BREVE ANALISI DEL CASO: "LE BESTIE DI SATANA"

 

 

Una delle vicende della cronaca nera italiana che vide al suo interno alcuni dei crimini più violenti ed efferati è indubbiamente quello delle Bestie di Satana. Una pseudo-setta satanica che operò nel territorio della provincia di Varese tra il gennaio del 1998 e lo stesso mese del 2004. Ad essa sono attribuiti quattro omicidi (tra cui un suicidio indotto), nonché altri 18 che, tuttavia, rimangono tutt’oggi solo presunti. I metodi di uccisione utilizzati dai criminali furono: colpi di arma da fuoco, accoltellamento e colpi di martello. Per il caso “le Bestie di Satana” vennero condannati: Andrea Volpe (20 anni), Nicola Sapone (due ergastoli e isolamento diurno per 18 mesi), Paolo Leoni (ergastolo e isolamento diurno per 9 mesi), Mario Maccione (16 anni), Pietro Guerrieri (12 anni e 8 mesi), Marco Zampollo (29 anni e 3 mesi), Eros Monterosso (27 anni e 3 mesi) e, infine, Elisabetta Ballarin (23 anni).

Questo è solo il piccolo riassunto di un caso già ampiamente discusso, sia nei media che altrove nonché ormai concluso da tempo (le sentenze definitive vennero emanate tra il 2006 e il 2007). La responsabilità dei sopracitati assassini è certa e sicuramente nessuno ha intenzione di mettersi a contestare le pene a loro comminate. Ciò che ci interessa fare, dunque, è dimostrare (nella speranza che possa essere “una volta per tutte”) come il fenomeno denominato “Satanismo Acido” non sia categorizzabile come Satanismo. Per raggiungere tale obiettivo, analizzeremo proprio il caso delle Bestie di Satana.

Partiamo da qualche considerazione generale. Se a una persona totalmente profana in merito al Satanismo venisse chiesto “cos’è?”, questa probabilmente abbozzerebbe una risposta confusionaria, basata su ciò che ricorda di aver sentito in qualche programma televisivo, riguardante alcuni casi di cronaca nera (come quello sopracitato, gli omicidi Tate-LaBianca, eccetera). Starebbe però commettendo un grave errore sia logico che di valutazione, dato, senza dubbio, da una scarsa conoscenza del Satanismo stesso. Anche da un punto di vista meramente sociologico, non è possibile identificare un fenomeno di grandi dimensioni e suddiviso in varie correnti con un’unica minoranza criminosa, poiché significherebbe ignorare ogni pilastro del fenomeno stesso. Diciamo, per farci un’idea chiara, che sarebbe un po’ come dire che i membri del Ku Klux Klan praticavano (e praticano) una variante del Cattolicesimo: se lo dicessimo a un qualsiasi cattolico, nella migliore delle ipotesi ci scoppierebbe a ridere in faccia e non avrebbe di certo torto. Dunque, se tale illogica riflessione non può essere applicata in un frangente non si spiega per quale motivo dovrebbe andare bene per un altro che, sotto quest’unico profilo, è caratterizzato dagli stessi presupposti.

Passiamo ora al centro della nostra tesi, iniziando ad analizzare il caso delle Bestie di Satana. Innanzitutto consideriamo come, se un individuo è tanto disturbato e criminale da arrivare a commettere degli omicidi così efferati, pensando di farlo in nome di una divinità, questo non esiterebbe ad addurre, successivamente, come motivazione dei crimini stessi quel movente che, in tal caso, dovrebbe ritenere “nobile” (pensiamo ad esempio alla strage di Oslo: l’artefice del massacro, Breivik, non rinunciò a portare avanti l’idea che l’aveva indotto a dare vita alla tragedia). Osservando invece l’intervista fatta ai membri della setta da parte della giornalista Barbara Carfagna (che potete tranquillamente trovare su You Tube), salta subito all’occhio come nessuno degli intervistati (Andrea Volpe, Nicola Sapone, Paolo Leoni, Mario Maccione ed Elisabetta Ballarin) tiri mai fuori il nome di Satana. Per mesi giornali e programmi televisivi hanno ostentato titoli come “omicidi satanici”, eppure, dal comportamento e dalle parole dei condannati, non pare esserci alcuna motivazione di questo tipo. Andrea Volpe parla di “fare del male fine a sé stesso” e successivamente di “mito del delitto perfetto”, Mario Maccione parla di “prove di coraggio” e tutti sono concordi nell’ammettere come, anche al momento degli omicidi, i carnefici fossero sotto il forte effetto di sostanze stupefacenti; in poche parole, di Satanismo nemmeno l’ombra. D’altra parte è la stessa Carfagna a chiedere nell’intervista “quanto il Satanismo sia stata una motivazione” ricevendo risposte diverse ma del tutto concordi.

