LA MIA ESPERIENZA ALL'INTERNO DI UNA SETTA CATTOLICA
Camminano tra noi. Vivono, lavorano, si sposano, si riproducono a più non posso, e nel frattempo parlano, parlano con tutti, si infiltrano e diffondono la loro verità. Si riuniscono tutti i venerdì, nelle sale parrocchiali e nelle chiese, e là dentro cantano e saltano per ore, battono le mani, vanno al microfono a dire i loro fatti personali. A volte emettono strani suoni, danno fuori di matto, si buttano per terra: invasati? Oh, no. Loro hanno i Doni, e pur se andassero per valle oscura, non temerebbero alcun male. Ma se nomini Satana, o dici Lucifero, loro sbiancano, ti fanno segno di abbassare la voce, e guardandosi intorno con circospezione sibilano: 'No no.. non lo dire. Quello Del Piano Di Sotto: sai, è meglio dire così..' e cambiano discorso, infilano qualche lode al loro dio nella frase successiva, come lo scongiuro di una scaramanzia.
Signori e signore, vi presento il Popolo Eletto, i cattolici 2.0, l'ultimo baluardo prima dei Neocatecumenali: il Rinnovamento Carismatico, visto da talmente vicino che vi sembrerà di esserci stati dentro. Un mondo parallelo dove è vietato ragionare troppo, perché i dubbi sono figli del 'maligno'. Un mondo che ti sembra vasto fino al giorno in cui ti prendono, e poi ti si chiude addosso, tagliando tutti i ponti.
Come ti prendono? In qualunque modo possibile. Loro 'evangelizzano'.
A volte in modo lento, graduale, soft: aspettano che tu abbia un attimo di debolezza, che la vita ti giochi un brutto tiro, e poi ti risucchiano in un vortice di 'fratellanza' e 'comprensione' da cui difficilmente riuscirai a liberarti; a volte martellandoti con assalti continui al limite dello stalking; a volte con il terrore, facendo leva sulle tue disgrazie per puntualizzare quanto la tua condotta 'fuori dalla grazia' sia la causa del tuo male. L'importante è 'evangelizzare'. Se sei uno di loro, non puoi non farlo: ti insegnano che se non evangelizzi, non sei utile, che quella è la tua missione. Lo devi fare, come un butta dentro che passa gli ingressi di una discoteca in mezzo al viale, e non ha importanza quali saranno le motivazioni che porteranno le persone a frequentare il prossimo incontro, l'importante è che vengano. Presero anche me. Avevo sedici anni, ero una ragazzina sensibile, costantemente arginata da una famiglia che reprimeva qualsiasi mio tentativo di autonomia. Ero come un gas in crescente entropia, compresso in una camera angusta.
Venne il giorno che ne combinai una un po' più grossa, di quelle cose che poi da grande ti fanno ridere, ma che mamma si arrabbia a tal punto da non farti più uscire neppure per due ore: in casa era un disastro, avevo il disperato bisogno che qualcuno mi stesse a sentire, e di sentirmi dire che sarebbe andato tutto bene. Quando sei giovane e inesperto, quando sei depresso, quando ti senti solo: è lì che si inseriscono, nelle brecce del tuo Io disintegrato. Ed è da lì che finiscono di smantellarti pezzo dopo pezzo, e pretendono di ricostruirti a loro immagine. Nel mio caso approfittarono delle difficoltà in famiglia, conquistarono la fiducia dei miei genitori, e passarono direttamente a spargere il terrore: decretarono che qualsiasi mio comportamento indesiderato era colpa del 'maligno', e la settimana dopo mi portarono nell'ufficio di un prete esorcista.
Don Ernesto pregò lungamente con le mani imposte sul mio capo, e mi chiese di ripetere alcune preghiere. Ripetei ogni parola senza nessun problema.
-Siamo arrivati in tempo-, sentenziò.
-Non sei posseduta, il tuo è un caso di ossessione -.
Ossessione? Ora ripensandoci, la mia unica ossessione era essere libera, volevo autogestirmi, non c'era niente altro che mi ossessionasse. Sigarette, caffè, leggere libri interessanti, tirare tardi in giro a fare chiacchiere con gli amici, ballare, vestirmi come mi pareva, avere un ragazzo, non dover rendere conto: alla fine erano queste le cose che volevo, e non ne avevo fatte neppure la metà.
