompagnati durante un Viaggio Astrale?
La Comunicazione:
Capita frequentemente di poter comunicare telepaticamente con un Famiglio.
Possiamo 'sentire' cosa pensa il nostro animale?
Il nostro animale dà l'impressione di 'vedere' i nostri pensieri?
A volte, si comporta come se avessimo detto ad alta voce quello che stavamo pensando?
Alcune volte, ha atteggiamenti e reazioni simili a quelle di noi umani?
Se la risposta alla maggior parte di queste domande è sì, allora molto probabilmente, c'è un Famiglio al nostro fianco. A questo punto, per chiarire ogni cosa è il momento che io metta sul piatto della bilancia qualcosa di mio, e che racconti, qui e ora, le cose che ho visto strada facendo, fino a oggi.
Testimonianze personali con i miei Famigli
Esperienza con la gatta Mimi
Avevo una gattina bianca e nera, ancora piccina. Credevo che fosse troppo presto per farla sterilizzare, e mi fidavo a lasciarla uscire sui tetti: fu così che zitta zitta, la piccola Chicca trovò il fidanzato, e pochi mesi dopo diede alla luce quattro gattine. Quella notte, Chicca non trovò pace finché non la presi in braccio e la portai sul letto con me. Una volta che si fu sistemata sulle mie gambe, uno ad uno mise al mondo i gattini, con calma, con metodo, facendo le fusa. Ero incantata dalla sua perfezione. Ogni suo gesto era preciso, sereno: lei sapeva che fare. Non ci furono grida, né intoppi, e non ci furono lordure o disgusto. L'unica cosa che Chicca mi chiese di fare, tenerla vicina e carezzarle la testa. Lei fece il resto, da sola, come se lo avesse fatto mille altre volte. Ci svegliammo al mattino sdraiate a cucchiaio, io distesa sul fianco, con lei che aderiva con la schiena al mio ventre, allattando quattro cosini pelosi. Mia madre salì alle otto (era quasi un'altra vita, mi sembrano mille anni da allora, quando mia madre saliva a vedere se mi ero svegliata) e restò a contemplarci, mi disse 'sembra che sei te a dare la tetta ai gattini'.
E in un certo senso, la tetta ai gattini ho dovuto dargliela anch'io, perché Chicca era giovane e fragile, il suo latte non era abbastanza e se glieli avessi lasciati allattare tutta da sola, si sarebbe ammalata: su consiglio della veterinaria, cinque volte al giorno staccavo i gattini uno a uno, e li nutrivo con una siringa senz'ago. Li ho tenuti tutti. Cinque gatti, nonostante avrei potuto darne via almeno tre, dopo tutto questo non ce l'ho fatta a separarmi da nessuno di loro. Ma di tutti e cinque, ce n'era una che era speciale: una piccolina che stava in disparte, e non arrivava mai a mangiare niente, perché le sue sorelle, più grosse e più forti, la facevano in là. Iniziai a darle da mangiare sul tavolo, accanto al mio piatto, perché potesse svezzarsi senza che le altre le togliessero il cibo. A volte litigava con le sorelline, diventava una furia: allora la prendevo e me la mettevo sulla spalla, e lei si calmava, restava là anche per ore, e faceva le fusa dentro al mio orecchio. Quando le altre iniziarono a uscire, Mimi non mostrò troppo interesse per il mondo esterno; e quando le altre iniziarono a dormire in punti della casa che non fossero necessariamente il mio letto o il mio corpo, Mimi continuò a passare la notte sul mio cuscino, come una mezzaluna che mi coronava la sommità della testa. Al mattino mi svegliava lavandomi alla maniera dei gatti, pettinandomi i capelli con le unghiette taglienti e sbavandomi la cute con i dentini aguzzi, e se di notte sentivo freddo, lasciava il cuscino per entrare sotto al lenzuolo, e si stendeva accanto a me facendo le fusa.
Da me si faceva fare ogni cosa. Mai soffiato, mai graffiato, neppure le volte che l'ho dovuta disinfettare, o che ha avuto bisogno di un'iniezione: buona e paziente come se fosse stata un piccolo cane. Non era così con tutti, la piccola Mimi. Una volta c'era una persona qui in casa, una donna malevola e fastidiosa che non vedevo l'ora di congedare. Mimi salì sul frigorifero, e da lì si lanciò all'improvviso sulla testa della malcapitata, soffiando e urlando con le orecchie abbassate e i denti scoperti. Ci volle tutto il mio impegno, per staccare le unghiette di Mimi infuriata dalla cute della femmina urlante.. a ripensarci rido ancora, nonostante tutto a me neanche un graffio. Di tutti i gatti che ho avuto, si può dire che Mimi sia stata un vero e proprio Famiglio, sia per il legame speciale che avevamo, sia per alcune altre cose che sto per raccontare. Ma a quel tempo non sapevo neppure cosa fosse, un Famiglio. Se ci fossimo incontrate dieci anni dopo, avremmo avuto modo di fare grandi cose insieme, ne sono sicura. Ma allora, potevo solo rendermi conto che tra me e Mimi succedevano cose singolari, e prenderne atto. Capitava che uscissi alla sera, ma sempre dopo essere passata da casa, e anche facendo tardi, alle prime luci dell'alba tornavo.