Partiamo di nuovo da Andrea Volpe che adduce come motivazione dell’omicidio di Chiara Marino il semplice fatto che si stesse allontanando dalla setta, escludendo altresì sia il denaro che il Satanismo; Mario Maccione si riferisce anche a motivi di gelosia interni alle BdS, escludendo a sua volta il Satanismo. Stessa analisi viene fatta da Paolo Leoni e Nicola Sapone; in particolare alla specifica domanda “ma c’era questo Satanismo o non c’era?” il primo risponde “il Satanismo no. Era una moda portare croci rovesciate o pentacoli” mentre il secondo dichiara “il Satanismo no di certo. Lo escludo proprio perché non c’era; su questo sono sicuro. Altri moventi possono essere la stupidità, i soldi.”. Inoltre, è escluso che tali dichiarazioni all’interno dell’intervista possano essere state fatte in funzione della speranza di una riduzione delle pena, dato che gli intervistati si trovavano già in carcere. Altra riflessione va fatta in relazione agli omicidi stessi. Quello che, in particolare, si potrebbe pensare sia stato fatto in funzione del Satanismo è il duplice omicidio di Fabio Tollis e Chiara Marino; tuttavia, se ci fosse stata una matrice satanica-acida dietro a esso, dobbiamo supporre che sarebbe stato eseguito in una maniera più o meno esplicitamente rituale, cosa che, evidentemente, non è accaduta: la Marino venne uccisa a pugnalate da Sapone, mentre su Fabio Tollis si avventarono Volpe e Maccione; al ragazzo vennero fratturate completamente le ossa del volto con un martello, successivamente, non essendo ancora morto, lo finì Sapone infilandogli un riccio di castagno in bocca e tagliandogli la gola con lo stesso coltello utilizzato per uccidere Chiara. I tre carnefici gettarono poi i corpi nella fossa che era stata precedentemente preparata, orinandoci sopra prima di chiuderla.

Questi sono crimini orribili dai quali dobbiamo (e possiamo) escludere assolutamente ogni motivazione legata al Satanismo; sia sulla base delle dichiarazioni fatte durante interrogatori e interviste, sia sulla base del modus operandi utilizzato negli omicidi. Risultano quindi infondate e diffamanti (nei confronti dei veri satanisti) dichiarazioni come quella di Gabriele Amorth: “Sicuramente c'è Satana che agisce in queste occasioni. Prima le tre ragazze di Chiavenna, poi Erica e Omar, e adesso la banda giovanile di Somma Lombardo. Tutti casi che ho studiato bene. Quei ragazzi erano dediti al Demonio, leggevano libri satanici. E che ferocia inaudita nei loro atti!”. Di fatti, l’unico motivo per il quale venne addotto il Satanismo come movente dei crimini (da parte dei media) fu l’aspetto esteriore dei criminali, i quali, per l’appunto, indossavano simboli esoterici. L’unica parvenza di Satanismo interno alla setta lo troviamo nel caso di Chiara Marino (di fatti uccisa) all’interno della cui camera venne trovato un altarino e altri oggetti riconducibili a pratiche legate al Satanismo.

La matrice dell’indole criminosa dei membri delle BdS è infatti da ricondurre a due cause principali: 1) la costante assunzione di alcool e droghe; 2) e i traumi familiari vissuti dalla maggior parte dei membri. Azzeccata in questo frangente la dichiarazione di Marco Dimitri (fondatore dei Bambini di Satana): “Penso sia un fenomeno più legato ai drammi personali che al satanismo. Le indagini hanno fatto emergere realtà più drammatiche come, ad esempio, la droga. Alcuni erano da tempo in cura psichiatrica. Non vi è nulla di culturale, solo un dramma nel dramma.”;  nonché quella della GUP (giudice dell’udienza preliminare) di Busto Arsizio che affermò come “non erano un’associazione per delinquere ispirata al satanismo, ma solo un’aggregazione di personalità deboli, immature, ineducate, sostanzialmente svantaggiate, che hanno costruito un maldestro edificio nel quale albergare la loro assoluta povertà morale”.

 

 

Davide Andrea Zappulli

Anno MMXV

 

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