Sono sempre stata astemia, non ho mai desiderato stordirmi con la droga, ho sempre messo la salute davanti a tutto e anche la sessualità l'ho sempre vissuta in maniera responsabile. Con il senno del poi, non avevo nulla che non andasse, ma in quel momento ci credetti anch'io. Mi lasciai trasportare dalla corrente, perché a quel punto è questo che succede: tu ti siedi svuotato di ogni forza, ascoltando il coro unanime di 'amorevoli consigli', e loro iniziano l'opera di distruzione sistematica di tutto quello che ti caratterizza. Con me, cominciarono facendomi raccattare tutte le cose 'magiche' dalla mia camera: libri, carte, l'anello dei Guns'n'Roses (!) e anche l'altro anello, uno bellissimo a cui tenevo un sacco: una rappresentazione in argento del Serpente Kundalini, che a quel tempo non sapevo neppure cosa fosse, ma che però appena l'avevo visto sulla bancarella, era stato amore a prima vista. Mi portarono al fiume, recitando avemarie, e mi fecero gettare ogni cosa nell'acqua corrente. Ero spaventata: tutto questo mi aveva suggestionata profondamente. Però all'ultimo momento imboscai Kundalini nella tasca, e per qualche ragione non lo lasciai cadere giù nell'acqua insieme al resto. Lo nascosi con cura in una scatola, e nascosi la scatola in fondo ad un armadio, e poi smisi di farmi domande e di pensarci. Ero sfinita.
In seguito mi portarono a comprare dei vestiti.
- Non devi vestire più di nero -, mi dissero. - Ora sei una Figlia della Luce -.
A casa, intanto, cominciarono a trattarmi con la cura con cui si tratta una convalescente: le ragazze della 'comunità' mi instillarono l'idea che se le cose avevano preso una piega migliore, era tutto merito della 'grazia di dio'. Tutte insieme fecero quadrato intorno a me, mediando tra me e i miei genitori, portandomi fuori di sera, in gita di domenica, ai mercatini, alle cene. Onestamente? I tre quarti dei loro discorsi mi sembravano cazzate, e le lunghe sedute di preghiera mi annoiavano a morte, non lo dico per dire. Ma non passava giorno che non mi facessero notare che se non mi sentivo come loro, era colpa del 'maligno' che non mi voleva lasciare andare via, e sempre più spesso avevo sempre più paura. Loro erano tutte così sorridenti!! Finii per volermi sentire parte di quel gruppo, nonostante non mi sentissi simile a nessuna di loro. Senza che me ne rendessi conto, iniziarono a riprogrammarmi. Mi imposero una guida spirituale. Dovevo dire tutte le mie cose a Don Ernesto, prendere appuntamento regolarmente, e come se fosse stato uno strizzacervelli dirgli le mie cose. Tutte. Mi spiegarono che non avrei mai, mai, mai più dovuto fare sesso, fino a quando non mi sarei sposata in chiesa. A me non è mai piaciuta l'idea di diventare madre, così come non mi attira ora, non mi attirava neanche allora. Mi chiedevo se il 'signore' mi avrebbe dato, insieme al compagno per la vita, anche il desiderio di fare tutti quei bambini che apparentemente avrei dovuto voler fare. Mi dissero anche che se sbadigliavo in chiesa, era colpa del 'maligno'.
Un sabato sera mi portarono a vedere 'i dark' che andavano a ballare. C'era un tizio con un cappotto favoloso, in pelle nera, lungo, con una fila di spilloni che decoravano lo spacco fino a terra. Pensavo che era molto bello, e intanto loro mi dicevano che mi avevano salvata dalle tenebre.
- Vedi quei ragazzi? -, Sussurravano. - Non sono felici, così lontani dalla luce del signore -.
Ormai passavo più tempo insieme a loro, che facendo qualsiasi altra cosa nella mia giornata. Perché è questo che fanno, quando sei un 'osso duro': ti isolano dal mondo. Si rendono indispensabili, fanno in modo che senza di loro tu non abbia niente, fanno sì che tu non voglia deluderli in nessun modo, perché deludendoli perderesti il loro amore. E ti instillano l'idea che questa sia la tua ultima speranza, l'ultimo treno per il paradiso. Cominciai a chiedermi quando si sarebbe compiuto il 'miracolo'.