Una volta successe che dovetti, per fare un favore ad un'amica, restare fuori casa per trentasei ore: quella notte la sognai, in bilico su di un piano inclinato, lucido come uno specchio, che scivolava verso di me miagolando a squarciagola. Mia madre in seguito mi disse che Mimi era voluta restare tutto il tempo sulla mia porta, senza mangiare né bere, e che ogni volta che l'aveva guardata, non l'aveva mai vista dormire.Certe sere, se la abbracciavo con gli occhi chiusi, vedevo un corridoio infinito con migliaia di porte, e una vertigine mi pervadeva lo stomaco. Non sopportava il mio ex, non lo voleva vicino, lo tollerava a mala pena: io credevo che fosse gelosa, ma invece avrei dovuto ascoltarla, perché mi stava dicendo che lui non andava bene per me. Infatti quando conobbe il mio attuale compagno lo amò già dal primo istante, andò a mangiargli nel piatto e a fine serata gli si mise davanti facendo le fusa e alzandosi in piedi per bloccargli la strada, con il chiaro intento di non farlo mai più andare via. Passarono gli anni, inesorabili, impietosi. Una notte sognai un terremoto terribile, case che crollavano come castelli di carte, muri che si sfracellavano disfacendosi in polvere e pietre. E noi che fuggivamo, con i gatti stretti tra le braccia. Giunti in salvo, Mimi non c'era. La cercavo ovunque, finché la ritrovavo sana e salva, e la stringevo sul petto: era senza peso, come un guscio vuoto, come un ologramma. Mi svegliai di soprassalto, e la vidi al mio fianco che mi stava fissando con i suoi occhi dorati. Stese una zampa per toccarmi la mano, e io sentii il sangue gelarsi dentro alle vene.
Nei mesi seguenti il sogno si ripresentò molte volte, l'inizio cambiava, il finale era sempre lo stesso: la perdevo, la cercavo, la trovavo, e quando la stringevo a me, lei era incorporea. Allora mi svegliavo e la vedevo accanto a me che mi fissava con il suo sguardo dorato. Volevo credere che fosse perché sapevo che era anziana, e non potevo accettare il fatto che prima o poi ci saremmo dovute lasciare, ma le cose stavano in un altro modo: lei lo sapeva, e me lo stava dicendo. Me lo stava dicendo lei, e me lo stavano dicendo le farfalle. Una grossa farfalla notturna sulla serranda del negozio, tante piccole falene nel mio laboratorio, un'altra con un'ala ferita, sotto la mia finestra. Le farfalle non mentono mai. E infatti, nel giro di poco si manifestarono i sintomi di uno di quei mali incurabili e congeniti che tanti gatti hanno nel sangue, e per i quali non c'è la cura. Smisi di fare tutto. Cercavo cure sperimentali, e intanto tentavo di tenerla in vita con flebo di fisiologica, nella speranza di trovare qualcuno che ci desse una chance. Passavo tutto il mio tempo sdraiata con lei, mangiavo quando si addormentava, dormivo quando il pianto mi aveva sfinita.
Si addormentò per sempre una mattina di dicembre, tra le mie braccia, nello stesso letto dove era venuta al mondo. Così per un tempo sospeso, indefinito, restammo abbracciate: la sentivo che mi vibrava nel cuore, la sentivo vivere forte, anche se la luce dorata nei suoi occhi si era già spenta. Impazzii. La mia coscienza restò alterata per giorni, come se fossi sotto l'effetto di qualche sostanza. Non c'era più un confine, non c'erano più i freni dello scetticismo dell'umana ragione: divenni per un periodo un essere istintivo, animale, come se vivessi in un sogno. E senza i freni umani, il mondo spirituale divenne tangibile, come se i miei occhi vedessero quello che normalmente è celato.
