IL RUOLO DELLA DONNA NEI CULTI MONOTEISTI
Nel libro "Ave Mary" di Michela Murgia (Socia onoraria del Coordinamento Teologhe Italiane) si analizza la condizione femminile alla luce sia della Bibbia, sia delle disposizioni clericali al riguardo, accumulatesi nei secoli. Altri due libri che ho consultato sono stati "Il respiro delle donne" di Luce Irigaray (Edizioni EST, 1996-2000) e "Lacrime Amare -Cristianesimo e violenza contro le donne" di Elizabeth E.Green (Claudiana Editrice, 2000) dove si analizza anche "il cammino" delle lotte e rivendicazioni femminili. Soprattutto in "Lacrime Amare" (a pagina 41 e successive) si ha una lunga e agghiacciante lista di testimonianze su come figlie o mogli picchiate, violentate psicologicamente-fisicamente, in famiglie cattoliche, fossero esortate proprio dal confessore a sopportare con remissività perchè "l'immagine di Dio Padre, date le nostre strutture, sia della società sia della famiglia" è di legittimare il dominio e le violenze maschili e di inibire la rabbia e protesta legittime delle donne contro tale aggressione. Riporto qualche passo biblico e interpretazione esegetica.
Eva vista come unica colpevole della mortalità umana
(Citando il Tertulliano del "De cultufeminarum" riportato a pagina 24 dalla Murgia)
"Ogni donna dovrebbe camminare come Eva nel lutto e nella penitenza, di modo che con la veste della penitenza essa possa espiare pienamente ciò che le deriva da Eva, l'ignominia, io dico, del primo peccato e l'odio insito in lei, causa dell'umana perdizione. Non sai che anche tu sei Eva? La condanna di Dio verso il tuo sesso permane ancora oggi; la tua colpa rimane ancora. Tu sei la porta del Demonio! Tu hai mangiato dall'albero proibito! Tu per prima hai disobbedito alla legge divina! Tu hai convinto Adamo, perchè il Demonio non era coraggioso abbastanza per attaccarlo! Tu hai distrutto l'immagine di Dio, l'uomo! A causa di ciò che hai fatto, Il Figlio di Dio è dovuto morire"
Parole vistosamente eloquenti. Non c'è altro da aggiungere se non che Tertulliano gode ancora di ampio consenso; d'altraparte viene tuttora considerato un colosso della Filosofia Cristiana. Ma Tertulliano non è l'unica voce misogina della tradizione cristiana: fin dagli albori la Chiesa ha infierito con ferocia contro la donna, "rea" di essere la figlia di Eva la tentatrice lussuriosa, Eva "l'amica del Serpente", Eva la costola ritorta di Adamo; Da notare come fantasiosamente si spiegasse il termine "feminae" come "fe" "minus", cioè "minor fede"; anche questo è stato un cavallo di battaglia tipico di molti inquisitori. Da ricordare una vera e propria martire della ferocia cristiana dei primordi: Ipazia. Condannata a una morte atroce non solo perchè donna pagana, ma anche (o soprattutto) perchè scienziata, filosofa, libera pensatrice. Ipazia diventa così il simbolo di tutti coloro che si battono per il Sapere. Dal punto di vista Cattolico, L'Intelletto non può che essere Maschile, mentre la donna al massimo, secondo San Paolo, può aspirare a "tacere nelle assemblee". Ecco perchè le donne più fortunate, quasi sempre di origine nobile potevano al massimo auspicare a una "posizione di rilievo" diventando badesse di conventi, dipendendo sempre e comunque dall'Autorità Pontificia.
Un'altro versetto biblico famigerato da tenere in considerazione è: "Egli ti dominerà" (Gen 3,16) che indica, almeno se preso nel suo significato esegetico, il Volere Inderogabile del Creatore, dopo la caduta, che è appunto la sottomissione femminile. San Giustino e Sant'Ireneo proporranno il confronto tra due coppie di archetipi:
Cristo ed Adamo per l'uomo
Maria ed Eva per la donna.
