IL FEMMININO SATANICO

Fra magia, sesso e morte

 

Oggi siamo abituati a concepire il Satanismo come il culto del principe delle tenebre, il diavolo rosso con le corna e la coda, lo spauracchio che da millenni alberga nel cuore tachicardico della superstizione. Analizzando però con maggiore criticità il ruolo di Satana, e più genericamente la funzione del Satanismo, possiamo renderci conto che la sua essenza è ben più antica delle religioni abramitiche. Satana, nei fatti, porta con sé determinate caratteristiche che riconducono la sua figura a divinità precedenti. In ogni culto antico è sempre esistito un aspetto pubblico della Tradizione, comparabile alla religione di stato, il lato visibile e accessibile all’intero volgo, e allo stesso modo è sempre esistito anche un aspetto più ctonio, invisibile e sotterraneo, il lato oscuro della religione, esplorato solo da quei pochi che potevano forgiarsi del titolo di Iniziati. Il Satanismo - o meglio ciò che esso rappresenta - oggi osservato come qualcosa di immorale e ascritto banalmente al “male”, nell’ottica degli antichi si configurava dunque come una via misterica di tutto rispetto, una via dura, oscura e temuta, ma senza dubbio sacra.

Particolarità di queste antiche e misteriose vie iniziatiche era l’indubbia predominanza del femminino, contemplato soprattutto nel suo aspetto terrifico. La Dea Oscura, la Madre Tenebra, era presente e onorata in ogni culto, sebbene con l’avvento del patriarcato sia stata poi soppiantata dal proprio corrispettivo maschile.  In queste tradizioni sinistre primordiali l’Iniziatore era rappresentato dalla Mater Terribilis, l’Oscura Signora che per mezzo della stessa paura apriva agli Iniziati arcane porte su mondi inviolati. Un esempio eloquente di Mater Obscura lo possiamo rintracciare nella Dea Nera dell’Induismo, la furiosa e sanguinaria Kali, Tagliatrice di Teste. Kali viene adorata principalmente nel Tantra e nel Vama Marg, il Sentiero della Mano Sinistra. Vama Marg, infatti, oltre che “Via Sinistra” è stato tradotto da alcuni ricercatori anche come “Via della Donna”, poiché in tale sentiero l’influenza del muliebre è notevole. Ovviamente in tale frangente si deve comprendere che per donna non s’intende strettamente il genere sessuale, il concetto che qui vogliamo esprimere è da estendersi oltre i confini della mera natura biologica. Quando si parla di Femminino ci si riferisce alla sfera spirituale, ad una polarità generalmente predominante nel sesso femminile ma senza dubbio presente anche in quello maschile.

Tradizionalmente potremmo affermare che al Sentiero della Mano Destra vi si può associare un simbolismo comunemente detto virile-solare, dove la mistica delle geometrie luminose prevale sulle magmatiche energie abissali che invece caratterizzano il Sentiero della Mano Sinistra, via oscura connessa al femminino-lunare.  Come abbiamo ampiamente illustrato ne Il Baphomet Rivelato, Parte III, [paragrafo “Sole e Luna” della Ricostruzione Personale] la diade sole/luna viene spesso equiparata alla coppia maschile/femminile, ma abbiamo altresì potuto constatare che nelle varie tradizioni sono esistiti un gran numero di dei e dee connessi tanto alla luna quanto al sole. Ciò conferma pertanto l’idea che qualora si parli in chiave spirituale di virile e muliebre lo si faccia per evocare delle forze che sono insiste in ogni anima e che trascendono dunque la nostra manifestazione corporea. Natura biologica e natura spirituale sono sfere diverse ma senza dubbio connesse fra loro, quindi è evidente che anche tali forze preternaturali si manifesteranno maggiormente in un sesso piuttosto che in un altro. Sarebbe però una grave menzogna affermare che ogni donna possa rappresentare il Femminino Satanico solo perché munita di organi sessuali femminili, così come sarebbe ingiusto pensare che un uomo, solo perché tale, non possa entrare in confidenza col suo lato più sinistro e oscuro.