Esperienza con il falso-corallo T-Bag
C'era un luogo dove ogni sera desideravo passare, dove l'aria è più densa e l'oscurità è più profonda: si trova all'ingresso di un piccolo parco che costeggia le mura, ed è in quel punto preciso che ho incontrato l'Ombra che mi ha indicato il cammino. In quei giorni lo cercavo come mai prima di allora, trovando ogni volta nell'Ombra un conforto che valeva più di un abbraccio.
Una sera, l'energia dell'Ombra era ancora più forte. Mi chiesi che giorno fosse, mi domandai se potesse essere una data importante per lui. A casa, inserii la data sulla barra di ricerca di Google, e la schermata si riempì di notizie sul Dio Volac. Decisi che l'Ombra doveva avere qualcosa a che vedere con questa divinità, e chiusi la schermata senza capire. Ma nel caos dei pensieri, delle forme e delle immagini che mi attraversavano la mente, arrivarono i serpenti. Il serpente iniziò a martellarmi nella testa come un richiamo, come una necessità imprescindibile che si gonfiava come un'onda di piena.
Senza neppure rendermi conto, mi ritrovai attaccata al telefono, e poi a guidare verso un'altra città, io che non prendo mai l'auto, io che ho il terrore assoluto dell'autostrada, che lavoro sempre e non mi prendo mai un giorno, a rotta di collo sotto un cielo grandioso, infuocato, maestoso. Non faccio mai cose avventate. Ragiono sempre su tutto una volta di troppo, mi faccio sempre troppe, troppe domande. Ma quella volta mi trovai in un negozio lontanissimo da casa, spinta da un impulso che ancora oggi fatico a comprendere, come se stessi correndo per salvarmi la pelle, come se avessi una missione da compiere, e non la potessi rimandare neppure di un'ora. Il serpente era là. Un piccolo falso-corallo, magro, terrorizzato, opaco. Nascosto alla meno peggio tra i pochi rami a sua disposizione, cercando conforto dalle luci fortissime che gli seccavano la pelle. Il tempo di uscire, fumare, rientrare. Mi sentivo la testa leggera, come se i pensieri ronzassero e il mondo girasse troppo veloce. Tornammo a casa con il serpente dentro una scatolina di carta, e con tutto il necessario per fargli un terrario da re. Così piccolo e magro, e con quella linguetta sempre di fuori, decidemmo di chiamarlo T-Bag (chi ha visto Prison Break apprezzerà la citazione) e una volta che fu sistemato per bene, decidemmo di lasciarlo ambientare senza stressarlo, mentre noi studiavamo più in fretta possibile tutto lo scibile umano esistente, a proposito dei falso-corallo.
Scoprimmo che T-Bag era sotto peso, così tanto sotto peso da essere prossimo alla morte. Al negozio lo avevano nutrito talmente poco, che il suo corpo aveva perduto tonicità muscolare, al punto da non riuscire quasi più a deglutire il cibo. Lo salvammo imboccandolo con le pinzette, un grammo di carne alla volta, restando con il fiato sospeso mentre lui spingeva il suo pasto contro le pareti di vetro nello sforzo di cacciarselo in gola. E pasto dopo pasto, T-Bag cominciò a prendere peso. Ci siamo salvati a vicenda, T-Bag e io. In silenzio, giorno dopo giorno T-Bag si è creato un posto nel mio cuore, la sua presenza è diventato una costante, una fiammella nel caos del mio mondo interiore. Tra noi si è creata una connessione profonda: di mano in mano che lui ritrovava le forze, io ritrovavo serenità ed equilibrio, come se fossimo legati a filo doppio da un destino invisibile.
Ad un certo punto T-Bag ha smesso di essere un enigma di silenzio indecifrabile: abbiamo iniziato a comunicare, a guardarci negli occhi. Ho visto il suo comportamento cambiare, ho sentito il suo tocco sul mio corpo modificarsi e trasmettere sensazioni. Ho capito che lui sentiva i miei pensieri, e mi sono resa conto di comprendere i suoi. Tenendolo tra le mani, ha iniziato a sollevarsi con la parte superiore del corpo, fino ad avvicinare la testa alla mia fronte. L'ha fatto più volte, e ogni volta che lo faceva, sentivo il terzo occhio contrarsi e pulsare. Una notte, nel dormiveglia, l'ho sentito avvolgersi al mio braccio. Lui era nel terrario, non l'ha aperto, non è uscito, è sempre rimasto là al suo posto. Ma l'ho sentito distintamente, avvolgersi lentamente e con dolcezza al mio braccio, l'ho sentito con tale chiarezza da poter distinguere la punta della codina che mi solleticava il polso. Mi sono addormentata sorridendo, con il suo corpo astrale avvolto a me, e mi sono sentita incredibilmente serena.