Una Madonna vista però, come Mater Dolorosa, ai piedi della Croce, icona di passività e dolore al sacrificio del Dio-Uomo Maschio. C'è quindi un'esclusione totale della divinità nella donna, in quanto Maria non è dea, nè semidea, bensì semplice donna (per di più del tutto passiva). Per questo gli adepti di culti fallocentrici hanno sempre distrutto e perseguitato in particolar modo culti e divinità femminili, "demonizzandoli": pensiamo alle tante Dee, che erano (o sono, nel caso dell'indiana Kali e della vuduista Jemanjà, "Grande Madre dell'Oceano") le rappresentazioni del Femminile, nei suoi vari aspetti, dal sessuale all'oscuro: Venere, Astarte, Ecate, Morrigan. Di conseguenza, il passo successivo dopo la distruzione degli idoli, era considerare come sudiciume tutto ciò che potesse essere correlato alla natura femminile. Non solo sentimenti come la sensibilità e l'empatia, "il sesto senso" tutto femminile, (vedasi lo stereotipo che ancora persiste, per un uomo che abbia una sensibilità spiccata, viene etichettato come un "frocio" dai "Veri Maschi Virili tutti partite di calcio allo stadio e calendario porno appeso al muro"), ma anche le caratteristiche femminili legati ai genitali (pensiamo alla mutilazione del clitoride) o al sangue mestruale, vennero "demonizzati": ciò che nei culti pagani veniva visto come manifestazione del "Ciclo della Luna" (da leggere al riguardo, il bellissimo libro di Miranda Grey, "Luna Rossa"), nei culti patriarcali e fallocentrici venne visto come sudiciume, lordura, inferiorità congenita; riporto "l'interessante parere" di Odon de Cluny (altra autorità fondamentale nella storia della Chiesa) sulla concezione dell'essere donna: "Se si pensa a ciò che si nasconde nelle narici, nella gola, e nel ventre, non si troverà che lordume."
La Murgia analizza tra l'altro altre questioni interessanti come la mancanza di una figura di riferimento per la Vecchiaia femminile (la Madonna è eternamente ragazza-vergine), i discorsi anti-femministi di Madre Teresa di Calcutta (non a caso, amatissima dalla gerarchia ecclesiale, visto i suoi discorsi come "è questo il destino di noi donne, per questo siamo state create: per essere il cuore del focolare o il cuore della Madre Chiesa" ) e la condanna al parto, (visto come primo dovere dell'espiazione femminile, a seguito della scacciata dall'Eden; Evitare i dolori del parto, sarebbe stato un trasgredire alla stessa volontà del Creatore, la punizione meritata dopo la caduta, e quindi un andare contro "la naturalità intoccabile della sofferenza della donna"). Basti ricordare che la Chiesa è sempre stata contraria alla somministrazione degli antidolorifici, rei, secondo loro, di andare contro il volere di Dio; ancora oggi (ma per fortuna, se si va negli ospedali, si può avere il diritto di pretendere che vengano somministrati antidolorifici!) si esorta il fedele a "portare la propria croce" con rassegnazione(in compenso, Vescovi e Papa portano costosi e lussuosi paramenti...e le uniche croci che "portano" non sono quelle di noi "poveri peccatori" disoccupati, precari, sfruttati, ma vistosi crocifissi d'oro e d'argento...)
Nella "MulierisDignitatem" di G.Paolo II, si legge:
"la donna -nel nome della liberazione dal dominio dell'uomo- non può tendere ad appropriarsi delle caratteristiche maschili, contro la sua propriaoriginarietà femminile."