Le principali pratiche sinistre sono permeate da energie erotiche e thanatiche, in parole più comprensibili, sesso e morte. Anche qui incontriamo il Sacro Femminino, connesso alla polarità erotica-venusiana e a quella thanatica-ctonia, entrambe forze assorbenti. Quando la forza erotica-venusiana si traduce in forza demetrica, essa diviene a tutti gli effetti La Mater Janua, letteralmente La Porta fra i Mondi che si apre ad ogni nostra nascita e morte terrena. Va però evidenziato l’essenziale ruolo della polarità maschile-marziale, esattamente collocata nel mezzo fra l’Inizio e la Fine rappresentati dal muliebre. Laddove infatti l’energia erotica-venusiana rappresenta potenzialmente una forza demetrica, offrendoci la possibile apertura della Porta del Mondo Terreno con la procreazione, scopriamo sostanziale il ruolo penetrante della forza maschile, la quale in tal circostanza riveste l’aspetto marziale di Marte nella sua veste primordiale di dio agreste, il Toro Divino che insemina la Terra/Ventre. Allo stesso modo anche dove incontriamo la potenza dell’energia femminile/thanatica, ci accorgiamo che anch’essa è favorita dall’azione maschile/marziale del dio della guerra, la cui spada è simbolo di una forza elettrica ed espansiva, un vigore tanto vitalizzante quanto infine ineluttabilmente letale. Se dovessimo semplificare questo concetto, indispensabile al fine di far comprendere la complementarietà di queste due forze, avvalendoci di termini astrologici potremmo dire che il Femminino incarna il principio Cardinale/Iniziatore e quello Mobile/Trasformativo, mentre il maschile è l’elemento Fisso intermediario, fulcro del mantenimento e dell’equilibrio.

Quando la forza erotica entra in azione, genera la più alta forma di innalzamento energetico. Questa energia può essere utilizzata su entrambi i piani di potere: come già accennato in precedenza, essa può tradursi in forza demetrica, dando luogo alla creazione di vita biologica, mentre laddove non vi sia procreazione, tale energia può essere sfruttata per creare vita preternaturale. Entrambi questi aspetti sono sacri e ognuno di essi può essere incarnato dalla Donna della Tradizione a seconda delle sue inclinazioni naturali. Come il femminino-demetrico governa sulla materia, così il femminino-lilithiano regna nell’antimateria, divenendo Mater delle Ombre prive di incarnazione fisica. Così come la creazione di una vita umana è una forma altissima di magia naturale, allo stesso modo la forza erotica senza concepimento può divenire un potente strumento magico, sia per le donne che per gli uomini. Nella Magia Sessuale, l’energia scaturita dall’amplesso, anziché essere utilizzata per generare vita terrena, viene conservata e veicolata per la realizzazione di altri intenti. La Magia Sessuale è giunta a noi Occidentali per lo più attraverso le pratiche tantriche, spesso oggi promosse da guru spirituali e centri benessere. La verità originaria del Tantra è però ovviamente ben più profonda di quanto ci viene mostrato oggi da certi suoi improvvisati rappresentati, così come è importante sottolineare che la Magia Sessuale trascende la semplice ricerca del piacere. I rituali di carattere erotico consistono nell’innalzare energia per mezzo dell’orgasmo, un’emissione che può essere emergente, nel caso di eiaculazione, o quiescente, qualora si attuasse la ritenzione del seme. Per la donna, invece, astenersi dall’orgasmo non trova una reale utilità magica, poiché esso non è mai esteriore ma sempre interiore. Utile però è ritardare l’orgasmo femminile fintanto che la propria resistenza lo consente, al fine di accumulare un’energia maggiore da rilasciare al momento opportuno e a seconda del lavoro magico della Praticante.