Esperienza con il boa Sylar
Poi è arrivato Sylar. L'ho trovato per caso, parlando via mail con un bravo allevatore che mi ha dato tanti consigli per far stare meglio T-Bag. Era una delizia, un tenero cucciolo che pesava soltanto tre etti, ed era carino da matti: ci siamo informati, organizzati per tempo, e poco tempo dopo il piccoletto era a casa. Incazzato come una biscia. Sylar aveva un temperamento tutt'altro che accomodante, soffiava e si metteva in posizione d'attacco, scattava come una molla con la bocca aperta e tutti i dentini di fuori: pensavo che non sarebbe stata un'impresa poi tanto facile. Invece, nel giro di poco il suo comportamento cambiò. L'ho visto crescere -ora pesa quasi sei chili, è lungo due metri e crescerà ancora- e l'ho visto cambiare. Sylar è, adesso, il serpente più dolce e affettuoso del mondo. Posso mettere le mani nel terrario anche mentre dorme, anche al buio. Posso toccarlo, toccare le sue cose, riordinare, pulire, prendere e e mettere: lui non si scompone, si avvicina con il musetto, mi fa la linguina sulle dita, e si rimette a dormire tranquillo. Posso metterlo sul letto con me, che lui si avvolge al mio corpo, mi abbraccia, ma non stringe, non mi fa mai male. Posso fargli il bagno e lavarlo, mettermelo sulle spalle e portarlo in giro per casa, toccargli il musino e baciargli la fronte: lui ricambia, sfregando il nasetto sulle mie guance. Non ha mai paura di noi, non si ritrae, non fa mai nessun gesto di minaccia o di difesa.
Sylar è energia serena, è pace, è quiete, è un caldo pomeriggio di sole. Sylar è l'innocenza, la dolcezza, l'amore incondizionato. Non conosce traumi, non conosce dolore: lui è un essere puro, incontaminato, un'anima luminosa. Anche lui fa quella cosa, di appoggiare la testa alla mia fronte, e fa pulsare forte il mio sesto chakra. La sua aura è diversa da quella di T-Bag, è più dolce, più calda, infonde una grande calma interiore. Sylar a volte si mette al mio fianco sinistro durante la meditazione, almeno io credo sia lui: quando l'ho visto mi è apparso molto grande, come una colonna.
L’esperienza con l’iguana Kurama
L'anno dopo, un ragazzo ha aperto un negozio di animali qui nella nostra città. Sylar era cresciuto molto: volevamo comprargli una vaschetta più grande, perché potesse farsi i suoi bagni più comodamente, così andammo a vedere se in quel negozio ci fosse qualcosa di adatto. Scegliemmo una vasca, e facemmo un giro nella reptile-room. Una lucertolina verde stava affacciata al parapetto del suo terrario di vetro, in piedi sulle zampette, in una posa simile a quella che hanno i cagnolini in cerca di un adozione. Vidi che mi guardava, con i suoi occhietti giallo ambra, e inclinava la testina da un lato. Il ragazzo del negozio stava nascosto sotto un monte di confezioni di croccantini e sistemava scaffali. Che cos'è la lucertolina? Strillai per farmi sentire. E lui apparve, con indosso una felpa tutta decorata con un motivo di piume di pavone. Piume di pavone. Sorrisi, mentre mi rispondeva che la lucertolina era un'iguana. Non possiamo permetterci un'iguana, ci dicemmo a vicenda il mio compagno ed io. Le iguane crescono moltissimo, e hanno bisogno di terrari enormi e molto attrezzati. Mangiano tanto, sono costose e molto impegnative. Decidemmo di dimenticarci della piccola iguana, e comprammo solo la vasca. Poi però, a casa, ci documentammo sulle iguane. Decidemmo che potevamo eliminare il superfluo (il divano ad esempio, tanto non guardiamo mai la tivù) e organizzare un grande terrario in metà del salotto. La settimana dopo, tornammo al negozio: notai che il ragazzo si era messo di nuovo la maglia con le piume di pavone.