Ancora in G.Paolo II si legge:
"Naturale disposizione sponsale della personalità femminile"
Non solo una donna vista continuamente come "non legittimata ad assumere qualità maschili", ma anche la donna vista solo come madre, utero passivo in attesa (da vedere la figura di Maria, al riguardo,ma anche di Elisabetta o Sarah); la donna non esisterebbe come forza in sè, ma in vista di un chi: diventare moglie e madre, in senso proprio o in senso spirituale: la donna santificata come sposa-madre-suora. Un altro concetto "veramente illuminante", proviene proprio da quel Sant'Agostino "Dottore della Chiesa", per il quale, il matrimonio è "un male necessario": la sposa cristiana viene concepita solo con la funzione di "soddisfare la libidine maschile", che altrimenti si sarebbe sfogata commettendo adulterio (un peccato molto più grave, nell'ottica cristiana, che non "lo sfogarsi nel dovere coniugale per la riproduzione"); un adulterio...magari proprio con le "odiate" prostitute...secondo Agostino, dato i suoi passati non del tutto casti, una delle categorie più basse di "femmine"; mi lascia perplessa vedere come Sant' Agostino stesso riduca, tra l'altro, a pura bestia in calore anche l'uomo, a suo giudizio, sempre ossessionato dal bisogno di "fregola" e di montare questa o quella "femmina" . Ma vediamo altri aspetti; a pagina 82 del libro della Murgia, si analizza a fondo "il dogma della purezza della verginità" vero e proprio "motivo d'orgoglio" del Cattolicesimo: Maria e il culto di Maria, tanto popolare, dovrebbe supplire alla privazione di immagini femminili di Dio.
D'altra parte è evidente che, con tutto quel rigore antico-testamentario di sangue, sacrifici, maledizioni, alla maggior parte delle persone servisse anche "un conforto"; dal momento che era inammissibile "abbassare" Dio Padre con attributi come misericordia, empatia, sensibilità, ecco che ai credenti, e alle donne, non restava che Maria, per identificarsi, sentendosi meno "schiavi striscianti di fronte al Dio Padre Implacabile" e più "figli"; Ecco spiegata la devozione popolare nei riguardi di una donna il cui unico scopo era quello di essere un utero fecondabile dal Dio Padre. Maria quindi, lungi dall'essere un'icona di liberazione femminista,come poi vorrebbe essere spacciata da certi giornali che propongono una visione edulcorata e da "zucchero filato" del Cristianesimo, non rispecchia neanche tutte le potenzialità del femminile:
-è perennemente vergine, e giovane, e questo esclude un modello di "saggezza-vecchiaia al femminile", che potremmo chiamare "matriarca".
(l'autrice a tal proposito fa del sarcasmo, parlando di "lifting teologico".....). Appunto, una donna "vecchia", quindi sterile, non era di nessuna utilità "alla tribù" patriarcale.
-il "sì" di Maria all'Annunciazione, diventa giustificazione al "sì" di tutte le donne che chinano il capo al Volere Maschile/Divino.
Sottomissione a volere altrui, a gravidanze non volute, così come lei, appunto, di fronte al Dio Padre.
Un'automa totalmente privo persino della più elementare possibilità cognitiva, sia mai di dire "no!", ma anche solo emettere un timido "forse".
Difatti, con la proclamazione del dogma dell'Immacolata Concezione, le si leva anche il discernimento del Bene dal Male: essendo priva di peccato originario, la sua utilità e merito intellettuale di poter scegliere secondo raziocinio (il che poteva voler dire, in teoria, rifiutare di essere ingravidata) è pari allo zero. Un robot, niente di più di questo, in definitiva.