Il principio delle pratiche sinistre è quello di trasformare ciò che tradizionalmente viene identificato come impuro in un mezzo d’illuminazione. Nella tradizione tantrica Kaula, ad esempio, le offerte sacrificali sono dette Panchamakara, letteralmente “le cinque M”, dato che tutte le cinque offerte hanno la stessa iniziale: Māṃsa, la carne, Matsya, il pesce, Mudrā, il grano, Madya, le sostanze inebrianti e Maithuna, il sesso. lilith dea Se dunque nella Via della Mano Destra il corpo viene considerato impuro e la pulsione erotica sublimata verso mete non sessuali, nella Via della Mano Sinistra al contrario tale energia viene esplorata e manipolata a beneficio dell’Iniziato, sia in processi di magia interiore che esteriore. Ovviamente la Via Sinistra non va confusa con l’edonismo fine a se stesso, giacché, come nel Satanismo Originale, l’auto-indulgenza va di pari passo con l’auto-disciplina. Certe pratiche sono infatti accessibili solo dai Vira, gli eroi, e da quei Praticanti che hanno raggiunto lo stato di Bhairava, attributo di Shiva e della Dea Bhairavi, aspetto iniziatico della stessa Dea Kali. Il Maithuna non consiste in un semplice rapporto sessuale, bensì in lunghe ritualità fondate sulla meditazione, sui mantra e sulla visualizzazione interiore, il tutto finalizzato alla ricerca di una perfetta sintonia energetica fra il siddhi e la yogini, i due sposi tantrici. I due compagni spirituali devono aver raggiunto un’armonizzazione totalizzante fra i reciproci sensi, interiori ed esteriori, prima di potersi unire anche nell’atto erotico e simulare così anche l’unione del Dio con la Dea, reintegrando simbolicamente ogni polarità. Altro scopo della Magia Sessuale è l’ascensione della Kundalini, energia femminile rappresentata come un serpente che giace arrotolato in prossimità di Muladdhara, il primo chakra, sito alla base della nostra colonna vertebrale. Kundalini, attraverso rituali particolari che consistono nell’introversione dell’orgasmo, riesce a risalire lungo la nadi centrale, Shushumna, ma è un passaggio che può essere attuato solo da quanti abbiano precedentemente sbloccato i propri chakra, onde evitare che la Kundalini possa venir bloccata lungo la risalita. Una circostanza simile potrebbe persino portare il Praticante alla morte. Nel Tantra vengono anche studiate le zone erogene del nostro corpo, intese come centri di potere da cui liberare determinate energie, bloccate da traumi e repressioni. Esiste ad esempio, sempre nella scuola Kaula, uno studio approfondito degli umori femminili, ben sedici diversi tipi di flussi - detti kala - e connessi alle fasi lunari. Questo ulteriore elemento fa comprendere la sacralità riservata al femminino, considerato dagli aderenti al Sentiero Sinistro come una manifestazione della Dea Oscura.

Come abbiamo anticipato all’inizio di questo scritto, nelle tradizioni sinistre troviamo, oltre alla forza erotica, anche Thanatos, la morte. Determinante è infatti il ruolo terrifico di Kali, nota come feroce distruttrice, divinità del tempo, della morte e della giustizia. Nel Vama Marg sono molte le pratiche connesse alla morte, soprattutto quella spirituale. Gli Aghora indiani, ad esempio, sono forse tra i più noti Praticanti del Sentiero Sinistro e sono soliti meditare in mezzo a cadaveri e riscoprirsi il volto con le ceneri di corpo cremati. Esistono riti, come ad esempio il Chod, in cui l’Iniziato medita in luoghi paurosi e inospitali, discendendo in una profonda catabasi che lo condurrà davanti alla Mater Terribilis, la quale lo decapiterà, offrendo il suo corpo e il suo sangue a spiriti famelici. Scopo del rito è la capacità di accettare l’abbandono e il distacco terreno. Accettare la propria morte per poter rinascere. Queste esperienze non sono vivaci fantasie di meditatori della domenica che sognano a occhi aperti nel proprio salotto, queste esperienze sono vissute dai Praticanti assolutamente come reali, visioni che coinvolgono ogni senso, e chiunque abbia confidenza con la meditazione profonda e i cosiddetti viaggi astrali sa bene quanto certe esperienze possano rivelarsi intense e disarmanti, completamente indistinguibili dalla realtà fisica. Quando un Praticante si appresta a vivere il suo rito Chod, tutto ciò che vive e sente è concreto, terrificante e doloroso. Ritualità simili non sono un gioco e possono trasformare l’individuo drasticamente, talvolta portandolo oltre l’umano e molto spesso portandolo solo alla morte o all’eterna follia.