Continuavo a non desiderare figli, continuavo a percepire l'omosessualità come qualcosa di normale tanto quanto l'eterosessualità, continuavo a trovare attraenti gli abiti neri, le borchie, le spille. Ma il lavaggio del cervello era giunto al punto di non ritorno, ed iniziai a percepire me stessa come qualcosa di sbagliato. Sarò felice, pensavo. Quando il signore mi cambierà nel cuore, io non avrò più desiderio delle cose delle tenebre. E aspettavo con pazienza che mi crescessero i desideri 'giusti', nel frattempo stando attenta a non cadere in fallo, a non fare capire che il cambiamento tardava ad arrivare. Un giorno, con il cuore in gola volli vedere l'anello nella scatola: la tirai fuori, la aprii, e con grande turbamento scoprii che era vuota. Per qualche giorno aspettai con rassegnazione che mia madre mi parlasse dell'anello, perché mi pareva logico che lei avesse frugato, e che trovando l'oggetto incriminato lo avesse requisito: ma nessuno fece o disse nulla. Mi convinsi di averlo spostato, e di non ricordarmi di averlo fatto. E intanto il tempo passava. Cenacolo il giovedì, Assemblea il venerdì, sabato sera pizza film e preghiera, domenica messa, poi gita, poi pizza, lunedì volontariato, martedì guida spirituale, mercoledì tè dalla signorina Giulia e alla sera prove di canto: non avevo più niente a parte loro. Non esistevo più, se non in funzione della 'comunità'.
Il momento più atteso è l'assemblea del venerdì: ci sono tutti. In assemblea succedono le cose più folli: la gente strilla i fatti propri da in mezzo alla sala, a volte addirittura vanno al microfono a raccontare intere storie per esteso. Una volta un uomo raccontò di come avesse dovuto -non scherzo- esorcizzare il water, perché continuava a buttare puzza e non smetteva in nessun modo, fino a che con una preghiera di liberazione, le forze del male avevano finalmente smesso di emettere fetore sulfureo dal suo cesso: l'assemblea accolse la testimonianza con una mitragliata di amen e di lode-a-dio. Cosa li spinge a farlo? Il lavaggio del cervello prevede anche questo: se non dai testimonianza, non glorifichi il signore, per questo ti è richiesto -testuali parole- di 'perdere la faccia davanti al signore', come atto di fede e rendimento di grazie. Poi fanno una cosa che chiamano canto-in-lingue, una sorta di preghiera per sentirsi come bambini che 'vocalizzano le sillabe con cuore puro'.
Nell'immagine a destra
un raduno regionale
della setta cristiana
Rinnovamento dello Spirito
Raccolgono anche soldi -tanti soldi: è 'la Decima'. Mettono un sacco nero ai piedi di una croce, poi si mettono in fila come per fare la comunione e lasciano cadere i soldi dentro il sacco. Il sacco è nero perché -dicono- nessuno deve vedere quanto metti, e se sei in grave necessità puoi anche prendere senza che nessuno veda. In realtà fanno pressione per decidere quanto devi dare: quando inizia questa fase della funzione, il sacerdote o un membro anziano va al microfono, e su un sottofondo melodico spiega che i fedeli devono 'guardarsi nel cuore' e rendersi conto se davvero sia il caso di lesinare, perché queste offerte servono ai fratelli bisognosi e al supporto delle attività comunitarie, quindi sono soldi che servono al signore, che si aspetta dai suoi figli molta onestà; in conclusione, chiunque riesca a sopravvivere si deve sentire in obbligo di versare alla comunità la decima parte del proprio stipendio, e se ce la fa, potendo e volendo, anche la quinta. E no, non è vero che se hai bisogno riesci a prendere invece che mettere, senza che si accorga nessuno. Il sacco è profondo, la sala gremita, gli anziani nelle prime file, la Koinonìa al completo è schierata sull'altare e torreggia sul sacco: neppure Lupin riuscirebbe a sfilare neanche un euro.