L'iguana, a ben guardarci non era affatto in forma: era piena di parassiti rossi, aveva la pelle secca, cicatrici di ustioni da calore sulla pancia, un dito (che poi perse) bloccato in un laccio di muta e un braccino ingessato in mille mute vecchie. Il ragazzo del negozio non aveva colpa di tutto questo: anzi stava facendo tutto il possibile, ma l'iguana era arrivata messa male, come arrivano messe male tutte le iguane d'importazione. Gli iguaneros vanno nelle foreste e rastrellano le uova, le stivano nei capannoni finché schiudono e poi mettono tutti i piccolini (quelli che sopravvivono) ammassati nei container, li infilano nelle stive degli aerei e li spediscono in quelle zone del mondo dove la gente è disposta a comprarli. E' un mercato barbaro e ingiusto, che a dirla tutta andrebbe boicottato, sarebbe molto più sensato, per chi vuole una piccola iguana, comprarla in un allevamento serio, dove gli animali vivono sereni in spazi adatti a loro; senza contare il fatto che questi piccolini che arrivano dalla foresta sono selvatici, spesso ammalati, e il più delle volte muoiono senza una ragione, solo perché il loro corpicino non regge allo stress del viaggio malsano. Ma il punto è che io non avevo deciso di comprare un'iguana. Ho voluto quella iguana, nel momento che i suoi occhi hanno guardato dentro ai miei. Mi ricordo di avere detto chiaramente: se Volac vuole affidarci questo piccolino, di sicuro non ci lascerà soli. Così venne a casa con noi il piccolo Kurama.
Lo seguimmo con impegno, ci prendemmo qualche graffio e qualche morso all'inizio, ma non fu affatto difficile. Kurama imparava alla svelta e si faceva capire, e nel giro di pochissimo tempo si innamorò di noi, e noi di lui. Come immaginavo, riuscimmo facilmente a trovargli un terrario molto grande ad un prezzo molto buono, e una lampada professionale a raggi UV a prezzo da fiera, di quelle tedesche che imitano in tutto e per tutto la radiazione del sole tropicale. Il piccolino cominciò a crescere velocemente, la sua pelle diventò di un bellissimo verde brillante, screziato di sabbia e di azzurro. La coda si allungò, le unghie diventarono artigli affilati, ma non fu necessario tagliarle: Kurama era diventato talmente delicato con noi, ed era talmente a suo agio che bastava mettergli la mano vicino, e lui saliva da solo su per il braccio fino alla spalla, dosando il suo peso e la sua forza per non ferirci. A volte si metteva in piedi sulla spalla e con le manine toccava l'orecchio, e aveva imparato tutto da solo ad appoggiarmi il musino sulla guancia come per dare un bacino. Quando sapeva che eravamo a casa, non c'era modo di lasciarlo nel terrario: si affacciava e si protendeva per chiedere di uscire, e si metteva buono solo se lo lasciavamo mettersi in spalla. Era dolcissimo, intelligente, affettuoso. Era il nostro piccolo amore e ci aveva conquistati completamente, dimostrandoci un affetto che raramente abbiamo ricevuto così evidente da altri esseri viventi. Quando compì un anno, ci sentimmo più sereni: di solito i cuccioli d'importazione muoiono prima dell'anno, in quei casi in cui i traumi della cattura li abbiano danneggiati, ma lui l'anno l'aveva finito e stava bene, aveva appetito, dormiva rilassato e mostrava un grande entusiasmo in tutte le sue attività.
Circa un mese più tardi, una sera, Kurama apparve più stanco e sonnacchioso tutto ad un tratto. Gli feci un bagno tiepido, mi andai a stendere sul letto insieme a lui e caddi in un sonno agitato. Sognai un uomo, che nel sogno sapevo essere il mio serpente T-Bag, che mi veniva incontro tra la gente, tanta gente estranea e ostile.
-Come faccio ad andare a casa?
Gli chiesi nel sogno. E lui mi disse semplicemente:
-Non avere paura, ti porto a casa io, andrà tutto bene.
Mi svegliai di soprassalto. Kurama si era addormentato, lo misi sul suo ramo preferito con una strana sensazione nello stomaco. Era sera tardi, non potevo telefonare a nessuno, e anche se avessi potuto mi avrebbero riso in faccia: sarebbe uscita fuori una cosa del tipo 'buonasera, la mia iguana è strana perché da due ore a questa parte ha più sonno del solito e io sono in paranoia'. Cercai di mantenermi calma e razionale: 'stamattina stava bene', mi dissi, 'se domattina è ancora strano, lo porto dal veterinario'. La notte passò e venne il mattino. Kurama non si è mai più svegliato. Ho gridato, ho pianto, ho urlato. L'ho cullato tra le mani, piangendo, chiedendogli di ritornare da me, mentre il cuore mi si lacerava nel petto. Poi per un attimo ho sentito. Ho sentito un dolore quasi fisico, come se lo sterno si spaccasse, come se il mio corpo urlasse, risucchiando in un vortice ogni cosa. Ho provato per un istante eterno, il desiderio di assorbire Kurama dentro di me, come se in qualche modo io potessi risucchiarlo al mio interno per non separarmene mai, come se potessi ridargli forma e corpo dentro la mia anima.