La Signora dell’Iniziazione Oscura non è però presente soltanto nell’Induismo e se ne possono trovare tracce in ogni tradizione. In Egitto abbiamo ad esempio la Dea Felino, nella sua forma primordiale nota come Mafdet, per poi svilupparsi in Sekhmet e infine nella forma più addolcita di Bastet. Mafdet e Sekhmet erano considerate terribili dee della giustizia, dee distruttrici al pari di Kali. Come Kali, ad esempio, è nota come Tagliatrice di Teste e distruttrice di spiriti malvagi, così Mafdet veniva considerata Signora del Giudizio e tagliava la testa dei colpevoli con il suo artiglio. A connettere anche in Egitto l’energia thanatica a quella erotica, troviamo particolari ritualità orgiastiche in onore della munifica Dea felino. Tali riti si svolgevano su delle chiatte galleggianti sul Nilo, dove gli adoratori della Dea Bastet si davano a banchetti sfrenati e piaceri carnali, sbeffeggiando con gesti osceni quanti invece erano rimasti a osservare sulla riva. Anche in Mesopotamia la sessualità era un mezzo per celebrare la Dea Inanna/Ishtar, erotica Regina dei Cieli, il cui lato thanatico si esprimeva nella sua ombra infera, Ereshkigal. In un’epoca in cui il ruolo della donna era ascritto unicamente a quello di moglie e madre, le sacerdotesse della Dea potevano studiare, parlare pubblicamente, comprare e vendere beni, nonché celebrare esattamente come gli uomini.

All’interno dei templi della Signora, diffusi soprattutto in Medio Oriente ma anche in Grecia e in Italia, le sacerdotesse venivano dette “prostitute sacre” e si tenevano complesse ritualità sessuali. Spesso le pratiche afferivano alla ierogamia, ossia una rappresentazione dell’unione carnale e spirituale fra la Signora e il Signore. Altre volte le ritualità erano volte ad innalzare energie utili al tempio, alla comunità o anche semplicemente per celebrare i Numi. Il sesso poteva essere usato però anche in riti segreti, volti a far ascendere l’Iniziato. Questi ultimi non potevano essere praticati da chiunque ma solo dalle sacerdotesse più elevate e da quegli uomini che avevano intrapreso un determinato percorso di consapevolezza e risveglio animico. Esisteva una sorta di gerarchia all’interno del tempio, a seconda del ruolo stesso della sacerdotessa. Al grado più alto vi erano coloro che sceglievano di dedicarsi completamente al Sacro per tutta la vita, celebrando i riti, sia liturgici che sessuali, e iniziando le nuove sacerdotesse. Queste sacerdotesse non si sposavano né avevano figli. Al di sotto si trovavano quelle sacerdotesse che invece celebravano la Dea per mezzo della danza e delle arti. Infine vi erano quelle donne che sceglievano di servire al tempio soltanto per un breve periodo della loro vita, per poi sposarsi e mettere su famiglia. Le sacerdotesse erano per lo più donne ma vi erano anche uomini omosessuali, dato che la loro natura spiccatamente femminile permetteva loro di entrare più facilmente in connessione con l’Antica Signora. Ciononostante, sebbene fossero moltissime le donne devote, vi erano anche moltissimi uomini dedicati al culto della Dea dell’Amore, Signora tanto oscura quanto splendente.