A pagina 136-137 e successive, invece, si analizzano a fondo le espressioni linguistiche, già cavallo di battaglia delle femministe (non solo teologhe), come l'espressione "Dio-madre", che sarebbe comunque limitativa, ascrivendo e limitando il femminile alla sola funzione procreatrice (quindi di accoglienza al passivo). L'Autrice suggerisce a tal proposito che l'espressione "Dio-donna" sarebbe più funzionale, ma sicuramente, è pura utopia. A pagina 139, la Murgia pone anche l'accento su una delle questioni più "spinose": se, nel 2012, il Dio cristiano sia obbligato ad essere pensato solo e sempre a immagine dell'Uomo-Maschio (specifichiamo dell'Uomo-Maschio secondo la concezione giudaica...che purtroppo ci condiziona pesantemente, anche nelle piccole cose). A fine lettura, si acquista una consapevolezza maggiore sull'uso e abuso sessista della dimensione sacra/religiosa, (un bisogno spontaneo legato alla natura umana di tutti i tempi) delegata esclusivamente al Dominio Maschile, e anche "l'inconfutabile certezza" che i tentativi delle Teologhe e/o Femministe di stampo cattolico/cristiano, siano fin dall'inizio, destinati allo scacco.
La mia idea al riguardo, da donna, è che trovo assolutamente sterili queste "battaglie femministe", quando le stesse Teologhe chinano il capo continuamente in sottomissione al "Volere Maschile Pontificio" (vedasi l'esclusione della donna dalla gerarchia, l'esaltazione, per fortuna ormai quasi tramontata, della Virtù-Verginità-Illibatezza, ovviamente femminile, il senso di impurità o "peccaminoso" che si trova tuttora correlato con tutto ciò che sia legato al Femminile, quale il godimento sessuale femminile non legato alla penetrazione e alla procreazione, il sangue mestruale e così via, che invece vengono sacralizzati "in culti femminili pagani").
Di fatto, la Teologia Femminista ponendo l'accento sull'elemento che è causa appunto della discriminazione sessista, il termine "Dio Padre", Un Dio, quindi Maschio-Padre-Tiranno, completamente scisso dall'elemento femminile, il quale, rappresentato unicamente dalla figura di Maria, madre (utero recettivo a disposizione del seme maschile, in questo caso, Divino) e vergine ("antitesi" della prostituta, ovvero la donna vista come animale femmina lussurioso e insaziabile da cui dipendono tutti i mali contro la castità) passiva, in adorazione perpetua del Maschio generato (Gesù Cristo, altro "scandalo" , se ci soffermiamo anche sull'eresia dei Guglielmiti, che nella figura di Gugliema -che intorno al finire del 1200, fonda una setta, affermando l'incarnazione dello Spirito Santo in una donna, Guglielma stessa, e la seguace Maifreda "papessa"-; ovviamente, la setta viene sterminata nel 1300. L'aneddoto è riportato a pagina 46 del libro della Irigaray, in un articolo a cura di Luisa Muraro) Luce Irigaray suggerisce a tal proposito e a più riprese, per esempio a pagina 16, l'utilizzo del termine "Dia", oltre che Dio, per cercare di andare contro la -cito le sue stesse parole- "tradizione patriarcale secolare", così come un'introduzione di simboli femminili : non solo il triangolo rovesciato, emblema dell'utero, ma anche la rappresentazione grafica delle labbra vaginali (tale proposta, la si trova a pagina 166).