E' così che ci amano gli Dei? Ci amano così tanto da desiderare di poterci abbracciare così forte, da risucchiare il nostro spirito dentro la loro enorme forza, e là restituirci interezza, corpo e sostanza, per infonderci Vita e tenerci al loro fianco per sempre? Per un istante infinito il tempo ha smesso di scorrere, sospeso nella vertigine. Descriverlo con le parole è quasi impossibile. Si può solo contemplare. E poi si può tentare di dirlo, ma non sarà mai tutto intero, perfetto, così come appare quando per un attimo i veli si squarciano, e resti sospeso sopra l'Abisso. Non assomiglia per niente alla falsa luce dell'Uno. La Luce degli Dei è vivificatrice, è un vortice immenso di potenza inaudita, è un campo gravitazionale che risucchia ogni cosa, ma non per annullare, non per disintegrare: bensì per ricostituire ciò che era distrutto, infonderci sostanza divina, e restituirci alla Vita Immortale.
Infine mi sono riscossa. Ho avuto paura che il mio amore sconsiderato per quel piccolino lo trattenesse sulla terra, e non lo lasciasse volare via. Allora ho acceso tre candele, due bianche e una verde come lui, l'ho adagiato su una carta chiara, e ho pulito il suo terrario, ho riordinato tutto intorno nelle camere, lasciando che le lacrime scorressero. Vola via, piccola anima bianca, gli ho detto mille volte. L'ho sepolto dove dormono le spoglie della mia gattina, compagna di una vita: nel parco dove ho incontrato l'Ombra per la prima volta. La mattina dopo, all'ora in cui di solito lo coccolavo per dieci minuti prima del lavoro, le luci nella strada si sono accese tutte. Quando poi è stata ora di andare, ho guardato fuori un'altra volta: le luci si erano di nuovo spente, tutte quante. Non mi so spiegare il motivo di tutto questo, per lo meno non del tutto. Mi sono detta che il mio piccolo aveva bisogno di stare con noi e noi con lui, anche se il suo destino era quello di partire presto, anche se il dolore è ancora devastante, forse tutto questo ha un senso. Farlo essere felice nel suo tempo in questa terra, e insegnarmi una parte dell'Amore Divino per un istante eterno.
Esperienza con il boa Kintsugi
Kurama mi ha lasciato anche un altro dono: il serpente Kintsugi. Kintsugi è un boa come Sylar. Nato in allevamento, venduto al negozio e da lì, acquistato da una ragazza che non ho mai visto e che non so chi sia, ma che si è guadagnata tutto il mio disprezzo e la mia disapprovazione. Questa fanciulla non gli ha mai dato un terrario: lo ha tenuto incarcerato per più di un anno in una scatola minuscola, senza neppure una ciotola per potersi lavare, per mesi senza bere, nutrendolo quando si ricordava. Il ragazzo del negozio l'ha incontrata per caso, e per caso le ha chiesto come stesse il serpente. E lei gli ha detto che era 'noioso e aggressivo', chiedendo se casomai glielo potesse restituire.
Kintsugi e io ci siamo incontrati così, un giorno che ero al negozio, a comprare cose per fare felice Kurama. L'avevano messo in un terrarietto come stallo d'appoggio, aspettando di trovargli una sistemazione. Mi sono fermata ad osservarlo: distante, annodato, barricato in se stesso, come se fosse altrove. Ho sentito una cosa strana sulla pelle, e ho dovuto reprimere l'impulso di tirarlo fuori e abbracciarlo. Sembrava un cucciolo di sei mesi. 'Ha quasi tre anni', mi disse il ragazzo, raccontandomi tutta la storia. E mi disse che non sapeva dove lasciarlo, siccome a casa non aveva più spazio, e di certo non poteva continuare a tenere in negozio un animale così malandato. Ce lo siamo portato a casa noi, non c'è neanche da chiederlo. Ma qui c'è una cosa che va precisata.
Noi non potevamo portarlo subito a casa: dovevamo prima trasferire Kurama nel terrario più grande, in modo da liberare lo spazio per il nuovo serpente: allora lo guardai negli occhi, e gli promisi solennemente che lo avremmo portato via presto con noi. Ci accordammo con il negoziante: appena avessimo avuto il terrario, saremmo tornati a recuperare il piccolo boa. Non passò molto tempo, ma quando fummo pronti ad adottare il serpente, scoprimmo che l'allevatore se lo era ripreso. Fui molto turbata. Il pensiero del piccolo serpente non mi lasciava un istante. Gli avevo fatto una promessa, e lui mi aveva sentita, ne ero sicura. Mi aveva lasciata entrare nel suo isolamento, una luce era passata nel suo sguardo. Avevo promesso, ma avevo tardato troppo? Non ero stata in grado di mantenere quello che avevo promesso, e lui ora era perso. Ogni tanto mi facevo sentire, scrivevo una mail, passavo al negozio chiedendo notizie del serpentino, ma sembrava non smuoversi nulla.