Nonostante queste donne siano storicamente note come “prostitute sacre”, sinceramente non considero il termine appropriato. La prostituzione consiste nel mettere in vendita il proprio corpo per denaro, mentre le pratiche delle ierodule erano tutt’altro che squallido mercimonio. Pensare che le sacerdotesse di Ishtar “facessero sesso a pagamento” è una banalizzazione di un atto ben più profondo. Le ritualità a carattere erotico non avevano niente a che fare con il semplice godimento e i guardiani del tempio - solitamente uomini consacrati alla Dea - erano decisamente poco tolleranti versi quei profani che osavano avvicinarsi alle signore con atteggiamento irrispettoso. Gli uomini che celebravano con le sacerdotesse della Dea sapevano che per mezzo di loro si sarebbero uniti a quest’ultima e pertanto si accostavano a queste ritualità con deferenza e timore reverenziale. I riti inoltre erano complessi ed estatici, non si limitavano certamente ad una rapida unione carnale per passatempo. Anche sulla questione pagamento le informazioni pervenuteci sono abbastanza imprecise, forse proprio a causa della fonte ostile da cui provengono, ma è bene precisare che le sacerdotesse non erano pagate per la prestazione sessuale, bensì ogni pagamento, in denaro o in merce, era un obolo che il devoto offriva al tempio, affinché i suoi abitanti potessero continuare a dedicarsi al Sacro. Nel Satanismo Originale la sessualità, nella sua concezione più profonda, non è vista come qualcosa d’impuro, tanto meno un qualcosa di limitato soltanto al corpo e alla materia. Per noi Satanisti il sesso rappresenta l’esatto punto di incontro fra Terra e Cielo, corpo e anima, natura terrena e natura spirituale. Il sesso è la potenza dell’Agape che si rivela sul piano terreno, è il Sacro che si reifica in una manifestazione fenomenica, rendendosi così esperibile dall’essere umano. Il sesso insomma è una teogonia del Dio Amore.

Il Femminino Satanico si esprime negli aspetti più oscuri della Tradizione, non solo però per quanto concerne la diade eros-thanatos, ma anche per quanto riguarda gli elementi più iniziatici. Ishtar è nei fatti anche la divinità che ha rivelato all’essere umano la prima vera forma d’Iniziazione Misterica, con la sua celeberrima Discesa agli Inferi. Nel poema sumero La Discesa d’Inanna agli Inferi possiamo osservare una divinità che cade, una dea che discende nelle tenebre al fine di ritrovare la sua luce. Ella durante la sua catabasi nell’Abisso si spoglia di ogni sua veste e monile, simboli della grazia divina e dei suoi attributi regali, per poi incontrare la propria parte oscura e risalire verso la luce che Ella stessa è diventata. Nella risalita Ishtar riacquisisce così il diritto sulle sue nobili vesti e gioielli, in altre parole Ella ascende nuovamente al suo stato divino. In questo bellissimo racconto simbolico io vedo una divinità che sceglie di discendere nel buio fangoso dell’uomo per poter esperire la vita con gli stessi mezzi dell’uomo, al fine di trovare per lui la strada verso la luce. Inanna rappresenta la divinità che, per innalzare l’essere umano grazie al suo stesso esempio sapienziale, accetta per prima di abbassare se stessa al livello dell’uomo, accetta di rendersi carne, sacrificando così la sua natura divina. Questo semplice insegnamento, reinterpretabile anche da un punto di vista iniziatico e psicologico, viene poi ripreso da ogni altra tradizione, dove un dio saggio discende fra gli uomini per diffondere conoscenza, sacrificandosi infine a se stesso per un bene superiore.

La figura di Inanna si rivela luciferina anche nel mito che la vede nei panni di un’astuta seduttrice che ruba al Dio Enki i Me per regalargli agli esseri umani della città sacra di Uruk. I Me erano i poteri dell’arte, della legge e della sapienza, insomma, i cardini su cui ogni popolo avrebbe potuto evolvere se stesso, sviluppando una civiltà. Nel racconto dei Me, Inanna ci mostra la prima forma di eroe prometeico, l’eroe che ruba il fuoco divino per offrirlo agli uomini. La Discesa di Inanna agli Inferi è un mito di morte e rinascita capace di mostrare all’uomo la via per l’immortalità, un cammino lungo e periglioso che ritroveremo in seguito in tutti i Culti Misterici. E se si parla di Misteri, come non citare dunque le nostrane Cerere e Proserpina, e le corrispettive elleniche Demetra e Persefone? Queste dee, Madre e Figlia, erano al centro dei Riti Misterici, celebrati in Grecia ad Eleusi e in Italia in Sicilia, nella città di Enna. I Misteri erano la parte d’ombra del culto pubblico, la via esoterica a cui solo i pochi Iniziati potevano accedere. Nei Misteri veniva mostrata la via verso l’immortalità, discendendo nell’infernale per poi così poter ascendere al supernale. Una notte dell’anima il cui unico scopo era la resurrezione del proprio sole interiore. L’immortalità conquistata per mezzo della Via Oscura non è però una salvezza che ci è concessa da un qualche dio a cui dobbiamo sottometterci, bensì è una salvezza che possiamo concederci soltanto noi stessi, seguendo l’esempio di quelle Anime Antiche che ci hanno mostrato il sentiero per la nostra auto-deificazione. Tutti questi elementi sono senza dubbio in comune con il Satanismo Originale, culto incentrato sulle medesime potenze in azione.