La 'comunità' non è quell'oasi di fratellanza che all'inizio ti vogliono far credere. La 'comunità' è gerarchica, organizzata, rigida. Sul gradino più basso ci sono gli 'esterni'. Gli 'esterni' sono le persone che vengono invitate da chi fa già parte del sistema: vengono accolti dagli 'addetti all'Accoglienza', persone selezionate dalla Koinonìa e dal Sacerdote in base alla loro capacità di evangelizzazione e di socializzazione immediata. Gli 'esterni' vengono accolti con tutti gli onori, e trattati come se fossero le persone più importanti sulla faccia della Terra, ma in realtà contano come il due di picche. Subito dopo ci sono i 'nuovi'. I 'nuovi' sono gli ultimi arrivati in comunità: a questo livello si cominciano a ricevere incarichi. Raramente i 'nuovi' vengono assegnati all'Accoglienza, perché gli esterni sono considerati pericolosi per chi non è forte nella fede. Dopo un po' che si è 'nuovi', si finisce di diritto tra i 'fratelli': gli incarichi e gli impegni aumentano, all'assemblea e ai ritiri spirituali si aggiungono anche i 'cenacoli' infrasettimanali, e diventa possibile uscire con altri fratelli nel tempo libero, senza che 'anziani' o membri della Koinonìa partecipino alle serate. La Koinonìa è formata da fratelli con anzianità e particolarmente forti nella fede, e ha funzione di coordinamento, moderazione, organizzazione, controllo, e supporto all'attività e all'autorità del Sacerdote. In realtà la Koinonìa sa tutto di tutti, e comanda anche al sacerdote: fare parte della Koinonìa significa avere il potere decisionale, il rispetto, il controllo delle entrate e delle uscite economiche. Infine, il Sacerdote è nominalmente a capo della comunità, e ne è responsabile davanti al vescovo.
Quando si organizza un ritiro, è la Koinonìa che decide con chi salirai in auto, con chi dormirai, se le coppie sposate dormiranno insieme o divise, chi pagherà la quota e chi beneficerà dei fondi comunitari. Quando un fratello viene promosso in Koinonìa, gli viene fatto un nuovo lavaggio del cervello, durante il quale lo convincono che non può più essere amico delle persone che da ora in poi dovrà guidare: gli insegnano che dovrà 'amarli in cristo', e che non potrà più ridere alle loro amenità. Avevo un'amica, Michela. La promossero in Koinonìa, e me lo disse lei stessa, con le lacrime agli occhi: che non potevamo più essere amiche, che dovevamo prendere distanza, perché altrimenti lei sarebbe stata troppo indulgente con me, e non sarebbe mai riuscita a darmi direzione spirituale efficace. Quella volta dissi tutto quello che pensavo.
Ormai ero schiava della 'comunità', ero convinta che quella fosse la fede. In un impeto residuo di autodeterminazione, decisi di provare altre comunità, e andai ad una riunione di un gruppo simile. Mi beccarono. Mi biasimarono, dissero che ero una 'turista spirituale', che non stavo prendendo sul serio il mio cammino di fede: scoprii di non essere libera neppure di andare a sentire quello che dicevano in un altra assemblea, dove venivano dette e fatte le stesse identiche cose che venivano dette e fatte nella loro assemblea. Mi resi conto di non poterne più di sentire disquisire circa il problema enorme della gonna troppo corta di Camilla, che essendo alta e muovendosi come un camionista, faceva vedere troppo spesso il cavallo dei collant. E non riuscivo a togliermi dalla testa una donna che vedevo spesso in assemblea: una bella donna, alta, con grandi seni e tanti capelli ricci, castigata dentro abiti che segregavano e mortificavano la sua sensualità, perché era sposata in chiesa e il marito l'aveva abbandonata, e lei aveva accettato di non giacere mai più vicino ad un uomo, e allora si annullava, perché nessuno la inducesse in tentazione.
Mi avevano fatto frequentare il corso di evangelizzazione, dove si imparano i vari modi per portare gli esterni in comunità, il corso di 'demonologia', dove ti insegnano come comportarti e quali preghiere dire per supportare il lavoro dell'esorcista durante i riti, e il corso prematrimoniale, anche se non ero fidanzata, perché era giunto il momento che io imparassi la pianificazione familiare attraverso il metodo di Billings. Al corso prematrimoniale, dopo ore trascorse a sentir parlare di analisi del muco cervicale, interventi vari del Movimento per la Vita con tanto di terrorismo sull'aborto (ma nel video che spammano dagli anni 70 in qua, non se n'è accorto nessuno che quel feto è abnorme anche per essere al sesto mese?) ho potuto ascoltare alcune perle che non dimenticherò mai. Per loro funziona così: l'amore (sponsale, perché non ce ne sono altri contemplati in materia sessuale) deve essere 'fecondo', così come il cristo 'feconda la sua chiesa'; per cui è necessario che l'atto sia aperto alla vita, e il metodo Billings (che ti vendono come metodo affidabile) è concesso in virtù del fatto che potrebbe appunto fallire, in caso che la volontà del signore sia farti procreare. E non finisce qui: loro dicono che fuori dal matrimonio nessuno ha diritto all'orgasmo, in quanto l'orgasmo 'è anticipazione della beatitudine celeste': a me questa cosa ha sempre fatto un sacco ridere, salvo poi sentirmi in colpa per la mia ilarità blasfema.