Una notte sognai una ragazzina bionda e minuta, che veniva nella mia casa, e allegra e ridente mi porgeva una fascina: non di fiori, ma fatta di decine e decine di serpenti guizzanti e colorati! Allora tendevo le mani, mi sentivo leggera, sorridevo sorpresa ricevendo quel dono, così come si accoglie una grande bracciata di fiori profumati. Guardali, mi disse ridendo molto felice, prendi quelli che vuoi, puoi tenerli tutti se ti piacciono! Poco tempo dopo mi arrivò una mail dal ragazzo del negozio: il serpente aveva morso l'allevatore una volta di troppo, se lo volevo ancora me lo avrebbe portato il giorno stesso. Lo abbiamo chiamato Kintsugi, che in giapponese significa 'riparare le crepe con l'oro'.
Se Sylar è il sole, Kintsugi è la luna. Kintsugi ha sofferto in una maniera che non si dimentica, ha avuto fame, sete, paura, è stato rinchiuso nel peggiore dei modi. Ho pensato che non sarebbe mai diventato gestibile, ho messo in conto che sarebbe potuto restare segnato, mordace, che forse non mi sarei mai potuta rilassare con lui. 'Occhio che morde, ha morso e morderà', ha detto il nostro amico quando ce lo ha portato. Ma Kin non ci ha morsi, anzi si è lasciato prendere, e nonostante fosse debole si è voluto sollevare per avvicinarsi alla mia fronte, e alla fronte del mio compagno. Ci ha riconosciuti. Poi si è steso nel suo terrario, ha fatto il giro, è entrato nella vasca e si è addormentato. Ha dormito nell'acqua per quattro giorni. Era magro e molliccio, stanco e disidratato, ma era sano, e quindi è bastato lasciarlo dormire e nutrirlo a dovere, perché i suoi ritmi riprendessero con regolarità.
Un morsino l'ho preso, una volta: colpa mia, che pretendevo di prendergli l'acqua -volevo cambiargliela con altra più fresca- e lui si è spaventato di restare a secco di nuovo. Da allora mi sono impegnata a tenere conto dei suoi trascorsi, facendogli una carezza per farmi vedere e prendendolo su di me, se dovevo togliere o mettere cose nel suo spazio, in modo che vedesse cosa facevo e non si preoccupasse. Aveva ancora un riflesso però, una sorta di scatto all'indietro, come per difendersi dalle percosse (spero davvero che nessuno lo abbia picchiato, ma temo che possa aver dovuto subire anche questo) e allora noi per toccarlo partivamo da metà della schiena, risalendo con calma lungo il suo corpo fino alla testa: in questo modo lui non si spaventava, e si lasciava accarezzare la fronte e le squame lisce sotto al musetto.
Il tempo passò, Kin crebbe e ingrassò, e come fanno sempre i serpenti quando aumentano di dimensioni, finalmente entrò in muta. La muta è una grande fatica. Il serpente dorme per giorni, mentre un liquido si raccoglie sotto la pelle, distaccando a poco a poco gli strati più esterni. Le squame si rigenerano, le cicatrici si appianano. Quando la superficie si è sollevata e la nuova pelle sottostante è completa, il corpo riassorbe il liquido e il serpente esce fuori dalla vecchia pelle, girando su se stesso con un movimento regolare e costante, sfilandosela come un guanto. Kintsugi era sufficientemente ristabilito per poter produrre una nuova pelle, ma non aveva abbastanza energie per potersi sfilare quella vecchia. Sfregando il musetto riuscì a rompere la membrana, ne uscì fino a metà della testa, poi si fermò per recuperare le forze. La pelle staccata si seccò, e quando ricominciò la sua danza per liberarsene, la pelle si ruppe e lui si ritrovò a non potersi più liberare dalla parte restante. Lo trovai che mi guardava fisso, con la testina chiara di pelle bella e nuova, e il collo bloccato in un risvolto rigido e secco. 'Non mi importa se ti incazzi', gli dissi mettendolo in una bacinella piena di acqua tiepida e bustine di camomilla, 'questa muta la faremo insieme'.