Per continuare il nostro percorso nel Femminino Satanico, sempre restando su suolo italico, degno di nota è il culto della dea Mefite, Signora delle esalazioni solfuree. Il nome Mefite - da cui deriva anche il nome Mefistofele - deriva dalla lingua osca e significa “Colei che sta nel mezzo”, inteso come chi si frappone fra i mondi. Il suo culto era diffuso in Italia, in particolare nel territorio dei Sanniti. Ancora oggi esistono numerosi santuari dedicati alla Dea Mefite, sparsi fra il nord e il centro Italia, in particolare la Valle d’Ansanto e Roccamonfina. La prima era considerata uno dei principali luoghi di celebrazione di Mefite, dato che la valle era caratterizzata da sorgenti solfuree che con le loro esalazioni gassose rendevano l’area spettrale. Tutt’oggi la Mefite è attiva - nome dato alla zona stessa - e il visitatore spavaldo che scegliesse di ignorare il grande cartello che avvisa di “pericolo di morte”, si troverebbe a camminare in una terra arida e letale, circondata da boschi selvaggi e costellata da numerosi cadaveri di animali rimasti lì troppo a lungo. Della terra di Mefite troviamo un accenno anche nell’Eneide, VII Canto, Versi 563-565:

“Est locus Italiae medio sub montibus altis, nobilis et fama multis memoratus in oris, Ampsancti valles. Hic specus horrendum et saevi spiracula Ditis monstrantur, ruptoque ingens Acheronte vorago pestiferas aperit fauces.”

[Traduzione: Vi è nell’Italia centrale un luogo alle pendici di alti monti, celebrato e famoso in molte regioni, la valle d’Ansanto. Qui un orrenda spelonca e diversi spiragli di Dite vengono mostrati e una grande voragine dove inizia l’Acheronte apre le pestifere fauci.]

Anche Servio spende alcune parole sulla Valle d’Ansanto:

“Proprio per questo lì c'è l'ingresso dell'Ade; il cattivo odore dell'aria uccide tutti quelli che si avvicinano, al punto che il loro modo di sacrificare consiste non già nell'immolare gli animali, ma nell'avvicinarli all'acqua sulfurea dove muoiono per soffocamento”. - Ad aeneid VII, 562.

La Mefite si configura dunque come una dea ctonia, Colei che resta sulla Soglia, in sospeso fra terra e cielo, ma anche fra terra ed inferi. Il rito sacrificale di cui parla Servio è altresì particolare, poiché richiama ad una vera Discesa verso le porte di Dite, per accompagnare la propria offerta o direttamente per mettersi alla prova. Dal momento poi che le venefiche esalazioni uccidevano la vittima senza dolorosi spargimenti di sangue, tale ritualità era vista come una diretta partecipazione della Dea, la quale in maniera indipendente avrebbe scelto se prendere o meno la sua offerta. La Mefite era a tutti gli effetti la guardiana degli Inferi e il suo culto aveva caratteristiche tipiche dell’Iniziazione Oscura. Ella patrocinava sulle acque sorgive, soprattutto quelle del sottosuolo, allo stesso modo governava sui vulcani, rivelandoci così il suo domino su ogni forza sotterranea, attributo conferito anche al diavolo cristiano. Anche lo zolfo è tradizionalmente associato alle potenze infernali, così come la Discesa nelle Tenebre, propria sia del culto mefitico che di quello satanico. Altro dettaglio interessante è che alla dea Mefite erano sacre le capre, animale simbolicamente connesso a Satana, in particolare nella sua veste bafometica. La capra è stata spesso associata a divinità femminili, come l’etrusca Uni - assimilata poi alla Romana Juno - così come alla dea indù Meldi Maa.