Ad ogni modo il succo è questo: niente sesso se non si è sposati, perché 'non apparteniamo a noi stessi', per cui 'non possiamo disporre di noi stessi', dal momento che solo con il matrimonio si può 'appartenere all'altro in cristo'. Quindi secondo loro gli sposi 'si amano in cristo', e sarebbe raccomandato che gli sposi pregassero insieme -attenzione!- prima dell'atto sessuale. A sentire questa cosa mi veniva in mente la mia nonna, che mi ha sempre detto 'prima di sposarti provalo, che se no ti rovini la vita'. Cara nonna, ti amo sempre tanto e mi manchi. Nel corso del tempo, assistetti a molti matrimoni, e li vidi esplodere e sfasciarsi: (e infatti, la mia nonna la sapeva lunga) mi sembrava assolutamente normale, che questi matrimoni scaturiti da fidanzamenti casti e consumati 'in cristo' andassero a finire male. E mi sentivo sbagliata, sbagliata, sbagliata. E mi sentivo fottuta. E mi sentivo stanca e disgustata.
Per tutte queste cose, per la pesantezza della Koinonìa, per la gonna di Camilla, per il voltafaccia di Michela, per la donna mortificata nel disperato tentativo di non fornicare, per la rigidità della gerarchia, per la gelosia, e le ingerenze in ogni aspetto della vita: decisi di lasciare. Mi resi conto di trovarmi invischiata in una vera e propria setta, e lo dissi a chiare lettere, che non volevo più farne parte e non intendevo più sottostare. Mi telefonò Don Ernesto, mi tirò su una menata apocalittica su alcuni fantomatici 'fratelli' che lasciarono, e finirono per consumarsi di nostalgia e di dispiacere.
-Ti pentirai! -, diceva. - E non avrai il coraggio di tornare, e passerai gli anni a disperarti ricordando di come era bello -.
Non tornai. Ma neppure mi pentii di non essere tornata.
La comunità esiste ancora. La signorina Giulia, non avendo trovato marito si è fatta suora laica. Insegna ancora religione, qualche anno fa è stata richiamata dal provveditore per aver pronunciato in pubblico gravi offese e anatemi contro una sua alunna transessuale. Camilla è attualmente detenuta in manicomio criminale, dopo aver tentato di accoltellare il proprio padre Michela si è trasferita in Africa, e vive con i bambini poveri aiutando i medici senza frontiere. Più del 50% dei matrimoni 'in cristo' si è risolto con una separazione. Per quello che riguarda me, un giorno presi in mano la scatola, e la aprii. L'anello luccicava sul fondo, là dove avrebbe sempre dovuto essere: lo indossai, e fu come ritornare a casa. Restai cristiana ancora molti anni, e per molti anni mi rimase addosso quel senso di essere sbagliata, così incredibilmente mescolato alla sensazione che la mia morale fosse giusta. Mi abituai a considerarmi una sorta di mostro, un ibrido, un'anima deforme che non trova dimora né nell'ombra né nel sole, e cercai un equilibrio che mi tenesse a galla. Mi risvegliai molto tempo dopo, dopo molti sogni e molta strada, come se la Verità mi avesse dato un meraviglioso schiaffo in piena faccia: ma questa è un'altra storia, e un giorno ve la racconterò.
Kate Ecdisys
Anno MMXV
NOTA DELL'AUTRICE: Le persone nominate sono reali. Tutti i nomi sono stati cambiati, per proteggere la privacy di chiunque sia stato nominato nella stesura di questo saggio.
NOTA DELL'AMMINISTRAZIONE USI: Il nome della Setta della presente testimonianza non è stato menzionato per ragioni di privacy. La foto dell'articolo non ritrae la chiesa dell racconto ma un'altra che segue lo stesso movimento "Rinnovamento Carismatico", proveniente dal repertorio di Google Immagini.
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