Ma siamo dominati ancora dalla Chiesa; non solo nelle questioni etiche e legate ai diritti civili, ma persino in quelle spirituali, "astratte", di pensiero. Ai roghi si è sostituito il controllo dei mass media; si censura, o si fanno passare sotto silenzio pensatori atei come Odifreddi (la cui confutazione del Cristianesimo in "Perchè non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici)" resta uno di quei libri che PIù DOVREBBERO ESSERE LETTI nelle scuole, a differenza di libri che fomentano gli stereotipi e i dogmi del Cristianesimo: "I Promessi Sposi", "La Divina Commedia". Per par condicio si vorrebbe chiedere ai "Ministri dell'Istruzione" che accanto alla lettura scolastica del libro di Manzoni si affiancasse anche quella di Odifreddi.) Allo stato attuale, non è possibile un Dio/Dia, quindi androgino, perchè non è concepibile l'idea che il Femminile possa essere divino-attivo-creativo: Il Femminile venne codificato in norme/regole ben precise, vale a dire, obbedienza, docilità, remissione, silenzio, passività, "dire sempre sì" alle richieste dell'altro, appunto, supponendo già a priori che la donna sia per sua natura portata ad accogliere la vita, sacrificandosi; se una donna rifiuta la procreazione, ma mira solo al proprio piacere sessuale, viene considerata con termini volgari che tutti conosciamo. D'altra parte Maria è pura, vergine, docile, sottomessa. "Caratteristiche", appunto, incarnate, consentite e "ammirate" nella figura di Maria (che per inciso, è una figura stereotipa femminile in cui io non mi riconosco minimamente; i miei modelli femminili sono ben altri, e con "caratteristiche più sessuali e decise") unica modalità di figura femminile e di "ti è lecito essere solo così, donna" consentita dalla Chiesa (e purtroppo anche dalla società "comune" il più delle volte). Questi sono brevi esempi, e sicuramente l'argomento si presta a molte altre disquisizioni, e per l'appunto rimando alla lettura di questi libri per una visione più ampia. Una possibile soluzione, sarebbe scardinare definitivamente la figura femminile consentita e approvata nella Madonna, cosa che dovrebbe partire innanzitutto dalla Teologhe, proponendo alternative femminili più vere e attive, e poi anche dagli "Uomini che contano" (Papa, Vescovi ecc.) ma ovviamente, questo resta utopia.
Per finire, un concetto su cui vale la pena riflettere, e che esemplifica al massimo questi concetti: In "Lacrime Amare" a pagina 41 e successive, si ha una lunga e dettagliata analisi agghiacciante - con testimonianze di donne - su come figlie o mogli picchiate e violentate a più riprese da Padri, Mariti, Fratelli, sopportassero il tutto in silenzio, oppure fossero (proprio dal confessore!) esortate "a sopportare con remissività" perchè "L'autorità di Dio Padre non si limita al padre della famiglia ma opera anche attraverso il marito, Così, donne vittime di ogni tipo di violenza domestica spesso interpretano la loro sofferenza come la punizione di un Dio Padre che si identifica col Marito". Le studiose concordano che l'immagine di un Dio Padre, date le nostre strutture, sia della società sia della famiglia, è di legittimare il dominio e le violenze maschili e di inibire la rabbia e protesta legittime delle donne contro tale aggressione". Molti casi di incesto compiuti nelle famiglie fortemente religiose, venivano visti, dalla bambine, come la volontà stessa di Dio, perchè nella loro mente ancora incapace di razioncinio, tendevano a collegare la figura del Padre (il loro papà, magari fervente cristiano) con il Dio-Padre. Questi esempi sono molto ben documentati nel libro di ElizabethE.Green, "Lacrime Amare". Infine, riportiamo anche questi contributi, tratti da "Con Dio e contro Dio-Novecento teologico III Volume" a cura di Antimo Negri (che riporta anche interessanti info sulla "teologia nera" vale a dire afroamericana).
Dalla teologa Mary Daly:
"La tradizione gioachimita del medioevo costituisce la base di un messianismo in cui è ridimensionato il carattere messianico di Gesù. Alcuni gruppi di eretiche gioachimite osarono perfino affermare che lo Spirito deve incarnarsi in una donna"
"Il fatto che Gesù sia maschio è per loro un limite alla sua efficacia redentrice.
Bisogna quindi che venga un secondo messia in forma femminile"
"La mariologia dominante santifica l'immagine della femmina come principio di ricettività passiva e l'esaltazione del principio di sottomissione: Maria è simbolo della creatura nella sua totale abnegazione e passività nei confronti della divinità maschile"
Dalla teologa Rosemary Ruether:
"La morte del dio padre diventa allora la distruzione dell'immagine alienata dell'egoismo maschile nel Cielo".
Calon Lân
Anno MMX
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