Altra Signora Oscura che potremmo definire Madre dell’Iniziazione Sinistra è poi la dea Mari, antica divinità basca di origine preindoeuropea, che soleva abitare le caverne, considerate dai fedeli degli accessi all’Abisso, il mondo sotterraneo. Il suo nome significa semplicemente “Signora” ed era la divinità principale del pantheon basco. Nonostante le fattezze femminili, Mari si avvale anche della potenza maschile, come si può evincere dalle sue apparizioni zoomorfe, quali ad esempio il capro, il toro o anche il serpente/dragone. Queste epifanie nelle vesti di animali tipicamente connessi al virile, pur continuando ad essere descritta dai fedeli come Signora, portarono gli studiosi a interpretare Mari come una delle prime forme primordiali di deità androgina. Mari è considerata una divinità creatrice e distruttrice e come ogni altro aspetto della Mater, anche Lei è osservata sia nel suo lato generoso e datore di vita che in quello terribile e apportatore di morte. Mari era caratterizzata da una solida etica che trasmetteva ai suoi devoti, odiava la menzogna e le ingiustizie, ricoprendo pertanto anche il ruolo di sommo giudice divino. Di Mari si dice che spesso rapisse delle fanciulle per farne delle sue Iniziate, delle Streghe. Anche nel caso della dea basca, ritroviamo elementi comuni al diavolo cristiano, come il dominio sull’abisso infero, l’Iniziazione Oscura e la funzione di giudice, incontrata anche in Kali e in Mafdet/Sekhmet. E nel Cristianesimo non è forse il diavolo che punisce i cattivi?

Il nostro viaggio nel Femminino Satanico non può certo concludersi senza un riferimento anche agli Ofiti. Gli Ofiti, chiamati anche Naasseni - dall’ebraco nâhâsh che significa “serpente" - rappresentano un’eresia gnostica che vede nella figura del Serpente il vero salvatore dell’umanità. Il Serpente tentatore dell’Eden è visto dagli Ofiti come un portatore di luce e conoscenza, un liberatore dalla tirannia di Yaldabaoth, il demiurgo Yahweh, visto come creatore del mondo e del corpo, ma non come creatore dell’anima. Per gli Ofiti il creatore dell’anima è in realtà la Sophia, madre stessa di Yaldabaoth, sorella “sinistra” del Cristo solare, chiamato anche Adam Qadmon. Quest’ultimo era a sua volta figlio della trinità ofita formata dall’Uomo Primo, l’Uomo Secondo e lo Spirito Santo, riconosciuto come l’Agape, la Grande Madre. Se dico sorella “sinistra” è perché Sophia, la Saggezza, nacque per errore dalla mano sinistra della Dea Madre, mentre il Cristo nacque dalla destra, grazie anche alla partecipazione dell’elemento maschile. Sophia, invece, è figlia solo del femminile e mentre cadde sulla Terra generò suo malgrado dei figli, fra cui appunto il sovversivo Yaldabaoth/Yahweh. Nell’ottica ofita, Sophia è superiore dunque anche al demiurgo, di cui è Ella stessa creatrice. Nella sua veste terrena, e dunque infera, Sophia prende il nome di Achamoth, lato oscuro della sapienza. Ad Achamoth erano dedicati rituali sinistri e cerimonie orgiastiche.