E lui si è lasciato aiutare. Adagiato nell'acqua, si è lasciato massaggiare con le bustine di camomilla, finché l'exuvia si è reidratata, e ha iniziato a sollevarsi. A quel punto si è avvolto alle mie mani, e ha fatto la sua danza arrotolandosi alle mie braccia e sfregandosi sopra i miei polsi. Fare la muta insieme ci ha legati profondamente. E' stata un'emozione indescrivibile, non dimenticherò mai quel momento. Da quella sera, Kintsugi non ha più paura di me. Posso toccargli la testa senza che si ritragga, e quando lo prendo sulle spalle si accoccola, senza stringere. Si mette comodo, si gode il momento. In qualche modo so che lui è qui per una ragione. Ora sta molto bene, cresce con regolarità ed è molto curioso: la sua energia è ristabilita, quando si mette vicino alla mia fronte lo sento talmente forte, che a volte devo chiudere gli occhi. Kintsugi è un serpente molto speciale, l'ho sentito fino dal primo istante. Una sera mi stavo addormentando, e l'ho visto avvicinarsi al mio viso. Dormiva sereno nel suo terrario, ma io l'ho visto uscirne e venire vicino a me, grande, molto più grande di come è quando è nel suo corpo, e allora ho capito che era giunto il momento. Appena ho avuto modo l'ho fatto: l'ho preso sulle spalle, ho spento le luci e mi sono rilassata profondamente. Dalla mattina in cui Kurama si è addormentato per sempre, non ero più riuscita ad entrare in trance: Kin mi si è accomodato sul collo, ha sfregato il musino sulla mia guancia, e mi ha spedita in stadio theta in tempo zero. Kintsugi ha un'energia formidabile. Ha una volontà di ferro, un'intelligenza incredibile. Ha una capacità di dimostrare riconoscenza oltre i limiti dell'umana comprensione.
Conclusioni
Ho discusso più volte con alcuni appassionati di rettili, sul fatto che i serpenti siano capaci di emozioni e di sentimenti. Gli esperti dicono che non è possibile, perché il loro cervello è rudimentale, privo di sistema limbico e di conseguenza, incapace di ricordi e reazioni emotive. Non è così. I serpenti sono esseri sacri, la loro coscienza non risiede nel corpo fisico, ma direttamente nel corpo astrale. Sono esseri che vivono a cavallo tra i mondi, escono dal corpo fisico con una facilità impressionante, e sono capaci di grande tenerezza verso chi se ne prende cura. I Serpenti ragionano con l'Anima, sentono i pensieri, vedono l'invisibile e parlano con gli Dei.
Ho cercato fonti autorevoli che potessero confermare le mie parole, ma non ho trovato nessuno, nel mondo di oggi, che abbia mai avuto il coraggio di mettere nero su bianco qualsiasi teoria sulla spiritualità dei Serpenti. Forse perché per ammettere questo, è necessario accettare come premessa l'esistenza dell'Anima e dei Piani Astrali (e se il mondo fosse pronto a vedere queste cose, allora non sarebbe così come è ora, un mondo schiavo di religioni false, popolato di gente che cammina seguendo una strada già scritta, e si infila in passaggi obbligati per raggiungere l'ultima morte) eppure è tanto evidente! Così tanto evidente che dovrebbe essere sotto gli occhi di tutti, eppure la gente non vede. E tanta gente non vedrebbe neppure se glielo si sbattesse in faccia. Non ho scritto tutto questo per chi non vede: l'ho scritto per i Fratelli e le Sorelle che vedono, l'ho scritto per Satana. Non è stato facile. Ho girato attorno a queste pagine per molte settimane, lo ammetto, perché cercavo il modo di dire queste cose senza parlare della mia esperienza diretta. Avevo molta paura del dolore che avrei potuto provare, perché i Famigli che non sono più qui con me mi mancano molto, e parlare di loro mi rinnova il tormento, come se frugassi dentro ad una ferita scoperta. E anche perché sono cose che sento estremamente private, come se raccontandole stessi mostrando la mia anima nuda. Ma ci sono momenti in cui si deve tirare fuori tutta la forza, e buttarsi: una Sorella mi ha aiutata a capire che potevo farcela, e sono felice di averle dato ascolto. Scrivere queste pagine mi ha fatta crescere, perché mi ha costretta a mettere ordine nel caos della mia mente, e mi ha fatto prendere coscienza di alcune cose che erano rimaste nascoste, e che era necessario venissero in luce. Ci sono emozioni che vanno affrontate, per poterle comprendere, e ci sono cose che devono essere dette senza censure. Era giusto che queste cose venissero dette, per onorare la memoria di chi ora vive tra le braccia degli Dei.
Per la Gloria del Grande Volac, per la Gloria del Dio Satana.
Kate Ecdysis
Anno MMXV