Altra connessione interessante fra Satanismo e Femminino Satanico è legata ad un popolo a me particolarmente caro, gli Sciti. La divinità principale del pantheon scita era la dea Tabita, divinità solare, il cui aspetto oscuro era rappresentato da Argimpasa, dea serpente. Curiosamente - come accennato anche in questa breve nota - nella Saga dei Narti, epopea osseta di discendenza scita, la Madre dei Narti prende il nome di Satana. I Narti erano un popolo mitico di semidei, una stirpe sacra molto simile ai Giganti raccontati nel Libro di Enoch, i Nephilim. Gli Sciti stessi raccontavano di essere discendenti di una Dea Serpente sorta da un Fiume e tale Dea corrisponde ad Argimpasa, l’Echidna dei Greci - che non per caso viene fatta derivare dalla Scizia. Satana, la Madre dei Narti, deve però il suo nome non ad un’origine semita bensì ad un’origine indoaria, precisamente indoiranica. Durante questi anni di studio della cultura scitica ho avuto modo di parlare con un ricercatore osseto, studioso delle tradizioni dell’Ossezia e dell’antica Scizia, il quale mi ha informato dell’etimologia osseta del termine Satana: Radiante. Satana, presso gli Osseti, non significa dunque avversario, ma radiante, lucente, splendente, confermando così anche l’attinenza fra Satana e Lucifero. Secondo altri studiosi, invece, il nome Satana della Madre dei Narti potrebbe significare semplicemente “Madre dei Cento”, numero simbolico per intendere i tanti uomini-eroi connessi alla nobile stirpe. Non ci sono dubbi che qualche filologo potrebbe voler mettere in discussione la mia proposta etimologica, probabilmente sostenendo che gli Osseti potrebbero aver subito l’influenza dei popoli circostanti, fra cui anche gli Ebrei. Tuttavia non sarebbe comunque spiegabile come mai il nome Satana sia stato associato ad una Madre di una stirpe d’eroi piuttosto che all’astuto Syrdon, nome dato invece alla figura antagonista nell’epos narte. Se gli Osseti avessero preso dai semiti il termine Satana, conoscendo dunque il suo significato di avversario, perché non attribuirlo allora proprio al nemico dei loro miti? Forse è lecito pensare che la vera origine del termine Satana, associato alla saggia Madre dei Narti, sia pertanto da ricondursi a fonti ben più antiche, legate proprio agli arcaici abitanti della Scizia. Sulla figura della Satana osseta e in generale della Mater scita ci sarebbero molte altre riflessioni interessanti da fare e al momento opportuno non mancheremo di tornarci con un articolo dedicato.  

L’oscura Ereshkigal, ombra della sumera Inanna che discende agli Inferi, le italiche Proserpina e Mefite, la norrena regina degli Inferi Hel, l’indiana Kali, la misteriosa Dea basca Mari, la greca Ecate, Signora delle Streghe, la scitica Dea Serpente Argimpasa, fino a Lilith, sulla cui figura è confluito il lato più celeberrimo del Femminino Satanico. Dee ctonie, maestre dei Misteri, oscure portatrici della Sacra Fiamma, ne ritroviamo tracce in ogni tradizione e sono tutte le più antiche manifestazioni del Sacro Satanico. Oggi il Satanismo moderno ha perso in parte il contatto con il femminino oscuro, la figura di Satana è quasi sempre contemplata unicamente come maschile e il muliebre viene sempre relegato al ruolo di sottoposto, esattamente come accade nelle religioni patriarcali di stampo abramitico. Di contro esistono poi anche movimenti neopagani che finiscono invece per innalzare la Signora a baluardo del moderno femminismo, svilendone così l’essenza soltanto per perorare lotte di genere degne della peggior mondanità. Come già accennato all’inizio di questo testo, il femminino insito nella Mater Obscura è qualcosa che trascende l’umana concezione di genere sessuale, è un’energia presente in ognuno di noi, uomini compresi. In Lei si cela il segreto dell’abisso animico, dove ogni Iniziato deve penetrare. Esistono uomini in confidenza con questa divinità primordiale così come esistono donne che invece non lo son mai state e mai lo saranno. La sua essenza è comprensibile solo da quanti ne condividono la stessa satanica natura e ciò va ben oltre il sessismo dei plebei. Nel Satanismo Originale il Femminino Satanico ha un ruolo preponderante, poiché il Satanide comprende che in Lei tutto ciò che siamo ha avuto origine. Lei è la Fonte, Lei è la Radice profonda, Lei il fondamento che svela la vera natura delle cose.

 

Jennifer Crepuscolo

Anno MMXX

 

 

 

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